Solo la verità

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A Greta non ci volle molto tempo per capire che non poteva rimanere chiusa in quella stanza per sempre.

E che se non fosse uscita lei, sarebbe entrato Brahms.

Rimase seduta nel suo angolo fino a perdere la cognizione del tempo, a fissare la porta, ma Brahms non apparve.

A un certo punto le venne fame.

Greta cercò di resistere. Resistette per ore. La luce cambiò e poi scomparve. Quando cominciarono ad apparirle dei puntini neri davanti agli occhi, Greta si arrese: doveva mangiare.

Si alzò. Andò verso la porta. La aprì cautamente e si guardò intorno. Nessuna traccia di Brahms.

Scese cautamente le scale e si bloccò a metà strada: Brahms era seduto su una poltrona. Alzò lo sguardo su di lei.

Si fissarono. Greta rimase immobile, pronta a scattare al primo movimento brusco. Brahms indicò il tavolo in mezzo a loro: c'era sopra un piatto con un sandwich.

- Offerta di pace – disse. Il tono era prudente, aveva quasi un'inflessione interrogativa.

Greta raggiunse il tavolo a piccoli passi. Afferrò il piatto e indietreggiò. Pensò di scappare di nuovo in camera sua, ma doveva affrontare il problema. Si sedette sull'ultimo gradino, il più lontano possibile da Brahms, e posò il piatto vicino a sé.

Brahms aspettò.

Greta scelse di dire: - Mi dispiace di averti tirato una sedia.

-Ero così poco fiducioso nella tua reazione – disse Brahms – che sono rimasto piacevolmente sorpreso.

Greta non sorrise. Lo scrutava, attenta.

- Avrai delle domande – disse Brahms. – Risponderò.

- Solo la verità?

- Solo la verità. Questa volta, promettimi di non fare la pazza. Non fa bene ai miei nervi.

-Prometto – disse Greta. – Allora, prima domanda. Cos'è successo la mattina della partenza dei tuoi genitori?

- Intendi il mio litigio con mia madre?

- Sì.

Brahms annuì. – Non volevo che se ne andassero. Non volevo rimanere solo con te.

Greta aggrottò la fronte.

-Greta, non credo di esagerare se dico che all'inizio avevo tanta paura di te quanta tu di me.

- Non scherzare.

- Sono serio. Non mi piacciono gli estranei. Ma tu...-. Brahms sorrise. – Ho capito subito che tu non eri come le governanti che i miei genitori avevano provato prima di te. Tu eri un tipo combattivo. Potevi essere divertente. E poi, io...-. Brahms s'interruppe. – Ma questo ancora non lo sapevo, quella mattina. Ho cercato di convincere mia madre a restare e lei ha perso la sua flemma. Mi ha detto delle cose molto spiacevoli, vedi, e io ho perso la pazienza. Ed ecco perché la mia stanza era nello stato in cui l'hai trovata quando sei corsa a difendere mia madre da me.

-Ma come hai fatto a ridurla così? – chiese Greta.

Brahms fece un gesto vago con la mano. – Succede quando mi arrabbio -. Non approfondì. – Seconda domanda?

Greta parlò di getto. – Puoi leggere nel pensiero?

Brahms esitò, poi annuì.

-E provocarmi gli incubi? Sei stato tu?

Brahms sospirò e annuì di nuovo. – Stavo cercando di motivarti a essere un po' più cortese con me.

- E non potevi chiedermelo? – chiese Greta irritata.

- Io non mendico la cortesia – disse Brahms con sussiego.

- Mi hai rubato le scarpe – lo accusò Greta.

Brahms ridacchiò.

-E mi hai chiuso tu nella soffitta!

Brahms smise di ridacchiare. Tornò serio di colpo. – Non lo so.

- Che vuol dire che non lo sai?

- Posso averlo provocato, ma non l'ho fatto apposta. A volte non riesco a controllare del tutto i miei...- cercò una parola adatta – impulsi.

-E si può sapere perché hai avuto l'impulso di imprigionarmi nel solaio?

Brahms impiegò un secondo di troppo a rispondere. – Ero seccato perché stavi disobbedendo alle regole.

Greta rimase in silenzio per qualche istante, cercando di digerire la conversazione. Ricapitolando: Brahms era un redivivo con poteri paranormali, mentalmente ed emotivamente instabile, che aveva già ucciso in passato, e probabilmente aspettava solo l'occasione per farlo di nuovo.

Ma lei rimaneva comunque la sua governante.

- Va bene – disse.

- Cosa? – domandò Brahms stancamente.

- Va bene, scendiamo a patti.

Brahms alzò un sopracciglio.

-Io ti prometto di rispettare le regole – disse Greta – se tu prometti di non farmi del male. In nessun modo. Okay?

- Perché mai dovrei...

- Promettilo e basta, altrimenti mi richiudo in camera e non mi vedi più – lo minacciò Greta.

Brahms roteò gli occhi. – Bene. D'accordo. Prometto che non ti farò del male, in nessun modo. C'è altro di cui dobbiamo discutere?

-Una cosa c'è – disse Greta. – Penso che dovremmo dirlo a Malcolm.

Brahms la fissò come se fosse pazza. – Cosa?

-Dobbiamo dirlo a Malcolm – insisté Greta. – Pensa che tu sia un mostro assassino e probabilmente in questo momento crede che tu mi stia strozzando con il fil di ferro.

- Hai un'immaginazione macabra.

- Allora?

- Non se ne parla neanche.

- Brahms! Dobbiamo dirgli che non sono in pericolo, a stare da sola con te tutto il giorno, tutti i giorni.

- È questo che pensa, eh? – disse Brahms irritato.

- La questione è molto semplice, Brahms – disse Greta. – Se non glielo diciamo, te lo ritroverai qui tutti i giorni a impedirti di avvicinarti a meno di dieci metri da me. Se è questo che vuoi...

Brahms la guardò accigliato, a lungo. Alla fine disse: - Dammi il tempo di pensarci. 

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