Subito dopo la cerimonia arrivano le interviste, e non volendo essere inclusa in esse mi appoggio al muro, a circa due metri di distanza dai giornalisti.
Qualcuno viene comunque, mi fa un paio di domande a cui rispondo senza troppo entusiasmo, e se ne va.
Dopo circa mezz'oretta l'allenatore decide di mettere fine a questa tortura e ci porta fuori, per salire sull'autobus che ci avrebbe portato al posto in cui avremmo vissuto per un po'.
Salgo praticamente subito per prendere un posto, in modo tale non dovermi sedere per forza vicino a questi cosi che trasudano sudore e ormoni, ma senza fare come loro, che corrono e si spingono per raggiungere il fondo.
Mi siedo verso il finestrino, per poi poggiare il mio borsone sul sedile accanto, in caso qualcuno volesse sedersi.Tiro fuori le cuffie e il telefono, per poi far partire a caso una playlist.
Lo dico adesso, se qualcuno mi disturba non sarò più l'unica ragazza in squadra
Fortunatamente per loro il viaggio prosegue bene.
Ma devo imparare a non cantar vittoria troppo presto. Appena arrivati un ragazzo stava quasi per farmi cadere in testa il suo borsone, mentre lo tirava giù. E quando faccio per scendere le scale un ragazzino mi travolge, facendomi sbilanciare all'indietro.
Beh dai, guarda il lato positivo, meglio di schiena che un volo giù dalle scale. Faccio una smorfia, pronta all'impatto, ma ciò non avviene.
Apro gli occhi che avevo chiuso d'istinto, sentendo due mani sui miei fianchi e sospiro di sollievo.
La presa sui fianchi si sposta sulla schiena, e il mio salvatore mi spinge delicatamente in avanti, per non rischiare di farmi cadere, e stavolta per davvero.'Fai attenzione principessa, non vorrai mica farti male?'
Il tono di voce con cui ha detto questa frase e il fatto che abbia marcato il "principessa" mi da veramente sui nervi. Ma questo crede per caso di parlare con sua sorella?
Mi giro indignata, e subito i miei occhi ne incrociano un paio rosa. Questi mi guardano con superiorità e io mi devo sul serio trattenere dal prenderlo a schiaffi.
Vi prego, placatemi dal scannare di botte questa sorta di ragazzo con i capelli ad udon.
Prendo un grande respiro per calmarmi e lo guardo, con un sorrisetto strafottente, per poi girarmi di scatto e colpirlo accidentalmente, precisiamolo, con il mio borsone, scendendo finalmente le scale.
Quando tutta la squadra arriva giù l'allenatore ci annuncia la divisione delle stanze e io, non so se ancora se dire fortunatamente o sfortunatamente, sono da sola.
Almeno non ho il rischio di ritrovarti qualcuno particolarmente rumoroso.Raggiungo la camera ignorando l'identità dei miei futuri vicini per chissà quanto tempo e inzio a sistemare la mia roba, per portarmi avanti e non lasciare già un casino. Quando ho finito mi tolgo la felpa della tuta, lanciandola sull'altro letto e sdraiarmi sul mio.
Se qui tutti i ragazzi sono simpatici come il grigio sono messa decisamente male.A svegliarmi dai miei pensieri sono delle urla e riconosco subito la voce del ragazzo in questione. Mi alzo e mi affaccio alla porta, e noto con piacere che non sono l'unica ad averlo fatto.
'No, iniziamo proprio di merda eh! Togli immediatamente la tua roba dalla mia parte di stanza!' sento pronunciare da una voce a me sconosciuta, con un tono abbastanza incazzato.
'Io faccio il cazzo che mi pare, puoi urlarmi contro quanto vuoi!' risponde subito l'altro, urlando a sua volta.
'Ma chi ti credi di essere brutta testa di udon!' dice la prima voce.
Grande fratello, la pensiamo allo stesso modo! Non conosco il tuo nome o la tua faccia, ma tu mi stai già simpatico!
I due continuano ad urlarsi insulti a vicenda e io inizio seriamente ad alterarmi, perciò mi avvicino alla stanza e ci tiro un calcio, per attirare la loro attenzione.
'Ehi! Ma la volete smettere?! Avete scassato le palle, sembrate due bambini!' sbotto dall' altro lato della porta e torno alla mia piccola abitazione, sbattendo la porta, sotto lo sguardo sconvolto di quelli ormai fuori.Un paio di ore dopo arriva, finalmente direi, l'ora di cena e io, dopo aver preso il cibo, vado a sedermi da sola ad un tavolo. Non passa neanche un minuto che una ragazza dai capelli rosa, la manager di cui ignoro il nome, si avvicina.
'Posso sedermi qui?' chiede lei e io annuisco, guardandola.
'Io sono Regina, piacere' dice sempre lei, allungandomi la mano. Alzo la mano e gliela affero
'Io sono Thalia, ma tu questo già lo sai, ed è un piacere anche per me'.
Passiamo i primi minuti in silenzio, guardandoci ogni tanto, e dopo un po' ci sciogliamo ed iniziamo a parlare.
Dopo aver mangiato decidiamo di spostarci in camera mia, dove proseguiamo il discorso di prima per conoscerci meglio.Mi siedo sul letto incrociando le gambe e la invito a fare lo stesso.
Dopo aver scherzato un po' lei mi fa la fatidica domanda.
'Allora... ragazzo più carino?' rimango un po' a pensare per poi alzare le spalle.
'Secondo te riesco a dirtene solo uno? Sono quasi tutti belli qui!'
esclamo seria ma subito dopo scoppiamo a ridere e lei mi dice che concorda con me.Passiamo ancora un' oretta a parlare, poi lei va nella sua camera e io mi accorgo che si è fatto davvero tardi, domani ci sarà il primo allenamento, quindi devo arrivarci riposata. Mi infilo sotto le coperte e spengo la luce, addormenandomi dopo pochissimo.
Angolo autrice
Ma ciaoo amiciii
Ecco a voi il secondo capitolo (prima che -namoonie,mariacarla203, xmorghixjz e JudeSharp2 mi riempiano di legnate -.-)
Thalia ha conosciuto in un modo non proprio comodo Hirotooo u.u
Mi sono immaginata la scena di Hiroto e Haizaki che si urlano contro stile donne nervose che bevono caffè ogni ora del giorno (Stefy non sto parlando di te eh AHAHAH)
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Quello che non ti aspetti - Kira Hiroto
FanfictionPubblicata il 25/05/20. 'Perché ti comporti così? Cosa ti ho fatto di male?' 'Io... io non lo so, va bene? Faccio così con le persone a cui tengo, per non soffrire se dovesse succedere qualcosa' 'Quindi a me ci tieni?' 'Non lo so' 'Non lo sai o...