kick boxe trainer

always.

Louis'pov
Ho esagerato.
È il mio unico pensiero mentre giro il volante e premo l'acceleratore.
La radio è alta ma non riesco a sentire la musica.
Non supera il rumore dei miei pensieri.
Dei sensi di colpa per aver reso ancora più distrutto quel ragazzino fragile e insicuro.
Continuo a guidare e alla fine mi rendo conto che ho guidato fino a casa sua.

Destino.

Esco dalla macchina e busso alla porta.
La madre mi apre e mi guarda male.
"Voglio sistemere le cose Anne."
Dico sperando in una reazione positiva.
"Vedi di farlo perché il mio bambino sta soffrendo troppo."
Dice severa spostandosi per farmi entrare.
La ringrazio con lo sguardo e lei mi indica la camera di Harry.

"STAI ZITTA È TUTTA COLPA TUA" urla appena appoggio la mano sulla maniglia.
Mi si stringe il cuore.
Mi fa male il petto.
Apro la porta e si gira di scatto.
Ha i capelli arruffati,gli occhi rossisimi,il naso colante e le tra mani strette a pugno il tessuto del cuscino,bagnato dalle lacrime e probabilmente dalla saliva.
"Louis"
Sussurra.
Mi chiudo la porta alle spalle e mi avvicino.
Si mette a sedere e mi guarda spaesato.
Sembra un pulcino.
Non riesco a credere che una creatura così tenera possa uccidere qualcuno.
Continuo ad avvicinarmi fino a poggiare le mani sulle sue ginocchia.
Faccio un po' di pressione e avvicino il mio viso al suo fino a far scontrare le nostre fronti.
"Scusa" sussurra.
"Scusami tu piccolo" dico alzando il viso e  lasciandogli un bacio tra i ricci.
Sposto le mai e le porto a circondargli il corpo.
Lo stringo a me e mi siedo sul letto.
Si stringe a me e si lascia cullare.
"Sei davvero qui Lou?" Chiede quasi spaventato dalla risposta.
"Si riccio"
"Resti?"
"Sempre." Dico per poi stringerlo un po' più forte.

***

Non so quanto sia passato,sembra essersi assopito e nel frattempo io mi guardo intorno.
Guardo gli scaffali della sua libreria.
Una chitarra.
Un quaderno colorato posato al centro della scrivania attira la mia attenzione, sembra aver passato le pene dell'inferno.
Ha le pagine segnate,dai bordi escono spezzoni di foto e graffette.
Al suo fianco una macchina fotografica e per terra sotto la scrivania noto una chitarra.
Non vedo nulla che mi ricordi la scuola.
Niente libri,zaini o foto con amici.

Harry inizia a muoversi e mi guarda con gli occhi verdi.
"Posso farti una domanda babe?"
"Si" annuisce stranito.
"Vai a scuola?"
Mi guarda sconvolto.
Arrossisce e distoglie lo sguardo.
"No" sussurra.
"Io non posso,però studio a casa le cose essenziali..io.."inizia a parlare velocemente e in modo confuso.
"Harry io non ti giudico,penso che tu abbia buoni motivi giusto?"
"Non me la passavo bene a scuola" sussurra.
"Hai degli amici Haz?"
Mi guarda negli occhi e nega.
Mi si stringe il cuore.
Non ha amici.
"Nessuno?"
"Nessuno"
Noto quanto sia ferito il suo sguardo.
È un'adolescente le esperienze quando le farà?
Non posso stare fermo a guardarlo.
"Sabato sei libero?"
"Si?"
"Esci con me" dico sicuro.
"Ma io-"
"Niente ma. Hai sedici anni Harry se non lo fai ora quando lo farai? Conosci già tutti i miei migliori amici,ti farò conoscere qualcun'altro e basta.
Okay?"
Mi guarda titubante ma acconsente.
Faccio un sorriso raggiante e premo le labbra contro  le sue.
Gli lecco il labbro inferiore,lo mordo.
Lo faccio stendere sul letto con un colpo secco d'anca e mi posiziono su di lui.
Lo bacio fino a togliergli il fiato.
Gli Tiro i capelli e gli passo le mani sotto la maglia.
Le sue stringono la mia giacca e vagano sul mio corpo.
Ci stacchiamo a corto di aria.
"Cosa siamo ora?" Mi chiede.
"Qualsiasi cosa tu voglia"
"Io non so amare Louis,io non so volere bene,io non so provare emozioni"
"Ti insegnerò io. Basta che tu ti fidi di me."
"E se non guarissi?"
"Se me lo permetti. Se mi permetti di aiutarti, guarirai Harry. Te mo prometto."

Rimane in silenzio.

"Sai penso che tu già lo stia facendo .
Oggi l'ho zittita grazie a te."
Gli sorrido.
Non mi sono mai sentito migliore.
Questo è il mio posto.