Greta e Brahms scendono a patti

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La mattina dopo, quando incontrò Brahms in cucina, Greta si scagliò contro di lui.

-Che cos'hai fatto? – lo investì.

Brahms aveva davanti la bottiglia del latte. Stava giocherellando col tappo senza toccare il contenuto. Alzò gli occhi su Greta. – Di cosa stai parlando?

-Oh, fai il finto tonto, come con la storia delle scarpe?

Brahms la fissò senza che la sua espressione cambiasse minimamente.

-Tu stanotte hai cercato di strangolarmi! – lo accusò Greta.

Brahms si appoggiò allo schienale della sieda. – Ti assicuro, Greta, che se avessi cercato di strangolarti, ci sarei riuscito.

Greta strinse gli occhi. – Cos'è, una minaccia?

-È una semplice constatazione. Io non ho fatto niente. Credo che tu abbia sognato. Mi lusinga che mi sogni, Greta, ma mi dispiace che fosse un incubo.

Greta continuava a studiarlo, aspettando di coglierlo in fallo. Brahms sostenne pazientemente l'esame.

– Tu – disse piano Greta – hai qualcosa che non va.

-Hai ragione. Ma non si tratta della capacità di strangolare le persone a distanza. O di manipolare i sogni altrui.

Greta ebbe la netta impressione che stesse mentendo. Il che era ridicolo: Brahms non poteva avere certo dei poteri paranormali. Tuttavia, non demorse.

- Non era a distanza. È stato il quadro...

- Non è stato il quadro, Greta. Se vuoi la mia opinione, è stata la tua coscienza che cercava di dirti che forse dovresti essere un po' più gentile con me e seguire le regole – disse Brahms, gelido. – E se posso permettermi, sono d'accordo con lei.

Greta lo guardò. Brahms ricambiò lo sguardo, in attesa. E Greta si rese conto che come governante somigliava più alla signorina Rottenmeier che a Mary Poppins.

Si sedette. Brahms alzò un sopracciglio.

-Scusami – disse Greta. – Sono stata odiosa. È che...Non mi aspettavo che tu fossi...Così. E ho reagito male -. Inoltre continuava a pensare che in Brahms ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato e pericoloso, ma preferì non dirlo. – Spero che possiamo ricominciare con il piede giusto e che possiamo essere amici.

Brahms appoggiò un gomito alla tavola. – Vuoi davvero che siamo amici, o ti ha solo spaventata a morte il sogno, e hai paura che se non mi assecondi la mia proiezione nella tua mente alzi il tiro?

-Brahms, per favore, ci sto provando. Non potresti sforzarti un pochino di essere meno...inquietante?

Brahms fece una pausa. Sembrava quasi divertito. Poi disse: - Va bene. Però tu devi seguire le regole.

- Ma perché è così importante?

- Le mie abitudini sono estremamente importanti per me. Mi rassicurano molto. Altre domande?

Greta esitò, poi chiese: - Come ti sei fatto quelle cicatrici?

Brahms si portò istintivamente una mano al volto, poi la lasciò ricadere. – C'è stato un incendio quando avevo otto anni.

- Ed è per quello che sei...Che hai...?

- Tutti i miei problemi? Indirettamente, diciamo di sì. E tu?

- Io cosa?

- Anch'io vorrei sapere qualcosa di te.

Greta si schermì. – La mia non è una vita che valga la pena di raccontare -. Non aveva voglia di dirgli di Cole e del bambino. Non lo conosceva abbastanza bene. E aveva l'impressione che anche Brahms le nascondesse qualcosa.

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