Capitolo 10

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FIRENZE, 6 ANNI PRIMA

Mi sveglio nel cuore della notte, come di consueto allungo una mano per sentire il corpo di Andrés.
Anche questa notte non c'è.
So che potrebbe andarsene da un momento all'altro, ma so anche che in questo periodo non lo farebbe mai.

Lo trovo dove l'ho lasciato ieri sera prima di andare a dormire: dentro lo studio.

Chino sulle planimetrie e sugli appunti quasi illeggibili, Andrés ha una mano sulla fronte e l'altra che gioca nervosamente con una penna. Ha un fascino devastante e nonostante sia abituata ad averlo attorno tutti i giorni resto per qualche secondo a guardarlo, ammaliata come sotto incantesimo... Finché non lo sento sbuffare e buttare indietro la testa. Ecco che il diavolo tentatore si trasforma nell'angelo di dolcezza.

Mi avvicino piano e lo abbraccio da dietro, lui chiude gli occhi annusando l'aria profondamente.

«Andrés, vieni a dormire.» poggio leggermente le mie labbra sul suo collo.

La mano libera dalla penna si unisce dolcemente al mio braccio: «Non ci riesco, sono tormentato da questa mappa.»

Allungo lo sguardo per notare la planimetria di tutta la Banca di Spagna, nelle ultime settimane io, Andrés, Sergio e Martin l'abbiamo studiata da cima a fondo, la cartina che ho disegnato basandomi sui documenti e sugli appunti che mi sono stati recapitati dai due fratelli.

«Cosa ti tormenta?» chiedo in un sussurro.

«C'è qualcosa di sbagliato ma non è un errore.»

Aggrotto le sopracciglia sedendomi sulle sue ginocchia, ormai il sonno è andato a farsi benedire: «Che intendi?»

«Hai disegnato la piantina alla perfezione, Esme, eppure c'è qualcosa che non va.»

«Fammi vedere.»

Ed eccoci di nuovo qui a studiare questa stramaledetta Banca di Spagna. Non ne posso più, ho la nausea di questi disegni e se sento ancora parlare di liquefazione d'oro e formule chimiche, vomito. Tuttavia cerco di concentrarmi il più possibile: prima risolviamo questa faccenda e prima potremo tornare a letto.

Il piano sotterraneo e il piano terra non sembrano avere niente di strano, passiamo al piano superiore e persino con l'aiuto del dito indice controllo ogni singola stanza.
Non capisco cosa ci sia di strano: la sala conferenze, la sala stampa, gli uffici dei vari Consiglieri, la segreteria del Governatore, la stanza personale del Governa...

***

L'astuzia è l'arte di celare i propri difetti e di scoprire le debolezze degli altri.
Esme aveva imparato ad applicare quest'arte non solo alle persone ma a tutto ciò che la circondava.
Doveva sempre avere un vantaggio.
E anche in questo caso l'aveva trovato.

***

«Hai ragione.» sussurro talmente piano che credo di aver pensato: «C'è decisamente qualcosa che non va.» picchetto il dito sull'ultima stanza che stavo esaminando: «Esattamente qui.»

Morto per la Libertà - Casa di Carta fanfiction [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora