Kiss

1.7K 109 60
                                    

Capitolo 21

Kiss.

Le lacrime mi bagnano il viso e cerco inutilmente di scacciarle con il dorso della mano, mentre mi tiro dietro la tavola da surf lasciando impronte di piedi e una lunga striscia dietro di me. La rabbia e la delusione stanno combattendo una battaglia immaginaria tra testa e cuore, mentre a passo svelto e deciso mi faccio largo tra le dune ormai deserte, illuminate solo dalla luce tenue della luna. Inciampo almeno tre volte rischiando di cadere e farmi cadere la pesante tavola addosso, nemmeno il cielo è dalla mia parte stasera! Non si vede un cazzo, sono ancora bagnato fino alla vita e sono senza maglietta, dispersa chissà dove ormai, tra le correnti oceaniche. Magari qualche pesce vi s’incaglierà in mezzo e allora sarò anche un fottuto assassino oltre che un fottuto idiota.

Che diavolo mi è saltato in mente? Perché ho fatto quella domanda a Louis proprio in quel momento? Ho aspettato quasi due mesi! Due fottuti mesi! Che si avvicinasse a me in quel modo, che guardasse il mio corpo in quel modo, che mi volesse in quel modo! E invece ? niente! Ancora!

Ma in fondo non è davvero colpa mia, no, non sono io quello che è fuggito via facendomi sentire una totale merda, no, è stato lui. Lui, che una volta resosi conto di quello che stava succedendo realmente, ha preferito sputarmi addosso anziché affrontare la portata delle sue azioni! Perché Cristo! Cristo! Non può sfiorarmi in quel modo e poi urlarmi contro di non essere come me! Ma che significa poi?  Questa volta non ho intenzione di lasciar correre, no davvero.

“Che cosa ci fai qui?” la voce di Louis è allarmata e sorpresa, di certo non si aspettava che mi sarei presentato nella sua stanza dopo il suo teatrino.

“Spiegami che cazzo è successo!” urlo non curandomi affatto della possibile presenza di Carol o John in casa, sono appena le nove di sera, forse sono usciti a cena a festeggiare la riuscita del provino di Louis per conto loro.

“Esci immediatamente fuori di qui!” risponde a tono, forse siamo davvero soli.

Ignoro la sua richiesta, avanzando di un paio di passi verso di lui, che se ne sta seduto sul letto rifatto alla perfezione con in dosso un paio di occhiali e un libro autobiografico su un qualche vecchio campione del surf abbandonato di fianco a lui.

Scatta immediatamente in piedi lasciando al letto il compito di dividerci.

“No!” sbraito consapevole dei segni che le lacrime hanno lasciato lungo il mio viso.

“Harry” mi ammonisce, assottigliando lo sguardo e stringendo con forza i pugni fino a far sbiancare le nocche.

“Questa volta non scappi Louis! Voglio sapere che diavolo significa quello che hai detto!” il respiro mi si fa irregolare e temo che se non mi calmo, tra poco una vecchia amica tornerà a trovarmi. Non voglio davvero una crisi d’asma in questo momento, ma non posso demordere, voglio risposte, e le voglio adesso.

“Harry vattene via” il suo tono è controllato, il corpo teso e il respiro pesante, si sta trattenendo, ma da cosa? Vuole forse picchiarmi?

“NO! Sono stanco Louis, stanco dei tuoi giochetti! Ogni volta che facciamo un passo l’uno verso l’altro, tu poi ne fai cento indietro e fai sembrare che sia sempre colpa mia! Cosa vuol dire che non sei come me? Mh? Come sono Louis?”

I miei occhi non fanno in tempo a recepire il movimento repentino che compie il suo corpo, quando con un balzo attraversa il letto che ci separa. E non sento nemmeno il dolore della mia nuca che sbatte con forza contro il muro alle mie spalle, e non riesco nemmeno a prendere di nuovo parola, perché tutto quello che riesco a sentire, sono due labbra, le sue labbra, che premono con forza contro le mie, e il suo naso, che aspira bisognoso il mio profumo, la mia stessa aria, e le sue mani, che stringono i miei capelli fino a farmi gemere e spalancare la bocca che viene prontamente riempita dalla sua lingua, morbida, calda così dannatamente buona.

SCARSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora