Capitolo 12

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BANCA DI SPAGNA, PRESENTE


La scena che mi ritrovo davanti è veramente pietosa: i componenti della banda che puntano le armi verso un Martìn vestito di tutto punto con tanto di valigetta, pronto per uscire dalla Banca.
Sembra un impiegato che ha appena finito la giornata e non vede l'ora di tornare a casa.
Sta battibeccando con Tokyo ma la mia attenzione è tutta rivolta al pavimento.

«Porca puttana!» sbotto attirando l'attenzione e scendendo di corsa le scale che separano il primo piano con l'ingresso: «Dove cazzo l'hai trovato del C4?»

Guardo le piccole cassette posizionate in terra, il loro raggio sarebbe abbastanza ampio da ammazzare non solo tutti i componenti della banda ma anche distruggere buona parte dell'edificio.
Della serie: non diamo nell'occhio.

Palermo mi sorride amaramente: «Non sei l'unica piena di sorprese, Esmeralda.» Alza la valigetta con la mano sinistra: «Me ne vado.» poi alza la mano destra che stringe il telecomando di attivazione delle bombe: «E se provate a fermarmi...Boom.» conclude con enfasi.

«Non lo farai.» interviene Tokyo provocandolo e alzando meglio il fucile.

Palermo sfiora il pulsante di attivazione delle bombe, ora il suo sguardo è su di lei: «Tu credi? Prova a fermarmi.»

Cazzo, Tokyo non lo conosce abbastanza. Si che lo farà.
Qui bisogna intervenire o salteremo tutti per aria.

«Va bene.» mi avvicino di qualche passo finendo proprio in mezzo ai due C4, le mani alzate in segno di resa: «Fallo, facci saltare tutti in aria.» ora sono io a sorridere con amarezza: «Uccidimi così potrò finalmente tornare da Andrés. E sarò nuovamente un passo avanti a te.»

***

Astuzia.
Esme conosceva benissimo la debolezza di Palermo.
...Perché era anche la sua.

***

«Che aspetti, fallo.»

Helsinki mi sorpassa e senza farsi problemi abbraccia i due C4 sfidando Palermo ad ucciderlo.

Cosa vedo?
Esitazione.
Negli occhi di Martìn succede qualcosa: diventano lucidi.
Implora Helsinki di lasciar perdere e alla fine cede. Non preme il bottone. I due si abbracciano con commozione.

Tokyo dà l'ordine: «Legate questo coglione.»

Gli altri eseguono come bravi soldati ammaestrati.
Non ho mai staccato gli occhi da quelli di Martìn e solo ora, dopo tanti anni di odio e disprezzo, mi rendo conto che forse lui possa essere l'unico a capire davvero il dolore che ho dentro.

Morto per la Libertà - Casa di Carta fanfiction [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora