TU? VECCHIA STREGA!

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Arrivammo fino a una piccolissima radura nella riserva di Aaron. Ed eccola lì, una stretta fessura tra le rocce della collina che portava alla caverna. Sentivo nitido l'odore di Anthony e percepivo nitidamente la sua angoscia ed il suo dolore. Saremmo dovuti essere rapidi e precisi, come stabilito nel piano. Ero inquieta, non so perché, ma avevo sentore che qualcosa sarebbe andato storto. Era tutto troppo tranquillo, troppo facile, come la quiete prima della tempesta. Il mio sesto senso era quasi sicuro che una velata ed inaspettata minaccia si celava da qualche parte nell'oscurità per colpire quando meno ce lo aspettavamo.

Aaron mi si avvicinò.
"Ci siamo mia cara. Vedo del turbamento nei tuoi occhi. Che c'è?"

"Aaron, sento che ci sta sfuggendo qualcosa, qualcosa di importante e di cruciale in questa storia. Ma non so cosa sia. Ho paura."

"La paura non è un male, anzi. Ti fa stare attenta ed in guardia. Andrà bene, vedrai. Siamo tutti qui con te."

Anche Troy si fece sentire:
"Lo salveremo vedrai. Siamo qui per questo. Combatteremo per lui, per te, per noi e per un futuro migliore. Non può che finire bene, se ci lasceremo guidare da una giusta causa e dai nostri sentimenti."

"Vi ringrazio ragazzi. Per tutto. Francesco?"

"Sì?"

"Non sei costretto. Non voglio ti succeda qualcosa!"

Lo sentii ridere. "Non abbandonerei mai un'amica, anche se è una sanguisuga." Mi fece la linguaccia. "E poi c'è di mezzo anche il mio branco di appartenenza, ricordi? Forza andiamo! Non vedo l'ora di strigliare la pelliccia a qualche cane rabbioso ed indegno!"

Gli sorrisi e mi girai verso Duncan che come sempre è di poche parole. Si limita solo ad annuire.

"Va bene. Entro da sola. Datemi qualche minuto, poi raggiungetemi."

Appena passai la fessura che sfociava in una caverna, mi resi conto di quanto le parole di Anthony nella mia mente fossero state reali. Era fredda, umida e l'aria puzzava di stantio. La stretta apertura faceva passare poca luce e ben presto fui immersa nell'oscurità. Ma non ci badai molto, visto che ci vedevo benissimo. Avanzavo con prudenza attraverso lo stretto corridoio formato dalle pareti rocciose. Formava una leggera serpentina fino ad aprirsi in una simil stanza. Lo vidi subito, incatenato al muro come un animale e con le catene che ormai gli entravano nella carne a causa dell'argento. La testa gli ciondolava sul petto. Era allo stremo delle forze ed intontito dalla verbena. Mi avvicinai cauta e gli presi il volto tra le mani. I suoi occhi rossi si aprirono a fatica. Aveva fame! Liberarlo ora avrebbe significato provocare una strage di umani, ma confidavo in Duncan per questo. Avrebbe saputo gestirlo. Gli feci una carezza sui capelli arruffati e debolmente mi sorrise.
"Sei venuta."

"Certo che sono venuta. Non posso vivere senza di te, sciocco!" Poggiai le labbra sulle sue, sperando di fargli capire quanto erano vere le mie parole.
"Pronto ad andartene?"

"Tu devi andartene! È una trappola! Scappa!"

"Non ci penso neanche! Non me ne vado senza di te! Ti amo troppo! Hai capito?"

"Anch'io ti amo! Per questo devi andare..." gli si spezzava la voce per lo sforzo.

Sentii dei passi provenire da un altro punto dell'entrata. Non eravamo più soli.

Anthony and MadleneDove le storie prendono vita. Scoprilo ora