Capitolo 34

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BANCA DI SPAGNA, PRESENTE


Non appena entriamo in biblioteca, Stoccolma dimentica completamente gli ostaggi per gettarsi sul proprio compagno e per prendere Rio in cura, entrambi mi osservano sottecchi mentre chiudo la porta della stanza.

Palermo si avvicina con passo tranquillo, fischiettando, ma abbassando la voce quando si abbassa verso il mio orecchio: «Siamo un po' sporchine.»

Solo ora noto il sangue di Gandìa sulla tuta, mi guardo facendo un verso di disprezzo e muovendo le mani: «Cacchio, non ne abbiamo una di riserva, vero?»

«Puoi sempre prendere quella di Arturito.»

Come risposta alzo il dito medio verso la sua risata divertita.

«Allora, che è successo? Di chi è quel sangue, del moccioso?» ovvia allusione a Rio che è stato sdraiato in terra con la giacca di Monica che funge da cuscino, muove la testa e appena gli occhi, pian piano si sta riprendendo.

«Gandìa non è più un problema.» rispondo dopo essermi presa qualche istante.

Gli occhi di Martìn si illuminano: «Quindi...»

«Quindi adesso tocca a te. Era questo il piano, no?»

Odio Martìn, non siamo mai andati d'accordo, litigavamo in continuazione con eccezioni talmente rare che potrebbero contarsi sulle dita di una mano.
Eppure, paradossalmente, è l'unico in questa stanza che riesce a capirmi usando solo lo sguardo.
Sorride girandosi verso gli ostaggi, attirando l'attenzione sparando in aria, generando il caos e parlando solo quando tutto torna al silenzio più totale.
Esibizionista.

«Cari ospiti, mi duole annunciare la dipartita del signor Gandìa.» allunga la mano libera dall'arma verso di me: «Per mano di questa gentile signora. Non fatela arrabbiare.» si gira in punto preciso: «Capito, Arturito?»

Faccio un passo avanti mettendomi al suo fianco: «Tuttavia ci tengo a ribadire che non siamo degli assassini, la mia è stata legittima difesa e siete liberi di non crederci. Ma lasciate che vi dia un consiglio: comportatevi bene e non succederà niente, comportatevi male e vi spedisco all'altro mondo a far compagnia a Gandìa.» mi aspettavo che Denver dicesse qualcosa ma rimane impietrito, esattamente come la sua compagna Monica.

«Se avete capito, annuite.» gli ostaggi obbediscono come bravi soldatini ammaestrati, tutte le teste vanno su e giù a ritmo perfetto, come fossero una persona sola. Palermo se la ride mentre osserva i tre componenti della banda ancora bloccati sul posto: «Vale anche per voi.»

Non obbediscono.
Ammetto che mi piace questo slancio di coraggio, soprattutto da parte di Stoccolma. Credo che sarebbe una serial killer perfetta, un po' come il Professore: «Ragazzi vi prego, obbedite.» tolgo il mitra di Nairobi dalle spalle per poggiarlo ai piedi della libreria alle mie spalle: «Forse non vi è chiara la situazione.» mi appoggio su una spalla di Martìn, normalmente mi avrebbe scostata in malo modo ma non oggi.

Per la prima volta da quando ci conosciamo, andiamo d'accordo.
Se solo Andrés potesse vederci.
Sorridiamo all'unisono e apprezzo il fatto che lasci a me l'ultima parola.

«Adesso comandiamo noi.»

Morto per la Libertà - Casa di Carta fanfiction [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora