Capitolo 42

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BANCA DI SPAGNA, PRESENTE

***

Se hai intenzione di provare, vai fino in fondo.
Altrimenti non cominciare neanche.

***

Il silenzio è nuovamente piombato in biblioteca ma non per la ferrea supervisione mia e di Martìn, non perché stiamo aspettando che qualcuno ci dia buone notizie dalla fonderia. Siamo tutti concentrati a tendere le orecchie verso il litigio di Denver e Stoccolma, da ostaggi e rapitori siamo diventati un gruppo di curiose pettegole della peggior specie. Non mi sfuggono le occhiate strane, chi addirittura tiene a freno un sorriso, Arturo Romàn che cerca approvazioni in giro e, ahimé, le trova. Agli occhi di chi non conosce la vera storia di quel povero bambino o meglio, conosce solo la versione raccontata da Romàn in uno dei suoi comizi per poveri decerebrati, lui è la vittima, il povero padre di una famiglia mancata. Non il bastardo già sposato che aveva chiesto all'amante di abortire per non macchiare l'immagine perfetta dell'uomo modello.

Dio, quanto vorrei sparargli in fronte.

Distolgo lo sguardo altrimenti son sicura che lo farei, mi concentro su Rio. Da quando Denver e Stoccolma hanno iniziato a litigare, è diventato una statua: immobile, sguardo fisso su una libreria, mani giunte, gomiti alle ginocchia, espressione glaciale.

Paradossalmente mi scappa un sorriso, conosco quella posizione.
Conosco quello sguardo.


FIRENZE, SEI ANNI PRIMA


Andrés adora stare sul punto più in alto del monastero, a me invece piace quella porzione di giardino in cui ci siamo conosciuti. Ed è qui che siedo con i gomiti alle ginocchia, le dita intrecciate tra loro, lo sguardo fisso sul muro di mattoni.

«Esme?» la dolce e pacata voce di Sergio mi risveglia dai pensieri, lo guardo appena con la coda dell'occhio: «Vieni, il pranzo è pronto.»

Respiro a lungo annuendo appena.

«Va tutto bene?»

Si, Sergio sarebbe stato davvero un marito perfetto.

Abbozzo un sorriso: «Si.»

«Ne sei sicura?» allunga una mano per aiutare ad alzarmi, la accetto ben volentieri.

«Si, stavo solo pensando ad una cosa ma niente di importante.»

«Andrés ti ha tradita per l'ennesima volta?»

Il mio sorriso si scioglie in una dolce risata: «Sergio, con questa delicatezza non troverai mai una donna disposta a prenderti.»

«Ho detto qualcosa di sbagliato?»

Diventa impacciato, abbassa gli occhi e tira su la montatura degli occhiali velocemente, il corpo sembra essersi irrigidito.

«Tranquillo, per una volta pensavo a me stessa.» mi stiracchio un po': «Andiamo, ho una fame da lupi! Che c'è per pranzo?»

***

Se hai intenzione di provare, vai fino in fondo.
Altrimenti non cominciare neanche.
Uccidendo Gandìa, Esme sapeva benissimo cosa aveva iniziato.
E sapeva anche come arrivare fino in fondo.
Il problema era che nessuno di noi lo sapeva.
Tranne Palermo.

***


HELLO READERS!Buon ferragosto a tutti voi! Ci siamo, penso di scrivere ancora due capitoli e poi epilogo! Vi siete fatti un'idea di cosa succederà? Fatemelo sapere in un commento!

Morto per la Libertà - Casa di Carta fanfiction [COMPLETA]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora