Heelshire Manor

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Greta Evans scese dal taxi e alzò lo sguardo verso la casa. Il suo primo pensiero fu che fosse infestata. Ridacchiò di se stessa.

Era una grande casa vittoriana a due piani, persa in mezzo al nulla, con l'intonaco scrostato e le persiane scardinate. L'edera si arrampicava su per le grondaie arrugginite. Oltre l'alto cancello in ferro battuto si stendeva un giardino che avrebbe avuto bisogno di una mano esperta. Ma nel complesso, non era affatto sgradevole. Anzi, aveva un che di romantico.

-Io l'avverto, signorina – disse il taxista, buttando il mozzicone della sigaretta sulla strada. Era un uomo anziano con occhiali spessi come fondi di bottiglia. Greta l'aveva sorpreso ad aggiustare lo specchietto retrovisore per godersi il panorama sul suo décolleté mentre pensava che dormisse. – Quei tipi sono strani forti. L'unica persona che fanno entrare in casa è Malcolm, il ragazzo che gli porta la spesa. Ma come può vedere, qua non ci entra più da vent'anni né imbianchino, né giardiniere. È buffo che proprio ora abbiano deciso di riaprirsi al mondo. Lei cosa è venuta a fare qui?

-Mi hanno chiamata come baby-sitter – rispose Greta. – I signori Heelshire partono per un viaggio.

L'uomo la fissò sgranando gli occhi.

- Che c'è? – chiese Greta.

- Be', penso che avrà una bella sorpresa, signorina!

- Mi pagano abbastanza perché accetti ogni tipo di sorpresa - disse Greta irritata.

Il taxista alzò le mani. – Ha ragione. Io non sono la persona adatta per dirle degli Heelshire. Tanto lo scoprirà da sola. E poi, se la pagano...Bene, sono cinquanta dollari. L'aiuto a portare dentro la roba?

Si vedeva che moriva dalla curiosità di entrare a dare un'occhiata, ma Greta pensò che gli Heelshire non avrebbero gradito.

-No, grazie – rispose – faccio da sola.

Il taxista se ne andò con i suoi cinquanta dollari, lasciando Greta a tirarsi il trolley dietro lungo il vialetto di ghiaia. Salì i gradini scricchiolanti che conducevano all'ingresso e bussò.

Silenzio. Greta provò a spingere la porta. Era aperta.

-Si può? – gridò entrando. Si fermò sulla soglia e si guardò intorno. Si trovava in un ingresso su cui si aprivano due porte. Una rampa di scale costeggiava una parete coperta di vecchie fotografie. Fece per entrare, ma poi pensò che magari la signora Heelshire non avrebbe voluto la sporcizia della strada sulla sua moquette, perciò si tolse le scarpe e lasciò il trolley dov'era, poi fece alcuni passi in avanti. Entrò nella prima porta e si ritrovò in cucina.

La stanza sembrava più moderna del resto della casa. Era tutto molto bianco, il pavimento era in marmo. Una porta-finestra dava sul cortile. Girò intorno al tavolo, perplessa. Dov'erano tutti?

-Ti posso aiutare?

Greta saltò in aria e si voltò, il cuore che le martellava nelle orecchie. Si rilassò vedendo che era solo un ragazzo della sua età, con le spalle larghe, i capelli scuri e una borsa della spesa per mano.

- Non volevo spaventarti – disse lui.

- Oh! Non mi hai spaventata. È che c'è tanto silenzio qui...

Il ragazzo sorrise. Mise le borse della spesa sul tavolo.

- Tu devi essere Malcolm – osservò Greta.

- La mia fama mi precede, eh?

Fu il turno di Greta di sorridere. Tese una mano e Malcolm la strinse.

– Sono Greta Evans – disse lei. – Ho risposto all'annuncio degli Heelshire. Sai di cosa parlo?

Lo sguardo di Malcolm si fece per un attimo guardingo prima di schiarirsi di nuovo. – Sì, il...baby-sitting.

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