- Possibile che anche a Natale devi avere quell'aria da cadavere?-
- E possibile che anche a Natale tu debba darmi il tormento in questo modo duchessa?-
- Non chiamarmi duchessa, stupissimo Legimors!-
- Che tu possa crepare seppellita sotto la tua maledetta torta di limone!-
- Ragazzi! Insomma finitela! Siete più irritanti dei postumi di una sbronza, Dio del cielo!-
Claire King e Damon Howthorne smisero di colpo d'insultarsi davanti ai cancelli di Cedar House quando la duchessa Mary Linton King, la madre di Cloe, zittì i due quasi arrivando ad usare la bacchetta.
- Siete seccanti, un po' di silenzio!-
- Appunto, è Natale!- continuò Lord Michael Howthorne, scoccando un'occhiata gelida a suo figlio.
- Natale, Natale...- rimbeccò Damon - Non lo sopporto il Natale!-
- Eddai, almeno lo passerai con Tom e Draco.- lo placò Brian King - Non sei contento?-
- Se fossimo soli si.-
- Faccio finta di non aver sentito.- sibilò Lord Michael - Mi aspetto un minimo di decoro, chiaro?-
- Agli ordini.- sibilò Damon.
All'ingresso trovarono Miss Teresa che si premurò di accompagnarli tutti alla porta di Cedar House dove c'era Elisabeth a fare gli onori come padrona di casa.
Ci furono le solite carinerie che fecero sboccare i due maghetti poi finalmente entrarono nella casa dei Mckay dove Tanatos, Jess e Tristan stavano già litigando sui vini da mettere in tavola.
In salone c'erano Liam Hargrave, Rose e Nadine Mckay, il padre di Edward, i Weasley al completo, i Zabini, Narcissa, Andromeda, Sirius e Remus, più tutta la congrega di Harry, tranne May che era andata dai suoi in Irlanda con sommo giubilo di Dalton anche se nessuno ne capiva bene il motivo.
- Ciao porta guai.- Draco scoccò un breve sorriso a Damon che andò a sedersi accanto a lui non appena riuscì a sfuggire alle grinfie di suo padre - Buon Natale.-
- Un accidenti.-
- Hai dormito male per caso?-
- Che fai, mi prendi anche in giro? Certo che ho dormito male!-
- Forse gli servirebbe un goccetto per riprendersi.- cinguettò Edward dall'altro capo del divano.
- Tu stattene buono e non tarare le giovani menti!- lo rimbeccò suo padre, George Dalton, fissandolo storto.
- Ma parli tu che mi hai insegnato a bere a otto anni.-
- Si, il vino da tavola. Non una bottiglia di liquore!-
- Ah, che bellezza i padri.- rise Ron seduto accanto al camino.
- Un dono di Merlino.- frecciò anche Harry, prima che Sirius arrivasse a scompigliargli i capelli.
Dopo gli auguri di rito si formarono i primi gruppetti e finalmente Damon e Cloe riuscirono a sganciarsi per filare dritti su nelle camere degli ospiti, accompagnati da un elfo domestico.
Si fermarono davanti alla camera di Degona e una volta dentro non poterono trattenere una risata.
- Ciao ragazzi!- Tom appena si avvide di loro fece un sorriso che illuminò tutta la stanza - Buon Natale!-
- Ciao Tom.- rise Cloe scuotendo il capo - Yankee...ciao Degona!-
- Ciao Cloe!- cinguettò la bambina, mentre per dimostrazione alla Diurna e a Riddle faceva svolazzare ogni singolo oggetto avesse in camera senza mai farlo cadere - Ciao Damon! Avete visto come sono brava?-
- Brava senz'altro.- borbottò Trix - Fra noi che siamo più grandi non ci riesce nessuno.-
- Allora?- Tom raggiunse Damon sulla porta mentre le fanciulle si mettevano a far capannello vicino al camino - Tutto bene? Ci sono anche i tuoi?-
- E certo, figurati se mancavano. L'altra volta non hanno potuto parlarti ma credo che oggi subirai il terzo grado. La mia adorata madre vuole conoscere l'elemento pericoloso della mia vita.-
- Ah, già...- alitò Riddle.
- Ma smettila. Che dica quello che vuole.- sbuffò Howthorne - Sai fin troppo bene come la penso.-
- Si.- sorrise il maghetto - Piuttosto che avete fatto ieri?-
- La duchessa s'è rimpinzata di torta al limone.-
- E quel cretino del tuo migliore amico ha tenuto il muso tutto il giorno perché ci hanno costretti a stare in casa.- finì la King da lontano - E voi invece? Festa grande?-
- Si, ci siamo divertiti.- sogghignò Beatrix - Ma niente nemici in giro per fortuna.-
- Se non contiamo le lame che volano ogni volta che Draco e Harry litigano per qualcosa.- aggiunse Tom alzando le spalle paziente - Ah, Jess ci ha ghiacciato il laghetto stamattina...nel caso volessimo pattinare al sicuro...-
- Vuoi proprio farti mandare al diavolo Riddle?- rognò Damon scatenando le risate degli altri.
