Disagreements

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Capitolo 4

Disagreements.

Quando mi sveglio, il sole è già alto nel cielo, le pareti della mia camera sono inondate di luce e i mobili chiari sembrano risplendere. È strano svegliarmi così, con il solo rumore dell’infrangersi delle onde sul bagnasciuga fuori dalla finestra, e le risate dei ragazzi che giocano a beach volley sulla spiaggia. Non penso che riuscirò mai ad abituar mici davvero.

Fortunatamente, ieri sera, quando siamo rientrati a casa, i genitori di Louis erano già a letto, così ci siamo limitati a rintanarci ognuno nella propria stanza senza scambiarci una parola. Ora che ci penso, sono un po’ deluso dal fatto che Louis non mi sia venuto a svegliare stamattina, non che sia compito suo, ma almeno avremmo potuto metterci d’accordo su quello che avremo raccontato a Carol quando avrebbe notato i lividi sul suo viso.

La sveglia che sta adagiata sul mio comodino, segna le dieci e trenta del mattino, non è eccessivamente tardi per fare colazione, ma forse troppo presto per il brunch, che poi parlo come se ne avessi mai fatto uno già era tanto riuscire a mangiare una volta al giorno, figuriamoci tener conto di stupide idiozie da ricchi come il brunch.

Quando scendo in cucina, lo sguardo di Carol cambia in maniera repentina. Inizialmente sembrava aver un cipiglio scuro, le sopracciglia aggrottate e due rughe a invecchiarle la fronte, ma quando ha posato i suoi occhi azzurri su di me le sue labbra si sono allargate in uno di quei sorrisi che è solita dedicarmi da quando le nostre strade si sono incrociate.

“Harry, hai dormito bene caro?” mi domanda gentilmente, mentre si appresta a posare alcune scatole di biscotti una ciotola di latte fumante e altro cibo per la colazione, sul tavolo di fronte a me.

“Mh, si” mugugno con la bocca ancora impastata dal sonno, prendendo posto a tavola e servendomi i cereali all’interno della tazza di latte caldo.

“Bene” annuisce Carol mentre mi allunga un cucchiaio che prontamente immergo nella tazza recuperando i cereali ormai ammorbiditi dalla bevanda.

“Quindi..”esordisce con tono saccente e fintamente vago, mentre appoggia la schiena sul bancone della cucina dietro di lei e si porta le braccia conserte al petto.

“Immagino tu non sappia perché la faccia di Louis sembri un quadro di Picasso non è così?” domanda con tanto di sopracciglia inarcate verso l’alto.

Improvvisamente sento il sangue allontanarsi dal mio viso, devo essere diventato più bianco del latte che mi ha versato poco fa in questa scodella.

Non so cosa rispondere, non voglio mentire a Carol, ma non voglio nemmeno passare come uno spione agli occhi di Louis.

“Mh, ecco..” mentre cerco di inventarmi qualcosa da dire fortunatamente il telefono della sala inizia a squillare e Carol mi rivolge uno sguardo che sembra voler dire, non finisce qui, mentre lascia la cucina in direzione della sala.

Lascio perdere i cereali che ormai si sono ridotti una poltiglia informe e corro letteralmente su per le scale rifugiandomi in camera mia.

Non ho intenzione di perdere quest’occasione di fuga, per questo dopo aver preso un paio di boxer puliti e dei vestiti a caso, mi fiondo in bagno per darmi una sciacquata veloce.

Cerco di fare il meno rumore possibile mentre mi richiudo la porta d’ingresso alle spalle, tentando di non farmi notare da Carol, che sicuramente vorrà riprendere il discorso interrotto prima in cucina.

Non ho la minima idea sul dove andare, questa parte della città non mi è familiare per niente, essendo la parte abitata dalle famigliole abbastanza benestanti da potersi permettere una villetta con vista sull’oceano, opto quindi per avvicinarmi semplicemente alla spiaggia tramite il sentiero che costeggia la casa di Carol.

SCARSDove le storie prendono vita. Scoprilo ora