Niente ospiti

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Greta non seppe mai bene com'era successo. Un attimo prima erano sulla panchina. Un attimo dopo lei spingeva Malcolm attraverso la porta della casa. Poi, era Malcolm a sospingere lei su per le scale. Infine, lei inciampava nel suo letto e ci finiva sopra. Malcolm saliva a sua volta e iniziava a toglierle i vestiti.

Lei gli stava sfilando i pantaloni, quando dal piano di sotto, a tutto volume, esplose Wagner.

Greta strabuzzò gli occhi. Malcolm si paralizzò.

-Lascialo perdere – disse piano.

Greta sospirò e rotolò via da sotto di lui. Indossava solo il reggiseno e i jeans. S'infilò la maglietta.

-Greta, dai. È esattamente quello che vuole – disse Malcolm.

-È come un bambino – rispose Greta infilando la porta e scendendo le scale a passi pesanti. – I bambini fanno i capricci.

Malcolm la seguì sospirando.

Brahms era seduto al tavolino, col grammofono che sparava il preludio del terzo atto del Lohengrin come se dovesse farsi sentire da Wagner in persona nell'aldilà. Aveva i piedi incrociati sul tavolo, la sedia era in bilico sulle due gambe posteriori, e la faccia di Brahms era nascosta da una copia dell'Otello di Shakespeare.

-Credevo foste impegnati – disse quando li sentì entrare. Abbassò il libro appena sotto gli occhi e trafisse Greta con uno sguardo al vetriolo. – Greta, hai la maglietta al contrario.

-Brahms – ringhiò Greta – vai a dormire.

Brahms la fissò. Parve seriamente intenzionato ad aggrapparsi alla sedia, in modo che, se Greta voleva mandarlo in camera sua, avrebbe dovuto trascinarlo su per le scale con tutto il sedile. Greta lottò per sostenere il suo sguardo, perché Brahms si ricordasse che era lei la governante ed era lei che dava gli ordini, lì. Alla fine, Brahms si alzò e si diresse verso la porta. Malcolm si scostò per farlo passare. Brahms gli gettò un'occhiata, poi si chinò su Greta e le sussurrò all'orecchio: - Regola numero uno: niente ospiti.

Greta s'irrigidì mentre Brahms le passava accanto e scompariva nel corridoio. Guardò Malcolm: sembrava nervoso.

-Forse è meglio che tu vada a casa tua – disse Greta, mogia.

Malcolm sgranò gli occhi. – Cosa ti ha detto? – chiese, arrabbiato.

-Mi ha solo ricordato che la prima della lista di regole che mi ha dato la signora Heelshire è "niente ospiti" – spiegò Greta.

-E cosa succederebbe se tu ti rifiutassi di seguire le regole?

Gli incubi ricomincerebbero, e forse diventerebbero reali, pensò Greta con un brivido. Non lo disse, ma Malcolm intuì qualcosa, perché disse: - C'è una cosa su Brahms che ho evitato di dirti per non spaventarti, ma penso che la dovresti sapere.

- Oh, no, un'altra? – gemette Greta.

- C'era una bambina che veniva a giocare con Brahms ogni settimana, quando era piccolo...

-Lo so – interruppe Greta. Adesso si stava innervosendo anche lei. – Ho visto una sua foto, e poi mi hai già raccontato che si dice che Brahms l'abbia uccisa e dato fuoco alla casa per nascondere le tracce. Ma sono chiacchiere da pub! Brahms ha detto...

- L'ha negato?

- No – ammise Greta. – Ma dice che non si ricorda niente.

- E tu gli credi?

- Sì, io gli credo! – scattò Greta. – È uscito fuori dalla propria tomba, Malcolm! È perfettamente plausibile che non si ricordi delle cose! Non so che fine abbia fatto quella ragazzina, ma penso proprio che Brahms abbia saputo cosa si dice di lui in città e si sia convinto di averla uccisa, solo, di non ricordarsi come. Ma tu stesso hai detto che non si sa bene cosa sia successo. Secondo me Brahms non ha fatto nulla.

Malcolm sospirò. – Ho detto che non si sa bene cosa sia successo. Ma non è vero.

Greta lo guardò attonita. – Come non è vero?

-Il giorno in cui Brahms è morto, la bambina è scomparsa mentre stavano giocando. Dopo di che, la casa ha preso fuoco, e Brahms ci è rimasto. Qualche giorno dopo hanno trovato il corpo della bambina nei boschi -. Fece una pausa per assicurarsi che Greta lo stesse ascoltando. – Il suo cranio era completamente sfondato.

Greta annaspò. – No – riuscì a dire. – No...Okay...Forse...Forse Brahms ha fatto...qualcosa...Ma era piccolo...Adesso è un adulto. Non mi farebbe mai del male!

-Sembra un adulto, Greta. Ma è rimasto per vent'anni chiuso in una tomba. Ha bisogno di una governante. Io non conterei troppo sulla sua capacità di controllarsi.

-Cosa stai cercando di dirmi? – farfugliò Greta.

Malcolm le rivolse una lunga occhiata penetrante. – Sto dicendo che non sono completamente sicuro che abbiamo a che fare con uno spirito benigno – rispose.

Quando se ne fu andato, Greta si sedette per un attimo, cercando di digerire la conversazione con Malcolm. Poi si alzò, con le gambe che le tremavano, e salì le scale, diretta alla camera di Brahms. Pensò alla bambina con la testa sfondata. Pensò a quando le aveva provocato gli incubi. Pensò a quando aveva cercato di strangolarla in bagno.

Brahms era seduto sul suo letto, rigido come al solito. Fissò Greta che entrava, barcollava come un'ubriaca verso il suo armadio e tirava fuori il pigiama, poi gli si avvicinava, titubante, stringendosi al petto la camicia a righe bianche e blu.

-Senti – sbottò Brahms – questa cosa tra te e Malcolm ha superato il limite -. Allungò una mano per prendere la camicia. Greta la trattenne.

-Greta, non ho nessuna voglia di discutere con te. Sono stato fin troppo permissivo sulle regole e...

-Brahms, tu non mi faresti del male, vero?

Brahms s'interruppe, la guardò in faccia con un'aria di sincero sbigottimento e disse: - No. Greta, no. Come ti viene in mente una cosa del genere? -. Poi dovette rendersi conto che era una cosa che sarebbe venuta in mente a chiunque, e aggiunse: - No. Non ti farei mai del male. Non a te. Mi credi, vero?

Greta esitò.

-Greta? – incalzò Brahms in tono allarmato. – Tu ti fidi di me, giusto? Lo sai che puoi fidarti di me, no?

Greta costrinse la propria testa ad annuire. – Sì, certo – mormorò. – Certo che lo so.

Ma continuava a pensare alla bambina morta. Quella notte, quando la sognò, aveva la sua faccia. 

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