La soffitta

301 15 0
                                    

Greta uscì dalla doccia in una nuvola di vapore. Si avvolse nell'accappatoio, infilò i piedi nelle ciabatte e andò allo specchio. Lo ripulì dall'appannatura con un asciugamano e si riavviò i capelli. Poi, si girò per prendere i vestiti e notò immediatamente che mancava la sua collana.

Aggrottò la fronte. Eppure, era sicurissima di averla presa e appoggiata sul ripiano del lavandino, insieme al vestito e agli orecchini. Scrollò le spalle: forse l'aveva lasciata in camera. Forse aveva solo immaginato di prenderla.

Uscì dal bagno e la prima cosa che le saltò all'occhio fu la scala che spuntava dal soffitto e che, era certa, prima non c'era.

Greta si guardò intorno. Poi si avvicinò alla scala, momentaneamente dimentica della collana. Per qualche motivo, le venne in mente il quadro che la strangolava.

Guardò in su: la scala scompariva in un buco nel soffitto, in una botola aperta. Non sapeva che ci fosse un solaio. Perché non gliel'avevano detto?

Be', evidentemente perché non vogliono che tu ci vada.

Se non volevano che lei ci andasse, valeva la pena di salire quella scala.

Se Brahms ti becca...Greta scacciò quel pensiero. Prima di cambiare idea, salì la scala e s'infilò nel solaio.

Quando i suoi occhi si abituarono al buio, iniziò a distinguere della mobilia sparsa. Qualche sedia, una vecchia cassapanca polverosa. Mosse qualche passo, facendo scricchiolare l'assito...

La scala si ritirò di colpo, facendo un gran chiasso, e la botola si richiuse con un tonfo sonoro.

Greta si schiaffò una mano sulla bocca, inorridita. S'inginocchiò sul pavimento e afferrò l'anello infisso nel legno. Lo strattonò: niente.

Sentì un rumore provenire da fuori: le ruote di una macchina sulla ghiaia. Greta trovò una finestrella e corse ad affacciarsi. Alzandosi sulla punta dei piedi, vide Malcolm, nel vialetto, scendere dalla macchina e sparire oltre il bordo della finestra, mentre andava a suonare alla porta.

-Malcolm! – urlò Greta battendo freneticamente sul vetro. – Malcolm!

Ma Malcolm non poteva sentirla.

Dopo un po', Malcolm rispuntò fuori, camminando all'indietro e guardando verso l'alto, cercando di vedere un movimento attraverso le finestre, ma senza vedere Greta, che era troppo in alto.

-No! – strillò Greta disperata. Trovò un bastone di legno e iniziò a colpire il muro, nel tentativo di farsi sentire da Malcolm, o addirittura da Brahms. – Malcolm! Sono quassù! Aiuto!

Niente.

Greta corse alla botola. Infilò il bastone e fece leva. Il bastone si spezzò. Greta gettò via il troncone. Sentì le ruote della macchina che si allontanavano.

Lentamente, Greta si lasciò scivolare a terra. Atterrò su qualcosa. Guardò in basso: era un libro. Lo raccolse. No, non era un libro: era un album di fotografie.

Greta, automaticamente, lo aprì a metà. Capitò su quelle che sembravano alcune foto di Brahms da bambino, insieme a una bambina. La bambina era in primo piano e sorrideva; Brahms era discosto, tetro come al solito anche nella sua versione piccola, e la guardava di sottecchi in modo da mettere i brividi.

Greta si rialzò lentamente. Si diresse verso la botola, senza avere idea di come fare a riaprirla. Se Brahms non aveva sentito Malcolm bussare e non aveva sentito lei gridare, difficilmente Greta sarebbe uscita da lì prima della mattina.

Greta procedette a tentoni per un paio di metri, poi alzò lo sguardo. E vide una sagoma nera nel buio a un centimetro da lei.

Greta gridò. Scattò all'indietro. Inciampò in una sedia e cadde. Sentì un gran dolore alla testa, poi divenne tutto nero.

The BoyDove le storie prendono vita. Scoprilo ora