Capitolo 26

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BANCA DI SPAGNA, PRESENTE



Quando arrivo in biblioteca assieme a Palermo noto un trambusto generale, il terrore si dipinge sul volto della maggior parte degli ostaggi, molti di loro sono confusi e non me la sento di biasimarli, sicuramente si chiederanno il motivo per cui ora Martìn è libero.

«Qui siamo troppi.» dice Denver: «Non c'è bisogno di un esercito per controllare gli ostaggi. Vado a cercare Gandìa.» guarda preoccupato Stoccolma: «Resta qui.»

«Stai lontano da finestre, porte e condotti dell'aria.» gli dico vedendolo allontanarsi: «E ricorda che hai un figlio da cui tornare.»

Non lo avessi mai detto.

Dal fondo della biblioteca sento una risata soffocata, Arturo Romàn, il bastardo sciacallo di analfabeti funzionali, ci osserva con strafottenza. «Intendi MIO figlio.» guarda Stoccolma in un misto di odio e pietà: «Ancora non glielo hai detto, Monica?»

Palermo fischia compiaciuto, gli altri ostaggi si guardano sottecchi.

«Non gli rispondere.» suggerisco a Stoccolma: «Non fare il suo gioco.»

«E tu chi sei per dirle cosa deve fare?»

Devo ammetterlo, questa uscita di Arturo mi ha particolarmente stupita, non lo credevo così coraggioso. Perché alla fine ci vuole coraggio a parlare così ad una persona armata, anche se sai che questa non ti sparerà.

Stoccolma accenna a lui con un gesto della testa: «Fa silenzio.» prova ad intimidirlo ma un tremore nella voce la tradisce, facendogli capire che ancora ne è spaventata.

Arturo ora sa di avere un vantaggio e da come sorride amaramente credo abbia tutta l'intenzione di utilizzarlo: «Hai lasciato un uomo onesto come me per andare con uno di questi terroristi.» piagnucola con una falsità degna di attore di serie B.

«Tu mi hai detto di abortire!» finalmente sento una bella rabbia uscire dalle labbra di Stoccolma, chissà quanto ha da sfogare, poveretta.

Come me e Palermo, gli ostaggi seguono la conversazione muovendo la testa a destra e a sinistra come in un appassionante torneo di tennis.

Arturo non smette di sorridere: «Sai bene che non lo avresti fatto e che lo avremmo cresciuto insieme in una famiglia vera e onesta! Ti sei lasciata abbindolare come una puttana e ora mio figlio ha un terrorista come patrigno.» scuote la testa mettendo una mano davanti la bocca, cercando l'approvazione del pubblico come in uno dei suoi inutili show: «Avrebbero dovuto fare tutti la fine di quel Berlino e marcire all'inferno, non saremmo qui se non fossero tutti...»

Ci sono poche cose certe nella vita: la nascita, la morte, il Dio denaro che non smetterà mai di dominare.
E Arturo Romàn che non finirà mai la sua frase.

***

La reputazione è ciò che gli altri sanno di noi. L'onore è ciò che noi sappiamo di noi stessi.
Esmeralda, che fino a quel momento era sempre stata fredda e calcolatrice imparò a conoscere un nuovo lato di sé: avrebbe difeso l'onore del marito a qualunque costo.
Anche diventare un'assassina sotto lo sguardo terrorizzato di persone innocenti.

Morto per la Libertà - Casa di Carta fanfiction [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora