La fuga

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-Greta! -. La voce di Brahms adesso era furibonda. Non capiva. Aveva difeso Greta. L'aveva protetta. Perché scappava? Perché permetteva a Malcolm di trascinarla via da lui?

Ma Greta ora vedeva Brahms con gli occhi di Malcolm, e, oh, si sarebbe fatta trascinare via da lui perfino se a trascinarla fosse stato Jack lo Squartatore. Spintonò Malcolm nella direzione giusta, indirizzandolo verso una porta laterale. Si ritrovarono in un salottino. Era buio pesto.

- La chiave! Trova la chiave! – quasi urlò Malcolm.

- Non riesco a vedere niente! – protestò Greta. Andò a tentoni lungo la parete e la parete finì. – Malcolm! Possiamo uscire da questa parte!

Malcolm accorse. Sbirciò da sopra la spalla di Greta: c'era una vecchia scalinata polverosa che saliva.

-Andiamo -. Greta s'infilò nell'apertura e s'inerpicò su per la scala. Il piede di Malcolm sparì dalla stanza proprio mentre Brahms spalancava la porta e irrompeva. Chiuse la porticina trovata da Greta con un calcio prima che Brahms potesse raggiungerli.

Continuarono a salire. Alla fine, trovarono una botola e sbucarono in un sottotetto. Non quello in cui Greta era rimasta chiusa: un altro. C'erano mobili accatastati lungo le pareti. Su una cassettiera era appoggiato un foglio, insieme alla collana che Greta aveva perso quelli che sembravano eoni prima, e che a quanto pareva Brahms le aveva sottratto. Greta riconobbe la lettera che gli Heelshire avevano scritto al figlio per annunciare il loro suicidio e le venne da chiedersi come mai Brahms l'avesse ficcata proprio là in cima. Si ricordò che le aveva chiesto se l'aveva letta tutta. Era il momento giusto per farlo.

Quando vide l'ultima frase, si sentì gelare il sangue.

Non torneremo più. La ragazza è tua, ora. Amala e prenditi cura di lei.

Gli Heelshire. Loro sapevano, sapevano...E l'avevano lasciata sola con lui. Per sempre. E Brahms si era guardato bene dal dirglielo.

Se in Greta era rimasto un briciolo di comprensione per Brahms, svanì in quel momento.

-Greta, ho trovato una scala! Andiamo!

Inebetita, Greta seguì Malcolm su per un'altra scala, fino a un soppalco, un cunicolo buio. Malcolm la sospinse dentro.

-Entra qui e va' fino in fondo – le ordinò.

Greta guardò il pavimento. Le assi erano leggermente divaricate tra di loro e si vedeva il piano di sotto. Dava direttamente sulla stanza della musica...E c'era Brahms che guardava in su, dritto verso di lei.

Greta arretrò, spaventata. Lei e Malcolm rimasero fermi, stretti l'una all'altro, in ascolto. Poi, qualcosa spaccò il muro di legno vicino alla testa di Malcolm. Era la spranga che aveva usato per stendere Brahms.

La spranga continuò meticolosamente ad abbattere la parete di legno marcio.

-Forza! Vai! Vai! -. Malcolm spinse Greta per farla correre. Greta corse, ma un rumore improvviso la fece fermare e voltare, appena in tempo per vedere Brahms balzare fuori dalla parete distrutta e piombare su Malcolm, atterrandolo.

Malcolm si divincolò da Brahms e gli mollò un calcio, facendolo ricadere all'indietro. Si rialzò e schizzò via, sulla scia di Greta.

Greta intravide una grata alla fine del corridoio. Si gettò a cercare di aprirla, ma era chiusa. Afferrò le sbarre e le strattonò. Avrebbe aperto quella grata. L'avrebbe aperta perché altrimenti sarebbero morti tutti e due.

-Greta! – tuonò Brahms dai meandri del sottotetto.

Le sbarre stavano per cedere. Una minima spinta...

- Esci di qui! – urlò Malcolm.

- Non me ne vado senza di te! – gridò Greta.

- Greta, vattene, voglio che tu vada!

- Malcolm!

- Vattene! -. Malcolm stava già ripercorrendo il corridoio al contrario...Brahms apparve all'altro capo. Si fermò per un attimo, come se cercasse di capire perché mai Greta fosse aggrappata a quella grata, e perché Malcolm gli stesse gridando contro.

-Forza! Forza! Fatti sotto!

A Brahms non piaceva sentirsi urlare contro. Attaccò Malcolm. Lo fece cadere a terra e cadde insieme a lui. Greta non riusciva a staccare gli occhi dalla scena, sebbene le grate avessero ceduto e lei potesse saltare giù e scappare.

Brahms stava strangolando Malcolm. Malcolm tentava senza successo di artigliargli la faccia. Alla fine, Brahms ritrovò la spranga e colpì la testa di Malcolm, che si afflosciò sul pavimento e non si mosse più.

Greta era talmente devastata che non riuscì neanche a urlare. Si limitò a fissare Brahms che, di nuovo, si raddrizzava e si girava verso di lei. Aveva degli schizzi di sangue sul volto. Era di Cole? Di Malcolm?

-Greta? -. Lo sguardo folle era scomparso dagli occhi di Brahms, ma non sembrava turbato da quello che aveva fatto. Sembrava più preoccupato che Greta scappasse. Parlò in tono calmo, ragionevole, come se stesse cercando di avvicinare un animale terrorizzato. – Torna qui -. Si spostò cautamente da Malcolm, portandosi appena più vicino a Greta. – Farò il bravo. Te lo prometto.

-No! – reagì Greta.

Quel "no!", detto in quel tono, parve ferire Brahms più di tutto quello che gli avevano detto Malcolm e Cole messi insieme fino a quel momento. Vacillò come se Greta l'avesse schiaffeggiato. Quando Greta s'infilò nell'apertura lasciata libera dalle grate, Brahms gridò il suo nome con voce intrisa di disperazione. E paura. La paura dell'abbandono, della solitudine di una fredda tomba vuota.

– Torna qui! Non lasciarmi!

Ma Greta non si fermò. E allora Brahms giocò l'ultima carta che aveva a disposizione. Il suo tono cambiò di nuovo mentre le gridava dietro: - Se te ne vai, lo uccido! Lo ucciderò, lo ucciderò come ho ucciso tutti gli altri!

Quando finì la frase, Greta era già a metà del giardino, che correva come una forsennata verso il cancello. L'aveva quasi raggiunto, quando si rese conto che se Brahms minacciava di uccidere Malcolm, l'avrebbe fatto. E che lei non poteva scappare e lasciarlo morire.

Si fermò. Si girò. Corse indietro, cercando di farsi venire un'idea. 

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