L'ultima regola

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Rientrò dalla porta principale con l'idea ben presente. Sapeva che se avesse fallito, sarebbe morta, e Malcolm con lei. Non contava che Brahms la risparmiasse. Perché Brahms avesse pietà di lei, avrebbe dovuto calmarsi la prima volta che lui le aveva detto di farlo. E invece era scappata. Si era fatta rincorrere per tutta la casa, per di più con Malcolm, che Brahms odiava. E adesso tornava indietro solo per Malcolm, non per Brahms. Brahms sapeva tutto questo. Non poteva perdonare niente di tutto questo.

Richiuse silenziosamente la porta. Frugò nella cassettiera dell'ingresso e trovò un cacciavite. Se lo ficcò nella tasca posteriore dei jeans e lo nascose con la felpa.

Passò davanti al salotto. Cole era ancora morto sul pavimento. Greta lo guardò e pensò che entro un'ora avrebbe potuto essere al suo posto. Fece un passo indietro e scoprì che Brahms era nel corridoio, a meno di tre metri da lei.

Greta s'impose di mantenere la calma. – Sono tornata per te, Brahms – dichiarò.

-Sì, certo – rispose Brahms, asciutto. – Malcolm sta bene. Ha solo sbattuto la testa. Si riprenderà. Non credo che gli riuscirò più simpatico, ma a te questo non interessa, suppongo -. Avanzò verso di lei. Greta si costrinse a rimanere dov'era.

- Ti faccio notare, per la cronaca – aggiunse Brahms – che hai iniziato lui.

- Brahms.

- Aiutami a comprendere, Greta. Cole ti stava minacciando. Io ti ho salvato. Tu hai dato i numeri. Io cercavo di calmarti. Vorrei capire perché sono stato io a prendermi una randellata.

- Brahms...

- Mi avevi promesso che non te ne saresti andata.

- E non l'ho fatto.

- Sei scappata da un buco grande la metà di te!

- Ma ora sono tornata indietro!

- Per Malcolm.

- Per te! – sbottò Greta.

Brahms la guardò scettico. Era vicinissimo. Chinò la testa. La sua fronte sfiorò quella di Greta. Quando Greta non si mosse, parve calmarsi un po'. Almeno, finché Greta non urlò: - Brahms!

Lui sobbalzò. – Che c'è?

-Dobbiamo andare subito a letto! – gridò Greta.

Brahms la fissò con un'espressione completamente attonita, che in altre circostanze l'avrebbe fatta ridere, prima di capire cosa intendesse Greta.

- Forse prima dovremmo parlare di quello che è successo – disse Brahms.

- No! Ho detto che è ora di andare subito a letto -. Greta marciò lungo il corridoio. – Avanti, a letto!

-Sei impazzita? – domandò Brahms. Poi si rispose da solo. – Sì, sei impazzita. Vuoi un Valium?

L'unica risposta di Greta fu: - Conosci le regole.

Questo era l'unico argomento a cui Brahms non poteva ribattere. La seguì fino alla propria camera. Rimase impalato accanto al letto, continuando a guardarla come se Greta fosse diventata matta per il trauma che aveva subito quella notte.

-Sei pronto per dormire? – domandò Greta.

Brahms annuì. Confuso, non si accorse nemmeno che Greta non aveva preso il pigiama. S'infilò sotto le coperte vestito com'era. Con il sangue e tutto.

-Fai il bravo e cerca di dormire, okay? – disse Greta.

Brahms continuò a guardarla in silenzio. Alla fine, parlò. – Greta. Devo dirti una cosa. Tutto quello che ho fatto...

- Me la dirai domani. Adesso...

- ...L'ho fatto perché ti amo.

Greta s'immobilizzò. Questo non faceva parte del piano. – Cosa?

Brahms chiuse gli occhi e li riaprì. – Scusami. Davvero, scusami. Ma te lo devo assolutamente dire perché ho come la sensazione che non avrò un'altra occasione per farlo. Ti ho rubato la collana, ti ho chiuso nella soffitta, ho sabotato Malcolm, ho ucciso Cole, perché ti amo. Non mi aspetto che tu lo capisca, o che mi ricambi, non sono stupido. Però voglio almeno un bacio. L'ultima regola, Greta. Ti chiedo di rispettarla. Solo adesso, solo per stavolta.

Greta si dimenticò momentaneamente del piano. – Come puoi chiedermi di baciarti, dopo quello che hai fatto? – esclamò. – Niente bacio! È la tua punizione, mi dispiace! -. Si raddrizzò e fece per allontanarsi. Brahms l'afferrò per un polso, trattenendola.

-Rispondi a questo – disse. – Se stasera non fosse successo niente, e io te l'avessi chiesto...Mi avresti detto di sì?

Greta lo guardò negli occhi. All'improvviso, ebbe le vertigini. Pensò a tutte le volte che aveva abbracciato Brahms e per lei non aveva significato niente ma per lui aveva significato tutto. Pensò a tutte le volte che avevano riso insieme. Pensò a come lui l'aveva stretta quando lei piangeva. Erano amici. Lui l'aveva salvata da Cole. Lei l'aveva salvato da se stesso, o per lo meno ci aveva provato. Chi si stava comportando da mostro, tra loro due?

Greta tornò sui suoi passi. Brahms parve incredulo, poi spaventato, poi di nuovo incredulo. Greta si chinò in avanti e lo baciò sulla bocca, ignorando le cicatrici, ignorando le orribili mani di Brahms che si erano chiuse sulle sue spalle. Gli doveva almeno questo.

Dopo di che, estrasse il cacciavite dalla tasca dei jeans e lo conficcò nell'addome di Brahms.

Le braccia di Brahms si tesero di colpo. Brahms emise un suono che era insieme di sorpresa e dolore. Poi il dolore, insieme alla rabbia, gli sconvolsero i lineamenti. Spinse via Greta con tale forza da farla volare contro la parete. Prima che Greta si rialzasse, lui le era sopra. L'afferrò per il collo, la sollevò e la inchiodò al muro, tenendola sollevata a cinque centimetri dal pavimento. Poi, proprio mentre a Greta iniziava ad appannarsi la vista, la pressione sparì, e la ragazza ricadde bocconi sul pavimento. Quando riprese di nuovo, vide Brahms steso davanti a lei, col manico del cacciavite che gli sporgeva dal corpo, e gli occhi socchiusi. Era immobile.

Greta quasi sperò che si rialzasse, ma lui non lo fece. Con lo stomaco accartocciato, si rialzò e barcollò fuori dalla stanza.

Piangeva.

Quindici minuti più tardi, la macchina degli Heelshire, con a bordo Greta e Malcolm (vivo ma in stato di shock) sfrecciava lontano dalla casa infestata, verso l'ospedale più vicino.

Se Greta fosse stata meno sconvolta, si sarebbe ricordata di quando aveva ferito Brahms con un rasoio e non gli era successo niente.

E se si fosse guardata indietro, avrebbe visto una sagoma scura e alta osservarli allontanarsi, da dietro un'antica finestra. 

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