Venne l'ora di pranzo e tutta la congrega si abbuffò di nuovo, come se la sera prima avessero digiunato ma l'appetito andò comunque in salendo ad ogni portata che quell'esagerata di Liz aveva fatto preparare ai cuochi.
Fra chiacchiere assolutamente pallose dell'alta società che interessavano solo le mummie, Harry si ritrovò a vagare con la mente fino a Hogwarts.
A mala pena sentiva le voci di chi lo circondava...
- Harry....Harry...ehi, mi senti?-
Potter abbassò lo sguardo smeraldino su Elettra che per l'ennesima volta lo guardò, stringendogli la mano.
- Dopo tu vieni a casa con me.- gli sibilò a bassa voce.
- Cosa?- le chiese, quasi senza capire.
- Dopo vieni a casa con me.- ribadì seria - E non voglio sentire altro.-
- Ehi ragazzi...- cinguettò Ginny seduta fra Ron e il suo ennesimo ragazzo - Che avete in mente di fare oggi?-
- Dormire.- cinguettò Edward angelico - Così riprendo le energie.-
- Ma che energie. Sono giorni che non fai niente.- lo rimbeccò Blaise.
- Che ne sai che faccio di notte.- ridacchiò l'ex Corvonero, prendendosi un accidentale calcio sotto al tavolo da qualcuno che non era in vena di sentire cazzate - Comunque io oggi faccio vacanza, voi arrangiatevi. Herm?-
- Eh?- la ragazza sollevò lo sguardo vacuo dal piatto in cui aveva piluccato l'anatra - Ecco, volevo fare due passi per Londra, a Notting Hill. Devo vedere una persona.-
- Amante?- ironizzò Edward, prendendosi un altro calcio.
- No.- rise la ragazza - Solo un vecchio amico. Poi ho la giornata libera.-
- Bhè, possiamo fare una passeggiata in centro.- le propose Ginny - Elettra, tu vieni vero? Verso sera però, prima ho promesso a Michael il meritato riposo di voi poveri ometti senza energie.-
- Poveri ometti a chi?- rognò Ron - Oh, io lavoro sai? Mica come te!-
- Come me cosa?- gli rinfacciò Ginny - Io che faccio al Ministero secondo te?-
- Rimetti in ordine gli schedari.-
- Che certa gente poi butta all'aria controllandoli impropriamente...- aggiunse Edward sarcastico, prendendosi il terzo calcio nella caviglia. A quello alzò gli occhi bellicosi su Malfoy, che invece continuò a buttare giù il vino e a parlare con sua zia Andromeda e ai Mckay, riguardo a una qualche follia della famiglia Black.
A quanto pareva i Black si erano chiusi nella loro villa nel Devon con una congrega di Mangiamorte impressionante.
- Perché non andare lì e buttarci una bomba?- propose Sirius quasi sazio, seduto accanto a Remus e Narcissa - Tanto non se ne accorgerebbe nessuno. Saranno fuori in giardino a molestare i babbani.-
- Sirius, ti prego.- lo bloccò Andromeda prima che se ne uscisse con altro davanti ai bambini - Non puoi buttarci dentro una bomba. Risalirebbero subito a noi.-
- Perché?- soffiò Narcissa, centellinando il vino rosso - Hanno così tanti nemici.-
- E poi io ci tengo a firmare la mia opera.- ironizzò Draco perfido.
- Oh, di questo se ne ricorda tutta Grifondoro.- gli rinfacciò Elettra ridendo.
- Non è necessario rovinare quella bella villa comunque.- s'intromise Hermione con tono dolce ma essenzialmente indifferente come quello di Malferret - Basta entrare quando meno se l'aspettano.-
- Ehi, aspettate il 27 per organizzare retate ok?- ghignò Milo accanto a Tanatos, che stava a capotavola - Così mi organizzo e chiedo in prestito un po' di leccapiedi a mio zio.-
- Io non capisco come fate a parlare di quella gente con così tanta tranquillità.- sussurrò Liz, attaccandosi letteralmente al braccio di Tristan - Ho letto cose orribili dei Mangiamorte negli ultimi tempi.-
- Sono pecore ormai.- le disse Jess, finendo la porzione d'insalata - Senza il capo branco sono facili da disperdere.-
- Ha ragione Jess.- annuì anche Clay, con Edward e Ron - Cercano sempre di riorganizzarsi ma non ce la faranno.-
- Potreste evitare di parlare di quest'argomento con me e Tom presenti?- sibilò Harry rompendo di colpo la conversazione con un tono di voce talmente gelido da far rabbrividire perfino Draco.
- Scusa Harry.- borbottò Tristan a nome di tutti - Scusa, ma ci viene naturale.-
- Bhè, fatevi passare questa mania.- rimbeccò sempre più duro, buttando il tovagliolo sulla tavola e alzandosi - Vado fuori a prendere un po' d'aria. Quando c'è il dolce venite a chiamarmi.-
Dopo la sua uscita fra i commensali ci fu un attimo di silenzio imbarazzato, subito spazzato via dall'irruenza della piccola Degona che trascinò gli Auror in un racconto delle imprese di Harry e della sua mamma, quattro anni prima.
Intanto fuori in giardino, sotto la neve che continuava a cadere in grandi fiocchi, il bambino sopravvissuto inspirava con forza, cercando di calmarsi.
Ancora...continuavano a parlare davanti a Tom di suo padre. Dovevano smetterla. Dovevano finirla!
- Harry...-
Potter si volse appena, trovando l'oggetto dei suoi pensieri appostato col nasino in su verso di lui.
- Mostriciattolo.- gli disse, levandosi la sciarpa e mettendogliela al collo - Copriti che fa freddo.-
Tom con le gote rosse gli sorrise felice, tornando poi a guardarlo tutto attento - Harry, sei strano.-
- Sono sempre strano.- gli rispose il moro.
- No, più del solito.-
- Stai tranquillo Tom.-
- Harry...- il piccolo Riddle assunse un'espressione da cucciolo che riuscì a intenerirlo - Lo sai che prima sentivo quello che sentivi tu, vero?-
- Si.-
- Adesso però hai messo una barriera. Perché?-
- Ci sono cose, brutto mostriciattolo, che non dovresti sentire. Tantomeno vedere.- gl'ingiunse Harry malizioso.
Arrossendo come un peperone, il maghetto proseguì: - Non è che c'è qualcosa di più?-
- Se hai paura che stia macchinando qualcosa per uccidere tuo cugino ti sbagli.-
- Allora non è successo niente.-
- No, te l'ho già detto.- Harry si sforzò ma gli carezzò i capelli e si sentì meglio con se stesso - Non ti devi preoccupare per me, ok? Pensa solo a stare tranquillo in queste vacanze.-
- Ne abbiamo bisogno tutti. Sembri stanco. Non è che ti fanno ancora problemi per me per caso?-
- Mi fanno problemi per tutto.- gli sorrise, continuando a scompigliargli la testolina color ebano - E' una vita che me li fanno, ci sono abituato Tom. Lo farai anche tu.-
- Non è giusto che facciano grane a te.- rispose il bimbo - In fondo è colpa...-
- Tom.- lo fermò Harry - Mollala.-
Riddle lo scrutò ancora, poi la sua espressione si addolcì - Sei diventato gentile.-
- Bhè, non ti ci abituare.- ghignò Potter afferrandolo per il cappuccio e trascinandolo dentro. Dette il permesso al figliastro di pattinare tutto il giorno dentro a Cedar House, poi con una nuova serenità d'animo l'Auror tornò a sedersi a tavola giusto in tempo per vedere tutti i Black e l'unico Malfoy della tavola ammazzarsi per la torta al cioccolato e Claire King cercare di uccidere Damon per la sua torta al limone.
Più tardi quel pomeriggio si spostarono tutti accanto al fuoco, chi a giocare a carte, chi a sfumazzare sigari, chi a ciarlare al vento, i Weasley a giocare a scacchi e i Mckay come nella loro migliore tradizione di famiglia a maledirsi.
- Bah, non ci sono più i giovani di una volta.- sentenziò Tanatos Mckay, quando Jess che era ancora il suo pupillo gli disse chiaro e tondo che non aveva voglia di andare a caccia a Santo Stefano. E per caccia, i Mckay intendevano a caccia di vampiri.
- Non sai quanto hai ragione.- gli disse Liam Hargrave, mentre Hermione sospirava - Ma se non altro i tuoi figli non hanno ancora fatto disastri irreparabili. Mia nipote invece ha macchiato il nostro casato per sempre.-
- E che sarà mai.- rise la ragazza, tranquilla.
- Macchiato il casato...- Draco, che stava seduto accanto a Tanatos e Jess, non poté trattenersi - Dio, Liam. Lei parla come quella mummia di mio nonno, pace all'anima sua. E guardi che non è un complimento.-
- Su questo non c'erano dubbi, tuo nonno era un verme.-
- Se non altro siete d'accordo su qualcosa.- frecciò Hermione finendo il brandy.
- Ma che ha fatto tua nipote?- chiese Tanatos a cui Herm era sempre piaciuta - Per quel che ne so è un'Auror. Non mi sembra abbia macchiato un bel niente...considerando che il manto immacolato di voi Hargrave è andato a farsi benedire insieme al numero delle tue cospicue amanti, Liam.-
- Che umorista Mckay.- rispose acido il vecchio lord.
- Lasci perdere Tanatos.- sospirò la Grifoncina - Ho disonorato il casato perché sono diventata una gagia e...-
-...e perché hai amanti piuttosto discutibili.-
- Nonno!- sbuffò Hermione scuotendo il capo, mentre Draco tratteneva i ringhi a fondo gola - Insomma, lascia in pace Caesar! Se l'avessi sposato che avresti detto eh?-
- Sposato?- Jess rise divertito sul serio - Ma non avevi detto che eravate amici?-
- Tesoro, leggi fra le righe.- lo incalzò Elettra, seduta in poltrona con Harry e Ron.
- Bhè, Liam...se tua nipote lo ama...- iniziò Tanatos.
- Lo ama cosa?- sbuffò Hargrave - Un corno! Non glielo permetterò mai!-
- Ma perché ti fai tutti questi castelli adesso?- chiese la ragazza esasperata - E poi non ti è mai piaciuto nessuno degli uomini che mi è mai girato attorno.-
- Dalla fine di Hogwarts hai incontrato qualcuno?- le chiese Elettra dolcemente.
- Qualcuno, ma nessuno di interessante a parte Caesar.- le rispose - E poi il nonno è molto critico. Riuscirebbe a farmi vedere difetti inesistenti anche nell'uomo migliore del mondo temo. Trova difetti anche in Harry, temo.-
- Il patrimonio degli Hargrave è bello grande.- le ricordò Jess - A me rompono per meno, sai?-
- Che figata essere i primogeniti eh?- ironizzò Tristan, passando di lì con altro liquore - Milo, ne vuoi un goccio?-
- Ma si.- rispose il Diurno, sollevando il bicchiere - Comunque certe eredità è meglio perderle che trovarle.-
- Su questo sono d'accordo.- rispose Draco amaro - Ma come fai a mandare giù quella roba eh?-
- Basta farci la bocca.- rispose Morrigan - Se passa Trix provo a farglielo assaggiare.-
- Mi sa che te lo sputa in faccia quella.- ridacchiò Tanatos - Mi piace la ragazzina. Ha la lingua forcuta.-
- E' di Serpeverde.- gli ricordò Tristan - Come Damon.-
- Sono rimasto piacevolmente colpito, invece, quando Tom è entrato a Grifondoro.- aggiunse il padrone di casa.
- Posso dire che lo è stato per tutti.- annuì Ron - Non che la casa sia una garanzia ma...se non altro lì starà meglio.-
- I Serpeverde quando passa gli lanciano petali di rose.- raccontò Edward - Confesso che a volte mi preoccupano.-
- Già. Ma i serpentelli non hanno più il capo branco come anni fa.- bofonchiò Harry sarcastico. Draco gli rispose alzandogli tranquillamente il dito medio e spostarono il discorso sul tempo, visto che in quel momento i bambini scesero dal piano di sopra. Erano andati a cambiarsi con abiti più attillati ma pesanti per riprovare col pattinaggio sul ghiaccio ma Degona, come sua madre prima di lei, aveva conosciuto quella che per lei in futuro sarebbe stata una vera passione. La Cartomanzia.
- Papà! Papà sono uscite le carte!- cinguettò, portando fra le manine un grosso mazzo di tarocchi.
- Oh Degona! Non sta bene!- le ingiunse subito Liz preoccupata - Le carte non sono affidabili! E poi solo i Veggenti le sanno leggere bene. Avanti, dammi quel mazzo.-
- Aspetta.- Hermione si spose leggermente verso la bambina, guardandola curiosa - Dena, mi fai vedere cos'è uscito?-
- Va bene zia!- sorrise la bambina - Le ho fatto vedere anche a Damon sai? Lui dice che ho ragione!-
- Oh no.- Draco alzò gli occhi grigi su Howthorne - Che seccatura!-
- Ehi, io le ho dato solo qualche dritta.- si scusò il maghetto alzando le spalle.
- Pronta zia Herm?- disse intanto Degona alzando le manine col mazzo girato al contrario - Arrivano!- e stupendo un po' tutti i presenti il mazzo si mise a levitare sulla testa della piccola. Le carte si smembrarono e si misero a svolazzare a spirale nel salone, poi tutte tornarono nel mazzo, ridepositandosi nelle mani della bimba, tutte tranne quattro di loro. Una andò a depositarsi davanti a Draco, sul tavolino. Una in grembo a Hermione, un'altra sulla gamba di Potter mentre l'ultima si lasciò scivolare nel mezzo della stanza, sul tappeto prezioso davanti al camino.
- Cos'è uscito?- chiese Elettra curiosa.
- Hn.- Hermione fece una smorfia, girando la carta verso gli altri - La Torre.-
- Problemi in vista.- cinguettò Degona seria - Succederà qualcosa con la luna nuova zia.- ed Hermione quasi tremò, ricordando l'appuntamento con Jeager.
- Tu cos'hai Malfoy?- chiese Ron.
- Gli Amanti.- borbottò il biondo, osservando la figlia di Lucilla - A me che dici piccola?-
- Tra un po' ti sposi.-
- Cosa?- Draco emise un risolino incredulo - Tesoro, o sposo te o nessun'altra.- e se la prese in braccia, facendo ridere la bambina a crepapelle, che gli scoccò un bacio sulla guancia e poi, con aria da cospiratrice, gli disse qualcosa nell'orecchio. Qualunque cosa fosse doveva averlo scosso un po' perché rimase spiazzato e non riuscì più a dire nulla.
- Harry tu?-
- Indovina.- sibilò il moro, lasciando andare la carta della Morte sul tavolino - Il solito.-
- E questa...vediamo.- Tristan s'inginocchiò e girò l'ultima carta sul tappetto - Di bene in meglio, il Diavolo. Ehi diavoletta, ma che carte schifose! Non è che tu e Damon le avete truccate eh?-
- Il Diavolo?- Edward sogghignò malignamente - Ho qualche reminiscenza delle lezioni della Sinistra. Quando esce con gli Amanti non significa che c'è un traditore in giro?-
- Hai ragione sai?- Hermione assunse una vocetta melensa - Basta scoprire chi è il voltagabbana allora!-
- Per favore non cominciate voi due.- sospirò Ron sbadigliando - Gente, mi sa che vado a farmi una pennichella. Stanotte ho dormito poco.-
- Ti seguo. Sono stanco anche io.- borbottò Dalton.
- Non preoccupatevi dei ragazzi.- li assicurò Tristan, mentre Elettra si portava via Harry - Ce ne occupiamo noi.-
- Spero non vorrete credere a quelle carte.- fece Liz con tono ossequioso - Degona è solo una bambina.-
- La bambina più dotata che abbia mai conosciuto.- disse Liam - Come sua madre del resto. Vero Tristan?-
- Si.- annuì l'Auror con un mezzo sorriso - Ha molto di Lucilla.-
- Ogni volta che viene nel Golden Fields, l'umore di Lucilla cambia radicalmente.- sussurrò Hermione - Stanno recuperando il tempo perduto con una facilità che non avrei mai immaginato. È un'ottima madre.-
- Nessuno aveva dubbi.- annuì Jess - Bene, che facciamo fratellino? Ci vai tu dai mocciosi?-
- No, aspettate ragazzi. Vado io da loro.- li assicurò Hermione - Vado a pattinare un po'.-
- Ehi Malfoy.- sbottò Liam - Non vorrai lasciare una donna sola con cinque ragazzini vero?-
Draco alzò le sopracciglia, poi si mise in piedi - Ma certo che no, Führer.-
- Risparmiami il tuo sarcasmo da serpente ragazzo!-
- E lei si chiuda nel suo mausoleo allora!-
- Insomma finitela.- sbuffò Hermione, mettendosi il cappotto e i guanti - Nonno, lascialo in pace!-
- Ha sentito?- ironizzò il biondo sarcastico - Mi lasci in pace!-
- Sparisci, mezzo Black della malora.-
- Ehi, non insultate i Black!- rognò Sirius dall'altra stanza, seduto con Nadine a chiacchierare. Intanto i due ex piccioni presero il volo per il giardino nel più totale silenzio e raggiunto il laghetto ghiacciato di Cedar House nascosto fra le siepi imbiancate dalla neve, tagliate alla perfezione, rimasero a osservare le mosse di quei cinque piccoli disperati.
Tom e Damon erano perennemente col fondo schiena sul ghiaccio, perfino Degona stava in piedi e veleggiava allegramente davanti a quei due undicenni imbranati.
- E' incredibile.-
Hermione alzò lo sguardo per guardare Malfoy, avvolto nel lungo cappotto nero al suo fianco.
- Tom.- continuò Draco - E' incredibile.-
- E' eccezionale.- sussurrò anche la ragazza - Per un bambino che ha vissuto due anni interi di prigionia...-
Il biondo serrò la mascella, stringendosi nelle spalle. L'aveva sentita quella storia...ma non aveva voluto crederci.
- Dimmi quello che è successo.-
- Gli Zaratrox l'hanno rapito proprio davanti a Cameron Manor. Lucilla non ha potuto fare nulla. Per mesi lei e Caesar hanno cercato di capire dove avessero potuto averlo portato. I Bilancieri sono noti per la loro segretezza...poi tre mesi dopo la sua scomparsa capirono che era in Italia. Io sono andata a prenderlo. Ci ho messo un anno e nove mesi per farmi accettare da loro...poi ho raggiunto le loro segrete...viveva al buio, al freddo. E l'ho portato via.-
- A guardarlo sembra un ragazzino come tutti gli altri.- mormorò Draco in risposta.
- Si. E merita di poter vivere normalmente. Senza essere additato come il figlio di Lord Voldemort ma non credo che questo potrà mai accadere. Ho sperato tanto però che almeno Harry lo accettasse...-
- Hn.- Malfoy si accese una sigaretta, dando un tiro veloce - Chi gli ha spiegato dei suoi?-
- Lucilla. Gli ha detto tutti il giorno in cui andò a prenderlo e lo portò con lei da Caesar. Gli disse di suo padre, di sua madre. Tom, appena imparò a leggere, studiò la storia dei Mangiamorte, dei nostri anni a Hogwarts. E venne anche il giorno in cui chiese a me di raccontargli la storia del bambino sopravvissuto.-
- E cos'è successo?-
- E' accaduto l'anno scorso.- Hermione tornò a fissarlo, con gli occhi lucidi - Una sera mi chiese di raccontargli tutto di Harry. Voleva sapere se sapeva della sua esistenza, se fosse triste...se gli mancassero i suoi genitori.-
- Cosa gli hai detto?-
- La verità. Ha sempre saputo che Harry ha ucciso suo padre. E sai cosa mi ha spezzato il cuore? Il fatto che Tom dopo aver sentito tutto, mi abbia detto che forse Harry non aveva ancora finito coi suoi nemici.-
Tacquero e Draco dovette gettare via la sigaretta a metà.
Si passò le mani sul viso, distrutto.
- Dio...-
- Vi vuole bene.-
- Anche a me...piace.- disse Draco, un po' cupamente.
- L'ho visto.- Hermione gli sorrise a mezze labbra - Sei dolce con lui. Di solito non lo sei mai con gli altri.-
- Hn. Come si fa a trattarlo con indifferenza? Inciampa ogni due secondi, è la goffaggine fatta a persona.- tergiversò Malfoy, vedendolo cascare di nuovo con la faccia, ritrovandosi l'ennesimo bernoccolo.
- Non sei cambiato Draco.-
- Che intendi?-
- Fai ancora il ritroso verso chi ami.-
Lui tacque, puntandole addosso gli occhi grigi. La guardò come mai aveva fatto, sentendo che il passato tornava, tornava e lo sommergeva, ricordandogli tutto ciò che aveva perso. Tutto ciò che lei gli aveva dato.
Ricordò il loro prima bacio sotto la pioggia, la volta in cui lei gli aveva dormito sulla spalla durante una conferenza, il giorno della loro maledetta e benedetta scommessa, le battute, le frecciate, il loro lavorare e studiare insieme. La prima volta che avevano fatto l'amore, il suo modo di accarezzarlo, di sorridergli...di baciarlo, facendogli battere il cuore.
Il suo modo di non farlo sentire mai solo, indesiderato, respinto.
Ricordò la sua risata, il giorno del loro ultimo esame quando per ultimi si erano ritrovati nel corridoi, nervosi e ansiosi.
Ricordò il ballo di fine anno, lei col suo vestito bianco...la più bella di tutte.
Le notti passate insieme a letto, oppure alla finestra, a parlare, a litigare.
Cristo, senza di lei impazziva.
- Lo ami?- le chiese a bassa voce.
Hermione non distolse lo sguardo, capendo ogni significato di quella domanda.
- No.- rispose dopo un attimo.
- Allora perché stai con lui?- le chiese ancora, sgomento.
- Che cos'hai fatto in questi anni?- mormorò, malinconica.
- No, no...non metterla sullo stesso piano mezzosangue...-
- Non lo sto mettendo sullo stesso piano Draco.- alitò angosciata, con la voce sempre più flebile - Ma dimmelo...ogni volta che in questi quattro anni sei stato con qualcuna...perché l'hai fatto?-
Annientato, socchiuse le palpebre e il dolore lo invase.
- Ho sempre sentito freddo.- disse sincero.
Hermione deglutì, con le lacrime agli occhi - Anche io. Mi sentivo sola Draco.-
Un debole vento sollevò dei turbinii di neve e i capelli della strega le coprirono il viso. Fu solo un attimo, perché lui allungò la mano, come ipnotizzato, e glieli scostò con dolcezza...mista a rimpianto.
La mano si fermò sulla sua guancia e benché fosse intirizzita dal freddo, Hermione la sentiva calda, bollente.
Gliela prese, intrecciò le sue dita con lui.
Draco sentì il suo anello sulla pelle e le passò il pollice sulla gota, desiderando sostituirvi le sue labbra.
- Sei felice?- le chiese.
- Ho l'aria di una felice Malfoy?- singhiozzò, abbassando il viso.
Lui sorrise, emettendo un gemito quasi disperato. Malfoy...lo chiamava sempre per cognome quando non riusciva a guardarlo, quando si sentiva indifesa.
- E tu sei felice?-
- Con Potter tutto il giorno incollato?- provò a scherzare - Certo. Non lo vedi?-
La sentì ridere, poi quando rialzò il capo Hermione scostò dal viso la sua mano, continuando però a tenerla nella sua.
- E con lei?-
May. Draco gelò. May. Quel nome...
In un attimo si sentì male dentro. Qualcosa, come un turbine, un risucchio, cercò di spazzare via il viso di Hermione.
No, non era normale. Non era normale.
Ogni volta che pensava a May una maledetta sensazione ruggente gli ordinava quasi di staccarsi dalla realtà.
S'irrigidì, facendosi indietro.
- Draco?- Hermione lo fissò ferita - Scusami...non dovevo...non sono affari miei.-
- Mezzosangue...-
- Scusami, davvero...-
- No!- alitò lui, quasi aggrappandosi alle sue braccia con la testa che gli scoppiava - Hermione...c'è...c'è qualcosa che non va!- sussurrò, cominciando a vederci quasi doppio - La testa...-
- Draco! Draco cos'hai? Ehi!- la Granger impallidì, sentendolo quasi cedere di peso tutto addosso a lei - Oddio! Mi senti? Malfoy mi senti?-
- Si...- riuscì a balbettare, cercando di tenersi in piedi sulle gambe che sembravano diventate gelatina.
- Draco, cos'hai? Cosa ti succede?- gli chiese, passandogli le braccia alla vita.
- Non...non lo so...- disse a fatica - Il bracciale...Hermione il bracciale sta vibrando...-
La ragazza abbassò lo sguardo sul polso del biondo serpente e vide che il platino si agitava leggermente. Riproduceva uno strano suono flautato. Stava forse a significare qualcosa? Indicava pericolo?
- Vieni, ti porto in casa.- gli ordinò - Devi sederti e bere qualcosa di forte.-
- Ragazzi, che succede?- urlò Cloe dal laghetto.
- Che succede Herm? Quel porco ci sta provando?- ridacchiò Damon.
- Al diavolo...- ringhiò Draco, riprendendosi un attimo - Si rompesse quel ghiaccio maledetto!-
- Forza, lascia stare!- scandì di nuovo la Grifoncina - Andiamo dentro. Devi riprenderti.-
In casa, davanti al fuoco e un bicchiere di brandy parve che lo strano sintomo fosse passato ma Hermione non era per nulla convinta di quella situazione. - Ti capita spesso?- gli chiese, sedendosi di fronte a lui.
- Si, di recente si.- ammise, mandando giù un altro sorso di liquore.
- Ci hai pensato bene? Quando ti succede di solito?-
- Ogni volta che...- si bloccò, deglutendo. Che le diceva adesso? L'avrebbe preso per pazzo.
- Ogni volta che?- lo incalzò la ragazza.
Ricordò le reticenze di Hermione sulla loro Osservatrice e stentò a spiegarle tutto. Inoltre anche Dalton si era espresso dello stesso parere e mettere quei due al corrente della situazione significava scatenare un casino.
- E' personale?- lo interrogò allora la strega, vedendo che non parlava.
- Hn.- mugugnò appena.
- Dev'essere una cosa bella pesante se ti fa cadere come una pera.-
- Si.- Draco pensò che era ora di cambiare discorso. Ma doveva andare a fondo di quella faccenda ormai. Aveva capito come girava quel sintomo e non gli piaceva per nulla. Non era un fattore fisico. Quella era magia. Era magia bella e buona. E non intendeva sottostarvi. Doveva parlare con May. Immediatamente anche.
- Ti spiace?- si alzò e fece finta di nulla - Vado in camera a riposare.-
- No, anzi.- Hermione lo guardò senza aggiungere altro, ma era evidentemente scettica - Cerca di riprenderti.-
- Contaci.- sibilò andandosene. Oh, avrebbe riposato bene d'ora in avanti! Quella puttanata gli piaceva sempre meno. Non sapeva nulla d'incantesimi d'amore ma non era un idiota. Ogni volta che pensava a Hermione, regolarmente May gli entrava in testa e spazzava via i suoi sentimenti passati.
Era una questione che andava chiarita subito e una volta finito non ci sarebbe stato spazio per i dubbi.
Scrisse una lettera a May, in cui la pregava di tornare per il 27 senza tante storie e poi si mise sul serio a letto, sperando che un sonno sarebbe riuscito a rimetterlo in sesto ma prima avrebbe dovuto cercare di fare chiarezza dentro di lui.
E l'unica persona che avrebbe potuto dargli una mano era Blaise.
La neve continuava a cadere...cadeva incessantemente, tanto da risultare noiosa.
Harry continuava a fissarla, ma non la vedeva davvero.
Sentiva solo il suo cuore che si placava, il ruggito della sua anima zittirsi dolcemente, insieme al desiderio.
Il tenue profumo dei loro corpi uniti lo cullava.
- A volte penso che gli esseri umani scelgano il male solo perché lo scambiano per la felicità.-
Elettra socchiuse gli occhi, continuando ad accarezzargli dolcemente il capo.
Lui, steso sul suo corpo nudo, rimase a guardare fuori dalla finestra, restando al caldo e al sicuro dal mondo intero.
- Sto impazzendo Elettra.-
Sono pazzo...e non riesco a credere che sia sbagliato.
Aiutatemi.
- Devi tornare a Hogwarts.-
No, non rimandarmi in gabbia. Ti prego.
- Harry...devi tornare laggiù...-
- No, non voglio.-
- Se non torni rimarrai legato a quel Velo per sempre.- la sentì gemere, piangendo per lui.
Sente le sue lacrime si alzò, distrutto, e passò completamente su di lei, chiudendole le mani sul viso.
Cominciò a baciarla, ad asciugarle ogni singola lacrima, benché avesse voluto piangere con lei e appoggiò la fronte alla sua. - Mi dispiace...mi dispiace Elettra...-
- Harry, devi tornare da lui.-
- Ne ho basta di tornare sempre da lui.- sussurrò amaramente - Voglio tornare in un posto dove lui non ci sia.-
- Non ci sarà mai quel posto se non torni ora a combatterlo.-
- Lui tornerà sempre.-
- No, non dirlo.-
- Posso ucciderlo all'infinito...ma lui tornerà sempre. Insieme a tutti quelli che credono in lui.- e scivolò via da lei, sedendosi sulla sponda del letto, con le mani in testa - A cosa serve combatterlo allora?-
- Harry...-
- Ne ho basta! Sono stanco Elettra! Tutto questo non è mai servito a niente!-
La ragazza lo fissò oltre il velo delle lacrime. Vedeva solo la sua schiena e tremava. Tremava come un bambino.
Il bambino sopravvissuto.
Ma forse quel bambino era morto. I maghi di tutto il mondo si erano sbagliati.
Voldemort era riuscito nel suo intento, 22 anni prima.
- Io non posso fare niente per te.-
Harry Potter si tolse le mani dal viso, con la cicatrice che scottava. Si girò a guardare la ragazza che amava e vide i suoi occhi azzurri calmi, vicini e lontani, dolorosamente contratti.
- Nessuno può aiutarti stavolta. Ron ed Hermione non ci saranno.- mormorò ancora, avvolgendosi nel lenzuolo - Sei solo Harry. Sei solo contro il suo fantasma. Vai da lui ogni notte per convincerti che tante morti hanno avuto un senso... che Cedric non è morto per nulla, che perdere Sirius non sia successo...vai da lui per convincerti che il suo odio avesse radici vere...e se anche le avesse Harry? Ha odiato suo padre, i mezzosangue, i babbani...ha versato sangue. Il suo odio aveva delle radici vere. Ma valeva la vita dei tuoi genitori Harry?-
Si sentì trapassare il cuore dalla lama del ricordo.
No. Tanto odio non sarebbe mai valso la vita di tutta quella gente.
- Non era buono, Harry. Lui era solo...un uomo.- continuò Elettra con le lacrime che riprendevano a rotolarle sulle guance arrossate dal pianto - Ma non puoi cercare di comprendere...o di trovare una ragione alla morte dei tuoi genitori...ti stai rovinando...e loro non lo vorrebbero. Tu sei Harry Potter, è vero. Sei il salvatore dei maghi, che tu lo voglia o meno. Puoi cercare di capire Tom Riddle. Se vuoi puoi farlo. Ma non c'è ragione...non c'è giustizia Harry! Non c'è giustizia in ciò che ha fatto!- alzò la voce, quasi senza accorgersene - Non c'è giustizia in ciò che ti ha fatto Harry! Se dovessi ragionare come lui allora dovresti prendere la bacchetta in questo istante, tornare a Cedar House e ammazzare Tom con la maledizione senza perdono come lui ha fatto con tua madre, che ha dato la vita per te! Ecco cosa dovresti fare...- lo fissò, vedendolo sgretolarsi come un sogno infranto - Ma non è così che va...Tom è un dono, Harry. E non devi buttarlo via. Come non devi buttare via la tua vita.-
Che qualcuno mi aiuti...
Aveva pregato, per sentire quelle parole. Aveva pregato per anni.
Tom Riddle era un uomo. Un uomo che aveva paura di morire. Che si era macchiato di sangue innocente, che aveva odiato, che aveva vissuto nel rancore. E che al suo peggior nemico aveva fatto il dono di un figlio.
Il piccolo Tom...era un regalo.
Gli occhi blu del bambino spazzarono via le tenebre in cui era avvolto.
- Cristo...Elettra...- Harry si piegò su se stesso, faticando a trattenere i singhiozzi.
Da quanto tempo non piangeva? Anni interi.
Artigliò le dita sulla faccia, sentendo scivolare via con le lacrime un dolore pesante come un macigno.
Un dolore che avrebbe continuato a schiacciarlo fino alla morte...ma ora si era fatto sopportabile.
Era solo, si. Era solo, lo era sempre stato.
Lui e Voldemort erano sempre stati soli.
Ma c'era qualcuno che stava comunque alle sue spalle. Che lo guardava con amore, rispetto, orgoglio.
Se si fosse lasciato morire...cosa ne sarebbe stato di Tom?
- Vieni qui.- sussurrò Elettra, prendendolo di nuovo fra le braccia, mentre affondava il viso nella sua spalla - Vieni qui.-
Continuò a cullarlo e ad accarezzarlo, sussurrandogli parole sconnesse che non avrebbe capito comunque, avvinghiato a lei come all'ultima mano protesa in suo aiuto.
- Elettra...- singhiozzò, abbracciandola tanto forte da farle male.
- Shhh...ci sono io. Va tutto bene. Stai tranquillo...- e gli baciò la tempia, stringendolo con altrettanta forza - Stai tranquillo Harry. Andrà bene...andrà...- Elettra serrò i denti, sentendo dentro di sé un misto di paura, rancore e ira avviluppate in un grumo mortale - ...andrà tutto bene amore.-
- Andrà tutto bene...-
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I Bracciali Del Destino |Dramione|
Fanfiction...E dopo quattro anni dall'aver lasciato il nido protettivo di Hogwarts, alla porta di Harry Potter si ripresenta un Riddle che sconvolgerà la vita a lui e a Draco, legati indissolubilmente da una maledizione che li porterà alle soglie di un'altra...