C'era un luogo, oltre a Grimmauld Place, dove viveva ancora un discreto numero di Black e quel luogo era evitato come la peste sia da Sirius Black, che da Andromeda Tonks. Perfino Narcissa da qualche tempo aveva deciso di metterci una pietra sopra...e questo luogo era la residenza "primaverile" della grande famiglia di purosangue più nota dopo i Lancaster in tuttala Gran Bretagna. La pomposa dimora, arredata però con finissimo gusto anche se per alcuni era sempre stata fin troppo tracotante, si trovava nel Devon, su una collina attorniata da siepi altissime.
Alcuni dicevano che fosse per intimità della famiglia, Sirius diceva che almeno quelle siepi li nascondevano alla popolazione, Narcissa e Andromeda invece sapevano bene che era una pura questione di immagine e divertimento.
Con quelle siepi, i Black avrebbero anche potuto tormentare un babbano in giardino o decapitare un elfo domestico troppo vecchio che tanto nessuno avrebbe potuto notarlo.
La matriarca della casa in quel momento era anche la sorella della madre di Sirius, ovvero la madre delle tre sorelle Black. Jocelyn Emmaline Black regnava ancora con pugno ferro e sebbene fosse sempre stata l'unica ad avere parola lì dentro, anche contro quella del suo dispotico marito troppo affezionato alle sue amanti da quattro soldi per prestare attenzione alla moglie, da anni e anni ormai viveva con una perpetua maschera di rabbia sul volto.
Un volto duro e feroce, scavato dalla collera e dallo sdegno. Il motivo?
Le sue figlie. La sua prediletta, la sua primogenita...era stata uccisa. E onta ancora più grande era stata Narcissa, la prediletta di suo marito, a portargliela via.
Di Andromeda invece non se ne parlava mai. Lei non era più una Black.
Dei nipoti poi non aveva più voluto saperne nulla quando Draco, il suo rampollo, aveva gettato tutto al vento ignorando la sua richiesta di farlo diventare unico titolare dei beni dei Black. E quello sprezzo l'aveva fatta montare su tutte le furie una volta di troppo. Prima le avevano riferito che suo nipote, in giovane età, si era sporcato con una mezzosangue...poi era anche venuta a sapere che quella mezzosangue altri non era che la nipote di Liam Hargrave, suo nemico giurato. E poi la stoccata finale. Auror. Era divenuto un Auror. Insieme a quel Potter.
L'incarnazione di ogni loro disgrazia. Non passava giorno che in quella grande casa lei non maledicesse tutti i suoi famigliari, a partire però dal bambino sopravvissuto a cui lei avrebbe brindato solo quando sarebbe stramazzato al suolo, finalmente morto.
Però da qualche tempo c'era qualcosa, o meglio, qualcuno che con la sua presenza e i suoi intenti aveva riportato in lei un po' di quel sadico e perverso buon umore che era stato un connotato specifico anche di Bellatrix.
Rafeus e Vanessa erano gli unici ormai che mantenevano alto l'onore dei Black.
Solo quando pensava a loro il suo arcigno cuore batteva d'orgoglio.
- Padrona...-
La vecchia Black si volse verso l'ingresso dove trovò un Kreacher, che Harry Potter le aveva spedito a casa quattro anni prima a suon di calci e bestemmie, molto tremolante sulla porta del salone spocchioso, colmo di arazzi antichi e preziosi. Non che quell'elfo stupido e maniacale avesse dimenticato sua sorella, pensò Jocelyn, ma se non altro era sempre un servo fedele. Si chiedeva però cos'avesse da agitarsi in quel modo.
Si alzò in piedi, aiutata da un bastone finemente elaborato in argento che a seconda dei casi in passato aveva usato sulla testa di Sirius o sugli stinchi del suo marito traditore e raggiunse la soglia. Nell'immenso corridoio d'entrata, affastellato di busti di famiglia, ritratti e statue, vide davanti alla porta d'ingresso, di lucidissimo mogano scuro, suo nipote Rafeus. Stizzita, vide che era ferito.
Il suo viso era tumefatto in più punti ma tacque, vedendo che non era solo.
C'era qualcuno con lui. Un bel giovane, notò. Con capelli castani, corti davanti e lunghi sulla nuca. Gli occhi era di uno strano colore tra l'azzurro e il verde. Indossava un mantello senza alcuno stemma però.
Probabilmente un Mangiamorte si ritrovò a pensare, almeno fino a quando non lo vide in viso. Allora arrossì, ritirandosi nel salone. Un demone! Un mezzo demone!, pensò portandosi una mano alla bocca.
Non poteva essere altro. La sua compostezza levigata non poteva essere umana!
Infatti, Jeager Crenshaw si era presentato in quel luogo pieno di umani e Mangiamorte che disprezzava solo per ritirare una cosa che gli stava molto a cuore.
Fosse stato solo per lui avrebbe sgozzato quei due idioti, ovvero Rafeus e la sua dannata sorella, senza pensarci troppo ma sfortunatamente gli servivano ai suoi scopi. Ovvero sollevare solo un po' di polvere.
Li conosceva da circa dieci mesi e doveva ammettere che ne aveva già basta.
Fondamentalmente Jeager non aveva mai amato gli umani e ancora peggio, aveva detestato i Mangiamorte con tutto il cuore perché quattro anni prima aveva rischiato di farsi coinvolgere niente meno che dalla madre di quei due bastardi con cui ora stava stringendo patti...
Ma lui aveva uno scopo...e voleva portarlo a termine a tutti i costi, quindi doveva stamparsi in faccia un fottuto sorriso e seguire Rafeus nel suo studio.
- Vedo che Zabini s'è difeso.- disse Crenshaw, una volta seduto in poltrona, lontano da orecchie indiscrete.
- Forse se l'aspettava.- disse Rafeus Rodolphus Lestrange, con voce impastata a causa del dolore atroce alla mascella - Ma l'ho sistemato comunque. Se è sopravvissuto dirà a mio cugino i nostri piani, altrimenti con la morte di Turner otterremo lo stesso effetto. E per te, amico mio, ho un bel regalo giù nelle segrete.-
- Ha opposto resistenza?- chiese il mezzo demone, sentendosi meglio al pensiero di averla finalmente fra le grinfie. Oh, quanto aveva aspettato quel momento! Quasi quattro maledetti anni!
- Era con Turner.- sibilò Rafeus, versandosi del whisky - Lei sapeva già da un pezzo che avevamo in mente, ma non me ne stupisco. In Germania l'abbiamo fatta tampinare stretta ma anche lei aveva le sue spie. Comunque mia sorella l'ha sistemata finalmente e ti giuro che non è stato facile. Non fosse stato per te, ora non avremmo catturato quella sporca mezzosangue e non avremmo ucciso neanche Turner. Però mi chiedo perché l'hai lasciata a noi.-
- Dimentichi con chi vivo io.- replicò Jeager, alzando un sopracciglio - Se quei due vengono a sapere cosa sto facendo alla loro preziosa allieva, passerò il resto della mia eternità a bruciare all'inferno. La donna non l'ho mai vista ma a quanto si dice pare che sia spaventosamente forte. E Cameron...bhè, lui ci andava a letto con la mezzosangue.-
- Però...se li sa scegliere bene gli amanti.- ghignò Lestrange, volgare - Prima mio cugino, adesso quel demone...-
- Vuoi provare?- frecciò Crenshaw - Non te lo consiglio. Quella graffia sul serio.-
- Oh oh...- Rafeus esibì un ghigno subdolo e scaltro - Ci hai provato e ti è andata male, non mi dire. Eppure hai i tuoi mezzi di persuasione. Vuoi davvero dirmi che in quattro anni che vi scontrate da mattino a sera non sei mai riuscito a scopartela? Da non credersi!-
- Io ti ho avvisato.- Jeager si mise in piedi, già stanco di quell'umano disgustoso - Allora, dov'è?-
- Non per farmi gli affari tuoi...- Rafeus lo seguì alla porta, per fargli strada nei sotterranei. Scesero lungo una scalinata umida e tetra, di pietra grezza, nascosta da una tenda magica. Lì parvero scendere per molti metri -...ma visto che abiti a Cameron Manor, mi spieghi dove vuoi portarla adesso quella sporca mezzosangue? Se Cameron se ne accorge non avrai vita facile.-
- Temi per me, amico?-
- Temo per i miei piani.- replicò Rafeus, alzando le spalle - Ti conviene non fregarmi.-
- Potrei dirti la stessa cosa, Lestrange. E comunque oltre a quella donna e a Caesar, c'è un altro demone puro al loro pari nel Golden Fields. Non abita con loro ma è altrettanto forte, te lo assicuro. Non bada mai a chi entra nel suo castello. Anzi, diciamo che non bada proprio a nulla. Se gli chiedo un favore non me lo negherà.-
- Allora vediamo di renderla innocua, ok?- soffiò Rafeus, fermando davanti a una porticina più piccola, simile a quella di una prigione. Da dentro proveniva un forte sferragliare di metallo e due voci femminili molto accorate.
Appena varcata la soglia, Jeager venne investito da un forte profumo di rose di York.
Accidenti alle umane. Lui aveva il naso delicato.
- Sorella,- Rafeus fece un ghigno perverso, accendendo le candele con un gesto della bacchetta - vedo che ti diverti.-
Crenshaw si guardò appena intorno, capendo di trovarsi in una vera e proprio camera di torture. Dannazione, pensò sconvolto. Ma erano umani o demoni quelli? Sembrava la stanza presente a Cameron Manor. E Caesar non la usava da almeno sei secoli, essendo per principio contro la violenza.
Stravolto, senza darlo a vedere, posò poi lo sguardo sulle due donne davanti a loro.
Una trasudava sensualità e perfidia, l'altra collera e un orgoglio accecante.
Quale delle due fosse più bella però lui non sapeva dirlo. In fondo, per quanto la odiasse, non era mai stato immune agli occhi dorati della mezzosangue. Era intoccabile, anche se coperta di ferite.
E quegli occhi ora lo fissavano tanto da trapassarlo...ma lui la ignorò, facendo uno sforzo. Portò l'attenzione su Vanessa Giselle Lestrange, quella che risaltava di più a prima vista.
Abbigliata in un pesante abito di raso color sangue, la sua scollatura era tanto bassa che il suo seno candido sarebbe stato una tentazione anche per un vampiro più che sazio. Ai polsi, al collo e alle orecchie portava una massa spropositata di gioielli che s'illuminavano a ogni bagliore delle candele.
La bocca umida e carnosa si piegò in un lento e sensuale sorriso, quando li notò sulla soglia.
- Rafeus.- salutò, con un delicato battere di ciglia - E Jeager. Che piacere rivederti...-
- Il piacere è tutto mio, Vanessa.- replicò Crenshaw, abbassando finalmente il capo sulla donna che stava seduta a terra, avvolta nel suo mantello bianco stracciato, coperta di graffi in viso, quasi la Lestrange avesse voluto deturparla.
Ammetteva che vederla ridotta in quello stato lo faceva diventare folle di rabbia.
La sua nemica...la sua nemica di sempre, umiliata in quel modo.
- Hargrave.- disse quindi, facendole un cenno - Vedo che stai bene.-
La ragazza non rispose, si limitò a continuare a fissarlo, disgustata. Lo disprezzava, Jeager se ne reso conto in quel momento. L'avevano catturata in tre, con l'inganno. Da solo non ce l'avrebbe fatta. E lei ora glielo rinfacciava.
Quel suo sguardo colmo di disprezzo lo stava facendo impazzire.
Lei l'aveva sempre fatto impazzire di invidia. Hermione Jane Hargrave, l'Auror e la Zaratrox che aveva saputo sconfiggerlo. Un'umana. Una mezzosangue! La sua nemica dagli occhi dorati e dall'anima fiera come quella di un leone. Lei e la sua forza, lei e i suoi poteri superiori ai suoi. La sua conoscenza. Lei era sempre stata la più forte.
Lei era stata accolta da Caesar, lei era sua allieva. Sempre e solo lei.
- Complimenti.- gli disse solo, indifferente.
- Cosa pensavi?- le chiese Vanessa, afferrandola per i capelli ricci e dorati - Che avremmo commesso sempre lo stesso errore, sporca e schifosa mezzosangue?- godette nel vedere la sua smorfia di dolore e la rigettò a terra, sferrandole un calcio nello stomaco - Ti sei beffata di noi per anni ma adesso è arrivata l'ora di finirla!-
- Le hai spezzato la bacchetta?- chiese Rafeus.
- Si.- la sorella annuì, sorridendo voluttuosa - Le ho portato via anche gli altri gioielli. Quel bracciale col sangue di Cameron, la Giratempo, quella perla nera e anche questo.- e dicendolo lanciò ai due ragazzi un anello d'argento. Un serpente arrotolato su se stesso troneggiava sulla fedina. Dentro c'erano due iniziali. D. M.
- Ma tu guarda...- Rafeus sogghignò acidamente, sedendosi su uno sgabello logoro - Si, devo ammettere che sei sempre stata furba, dico bene Hermione Hargrave? A proposito, che ti ha fatto quello sporco babbano di tuo padre per convincere una come te a cambiare cognome? Comunque, mio cugino a buon gusto, devo ammetterlo.-
- Neanche tu scherzi.- replicò lei, serafica.
Vanessa, nel rapido giro di un secondo, divenne praticamente l'essenza della collera probabilmente a causa dell'allusione della loro prigioniera . Jeager non aveva mai visto una cosa del genere e quasi scattò indietro quando la Lestrange usando la magia levò Hermione in aria e questa venne subito legata in mille catene che partirono da ogni punto della cella, sferragliando in un'eco continuo. Poi venne rudemente sbattuta su una specie di altare di pietra e da lì non riuscì più a muoversi.
- Com'è che è così docile?- chiese il mezzo demone.
- Formula tratta dal grimario di Lumia Lancaster, serve a bloccare i poteri di un Auror per all'incirca tre ore e sta quasi scadendo il tempo.- ghignò Rafeus, in piedi accanto alla prigioniera - Abbiamo recuperato un po' di vecchi testi in questo lungo esilio in Germania e io e Vanessa ci divertiamo parecchio a usarli, dico bene Hermione?- e le serrò la mano al collo, facendola agitare - Sai una cosa dolcezza? Non fossi così dannatamente testarda com'è stato Blaise ieri notte, forse adesso non saresti condannata a morire.-
- Calma, non spetta a voi ucciderla!- sbottò Jeager.
- Vai al diavolo Crenshaw!- sibilò Hermione, faticando a respirare - Qualsiasi cosa tu gli abbia promesso, sappi che ti stanno solo usando per vendicarsi di Harry Potter! Ti sei venduto come un burattino! Ti sei venduto ai Mangiamorte!-
- Per avere te?- replicò il demone con un sorriso gelido - Questo e altro.-
- Verrà il giorno che ti ucciderò, te lo giuro!- Hermione lo fissava con gli occhi incendiati.
- Verrà il giorno che ognuno di noi morirà, tesoro.- rispose lui sarcastico - Ma per te sarà diverso. Sarò io stesso a spezzare ogni tua magia e a spedirti al creatore.-
- Ci sei quasi sorella?- borbottò nel frattempo Rafeus - La nostra ospite sta per riacquistare i suoi temuti poteri.-
- Un minuto.- Vanessa Lestrange stava facendo qualcosa, qualcosa che Hermione non riconosceva.
Mescolava pozioni con ingredienti che conosceva alla perfezione ormai...ma non capiva in cosa sarebbero conclusi.
Alla fine, dopo aver gettato probabilmente il cuore di una colomba dentro a una grossa boccetta col collo lungo, aver mescolato e aver rigettato via il cuore, Vanessa si volse...e quel suo ghigno la fece davvero sentire male.
- Morirai Hermione Hargrave,- le disse la Lestrange - ma non oggi. Né domani. Si, morirai ma fra molti anni. Vivrai da morta. Diventerai fredda, diventerai marmo. Tutti toccandoti ti crederanno morta. Né fiato, né battito del cuore dimostreranno che sei viva. Né forza, né magia. Né lacrime. Vivrai chiusa in un corpo senza vita, con un'anima che non potrà mai uscirvi. E morirai...si, perché tu morirai, guardando da uno specchio i tuoi amici soccombere al nostro potere.- le sibilò a un dito dalla bocca.
Poi Hermione, gridando, fu bloccata. E iniziò la fine.
Tre paia di mani la tennero stretta per i polsi e per le gambe, poi Vanessa si piegò di più sulla sua bocca, con la boccetta fra le mani, tenendole aperte le labbra con notevole difficoltà, visto che continuava a lottare strenuamente.
- Sta ferma, maledetta!- le ringhiò la Lestrange, mollandole un ceffone che le ruppe il labbro inferiore.
In effetti non erano mai state in rapporti idilliaci, questo lo sapevano tutti in Germania. La loro era un'amicizia, se così si poteva dire, di vecchia data. Nemiche in tutto, diverse dall'anima in fuori. E cosa fondamentale...quella mezzosangue, per Vanessa, aveva aiutato Harry a uccidere sua madre, aveva sedotto suo cugino...e combattuto contro Lord Voldemort, quello che i due fratelli Lestrange consideravano un vero dio.
In quel mentre, proprio mentre il gelo dell'orrore e dell'angoscia la colpivano, Hermione vagò con l'ultimo brandello di magia che le restava fino all'unica persona che avrebbe potuto aiutarla. Un grido. Un grido unico nella sua testa, giunse dove doveva arrivare. A Cameron Manor.
Crudele il destino, quando la prima goccia del Veleno della Mela di Biancaneve, così lo chiamavano i maghi oscuri, stava per scivolarle in gola sotto il sorriso di trionfo di quei tre torturatori, si sentì un rumore fuori dalla porta della cella. Jeager le teneva le braccia sopra alla testa e dovette restare con lei, anche Vanessa.
Così Rafeus, imprecando perché vedere agonizzare la gente era una delle cose che lo eccitava di più, raggiunse la porticina dove tutti sentirono la voce strascicata di Kreacher.
- Signore...- bofonchiò - Padrone...c'è suo cugino che l'attende signore. È arrabbiato signore. Davvero molto signore.-
- Mio cugino?- Rafeus sgranò lo sguardo, voltandosi come un idiota verso Vanessa - Dannazione, è Draco!-
Quel nome fu come l'ultima speranza arrivata quando ormai aveva gettato la spugna. Come l'ultima mano a cui aggrapparsi. Una mano tesa.
E Hermione, disperata, provò per l'ultima volta. Il viso di quel Serpeverde, di quel vecchio sentimento, di quella fiamma spenta, le tornò alla mente mentre con tutta l'anima raccoglieva la voce e le forze per arrivare fino a lui.
- DRACOOOOOOO!!!!!!-
Ma poi, purtroppo, fu solo silenzio. Indifesa, privata della magia, Hermione Jane Hargrave perse l'alito di vita che distingueva gli esseri umani dalle bambole quando quell'ignobile veleno le scese in gola, invadendola con una forza violatrice implacabile. E fu come morire davvero. Sentì la vita scivolarle via dalle dita...
I suoi occhi dorati si fecero vissi, morti...mentre dalle sue labbra ancora usciva quell'ultimo nome, ormai perso nell'aria delle celle dei Black. Dopo di che Jeager Crenshaw la prese in braccio e la portò via, senza lasciare più nulla di lei.
Draco Malfoy intanto sentì un brivido lungo la schiena.
Di scatto si girò verso l'interno della casa dei Black, scostando rabbioso sua nonna che gli arrancava dietro menando il bastone in aria. Quella voce...pensò col cuore in gola. Quella voce...
Qualcuno aveva gridato il suo nome. Quella voce...la voce di Hermione. Non se l'era sognata!
Scostò la vecchia di scatto, quasi spedendola seduta in poltrona e subito dopo imboccò il lungo corridoio, andando nell'unico posto dove un Black avrebbe potuto tenere un prigioniero.
Passata la stessa tenda che aveva condotto Crenshaw nelle segrete, Draco volò giù lungo la scalinata ma una volta all'ingresso delle celle, in quel buio e angusto corridoio umido e puzzolente, si fermò.
- Draco, non ci posso credere!-
Rimase immobile anche quando la meravigliosa strega vestita di rosso come una vera nobildonna gli si buttò fra le braccia, stringendolo forte. Vanessa non era cambiata, pensò amaro.
- Vanessa,- bofonchiò frettoloso - falla finita perché...-
- Perché cosa?- Lei si fece indietro, sbattendo le lunghe ciglia con atteggiamento più che studiato. Si sporse e gli sfiorò la bocca con un bacio ben calibrato, né troppo superficiale né troppo intimo e benché sapesse che suo cugino era sempre stato uno di gusti difficili, faticò a non arrossire di rabbia quando lo vide ritrarsi decisamente infastidito.
Che aveva lei in meno di quella mezzosangue schifosa?, si chiese serrando i denti. Fece comunque buon viso a cattivo gioco. Era rimasta sola dopo aver mandato via Rafeus, ancora pesto dalla disputa con Blaise ed era più che decisa a parlare con quel suo testardo cugino una volta per tutte. Con le buone o con le cattive.
- Cosa fai qua sotto?- gli chiese, prendendolo a braccetto e cercando di trascinarlo via - Vuoi qualcosa da bere? Oh!- si strinse di più al suo braccio, premendo civettuolamente il seno contro di lui - Da quante estati non ci vediamo eh? L'ultima volta che ti ho visto avevamo tutti e due sedici anni se non sbaglio...e ci siamo divertiti un sacco, ricordi?- aggiunse, maliziosa - Sono contenta che sei venuto, devi raccontarmi tutto di te!-
- Vanessa.- la bloccò - Per cortesia. Non fare finta di niente.-
- Finta di niente?- fece, sempre con maggior enfasi - Non capisco di cosa parli.-
- Ho sentito gridare qualcuno qua sotto.- le disse, dandole le spalle e cominciando a cercare ovunque, usando la bacchetta per fare luce - E se non ti dispiace smetterla con questa farsa, sono qua per parlare di Blaise. Quindi ti conviene far venire fuori quel bastardo di tuo fratello. Subito.- ordinò poi, imprecando perché in quelle celle non c'era nessuno. Eppure lui aveva sentito una voce! Aveva sentito Hermione! Ne era sicuro!
La Lestrange, così simile a sua madre, incrociò le braccia con fare altezzoso.
Era livida di collera ma sapeva trattenersi alla perfezione.
- Sembra che tu stia cercando qualcuno.-
- Non ti si addice questo candore, lasciamelo dire.- ironizzò gelido, facendola arrossire vagamente - So cos'avete in mente di fare. So anche che siete stati voi a pestare Blaise e a uccidere Terry Turner.-
- Cosa?- Vanessa sogghignò, con gli occhi neri che brillavano come per confermare ogni cosa - Draco, sinceramente non so di cosa tu stia parlando. E mi pare così strano che qualcuno sia stato tanto vendicativo con Blaise...forse, si...forse volevano colpire solo te, non credi?-
Maledetta pazza...
- Forse, visto il tuo tradimento hanno pensato di fartela pagare in qualche modo.- continuò Vanessa con vocetta fintamente amichevole e premurosa - In fondo tu ami Blaise come un fratello. Dev'essere terribile, vero Draco? È terribile non sapere mai quando attaccheranno i tuoi amici e tutti i tuoi cari. Vivere nell'angoscia...-
Bugiarda infame. Maledetta vipera...
Draco la fissava furibondo. Quella dannata praticamente gli stava dicendo esattamente ciò che stavano meditando.
Vendetta. Quei due volevano vendetta per la morte di Bellatrix, per il tradimento di suo padre e sua madre.
Istintivamente le avrebbe messo le mani al collo per strozzarla seduta stante, memore del viso pallido di Blaise e di quei tagli che gli avevano procurato sul polso...quando qualcosa di luminoso attirò di più la sua attenzione.
Vanessa, ancora a braccia incrociate e con le mani curate ben in vista, portava fra i vari anelli di famiglia e i più costosi esempi modaioli del mercato londinese, qualcosa che Draco non vedeva da molti anni.
Il suo cuore perse quasi un battito quando vide il suo anello...l'anello di Hermione...quello che le aveva regalato.
L'anello col serpente che le aveva donato a Hogwarts, in un giorno come tanti, quando ancora non si credeva in grado di amare, quando ancora Hermione per lui era stata tutto.
Si sentì tremare le ginocchia e i suoi occhi argentati si contrassero, avvertendo continui brividi per tutto il corpo.
- Dammelo.- sussurrò roco.
Vanessa corrucciò la fronte, senza capire realmente stavolta. Poi abbassò lo sguardo e si sentì persa.
Dannazione. L'anello della Hargrave! Se l'era messa al dito senza pensarci!
- Dammelo.- le ripeté con tono molto più calmo di prima, ma infinitamente più pericoloso.
La strega tacque, serrando ancora i palmi poi con rabbia se lo tolse dal dito indice, scagliandoglielo addosso.
- Ma si, riprenditelo! Tanto su di lei non faceva neanche un degno effetto!-
Nel rapido giro di un secondo Vanessa si ritrovò schiacciata al muro, con Malfoy che quasi le spezzava le braccia. La strega, che in vita sua aveva dovuto affrontare di tutto e con sprezzo e arroganza aveva sempre piegato tutti, stavolta deglutì, cominciando a sentirsi sull'orlo di un precipizio. Non l'aveva mai visto in quello stato...
Non aveva mai visto quegli occhi...sembrava uno spiritato...
- Adesso stammi a sentire.- le sibilò a un dito dalla faccia - E dillo anche a tuo fratello. Se provate a mettere ancora i vostri miserevoli artigli su Blaise io vi ammazzo. Provate a rompere le palle a mia madre e vi ammazzo. Date fastidio a Potter e ai miei amici e passerete le pene dell'inferno, su questo potrai metterci la mano sul fuoco. Com'è morta Bellatrix e quel bastardo di Voldemort, uccideremo anche voi due! Non importa quanti siate, quanti demoni abbiate o quanta magia oscura abbiate a disposizione, capito Vanessa?- la strinse di più, strappandole un gemito rabbioso - E un'ultima cosa: non so come l'anello sia finito qua...ma ti posso giurare che se la ritrovo con un solo graffio, ti sbuccerò la faccia come una mela e passerò il resto della mia vita a fartela pagare, sono stato chiaro?
Non gli giunse risposta. E non ce ne fu bisogno.
Umiliarla in quel modo era stato più che sufficiente come avvertimento. Col suo anello al dito se ne andò da quella casa immonda, conscio di avere puntati nelle spalle due paio d'occhi minacciosi che non gli avrebbero fatto passare liscia quella piazzata ma a lui non importava più.
Una volta fuori da lì trovò Edward ad aspettarlo, con Milo formato pipistrello che si arrampicava allegro sulla sua schiena. Vedendo la sua faccia, Dalton preferì non fare subito domande, così nel silenzio totale tornare a casa di Clay dove le acque ora erano un po' più tranquille.
Il piccolo Tom scese dalla grande finestra del salone della casa degli Harcourt con un gufo bruno sul braccio.
Portava una lettera per lui vergata con la elegante calligrafia di Caesar e ne fu subito contento. Peccato che non avesse notato che Harry, scendendo dalle scale per andare in cucina, lo stava osservando attentamente.
Quando se ne accorse, il ragazzino arrossì di nuovo e la testa di Potter subì un'altra fitta dolorosa.
Accidenti a quel rimorso!, pensò l'Auror tenendosi le tempie dolente. Se fossero andati avanti così nel giro di un mese sarebbero finiti tutti e due al manicomio.
- E' una lettera di Caesar!- gli disse subito il bimbo con tono accorato - Mi scrive solo lui.-
Forse stava cercando di dirgli che non aveva contatti coi Mangiamorte, pensò Potter. Mah...
- Appena Blaise starà meglio andremo a casa.- bofonchiò, cacciandosi le mani in tasca - Noi lavoriamo tutti quanti, quindi a seconda dei turni dovrai passare del tempo da solo. Elettra fra qualche settimana ricomincia gli allenamenti e anche Blaise deve tornare a lavoro.-
Tom annuì, compito - Non farò disastri in casa e grazie per ospitarmi.-
- A quanto pare non avevamo altra scelta.- sibilò Harry, non riuscendo a frenarsi. Vedendo la faccia del ragazzino si sentì un verme, cominciando a chiedersi se c'era qualcosa di cui andare fieri nel maltrattare un bimbo così piccolo. Gli sembrava quasi di essere tornato indietro nel tempo, quando i Dursley maltrattavano lui.
Neanche Tom aveva dei genitori, si disse, guardandolo attentamente.
Ecco perché sentiva la sua solitudine. Ecco perché si sentiva pieno di rimorsi.
Sospirò, passandosi una mano fra i capelli.
- Senti...poi dovremo mettere a posto la tua stanza.- gli disse, imbronciato - Se hai qualcosa di tuo fattelo spedire da quel demone, altrimenti andremo a fare compere da domani.-
Tom, colto di sorpresa da quella gentilezza, s'impappinò leggermente - Ecco...la mamma ha detto di usare il suo conto per le mie spese.-
- Allora passeremo alla Gringott.- Harry si sporse da una finestra, vedendo che Draco e gli altri tornavano. Bene, chissà che era capitato quella volta, accidenti, c'era sempre un casino di troppo. Dalla faccia di Malferret poi, non doveva essere stata un visita di cortesia.
Mezz'ora dopo stava ancora imprecando come un forsennato, facendo drizzare tutti i capelli alla vecchia zia di Clay, svegliando Blaise che era ancora un po' malconcio e strapazzando i più deboli psicologicamente.
- Quindi sono quei due.- disse Ron, senza essere troppo stupito - C'era da scommetterci...-
- Già fatto.- sentenziò Edward.
- Vogliamo calmarci un secondo?- sbuffò Clay - Ok, sappiamo chi abbiamo davanti ma non sappiamo in quanti realmente siano. Una volta eravamo a Hogwarts, in un luogo chiuso e protetto che voi conoscevate come le vostre tasche, ora è più difficile quindi finché non avremo messo a punto uno strategia, dovremo starcene tutti in casa. Tristan ha già parlato con Duncan mentre eravate fuori. Lui non ha niente in contrario ma Orloff vorrà delle spiegazioni.-
- Si fotta Orloff.- ringhiò Draco, rabbioso.
- Con tutto il rispetto ma è il Ministro della Magia!- sentenziò May, guardandolo storto - E poi tendo a ricordarti che quattro anni fa avete rischiato tutti di morire. Come pretendete di fare questa volta?-
- Qualcosa ci verrà in mente.- bofonchiò Harry - Ma devo sapere quanti sono.-
- Tom...- Elettra guardò il ragazzino, colpita da un particolare - Non hai detto di avere visto i tuoi fratellastri nello specchio di Cameron? Non potresti guardarci ancora?-
Il ragazzino fece una smorfia - Caesar non vuole. Solo un demone puro può guardare in quello specchio. È come uno specchio delle brame...ma è più forte di quello dei maghi. A momenti ci restavo risucchiato dentro.-
- Ecco, sarebbe il massimo.- fischiò Edward - E allora? Che si fa?-
- In quanti sono in gioco?- bofonchiò Milo pensoso - Dunque, non sappiamo se i vampiri parteciperanno, non sappiano cosa combinano quelli della Dama, non sappiamo quanti Mangiamorte abbiamo fra i piedi, né se gli Zaratrox centrano veramente. Oh, gente non sappiamo un cazzo...-
- Tanto per cambiare no?!- sbraitò una voce dalla porta.
Tutto il gruppo si voltò per vedere Tristan Mckay apparire sulla soglia.
- Ciao Mc!- ironizzò Harry - Sei qua per aggiungere guai?-
- Si. Decisamente.- sibilò sarcastico - Sono appena stato con Sphin dov'è stato ucciso Turner. Sono stati i Mangiamorte senza dubbio. Hanno lasciato il marchio di quello schifoso di Voldemort il bella vista. È proprio una dichiarazione di guerra...- ma si bloccò, vedendo le facce dei ragazzi. Che aveva detto?
Notò anche che c'era qualcuno in più. Chi era il ragazzino?
- Tristan...- visto che Harry non parlava, fu Ron a farlo con un sorriso forzato - Ecco, ti presento Tom.-
Mckay fece spallucce. E allora?
- E' lui il fidanzato di Lucilla vero?- sussurrò il piccolo, guardando Elettra.
- Lucilla?- Tristan aveva subito rizzato le orecchie - Come conosci Lucilla?-
- Bhè, tanto vale dirglielo no?- sbuffò Clay spavaldo - Mc, ti presentiamo il tuo figliastro.-
Un'ora dopo, con una pesante dose di whisky e anche un bel sedativo, Tristan riuscì a mandare giù il fatto di trovarsi davanti al figlio di Voldemort, l'uomo che gli aveva strappato Lucilla e il fatto che, visti i suoi rapporti con la Lancaster che era la sua matrigna, lui era diventato una specie di patrigno nel rapido giro di cinque minuti.
Fu una batosta decisamente parecchio forte, considerato che quell'unica che aveva visto Tom Riddle, a cui suo figlio somigliava moltissimo, c'era mancato poco che si ammazzassero tutti e due, anche con Silente nella stanza.
- Ma com'è potuta succedere una cosa del genere?- alitò, continuando a guardare il piccolo Tom.
- Cosa?- frecciò Clay che si divertiva sempre a fargli dare i numeri - Com'è nato o com'è che sei il suo quasi patrigno?-
- Dai Harcourt!- Milo versò altro whisky al suo amicone del cuore, cercando di fargli riprendere un po' d'aria - Su Tri... non casca mica il cielo! E poi se Lucilla non ci ha mai detto niente di lui avrà avuto i suoi buoni motivi.-
- Certo, forse voleva evitare che uccidessi qualcuno a diciassette anni.- frecciò Harry, neanche a voce tanto bassa.
- Tappati la bocca Sfregiato.- rognò Draco - E' inutile stare qua adesso a menarla col marmocchio. Ce l'hanno mandato e ce lo teniamo. Anzi, meglio ancora che stia con noi visto che Vanessa e Rafeus non sanno neanche della sua esistenza, altrimenti verrebbero subito a riprenderselo!-
- Assicurato.- ghignò Clay amaro - Il figlio di Lord Voldemort in giro...i Mangiamorte ci ballerebbero sopra!-
- Vogliamo lasciare quei maledetti fuori da questa storia?- sbuffò Elettra - Per il momento dobbiamo tenere al sicuro Harry e Tom, dobbiamo rimettere Blaise in sesto e trovare il modo di proteggere tutti quelli che quattro anni fa sono stati a Hogwarts e hanno combattuto con noi. Quindi...vabbè, a parte la settima classe delle quattro case...c'ero solo io del quarto anno, Ginny del sesto ma lei è già al sicuro. E poi...direi di avvisare Luna Lovegood.-
- E per gli altri che facciamo?- bofonchiò Ron - Mandiamo lettere a ognuno dei nostri compagni?-
- Vedi altre soluzioni?- sibilò Harry seccato.
- Tanto tempo un giorno e questa storia sarà di nuovo di dominio pubblico. Vi ricordate cos'è successo quando è morto Cedric Diggory?- disse Tristan con fare calmo - Harry è stato messo alla berlina con Silente ma poi tutti ci hanno creduto, alla vista dei fatti. Stavolta avremo di nuovo tutta la popolazione schierata col bambino sopravvissuto.-
- Richiamiamo il vecchio gruppo?- propose Milo - Rimettiamo in piedi l'Ordine della Fenice.-
- Non basta.- Tristan sospirò, sorseggiando l'ultimo goccio di liquore - Cavolo, stavolta la questione è più grande, quindi dovremmo darci tutti quanti una mossa. Prima cosa...e lo so che ti fa schifo Milo ma devi farlo lo stesso. Dovresti tornare a casa dei tuoi...e capire che hanno in mente di fare i vampiri.-
- L'ho già visto stamattina.-
Clay e Tristan allargarono gli occhi - Chi hai visto scusa?-
- Mio padre. È venuto, ha rotto, ha minacciato, ha traccheggiato e poi se n'è andato. Secondo lui è Orloff che vuole scatenare la guerra. Dice che userà il conflitto fra Auror e Mangiamorte per buttarsi poi contro quelli della Dama Nera e i vampiri.-
- Orloff non farebbe mai una cosa simile!- sbottò May seccata - E' una cosa assurda!-
- Non meno degli Zaratrox che ritornano per mettere a posto le vaccate che i maghi stanno combinando.- le disse Draco acidamente - Visto che fai il cane da riporto, tesoro, perché non chiedi al tuo capo che ha in mente eh?-
- Orloff non ha niente in mente, possibile che tu sia così fissato?- replicò lei.
- E allora perché ti ha mandato a spiarci?-
May allargò la bocca, sdegnata - Ti ho già detto che non sono qua per spiare, ficcatelo in questa bionda e vuota! Mi sa che sei tu che hai la coda di paglia!-
- Per l'amor di Dio, volete smetterla?- s'intromise Elettra - Basta, non serve litigare!-
- Infatti, qua mi serve tutto il vecchio gruppo!- scandì Harry mettendosi in piedi - Mi serve Hagrid, Kingsley, Ninfadora, Lux, Remus e Sirius! Darei un braccio per poter parlare con Lucilla accidenti!-
- E non meno importante qua ci serve Hermione.- sussurrò Ron, fissandolo attento - O sbaglio?-
- No, per niente.- Potter annuì almeno fino a quando Draco non cominciò a levarsi un guanto. Dopo un attimo prese al volo ciò che Malfoy gli lanciò. Nel palmo ora aveva un anello d'argento, con un serpente. Gli era famigliare.
- Non è tuo questo?- chiese pacato.
Malfoy annuì, tetro - Si. A marzo di quasi cinque anni fa lo regalai a lei. E sai dove l'ho preso?-
I ragazzi sgranarono gli occhi, capendo al volo.
- Era nella casa dei Black?- saltò su Ron - Allora Hermione era lì!-
- No, ho guardato ovunque. Lei non c'era. Ma se c'era il mio anello allora è stata là.-
- Parlate della vostra amica Granger?- chiese May - Se è tornata in Gran Bretagna io posso saperlo nel giro di due ore. Vado al Ministero, ho il permesso per controllare i vostri fascicoli. Nessuno lo noterà se controllo anche quelli di questa ragazza.-
- Attenta mezzosangue, così finirai per violare il tuo bel codice di comportamento!- ironizzò Draco, già abbastanza nervoso per conto suo. May però si limitò a scoccargli un'occhiata in cagnesco, quindi sparì senza più degnarlo di uno sguardo, praticamente mandandolo al diavolo.
- Dalle fiato, ce la sta mettendo tutta per darci una mano.- disse Ron indulgente.
- Io di quella mi fido poco.- continuò il biondo serpente - Da una che arriva da Orloff mi aspetto questo e altro.-
- Ma tu guarda...- ridacchiò Edward, dando il gomito a Harry - Cosa dicevamo noi tempo fa? Ah si, "Da un Malfoy ci si può aspettare di tutto. Lasciate che la serpe colpisca !" Ti ricordi Dray?-
- Sta zitto Dalton, fammi il favore!- ringhiò il biondo mentre gli altri se la ridevano - Come sta Blaise piuttosto?-
- Le costole e il polso sono tornati a posto. Una settimana e sarà come nuovo.- disse Clay - Per qualche giorno dovrà andarci piano e assolutamente non deve lavorare.-
- Se lo scorda di tornare a Everland.- disse Elettra seria - Siamo tutti nei guai!-
- Ok, quindi adesso andiamo tutti a casa eh?- propose Tristan - Mentre May vi cerca i registri e le informazioni su Hermione, voi cominciate a contattare i vostri vecchi compagni, ma evitate quelli di Serpeverde.-
- Cosa?- Ron parve impallidire - Ma non tutti erano coinvolti!-
- Si, l'unico che non era coinvolto ha tirato le cuoia!- frecciò Milo - Chi hai in mente?-
- Ecco...- il rossino parve in imbarazzo - Non so...magari la ex ragazza di Blaise...gente del genere...-
- La Caige dici? La cacciatrice?- Elettra fece mente locale - Si, forse lei la posso rintracciare io.-
- E tutti gli altri? Qua bisogna fare una specie di rimpatriata del nostro anno.- disse scettico Harry, quando Edward guardò il calendario e s'illuminò tutto - Forse non ce ne sarà bisogno! L'hanno scorso non è stato l'anno dei fratelli di Ron a festeggiare a Hogwarts?-
- Ma si, è vero!- Weasley annuì, ricordandosi di colpo - Fred e George sono andati al ritrovo del loro anno! Silente ci tiene tanto a queste cose che ogni anno chiede la riunione delle classe proprio a Hogwarts! Quindi troveremo tutti i ragazzi lì!-
- Certo, sperando non li facciano secchi tutti prima.- sibilò Draco ironico.
- Mi sa che stasera ci sarà parecchio da scrivere.- si lagnò Elettra - Vabbè, l'importante è avvisare tutti quanti. Comunque se fossi in voi io contatterei anche Lucilla, poi fate come vi pare.-
- In effetti la mamma aveva detto di avvisarla se c'erano problemi...- borbottò Tom pensoso.
Tristan, sentendo quell'appellativo, fece un grosso sospiro - Io e te poi dobbiamo parlare, capito?-
- Ok.- annuì il ragazzino - Comunque se volete le scrivo stasera. Magari si sbottona un po'...-
- Non ci può guardare lei in quello specchio del cavolo?- mugugnò Ron imbronciato.
- La mamma non esce mai dalla sua camera.- ribatté Tom per l'ennesima volta - Però lei e Caesar sapranno dov'è Hermione. O se non lo sanno potranno dirci come trovarla.-
- E meno male che tu eri venuto qua per aiutare.- sentenziò Draco, dandogli qualche pacca sulla testa - Ok, gente siamo tutti d'accordo? In questa settimana battiamo il territorio, poi ci ritroviamo e mettiamo a punto una tattica.-
- E' l'unica cosa da fare.- disse Milo - Io intanto andrò comunque dai Leoninus. Salteranno di gioia a vedermi.- sibilò, sarcastico iniziando a mettersi addosso il mantello con aria quanto mai seccata, visto che neanche poche ore prima aveva mandato al diavolo suo padre! Ci mancava che ora tornasse a quel castello come nulla fosse...
- Se non torno o mi hanno fatto un bagno nell'acqua santa, oppure mi sto rimpinzando con mia zia!- e si smaterializzò via, lasciando gli altri a decidere delle ultime cose.
Quando si separarono e il gruppo tornò a Lane Street, Harry Potter rimase a lungo sul balcone, a osservare il tramontare del sole. Che strano, pensava con espressione vacua e triste. Anni di silenzio, di tranquillità, di vita quasi sempre serena. E poi tutto, senza il minimo preavviso se non Tom che si presentava davanti a lui per aiutarlo, cambiava, si stravolgeva. Tutto tornava come prima. Al tempo in cui tutto era semplice e nel contempo troppo difficile.
Si volse appena col capo sopra alla spalla, per vedere Tom seduto a terra, davanti al tavolino del salone con le gambe incrociate. Stava scrivendo a Lucilla e a quel Cameron. Harry sperò con tutto il cuore che almeno Lucilla, l'unica che aveva sempre vinto contro ogni nemico, avesse di nuovo potuto aiutarlo.
Solo lei ormai poteva indicargli la strada da prendere. Avrebbe anche solo voluto sentire la sua voce, avere un suo consiglio. Qualunque cosa, tranne che vagare ancora in quell'incertezza spossante.
- Sei già abbastanza inguardabile senza fare anche quella faccia da martire.- gli disse Draco, passandogli accanto con la solita sigaretta fra le labbra.
- Oddio, non cominciamo eh?- gli disse Potter, senza guardarlo - Tanto su questa storia non saremo mai d'accordo.-
- Se non trovassi un gusto perverso nel litigare con te credi che vivrei qua Sfregiato?- replicò il biondo a tono, dando un lungo tiro - Allora? Dai, dimmelo. Tornerai a essere il bambino sopravvissuto vero?-
- E tu da che parti ti schieri stavolta?- rispose Harry, sorridendo a mezze labbra - Che vuoi fare signor Malfoy?-
Gli giunse un debole ghigno, accentuato da quegli occhi argentei a lucidi.
- Mi hanno portato via qualcosa.- disse Draco a bassa voce - Non posso di certo lasciargliela.-
- Come sempre sei stato chiarissimo.- frecciò il moro, scroccandosi le nocche - Bene, gente è ora di sistemarsi per stanotte. Edward e Ron si mettono di sotto nella stanza degli armadi, poi la sistemeremo domani. May dobbiamo mettere Blaise nella camera degli ospiti.-
- Ma figurati!- sorrise quella, portando the per tutti e mettendo il limone in quello Draco, senza neanche chiedere, come se avesse sempre saputo che a lui piaceva solo così - Non c'è problema, anzi, se volete stanotte il primo turno con lui lo faccio io.-
- Non ho bisogno della balia, cercate di capirlo!- bofonchiò il povero Zabini, spalmato sul divano.
- Sta zitto, non lo vedi come sei conciato?- ringhiò Draco stizzito - Tappati la bocca e dormi! Così la prossima volta impari a dirmi che ti seguivano!-
- Che palle...-
- Nel bouduaire della serpe chi ci va?- chiese Ron.
- Ci mettiamo Tom per adesso, poi troveremo una sistemazione più comoda.- sorrise Elettra, accendendo la tv - Rimane così la stanza di Draco e quella mia e di Harry. Presupponendo che...- iniziò, ma Malfoy la bloccò subito, con fare arrogante e supponente che ricordava tanto il passato - Presupponendo che io con la mezzosangue non vorrei dividere neanche la casa, con lei ci dormi tu piccoletta, sono stato chiaro?-
- Preferisci dormire con Harry piuttosto che con me?- ironizzò May, cominciando lentamente a sciogliersi e guardandolo con aria birichina - Potrei anche offendermi, sai?-
- Fa' un po' come ti pare!- disse Draco, un po' spiazzato da quella risposta.
- Scusate, mi date una civetta per mandare la lettera a Lucilla per favore?- s'intromise Tom con la sua voce squillante.
- Si, prendi Edvige! Lucilla la conosce, vero Harry?-
- Fate quello che volete...-
E andò a finire che la giornata fu l'ennesimo casino, solo che stavolta a Lane Street c'era una vera e propria baraonda. E Harry Potter ne sarebbe stato davvero felice, se solo una persona non fosse mancata all'appello.
Chissà Hermione...chissà quando l'avrebbero rivista...
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I Bracciali Del Destino |Dramione|
Fanfiction...E dopo quattro anni dall'aver lasciato il nido protettivo di Hogwarts, alla porta di Harry Potter si ripresenta un Riddle che sconvolgerà la vita a lui e a Draco, legati indissolubilmente da una maledizione che li porterà alle soglie di un'altra...