Ennesimo cocente giorno di maggio ma percepisco questo calore solo sulla mia pelle bianca e morta. Una pianta di spine e rose nero pece mi aggroviglia il cuore, e con le sue spine intrise di veleno mi anestetizza l'animo, non provo nessun dolore ma mi avvicino alla morte spirituale, sembra un prezzo troppo alto da pagare per una immortalità illusoria. Come se non bastasse percepisco la lama d'argento incandescente della furia distruttice completare l'opera. La crescita di una pianta in posti aridi è sinonimo di vita, quasi un miracolo potrei dire, ma se questa pianta per vivere dissipasse eternità ad un altro essere sarebbe omicidio o uno spiacevole miracolo?
Molto probabilmente la verità è nel mezzo come ogni cosa del resto.