Capitolo 36

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BANCA DI SPAGNA, PRESENTE


Lo sbigottimento generale è uno spettacolo, l'unica nota stonata è il viso di Nairobi: i suoi occhioni neri sono leggermente più aperti del normale, il viso e disteso, il corpo rilassato sulla sedia a rotelle improvvisata. E le labbra dipinte in un lieve sorriso enigmatico, un po' come quello del dipinto Gioconda di Leonardo.

Il primo a prender parola è Bogotà: «Tu non eri quella che doveva farci uscire sulle nostre gambe?»

«Certo, lo è tutt'ora. Tagliare le gambe degli altri ci concederà un vantaggio non indifferente.» rispondo nemmeno dovessi spiegare qualcosa di basilare ad un bambino.

Ora è Tokio a partire alla carica, sempre con quel viso pieno di strafottenza. Da un certo punto di vista mi ricorda molto Martìn.
E io non sopporto Martìn.

«Uccidere degli innocenti non faceva parte del piano.»

Abbozzo un sorriso amaro: «Gandìa era così innocente che stava per far saltare in aria Denver e il tuo fidanzatino.»

Bam, colpita.
Tokio deglutisce abbassando gli occhi, la vedo chiudere leggermente le mani sul mitra.

«Era così innocente che ha minacciato Nairobi.» continuo a dirle senza smettere di guardarla, mi supererà di qualche centimetro ma sono io a guardarla dall'alto verso il basso: «Era così innocente che non si sarebbe fatto problemi ad ucciderci tutti.»

«Come faremo con l'opinione pubblica? Passeremo da assassini.»

«Le telecamere di sicurezza ci daranno ragione: ci siamo difesi, non siamo stati noi i primi ad attaccare. Basterà mandare quei filmati online e tutto il mondo lo saprà.»

«Penseranno sia un montaggio.»

«Un montaggio? Ma dai, Tokio!»

Come risposta alza il mitra su di me.
Prevedibile urla il mio cervello con la voce di Andrés.

Sorridendo, appoggio il peso del corpo sulla gamba sinistra, la mano destra leggermente aperta, pronta a difendermi: «Vuoi ballare, Silene Oliveira?» le chiedo in un sussurro.

Il suo stupore è tale da farle perdere la concentrazione per un secondo. È in questo secondo che decido di agire scattando in avanti.
Quando qualcuno mi si butta addosso, sto per reagire ma mi fermo quando mi rendo conto che si tratta di Nairobi che si è alzata dalla sua sedia e mi sta usando come appoggio. Non sembra avere intenzioni ostili, anzi guarda Tokio in cagnesco.

«Opinione pubblica o no, quello stronzo ha cercato di uccidermi, per come la vedo io doveva morire.» dice quasi in affanno, come se alzarsi dalla sedia per abbracciarmi le fosse costata una fatica immensa. Si gira verso di me annuendo: «Io sto dalla tua parte, signora Berlino.»

Morto per la Libertà - Casa di Carta fanfiction [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora