Una visita sgradita

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L'indomani, Greta si svegliò tardi, poco prima dell'ora di pranzo. Brahms non si vedeva da nessuna parte. La porta della sua stanza era chiusa e Greta non osò chiamarlo. Mangiò, tirò in qualche modo attraverso il pomeriggio, e verso il tramonto uscì da sola nel giardino, tirandosi dietro un grosso sacco nero, a raccattare i topi morti. Raccolse una trappola dietro l'altra e lasciò cadere i topi nel sacco senza alcun problema. Si ricordò di quando non voleva vederli neanche da lontano, ma era prima di scoprire che esistono cose ben peggiori e più pericolose dei topi morti.

Sentì qualcuno darle un colpetto leggero sulla spalla. Si voltò e vide Brahms.

-Dammi il sacco – disse lui. – Ti aiuto.

Greta gli passò il sacco. Brahms la seguì in silenzio mentre Greta svuotava le trappole.

-Tuo padre ha detto che queste le hai fatte tu – disse Greta, tanto per dire qualcosa.

Brahms parve a disagio al sentir nominare suo padre, ma annuì.

-Ti piace uccidere i topi, o cosa?

Brahms alzò le spalle. Greta cominciava a pensare che lui non avrebbe aperto bocca, quel giorno, quando Brahms parlò.

-Mi piaceva costruire le cose – disse. Prese una trappola vuota e se la fece rimbalzare in mano, riacchiappandola al volo. – Ero anche bravo. È una delle poche cose che ricordo bene.

Rientrarono in casa. La tensione tra di loro era palpabile. Greta decise che non poteva sopportarla oltre. Si girò verso Brahms, decisa a costringerlo a parlare della bambina morta, ma un rumore proveniente dal soggiorno la interruppe.

Brahms e Greta si fissarono.

- Cos'era? – bisbigliò Greta.

- Sembrava...-. Brahms guardò la porta. – Sembrava il biliardo.

- E se è un ladro? – sussurrò Greta.

- Un ladro è entrato in casa mia per giocare a biliardo, vuoi dire?

- Forse è Malcolm – suggerì Greta, ma non era affatto convinta.

- Forse-. Neanche Brahms era convinto. Si diresse verso la porta. Attraversò il corridoio, si affacciò al soggiorno e s'immobilizzò. Greta cercò di superarlo, ma Brahms allungò un braccio per impedirle di mettersi davanti a lui, e Greta capì perché, quando vide chi c'era in soggiorno.

Era Cole.

Brahms e Greta lo fissarono paralizzati. A giudicare da come tentava di spingere Greta dietro di sé, Brahms doveva aver intuito chi fosse grazie alle sue capacità paranormali.

Cole ignorò Brahms. Guardava Greta calmo, appoggiato al biliardo, come se fosse a casa sua.

- Ciao, Greta – disse.

- Non dovresti essere qui – disse Greta con voce roca.

-Sono venuto solo per conoscere il bambino – replicò Cole. – Allora, dov'è?

Greta si aggrappò al braccio di Brahms. Finalmente, Cole lo guardò in faccia. Nei suoi occhi passò un lampo di timore, ma lo annegò subito nella solita tracotanza, e disse: - Questo qui è il fratello maggiore?

-Ci sono solo io – disse Brahms. – E vorrei che te ne andassi.

Cole lo fissò. Poi scoppiò a ridere. Greta affondò le unghie nel braccio di Brahms, sicura che, se non l'avesse trattenuto, Brahms avrebbe ucciso il suo ex fidanzato.

-Mi pagano per fargli compagnia – spiegò. Ma perché glielo stava dicendo? Gli doveva una giustificazione, adesso? – Cole...Per favore. Non è casa mia.

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