Brahms confessa

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La mattina dopo, quando Greta scese in cucina, trovò Brahms seduto al tavolo. Lui le scoccò uno sguardo, poi si chinò sotto il tavolo a prendere qualcosa.

Greta saltò indietro. Brahms la guardò sorpreso e disse: - Sto solo prendendo le tue scarpe.

-Le mie scarpe?

Brahms gliele tese. Erano quelle che Greta aveva il primo giorno in cui era arrivata, quelle misteriosamente sparite. Greta allungò un braccio e se le riprese.

- Non avevi detto che non ne sapevi niente? – chiese, stringendo gli occhi.

- Le ho trovate proprio qua sotto – disse Brahms con inenarrabile faccia tosta. – Greta...Siediti. Dobbiamo parlare.

Greta si sedette, non troppo tranquilla. Brahms unì le dita davanti al volto e fissò il tavolo per qualche attimo, meditabondo. Poi abbassò le mani e alzò lo sguardo su Greta.

-Greta, tu hai paura di me?

Greta sgranò gli occhi, presa alla sprovvista. – Cosa? Io...

- Okay. È un sì.

- Brahms...

- No, aspetta -. Brahms si affondò le mani nei capelli. – Lo capisco. Perfino i miei genitori hanno paura di me.

Greta smise di tentare di giustificarsi. Decise di lasciar parlare Brahms e di vedere dove andava a parare.

-Anche Malcolm ha paura di me – continuò Brahms. – Infatti so che ti ha raccontato una serie di cose su di me. E immagino che abbia appena iniziato, e a giudicare da come mi guardi ogni volta che hai parlato con lui, credo sia meglio che sia io a raccontarti...tutto...Prima che lo faccia lui.

Greta aspettò, col cuore in gola.

-Prima vorrei che tu mi promettessi di non dare in escandescenze. Non c'è bisogno che scappi e ti sarei molto grato se non mi aggredissi. Se vuoi, puoi urlare.

- Avrò voglia di urlare e scappare? – sussurrò Greta.

- Penso che tu già ce l'abbia.

Greta non negò.

- Allora...Iniziamo dall'incendio.

- Malcolm mi ha detto che sei stato tu ad appiccarlo – disse Greta, parlando più velocemente e in tono più accusatorio di quanto avrebbe voluto. – E che è stato per nascondere il corpo di una bambina.

Brahms incrociò le braccia. – Ero un bambino anch'io, pochissimo in grado di controllarmi.

Greta rimase a bocca aperta. – Quindi non lo neghi?

-Mi crederesti, se lo facessi? Comunque, speravo di arrivare per gradi a quella parte. Ma se vuoi iniziare da lì...

-L'hai uccisa, vero? -. La voce di Greta era acuta.

Brahms la guardò dritto in faccia. – Sì.

- Perché?

- Non me lo ricordo.

- Oh, andiamo. Non puoi...

- Dico sul serio, Greta, non me lo ricordo. Non mi ricordo quasi niente della mia vita prima dell'incendio. Non mi ricordo neanche di quello che è successo dopo...Finché non mi sono risvegliato.

-Risvegliato?

Brahms fece una pausa. Sembrava in difficoltà, ma Greta non aveva intenzione di aiutarlo. Alla fine, lui disse: - Immagino che Malcolm ti abbia fatto vedere una lapide con su inciso il mio nome.

- Pensavano che fossi morto, no? – disse Greta. – Ma si sbagliavano.

- No.

- No cosa?

Brahms guardava dappertutto tranne che nella sua direzione. – Non si sbagliavano.

Ci vuole qualche secondo perché quelle parole fecero breccia nella mente di Greta.

-Brahms – sussurrò. – Cosa mi stai dicendo?

Brahms esitò. – Non c'è un modo facile per dirlo. Perciò lo farò e basta. Ti chiedo scusa in anticipo per il trauma che sto per causarti -. Pausa. Poi: - Io sono morto. Sono morto in quell'incendio che ero un bambino e mi sono risvegliato in quella tomba come adulto. Ho rotto la lapide e sono uscito. Mio padre ha cercato di finire il lavoro a randellate ma mia madre l'ha fermato. Io...

Fu un interrotto da un forte rumore improvviso: Greta si era alzata di scatto, rovesciando la sedia. Aveva il volto terreo. Brahms alzò gli occhi e disse: - Immagino che tu non voglia i particolari, vero?

Greta arretrò, inciampando nella sedia. Barcollò indietro fino a sbattere la schiena contro il muro. Brahms si alzò. – Greta -. Qualcosa di oscuro si agitava nei suoi occhi. Probabilmente a causa della sua reazione scomposta aveva deciso di aver commesso un errore e che adesso doveva ucciderla. Come quella bambina.

-Greta, aspetta un attimo. Siediti e calmati -. Brahms fece per aggirare il tavolo e raggiungerla, ma Greta balzò verso la porta di servizio, la aprì e si precipitò fuori dalla casa.

Brahms uscì a sua volta mentre Greta stava già correndo verso il cancello.

-Greta, è inutile – le gridò dietro. – È chiuso. Le chiavi ce le ho io.

Greta si rese conto che aveva ragione. Sterzò bruscamente e corse per fare il giro della casa, rientrare dalla porta principale e sfrecciare su per le scale, per poi chiudersi in camera e chiamare aiuto con l'unico telefono della casa, prima che Brahms facesse in tempo a riacciuffarla.

Naturalmente però Brahms nel frattempo aveva compiuto il breve tragitto dalla cucina alle scale e l'aspettava al varco. – Greta...

Greta afferrò una sedia e la brandì. – Levati di mezzo! – urlò.

Brahms fece un passo indietro, salendo di un gradino. Greta capì che non si sarebbe spostato nemmeno se gli avesse tirato addosso una granata, perciò agì con disperazione, e si gettò in avanti, contro di lui, urlando come un guerriero apache. Brahms istintivamente si appiattì contro il muro e afferrò al volo la sedia che Greta gli scagliò contro, mentre Greta raggiungeva il pianerottolo e poi si lanciava verso la porta della sua camera. Con la coda dell'occhio, vide Brahms buttare via la sedia con un ringhio e poi lanciarsi al suo inseguimento, per impedirle di chiudersi in camera e telefonare.

Greta saltò nella sua stanza e gli sbatté la porta in faccia. Bloccò la porta spingendoci davanti il comò, poi si buttò sul letto di traverso e afferrò il telefono.

-Greta, per favore -. Brahms era dietro la porta. Il suo tono di voce era quasi implorante.

Greta compose il numero di Malcolm. – Vattene via! – urlò a Brahms. Si accostò il telefono all'orecchio...E non sentì nulla. Non funzionava.

Brahms disse: - Ora metti giù quel coso e vieni fuori da lì.

Greta urlò e lasciò cadere il telefono come se scottasse. Arretrò verso la parete, rendendosi conto di essere in trappola. Si afferrò la testa e scoppiò a piangere. Era solo questione di tempo prima che Brahms trovasse il modo di entrare e finalmente la uccidesse.

- Greta...

- Ma cosa vuoi da me? – strillò Greta.

Ci fu una pausa di silenzio. – Non voglio niente da te.

-Lasciami andare via!

-No.

Greta affondò la faccia tra le mani e singhiozzò.

-Greta, ti prego, non fare così. Non c'è bisogno di fare così. Ti giuro che non ti farò del male, se esci. Non voglio farti niente. Voglio...Voglio solo che tu esca.

Greta non rispose.

Dopo un po' capì che Brahms se n'era andato. 

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