Brahms dà i numeri

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Lo trovò in bagno, con la testa infilata dentro il water. Già dal corridoio, proveniva l'inconfondibile rumore dei conati di vomito. Ma Greta non sentiva nessun odore. Rimase per un attimo confusa, prima di ricordarsi che Brahms non mangiava e che quindi non aveva nient'altro da vomitare.

-Brahms! – esclamò, avvicinandosi in fretta. – Brahms, stai...

Brahms si raddrizzò di scatto, l'afferrò per il collo e la spinse contro il muro coperto di piastrelle.

Greta rimase senza fiato e lottò per divincolarsi. Guardò in faccia Brahms e il suo cuore per poco non si fermò: era terrificante. Già normalmente era spaventoso; adesso era semplicemente terrificante. Gli occhi erano enormi e scuri, le labbra sottili ritratte sui denti troppo lunghi e affilati. Per sbattere Greta contro il muro gli era bastata una sola mano e lei non riusciva a liberarsi. Che cosa sarebbe successo se avesse deciso di usarle entrambe?

Greta stava soffocando. Annaspò dietro di sé a tentoni, e trovò la scatoletta contenente le lamette del rasoio. La rovesciò nel lavandino ma riuscì a pescarne una e a conficcarla nella mano di Brahms.

Brahms emise una specie di latrato e la mollò. Greta gli diede uno spintone, facendolo inciampare nel gradino della doccia aperta, e cadere nel cubicolo. Prima che Brahms potesse rialzarsi, afferrò il soffione, glielo puntò contro e aprì il rubinetto, innaffiandolo da capo a piedi di acqua gelida.

Fu il turno di Brahms di urlare.

- Ma sei pazzo? – gridò Greta, senza smettere di tenerlo sotto tiro.

- Basta! – strillò Brahms a sua volta. –Sto bene! Greta! Smettila!

Greta abbassò il soffione e chiuse l'acqua, rivolgendo a Brahms un'occhiata rancorosa. Lui si tolse i capelli fradici dalla faccia, poi afferrò la lametta che ancora gli trafiggeva la mano, la strappò via e la lanciò sul pavimento. L'acqua aveva lavato via il sangue fresco che era sgorgato dalla ferita...Che non riprese a sanguinare quando Brahms tolse la lametta.

I cadaveri non sanguinano, pensò Greta incoerente, ancora sotto shock. Brahms non è del tutto vivo, ma sanguina più degli altri morti. Si accorse che Brahms si stava rialzando e fece un balzo indietro.

-No – borbottò Brahms. – No... Greta. Scusa. Ho perso il controllo. Mi dispiace. Stai bene?

Greta annuì, massaggiandosi il collo.

-Complimenti per la prontezza di spirito – borbottò Brahms vacuamente. Si sedette sul bordo della cabina. Greta esitò, poi si sedette accanto a lui, continuando a stringere il soffione. Brahms la guardò vagamente sorpreso, ma non cercò di allontanarla.

-Ho letto – disse Greta.

Brahms le lanciò un'occhiata allarmata. -Tutta?

-Solo metà.

Le spalle di Brahms si rilassarono appena.

– Mi dispiace tanto.

Brahms annuì e distolse lo sguardo da lei. Rimase in silenzio per un attimo, poi disse: - È colpa mia.

Greta lo guardò sorpresa. – Cosa? Brahms, no!

-Perché mai l'avrebbero fatto, altrimenti? Non riuscivano più a reggere.

Greta fu sul punto di negare, ma non voleva prendere in giro Brahms. Aveva ragione e lo sapevano entrambi. Niente di quello che poteva dire avrebbe avuto significato, così si limitò a stringersi a Brahms, ignorando il fatto che fosse fradicio, e appoggiò la guancia alla sua spalla, infilando un braccio sotto il suo. Brahms la lasciò fare. Molto cautamente, le prese una mano. Greta non la ritrasse. 

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