Pretend

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Capitolo 23

Pretend.

“Posso sapere cos’è successo di tanto grave da farmi correre qui alle sette di mattina!?”

“Seguimi Harry, si tratta di una questione di vita o di morte!”

“Allora questa o questa?”

Cosa!? Stiamo scherzando?

“Anne, non mi hai fatto venire di corsa a casa tua solo per chiedermi quale maglietta indossare vero? VERO?” sto urlando, e non m’importa se i genitori di Anne verranno a controllare che non stia uccidendo la loro figlia, anzi, forse sventerebbero un probabile omicidio, perché CRISTO, non può davvero avermi fatto venire qui in fretta e furia facendomi pensare al peggio solo per aiutarla a scegliere una fottutissima maglietta! Ho addirittura lasciato Louis da solo nel suo letto per correre qui. Dio, Louis.

“Harry resta concentrato avanti!” sbuffa con tanto di alzata di occhi al cielo, e cosa? Dovrei essere io quello scocciato, e lo sono, lo sono eccome.

“Io me ne vado!” asserisco convinto iniziando a incamminarmi verso l’uscita.

“Harry! Ti prego!” e lo so che sta facendo quello sguardo, quello che sa che mi farà cedere, quello con gli occhi da cucciola e le labbra che tremano.

“Al diavolo” esalo frustrato lasciandomi cadere sulla sedia della scrivania.

Un’occhiata veloce in giro mi fa rendere conto che la stanza è nel caos più totale, i vestiti sono sparsi ovunque, riesco addirittura a intravedere un paio di mutandine tra le pagine di un libro di storia.

“Anne, mi spieghi?” domando accennando al casino che ci circonda con una mano.

Lei si blocca dal cercare Dio solo sa cosa tra i cassetti e sbuffa facendo svolazzare una ciocca di capelli.

“Si tratta di Ashton” sussurra talmente piano che quasi faccio fatica a capirla.

Per questo “Che hai detto?” domando, solo per vederla sbuffare un'altra volta prima di lasciarsi cadere a terra con un paio di pantaloncini tra le mani.

“Ashton, Harry, il tipo del virus sul cellulare”

“Ok” annuisco esortandola a continuare.

“Ecco gli ho mandato un’e-mail per avvertirlo che il suo telefono era quasi pronto, e beh, abbiamo iniziato a scriverci, e così beh, mi ha chiesto di vederci per fare colazione e io, sono andata nel panico perché verrà a prendermi tra venti minuti e non ho la più pallida idea di cosa mettermi, così ho chiamato te, perché insomma, tu sei gay, ma sei anche un ragazzo, quindi in teoria dovresti sapere che tipo di vestiti piacciono a un ragazzo anche se tu ovviamente preferisci i vestiti di un ragazzo su un altro ragazzo e-“

“Ok, Ok, stop, respira”  la esorto ancora frastornato dalla marea di parole che le sono uscite in due secondi di bocca.

Lei annuisce seria per poi prendere un grosso respiro.

“Harry” piagnucola facendo tremare il labbro inferiore.

“Ci penso io, tranquilla”

Cercare un qualsiasi vestito in mezzo a tutto questo caos sembra impossibile, ma alla fine ad Anne sta bene tutto quindi non penso che qualsiasi cosa le possa dare da indossare non andrà bene, e poi non penso che ad Ashton importi più di tanto cosa indosserà.

“Tieni” la richiamo infine, porgendole un paio di jeans e una maglietta con la stampa della sua band preferita.

La vedo titubante per mezzo secondo, ma alla fine accetta di buon grado chiudendosi in bagno per cambiarsi.

SCARSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora