Nemmeno Tom Riddle seppe bene dire come e precisamente il momento in cui iniziò il cambiamento, ma da quando Angelica Claire King l'aveva preso sotto la sua ala protettiva tutto sembrava essere cambiato. A parte lo stupore generale causato da quella che sarebbe passata alla storia come La Grande Piazzata della sua compagna in mezzo al giardino principale di Hogwarts, tutti a Grifondoro erano rimasti allibiti quando la così quotata futura duchessa era stata vista in giro sempre più spesso con quello che i grifoni consideravano solo un intruso, al meglio. O al peggio il nemico numero uno di Harry Potter, il mito e l'eroe della torre.
Eppure quando con Tom c'era Cloe nessuno osava mai né alzare lo sguardo, né bisbigliare.
Dovevano essersi ficcati in testa che non era altro che un mago normale e se qualcuno aveva ancora reticenze, cosa di cui Riddle era più che sicuro, avevano il buon gusto di tenerle per sé.
Cloe stava praticamente sempre con lui e la cosa non gli spiaceva affatto. A fianco a lezione, nei corridoi, perfino ai pasti. Infatti, come aveva detto Damon sospirando sollevato, la duchessa era finalmente riuscita a fargli smettere lo sciopero della fame dopo un mese dall'inizio della scuola. Come?
Semplice, dalla mattina dopo la Piazzata, Cloe era andata a svegliarlo tutti i santi giorni, entrando nella camerata dei ragazzi a passo di carica e fregandosene di tutti aveva letteralmente trascinato Tom in Sala Grande, l'aveva fatto sedere vicino a lei e quando le sue amiche sembravano essere state sul punto di chiederle cosa stava facendo, lei aveva alzato uno sguardo di fuoco che aveva incenerito tutta la sua casa. E da quel momento, non era volata più una mosca...
Anche quella mattina, Tom sentì la famigliare presenza di Cloe sul suo letto.
- Dai sveglia!- gli disse la ragazzina, scuotendolo poco gentilmente - Dai che è venerdì!-
- La giornata più schifosa della settimana, vero Cloe?- le chiese Martin, infilandosi il mantello - Quante ore hai di esercizi di Focalizzazione?-
- Due.- rispose tetra - Dai Tom! Dobbiamo andare a fare colazione!-
Il piccolo Riddle alla fine si mise in piedi di malavoglia, sbadigliando e stiracchiandosi. Certo che la sua compagna non demordeva proprio. Ormai si chiedeva piuttosto spesso perché non facesse altro che parlare quasi sempre e solo con lui. Forse le sue amiche un po' pettegole la lasciavano indifferente...si, in effetti anche prima della Piazzata l'aveva vista prestare poco attenzione alle chiacchiere degli altri grifoni del primo anno. Gli unici con cui l'aveva vista sorridere ogni tanto erano Bruce e Martin. E Damon naturalmente, ma con Howthorne la sua amica aveva un rapporto un po' particolare. Come dire...un po' atomico.
- Claire...ma tu e Damon vi conoscete da quando eravate bambini, vero?- le chiese, mentre scendevano le scale della torre. Lei annuì, sbuffando - Si. Mio padre e suo padre sono civilmente amici.-
- Civilmente?-
- Si. Mio padre è una persona molto tonta. Lord Michael poi era molto amico di Lucius Malfoy e tempo fa c'è stata qualche incomprensione ma le hanno chiarite e adesso praticamente passo sempre le feste con lui anche se ogni tanto uno di noi due riesce a filarsela.-
Si, ammise Tom ridendo fra sé. Il carattere un po' sfuggente di Damon non doveva essere facile da prendere per una persona diretta come Claire King. Giunti in Sala Grande ebbe il solito brivido imbarazzato che provava da circa una settimana, da quando aveva preso a mangiare con gli altri, ma una volta seduto gli sguardi degli studenti tornarono alla loro colazione. Cloe si sedette davanti a lui, addentando un muffin.
- Non ho voglia di andare alla serra.- sbuffò, annoiata.
- Se è per questo nemmeno io.- disse Martin Worton, raggiungendoli e sedendosi alla destra libera di Tom - L'ultima volta abbiamo quasi rischiato un dito io e Bruce. Quei germogli erano perfidi!-
- Qualcuno ha visto mio fratello?- sospirò Cloe dopo il caffè.
- Sono qua!- le disse Brian, raggiungendola col suo migliore amico - Ciao sorellina. Oggi sto tutto il giorno al campo di quidditch per la partita di domani, quindi ci vediamo stasera a cena ok?-
- Come va con le reclute?- s'informò Bruce Joyce - Se la cavano quei due del secondo anno?-
- Si, per ora si.- si limitò a dire il ragazzo, sorridendo tranquillo - Certo, non è come avere Elettra all'attacco ma...vero Tom? Tu l'hai mai vista giocare?-
- Eh?- Riddle cadde dalle nuvole - Oh...si. Io, Harry e Draco siamo andati a vedere una sua partita prima dell'inizio della scuola. Era solo un amichevole ma ha giocato benissimo.-
- Sai cosa mi piacerebbe vedere?- bofonchiò allora Cloe, appoggiandosi su un gomito - Vorrei vedere Harry ed Elettra Baley giocare una partita qua come ai vecchi tempi. Quest'anno non c'è il raduno del loro anno?-
- Stai pensando di proporre una partita alle loro case?- le chiese Mary J. Lewis che aveva sentito tutto.
- Wow, sarebbe fantastico vedere Harry giocare!- enfatizzò anche Maggie Clark.
- Mica tanto.- rispose Brian con un ghignetto - Lui e Draco Malfoy si riempivano sempre di pugni.-
- Anche in campo?- fece Cloe stupita - Secondo me racconti un mucchio di balle. A vederli adesso sembrano quasi normali.-
Se come no, pensò Tom nascondendo un sorriso. Lo sapeva lui perché Harry e Draco si contenevano di recente. Perché altrimenti i Bracciali maledetti li avrebbero fatti andare a braccetto per tutta la scuola e quei due non avrebbero potuto sopportare delle macchie solo loro immacolata reputazione di nemici per la pelle.
Ogni tanto li vedeva che anche in pubblico erano lì pronti a maledirsi e a bestemmiarsi dietro ma poi si bloccavano, magari mordendosi le labbra e la loro stessa lingua forcuta. Ron diceva che facevano proprio ridere...e non doveva avere tutti i torti, visto che lui li conosceva da tempo e li aveva visti picchiarsi e insultarsi fin da ragazzini.
- L'idea della partita non è male comunque.- disse Julian Foster, il migliore amico di Brian che era anche il capitano della squadra, altro cacciatore come King - Possiamo chiederglielo. Dovrebbe però richiamare tutta la sua squadra.-
- Possiamo anche chiedere a Edward Dalton e a Malfoy no?- continuò Brian - Anche loro erano capitani delle loro case e se troviamo anche Justin Bigs siamo a posto. Prima li avvisiamo e prima potranno chiedere ai loro ex compagni.-
- Tu che ne pensi Tom?- s'intromise Cloe, interessata - Dici che è una buona idea? Accetteranno?-
Buona idea gli sembrava una cosa azzardata. Mettere Harry e Draco uno di fronte all'altro per una sfida avrebbe dato come risultato un vero e proprio massacro in campo, comunque Edward non avrebbe fatto una piega. Sarebbe stato meglio parlarne con lui per primo, visto che era il più ragionevole.
In un altro tavolo, quello argenteo e verde composto da quelle simpatiche serpi che guardavano Tom tanto avidamente, ce n'erano due che erano intente più che altro a tenersi sveglie.
- Odio il venerdì.- disse Damon Howthorne, finendo il caffè svogliatamente.
- Tu odi tutti i giorni della settimana.- replicò Beatrix Vaughn, intenta a sistemarsi lo smalto azzurro sulle unghie - C'è qualcosa che non ti urta?-
- Poche cose.- replicò lui secco, sentendo la voce irritante di Fabian Alderton - L'unica cosa che mi consola è che non devo più fare la fatina del cestino merenda per Tom.-
- E' impressionante come la persona che più ha bisogno di attenzioni sia quella che più di piaccia.- considerò Trix sorridendo appena, soffiandosi sull'unghia perfetta del pollice - Sbaglio forse?-
- Perché? Tu necessiti di meno cure per caso?- ironizzò, beccandosi un'occhiataccia - Su yankee, mi dici che succede?-
- Che succede cosa?- fece finta di nulla la ragazza.
- Lo sai.- Damon le puntò addosso gli occhi celesti, acuto come sempre - E' da un pezzo che sembri stare meglio.-
- Non mi pare.-
- Ti dico di si. Adesso ogni volta che mi guardi non mi sento più un pasto pronto.-
Accidenti a quel sanguecaldo, pensò irritata. Certo che quello lì era davvero pericoloso. Sembrava leggere in faccia alla gente. Si limitò ad alzare le spalle e a dire vagamente che ora era abbastanza sazia.
- Posso sapere dove hai reperito il cibo?- chiese Damon a bassa voce.
Trix tacque, sospirando. Chissà se lui ...stava bene...
Non l'aveva più visto da quel giorno. Una volta sola l'aveva scorto da lontano col professor Mckay ma poi era sparito e non si era più fatto vivo. Stava forse male? L'aveva indebolito troppo? Dio, come aveva fatto a non pensarci?
E se fosse stato davvero male per colpa sua?
Ci pensò per tutta la mattina, prima durante le ore della Mcgranitt non riuscendo a combinare niente, poi in serra quando rischiò di farsi divorare un braccio da un bocciolo più affamato di lei e infine anche a lezione con Ruf.
Erano le quattro quando finalmente quella settimana infernale finì e Beatrix stava ancora sulla graticola.
Doveva parlare assolutamente col professor Mckay.
- Tom...- si avvicinò a Riddle che stava raccogliendo i libri che aveva fatto cadere, svampito come suo solito - Senti, sai per caso dove posso trovare il prof di Difesa?-
- Tristan?- Tom fece mente locale - Ecco...mi sembra che sia in sala duelli con quelli del settimo.-
- Che c'è superoca, ti sei finalmente decisa a chiedergli qualcosa da mangiare?- le chiese Cloe passandole a fianco.
- Pensa agli affaracci tuoi, megafessa.- replicò Trix apatica.
- Piuttosto, come sta il buco nella pancia?- le chiese Riddle più gentile - Stai bene vero?-
- Ma si, è sparito da un pezzo.- disse la Diurna, sorridendo senza volerlo.
- E a me non hai fatto vedere niente, questa me la lego al dito.- rognò Damon uscendo dalla classe.
- Che barba con questa storia! Era solo un ferita da taglio come un'altra.-
- Se fosse stato un buco come un altro a quest'ora saresti già sotto terra.- ironizzò la King davanti a lei.
- Rompiscatole di una Grifondoro...- disse Trix ma poi di colpo di bloccò in mezzo al corridoio, così che Damon e Tom le andarono a sbattere addosso. Quasi volarono tutti per terra prendendo anche in pieno Cloe ma la Vaughn era rimasta impietrita davanti a Jess Mckay. Con lui c'era Milo.
Stavano solo parlando e ridendo fra loro e il Diurno portava degli occhiali da sole dalle lenti bluastre sugli occhi.
Sul collo però aveva un cerotto bianco e quadrato. Dove lei gli aveva lasciato i segni.
Si morse la labbra. Non era nella sua indole ma doveva scusarsi a tutti i costi.
- Si può sapere che accidenti fate?- sbraitò Cloe quando si rimise in piedi - Ma siete capaci a camminare?! Non che mi aspetti chissà quale equilibrio da Tom ma voi due maledette serpi non potete stare più attenti?-
- Dio, ma non stai mai zitta?- borbottò Damon rimettendosi a posto il maglione e la camicia.
- Trix, tutto ok?- chiese invece Riddle, lasciando perdere le invettive di Cloe - Sei un po' pallida...-
- Più del solito.- lo corresse la King.
- Eh? Cos'hai detto?- chiese Beatrix tornando alla realtà - Cosa c'è?-
- C'è che ti sei bevuta il cervello, ecco cosa superoca.- sbottò Cloe alzando gli occhi al cielo.
- Ha parlato quella che si mette a urlare al vento in mezzo a tutta la scuola.- rimbeccò la Serpeverde - Ma non ce l'hai un minimo di decenza e controllo megafessa?-
- Ragazze, per quanto ami le risse fra donne questa si protrarrebbe troppo a lungo.- disse Damon apatico, interrompendole - Io mi sono rotto. Me ne vado. Ciao Tom.-
- Ciao!- lo salutò Riddle sorridendo - Ci vediamo al solito posto.-
- Ok!- urlò Howthorne girando l'angolo - A dopo!-
- Solito posto?- chiese Trix stranita.
- Si, al lago.- rispose Tom sorridente - Volete venire?-
- Sarebbe bello.- ringhiò Cloe lugubremente - Ma ho gli esercizi di Focalizzazione. Ci si vede a cena.- e senza aggiungere altro se ne andò via con una nube nera sul capo, mentre Beatrix si congedò poco dopo facendo finta di tornarsene al dormitorio. Invece tornò ad appostarsi dietro l'angolo per spiare ancora Jess Mckay e Milo che parlavano accanto alla fontana. Ogni tanto ridevano, ogni tanto il biondo assumeva un'espressione di pazienza e scuoteva il capo.
Beatrix pensò di colpo che non aveva mai riso come quel Diurno. Lui quando lo faceva era davvero allegro...
Non era una risata forzata la sua. E con gli umani era a suo agio.
Forse aveva fatto male a giudicarlo troppo presto. Solo che non aveva mai incontrato nessuno come lei.
Di certo non sarebbe stato contento di vederla. Si, era stato gentile quella notte ma...
Senza neanche accorgersene aveva continuato a guardarlo e quando Milo distrattamente volse lo sguardo della sua direzione, inchiodò subito gli occhi su di lei. Beatrix arrossì vagamente ma Morrigan le fece segno con la mano di aspettare. Scambiò ancora due parole con Jess, poi quando Mckay se ne fu andato, Milo la raggiunse quasi di corsa.
Una volta uno di fronte all'altro, Beatrix si sentì colma di vergogna. Prima per quelle ferite che lei gli aveva procurato al polso e al collo, poi per aver bevuto il sangue...e infine anche per i suoi occhi. Lui non li nascondeva i loro begli occhi topazio. Lei invece non faceva altro che nasconderli con lenti colorate.
Abbassò lo sguardo, non potendo sopportare il suo così limpido. Però doveva scusarsi...doveva farlo.
- Per l'altra notte...- iniziò a sussurrare, quasi a balbettii - Ecco...io...io...mi dispiace...-
Milo alzò un sopracciglio, inclinando il capo. Poi sogghignò.
- Balle.-
Trix strabuzzò le palpebre - Come prego?-
- Sono tutte storie. Non è vero che ti dispiace. Si vede che stai benissimo.-
- Lo so anche io che adesso sto meglio sai?- sbottò la ragazzina di scatto, irritata da quel comportamento tanto sarcastico - Non ti sto dicendo che mi spiace di aver ...bevuto...-
- Il mio sangue?- concluse Milo sornione.
- Si!- sbraitò, arrossendo - Ti sto dicendo che mi spiace di...essermi lasciata andare, ecco tutto.-
- Quindi, fammi capire...- fece Milo ridendo - Mi stai dicendo che mi ringrazi per averti sfamato ma ti spiace per la faccenda in sé, giusto?-
Adesso lo mordeva di nuovo, pensò Trix bellicosa assottigliando le palpebre. Perché aveva sempre l'impressione che lui si divertisse a prenderla in giro?
- Ti odio.- sibilò acidamente.
- Si, sono sicuro che è così.- le disse ridendo e poi dandole le spalle - Dai, vieni!-
- Vengo dove?- gli chiese guardinga.
- Dietro un angolo così ti posso saltare addosso.- frecciò Milo ironico - Sciocca, alla torre oscura.-
Lei si fece indietro, più per la possibilità di salire su quella torre che per la battuta sconcia. Ma alla fine, per non destare sospetti sulla sua paura delle altezze a quello lì che poi l'avrebbe presa in giro a vita, lo seguì senza fare storie. Sulle scale poi era così concentrare a trattenere le grida di terrore che le salivano in gola a ogni gradino che si scordò anche di chiedergli perché aveva voluto portarla lì. Una volta dentro al salone principale, riuscì finalmente a calmarsi.
- Stai bene?- l'apostrofò Morrigan - Hai un'aria un po' strana...-
- Sto benissimo.- disse la streghetta, guardandosi attorno. Alla grande tavola che aveva già visto quando erano scappati dall'Idra gigante non c'era nessuno ma vi era sempre stesa sopra una mappa ingiallita.
Stranita, aguzzò meglio la vista quando vide una luce rosata dondolarci sopra.
- Ma che cos'è?- bofonchiò, Milo però era già sparito in cucina e Trix semi sconvolta si ritrovò di fronte quella luce. Un rapido battito d'ali e Gigì le si piantò davanti al naso, scrutandola attentamente.
- Ehi Milo! Chi è questa qui? Cosa ci fa qua una Diurna bambina?- sentenziò la fatina, diffidente.
- Gigì, ti presento Beatrix. È un'amica di Tom.- urlò il mezzo vampiro dall'altra stanza.
- Ci mancavano anche i vampiri adesso.- sbuffò la fatina - Guarda che sta per arrivare Elisabeth con la mocciosa.-
- Oh, fantastico.- sbuffò Milo tornando da loro con due tazze colorate in mano - Stammi a sentire.- disse rivolgendosi alla streghetta - La tizia che sta per arrivare è la governante di Tristan. È una psicopatica, non vede al di là del suo naso e se comincia a dare i numeri tu non la guardare ok? Altrimenti non ne usciamo vivi. Tieni,- aggiunse mollandole la tazza in mano. Trix vide che era sangue e deglutì.
- Che cos'è?- alitò allibita.
- La merenda.- rispose Milo pigramente, sedendosi a tavola.
- No...non posso...-
- Perché?-
- Ma avevi detto che...che quella donna te le fa pagare...e ...- abbozzò la ragazzina, cercando di rifiutare ma il Diurno scosse il capo, paziente - La donna in questione è mia zia. Posso cercare di ammorbidirla un po', tranquilla.-
- E' sangue umano allora!- sbottò Trix - Non lo voglio! Non voglio niente dai vampiri!-
- Se fosse umano non lo vorrei neanche io.- le rispose Milo placido, senza scomporsi - E' plasma sintetico. Lo producono loro. Hanno molti alchimisti alla Corte.-
- Si ma...io...-
- Senti, mettiamola così.- si stufò l'Auror sporgendosi verso di lei - Se non vuoi che capiti di nuovo di trovarti appiccicata addosso a uno con i denti affondati nella sua giugulare ti conviene nutrirti almeno una volta tutti i giorni, ok? E adesso fai la brava bambina, siediti e bevi tranquilla.-
Bambina?, pensò furente. Accidenti a quello lì! Ma chi si credeva di essere?
Sibilandogli addosso qualche imprecazione, la Vaughn si sedette a tavola accanto a lui e cominciò a bere non molto a suo agio. Nella famiglia di sua madre le avevano sempre dato da mangiare di nascosto...e ora farlo davanti a Milo la imbarazzava un po'. Comunque lui non le stette sempre con gli occhi addosso: parlò con la fatina sclerata di Potter, andò a cambiarsi, trafficò nel frigo e poi tornò da lei giusto in tempo perché nella torre irrompesse la bambina più carina che Beatrix avesse mai visto. Anche Degona la scrutò incuriosita, poi le sorrise.
- Ciao! Tu chi sei?-
- Ciao diavoletta.- ridacchiò Milo, apparendo sulla soglia - Ehi, come va?-
- Tutto bene zio!- cinguettò la bambina saltandogli in braccio - La spiona non è più venuta a disturbarmi!-
- E grazie a chi eh?- frecciò Gigì seccata, svolazzando sulla mappa del Malandrino.
- Grazie a te naturalmente.- sospirò Morrigan paziente - Dena, lei è un'allieva del tuo papà e un'amica di Tom.-
- Oh, davvero? E Tom non c'è? Voglio vederlo!- disse Degona accorata, poi si volse verso Trix sempre sorridente - Ciao! È un piacere conoscerti.- scandì cortese, come Liz le aveva insegnato.
- Piacere mio.- rispose la streghetta - Mi chiamo Beatrix.-
- Io Degona.- tubò la bambina e poi l'occhio le cadde stranamente nella tazza che di solito usava Milo. Allargò gli occhioni verdi quando vide che Trix teneva del sangue in mano ma a differenza delle cattive previsioni della Vaughn, la bambina reagì inaspettatamente bene. Eccitatissima, saltò giù dalle braccia del Diurno e si piazzò di fronte a lei col viso illuminato - Allora anche tu sei come lo zio! Sei mezza vampira vero?-
Trix alzò lo sguardo imbarazzato su Milo ma quando lui le fece un cenno affermativo, la streghetta annuì perplessa.
- Che forte! Hai i denti come lui vero? Me li fai vedere?-
E fu così che la Diurna oltre che a fare merenda fece anche conoscenza con la figlia di Tristan e Lucilla, restando piacevolmente sorpresa nel vedere un essere umano tanto indifferente alla sua mezza stirpe. Quando poi scoprì i canini Dena andò in brodo di giuggiole almeno fino a quando non arrivò anche Liz.
- Dena, ti avevo detto di aspettarmi.- sospirò la Jenkins paziente, con un mazzo di fiori in mano.
- Tristan non è ancora tornato.- la informò Milo senza neanche salutarla.
- Lo so, l'ho visto sulle scale di Grifondoro con Tom e Harry. Oh, buon pomeriggio...- disse poi la governante, rivolgendosi cordialmente a Trix - Non l'avevo vista.-
- Tanto stavo per andarmene.- disse Beatrix alzandosi in piedi - Adesso devo tornare al mio dormitorio.-
- Torni a trovarmi vero?- le chiese Dena affettuosa.
- Si, certo...- disse la streghetta vedendo l'aria sorniona di Milo - Ci vediamo domani allora. E grazie per...la merenda.- aggiunse andandosene. Sulla soglia dei gradini ebbe un mancamento e maledisse l'idea di seguire quello spostato di Morrigan. Le ci volle un'ora intera per fare tutti quei gradini quasi a occhi chiusi e alla fine riuscì a tornare a Serpeverde, stanca nello spirito ma piena di energie. La merenda, come l'aveva ribattezzata Milo, le aveva fatto bene.
Scesa nei sotterranei, trovò Damon che usciva per andare al lago.
- Se ti sbrighi a cambiarti ti aspetto.- le disse, facendo un pallone con la gomma da masticare.
- Basta che non si vada di nuovo in posti alti.- sentenziò. Si cambiò in fretta, decisa a prendere aria dopo quella giornata così pesante ma una volta di fronte allo specchio si scoprì a volersi togliere le lenti a contatto.
Uscì comunque con gli occhiali da sole sul naso ma quando Damon la vide, non nascose un sogghigno.
- Non una parola.- lo avvisò e lui alzò le mani in segno di resa, facendole strada per il giardino e poi fuori dalle mura. Arrivati al lago, trovarono Tom seduto sotto su un grosso tronco caduto, con un libro in mano.
- Ehi, scusa il ritardo ma mi ha fermato Alderton.- si scusò Howthorne.
Il Grifondoro però sorrise - Tranquillo, leggevo. Ciao Trix!-
- Ciao. Ho conosciuto una bambina prima, la figlia del prof Mckay. Si chiama Degona.- gli disse la Diurna, sedendosi a cavalcioni al suo fianco mentre Damon si svaccava nell'erba sotto si loro. Tom si accese, lanciando quasi via il libro - Ma va? È da un sacco di tempo che cerco di pescarla in giardino o alla torre ma quando ci sono io, lei è con la sua tata. E dimmi, com'è?-
- Carina e molto allegra. Le piacciono i miei denti.- disse la streghetta serafica.
- Ah si, Tristan me l'ha detto.- rise Tom - Adora i vampiri. Vuole diventarlo da grande.-
- Che bella prospettiva. Ma razza di bambini stanno venendo su eh?-
- Fammi capire, quindi tu e quella bambina sareste fratellastri più o meno, vero?- chiese Damon.
- Bhè, Lucilla non è la mia madre naturale ma solo legalmente. Comunque si...direi che possiamo essere considerati fratellastri. Come ha fatto a capire che sei una Diurna scusa?- si sconvolse, tornando alla Serpeverde.
- Mi ha visto che bevevo sangue alla torre.- disse Beatrix, sfidando Howthorne a sparare qualcosa con la sua linguaccia scoccandogli un'occhiata truce - Milo...mi ha dato qualcosa da bere.-
- Bene.- disse Tom tranquillo - Sono contento sai? Mi stavo preoccupando.-
- Non ce n'era motivo.- rispose la ragazzina con uno sbuffo.
- Ma dai, ci preoccupavamo tutti.-
- Calma.- lo corresse Damon sarcastico - Io ero preoccupato solo di non dover diventare la prima portata.-
- Spiritoso. Comunque andando avanti così imparerò a essere selettiva sai? Mia madre una volta mi ha detto di non fidarsi mai degli uomini col sangue amaro.-
- Ah si? L'ultima cosa che mi ha detto mia madre era che se non rigavo dritto mi diseredava.- sentenziò Howthorne con i lineamenti del viso un po' irrigiditi - Come vedi i genitori sanno essere molto amorevoli.-
Alle sei, quando il sole cominciava a calare, arrivò anche Cloe accompagnata da Julian Foster in scopa.
- Hai visto gli allenamenti?- le chiese Tom - Come se la cavano?-
- Ma che ne so.- sbuffò la biondina con un cerchio terribile alla testa - Sono andata lì solo per chiedere un passaggio a mio fratello ma Julian era sull'orlo di una crisi isterica perché il nuovo battitore del secondo anno che sembrava tanto bravo s'è dato una legnata da solo sulla testa.-
- Che sport idiota.- sentenziò Trix fra i denti.
- Dipende. Se lo vedi giocato bene è divertente.- le disse Damon rimettendosi in piedi e guardandosi attorno. Chissà perché ma si sentiva osservato. Cercò Tom con gli occhi ma anche lui aveva smesso di conversare quando lo sguardo di Cloe era scattato a circa trenta metri da loro. C'era delle sagome scure...
- Dissennatori .- sibilò Howthorne facendosi indietro e tirando Beatrix per la mano - Che diavolo ci fanno qua?-
- Qualunque cosa facciano è meglio stare zitti.- disse Tom a bassa voce - Sono ancora abbastanza lontani. Se non ci sentono e non fiutano le nostre emozioni forse riusciamo a scappare via.-
- Meno male che c'è qualcuno che sa qualcosa qua in mezzo.- borbottò la King chiusa fra lui e Damon.
- Se provassi ad andare via io?- propose Trix - Sentirebbero anche me?-
- Lo facevano con mia mamma anni fa.- rispose Tom a denti stretti - Se sentivano lei sentiranno anche te...- ma si zittì quando uno di quelli scattò verso di loro. E allora non ci fu più nulla da fare.
- CORRETE!- urlò mentre in massa una decina di Dissennatori si gettarono su di loro. Li avevano sentiti e ora li stavano inseguendo volando velocissimi. Correre a perdi fiato non fu abbastanza.
Si ritrovarono accerchiati all'altezza della casa di Hagrid che però era vuota. Davanti la via preclusa a Hogwarts, a fianco la foresta proibita. E il sole calava.
I quattro si chiusero l'uno contro l'altro, praticamente terrorizzati. Ma come avevano fatto a entrare?
Chi li aveva fatti passare oltre alla barriera di Silente?
- E adesso che facciamo?- alitò Cloe tirando fuori la bacchetta.
- E che ne so!- ringhiò Trix, soffiando addosso coi canini spiegati verso un Dissennatore che aveva cercato di volarle addosso. Quello, quasi stupito, si fece indietro. Anche gli altri nove sembrarono un po' spiazzati e cominciarono a puntare Beatrix come per studiarla. Non capivano cos'era...e continuavano a roteare, impazienti di poter baciare gli altri. Tom invece non faceva che scervellarsi. Ma dov'era Harry? E cosa poteva fare per chiamarlo?
Stavano quasi per essere sopraffatti e chiusi a terra quando il verso di un'aquila fece tornare Riddle a sperare.
- Stanno arrivando Harry e gli altri!- sussurrò a bassa voce - Trix, continua a spaventarli!-
- Questi mi hanno scambiato per un gatto! Come credi che possa far loro anche lontanamente paura?- replicò lei scattando agilmente di lato, per tornare da loro - Non ci sono magie contro questi cosi?-
- Una si...ma non saprei farla neanche sotto tortura.- rispose Riddle. Il Patronus...no, non c'era modo per lui a quel livello. Era troppo inesperto, troppo poco potente. E lo capì quando i cinque davanti a loro furono pronti a balzare loro addosso come predatori. Ma non fecero in tempo.
Una voce femminile, proveniente da un punto lontano, risuonò su di loro.
- Expecto Patronum!-
Un leopardo argentato apparve in uno scudo evanescente davanti a loro e con un primo ruggito scansò i Dissennatori, poi uno a uno cominciò ad abbatterli tutti, a farli fuggire. Rannicchiati contro un albero, i quattro maghetti assistettero alla scena strabiliati anche quando al leopardo si unirono il cervo bianco di Harry, un grosso stallone e un fascio di farfalle dello stesso colore che cacciarono via i restanti Dissennatori.
- Ragazzi!- urlò Ron raggiungendoli, mentre May richiamava le sue farfalle, Edward il suo cavallo e Harry il cervo così simile a James in forma Animagus - Ehi, ragazzi state bene? Tutto a posto?-
- Avete ancora tutto?- fece prima Draco, sarcastico.
- Si, si...- annuì Tom, ancora tutto tremolante, poi si riprese e si aggrappò a Malfoy con forza - Oddio, ma hai visto?-
- Visto cosa? I Maniaci dei Baci?- frecciò il biondo - Si, li avevo già visti bene da vicino anni fa.-
- No, il Patronus! Il leopardo! Il leopardo di Hermione!!-
Draco sbiancò, al solo sentirne il nome - Non so di cosa parli...quale leopardo?-
- Dray, ha ragione.- gli disse anche Damon - C'era un leopardo qui, prima che arrivaste voi.-
- E una voce di donna ha invocato il Patronus!- continuò Tom accorato - E' stata Hermione!-
- E adesso dov'è?- chiese Ron rimettendo la bacchetta alla cinta - Ragazzi, siete sicuri che non sia trattato di un abbaglio? Può capitare quando si è spaventati.-
- Ehi, se non ci fosse stato quel leopardo a quest'ora saremmo già secchi per terra.- ribatté Cloe decisa.
- Siete davvero sicuri?- s'intromise Harry con voce roca - Pensateci bene.-
- Ma mi ascolti? Saremmo morti se non ci fosse stato quel leopardo!- disse ancora Tom.
- Magari l'ha evocato qualche altro furbo qua attorno.- sibilò Edward guardandosi in giro circospetto.
- No.- lo bloccò Draco a bassa voce - Fra i maghi, solo una famiglia sa evocare Patronus di quella forma.-
- Gli Hargrave?- lo precedette Ron.
- Esatto. Quindi o c'è Jane in giro, o è stata Hermione sul serio.-
- E va bene, dopo parleremo anche con Lucilla.- sbottò Weasley - Ma come cazzo fanno sempre a entrare quei maledetti eh? Anni fa quasi ammazzavano Harry e adesso questo! Perché far del male a loro?-
- Non è che volevano uccidere Damon?- insinuò Trix con una smorfia.
- E che palle, com'è che adesso la colpa è mia?- rognò Howthorne - Ce l'avevano con Harry e basta!-
- Non fosse stato quel Patronus a forma di leopardo però ora saremmo davvero tutti morti.- disse Tom fissando sia Harry che Draco - Ragazzi, davvero...non sto scherzando. È stata lei. Lo riconoscerei fra mille quel leopardo.-
- Va bene, d'accordo.- Potter levò le mani in segno di resa e un attimo dopo ne ricacciò una in tasca.
Ne estrasse uno specchietto avvolto in un lembo di velluto rossastro.
- Vuoi chiamarla?- gli chiese Ron - Ma non ha mai risposto prima.-
- Che cos'è?- bofonchiò invece May curiosa, appoggiandosi alle spalle del moro.
- Uno specchio che mi permette di parlare con la persona che ne ha l'altra metà.- spiegò il bambino sopravvissuto - Hermione!- chiamò - Hermione...dai rispondimi! Hermione!-
- Da qua!- sbottò Draco furente, serrando i denti - Mezzosangue! Mezzosangue cazzo rispondimi!-
"Ma si può sapere cos'è questo casino?"
Il gruppo rimase sconvolto trovando nello specchietto la faccia di Lord Demetrius.
"Ma cos'è questa roba?"
Draco aguzzò la vista - Ma chi sei?-
"Che figata di capelli!" se ne uscì Demetrius "Ma sono tinti o sono veri?"
- Dimitri!- urlò quasi Tom, aggrappandosi al braccio di Malfoy - Ciao, sono io!-
"Oh campione!" cinguettò il demone "Ciao, tutto bene?"
- Dimitri ascoltami!- disse Riddle - E' lì Hermione? È al castello?-
"Cosa?" Demetrius alzò un sopracciglio "Veramente è nella camera di Caesar da quando l'ha riportata qua. Non l'ho mai vista uscire. Caesar si è un po' ripreso ma lei non si alza dal letto. Perché?"
- Ho visto il suo Patronus oggi.- spiegò il ragazzino - Ne sono sicuro.-
"Ah, capito." Il demone sorrise con pazienza "Sta facendo magie attraverso l'Acqua della Vita. Caesar e Lucilla la usano come portale e lo fa anche lei. Sa sempre quando sei in pericolo, da quando siete tornati dall'Italia, e così ti avrà dato una mano. Anche se non capisco come abbia fatto. Non sta molto bene. Anzi, non sta bene per niente."
- Come sarebbe non sta bene?- ringhiò Harry afferrando lo specchietto - Che cos'ha?-
"Con chi ho il piacere di parlare?" chiese allora Demetrius, in tono distaccato.
- Harry Potter.- disse l'Auror con voce altrettanto glaciale - Sono amico di Hermione.-
Harry Potter . Demetrius dal Golden Fields sorrise fra sé. E così era lui. L'altra volta non l'aveva potuto studiare attentamente ma ora sembrava un leone pronto a mordere e a uccidere.
"Un essere umano non ha la forza necessaria per subire torture del genere per tre mesi." disse semplicemente il demone di stirpe "Né fisica, né mentale. Le servirà del tempo e questo spero che lei possa capirlo."
- Capisco benissimo. Tuttavia vorrei informazioni più precise. E se possibile vorrei anche vederla.-
"Ha lasciato lo specchietto fuori dalle stanze di Caesar. Questo forse significa che non vuole parlare con nessuno."
Dannazione. Harry digrignò i denti e mollò di nuovo lo specchietto a Tom, rabbioso.
Accidenti a quei dannati demoni! Maledetti tutti loro!
- Dimitri...- lo pregò allora il piccolo Riddle - Non puoi impedirle di stancarsi così? Cioè...se lei non fosse intervenuta forse i Dissennatori mi avrebbero ucciso ma lei deve riposarsi ora! Davvero non puoi darle lo specchio? Vorrei vederla...vorrei sapere come sta...anche solo due parole...- lo supplicò il ragazzino, commuovendo gli adulti che invece avevano subito attaccato chi si stava prendendo cura della loro amica, troppo presi dal loro orgoglio.
Lord Demetrius però scosse il capo.
"No, è impossibile. Caesar pensa che ogni contatto esterno possa farle del male e credo che abbia ragione. Deve riprendersi da sola e senza offesa per voi ma credo che dovreste imparare una buona volta a cavarvela da soli."
- Senti da che pulpito.- sibilò Ron dalle retrovie - Un demone che mi fa la predica, cazzo!-
- Ok...allora va bene...- annuì Tom mogio - Mi raccomando...pensa tu a Caesar e alla mamma, ok?-
"Tranquillo." gli assicurò il demone "E vedi di tranquillizzarti. Lo sai com'è Hermione. Lei è forte."
Si, Hermione è forte, pensò anche Harry mentre tornavano dentro a Hogwarts, varcando il portone principale con l'anima e il cuore gonfi di preoccupazione. Lei era forte ma...non poteva sempre fare tutto da sola.
Lo lesse negli occhi di Ron e poi in quelli di Draco.
Ma chi stava peggio fra tutti loro, sinceramente non lo sapeva...
Nel Devon, quella stessa notte, alla Corte dei Leoninus si stava scatenando un piccolo pandemonio.
Askart Leoninus aveva sentito tutti i suoi adepti mettersi a bisbigliare impazziti non appena suo nipote era entrato a palazzo ma di questo ormai non si stupiva più.
Anzi, Milos era l'unico dei suoi nipoti a portargli un po' di divertimento ogni tanto.
Un palazzo ricoperto di edera e glicine, la Corte Leonina era in piedi da quattrocento anni, abbracciata da una foresta di pini profumati e da un'ombra sinistra che impediva a maghi e seccatori di avvicinarsi.
Gargoyls e diavoli accucciati facevano la guardia, in forma di pietra, da ogni colonna, torre, frontone, pennacchio o capitello fosse sparso per tutta la reggia dei quattro fratelli Leoninus e lì vivevano in circa cento vampiri fra i più nobili di stirpe nati in quel millennio. Gli altri non vi avevano mai avuto accesso, essendo una comunità estremamente segreta e inaccessibile perfino per i visitatori della Dama Nera, nonostante Askart fosse uno che amava molto mantenere stretti rapporti coi potenti della Casta Oscura.
Comunque quella notte non si aspettava di sentire granché baccano. E invece arrivava suo nipote.
Alto, portamento fiero e pelle diafana, lisci capelli d'ebano corti sulla nuca, baffi sottili, pizzetto e occhi di topazio, Askart Leoninus si alzò dalla sua scrivania di mogano nero e andò nella sala adibita a riunioni con la sua scorta.
Lì vi trovò Kronos, suo fratello minore, sdraiato su un divano con una vampira bionda intenta a carezzargli il capo con fare sinuoso di una gatta. Disgustato, Askart fece una smorfia
I quattro fratelli erano praticamente gocce d'acqua nell'aspetto. Tutti coi capelli neri, Kronos Leoninus esibiva una lunga frangia che gli ricadeva sulle palpebre semi chiuse.
- Mi dai il volta stomaco per quanto sei pigro, fratello.- disse Askart, ignorandolo.
La vampira, avvolta in un abito di raso nero e pizzo, si alzò immediatamente e se ne andò, così Kronos aprì gli occhi scocciato e si mise a sedere, lasciandosi aperta la camicia di pesante damasco.
- Che c'è? È morto Cameron finalmente?- bofonchiò, afferrando un calice colmo di sangue.
- Dov'è Lucian?- chiese il maggiore deciso a non sentire quelle idiozie.
- Con sua moglie. Dove vuoi che sia.- rise l'altro acidamente - Perde tempo dalla mattina alla sera.-
- A quanto pare la vanità è una dote che hai ereditato da lui, non credi Kronos?- ironizzò Askart con un sibilo, sapendo bene che il fratello minore non si sarebbe mai azzardato a replicare - Cos'è questo chiasso?-
- E' entrato lo sporco figlio Diurno di nostro fratello.- disse il minore, con evidente ribrezzo - Ogni volta che varca la soglia tutto il palazzo è in allarme.-
- E' andato da Gala immagino.-
- Non credo che voglia parlare con suo padre, se è questo che pensi.-
- Il tuo tono mi fa ancora credere che continui a esserne terrorizzato, Kronos.- ghignò Askart infilandosi una casacca sulla camicia bianca e andando alla porta, sapendo bene quando ora il fratello minore stesse serrando con forza il calice che aveva fra le mani - Invece di stare lì a gingillarti perché non ti metti a sistemare i documenti nel mio studio? Non ho più intenzione di sistemare i cadaveri che tu e Lucian lasciate per la strada, sono stato chiaro? Ora vado da Gala. Quando torno voglio vedere tutto a posto. Sai cosa succede se mi disubbidisci.- e si chiuse la porta alle spalle, giusto in tempo per sentire il calice sbattere contro il muro e finire in pezzi.
Ridendo per tanta viltà e apatia di suo fratello minore, pensò anche a Lucian.
Lucian era tanto attaccato alla sua donna, quanto Kronos al suo dolce far niente. Due viziati impulsivi che uccidevano senza riflettere, lasciando tracce agli umani e agli Auror. E lui era sempre quello che doveva rimediare.
Entrato nell'ala di sua sorella minore, il capo del casato Leoninus rimase immobile nel suo gelido contegno nel vedere tanti suoi adepti parlare fra loro concitati. Sembrava che avessero visto il sole in faccia.
Ignorando le loro chiacchiere, si diresse deciso alla porta intagliata su cui era incastonata una G in carattere gotico ed entrò senza bussare. Una volta dentro all'anticamera circolare, si ritrovò davanti a una vampira dai lunghi capelli neri e mossi, semi sdraiata su un divano di broccato avvolta in un vestito argenteo di seta che frusciava ad ogni suo movimento. Gala Leoninus era la più bella vampira nata nell'ultimo millennio. Nessuna aveva più pareggiato con lei in un confronto. La pelle di burro, il portamento, la grazia e i lineamenti del viso l'avevano resa vicina a una dea. La vampira quando lo vide sulla soglia assottigliò le iridi gialle, fissandolo di traverso, ma poi tornò a guardare alla sua sinistra dove stava seduto il loro nipote Diurno.
- Milos.- fece Askart raggiungendoli.
- Zio.- disse l'altro pacato - Ti trovo bene.-
- Le chiacchiere che sollevi mi hanno disturbato.- rispose con gli occhi ridenti - Che hai fatto stavolta?-
- Come sempre sei poco delicato, fratello.- disse Gala Leoninus, con voce sottile come quella di una sirena. Al collo portava uno spesso collare di platino e bracciali della stessa fattura agli avambracci.
- Stavate parlando di faccende private per caso?- continuò Askart sornione.
- Tanto non te ne andresti comunque.- replicò la sorella, a tono - Quindi rimani pure. Ma volevi sapere perché i tuoi cagnolini al guinzaglio si sono messi a spettegolare fra loro, vero? Guarda meglio e lo scoprirai.-
- Gala...- la riprese Milo seccato.
Askart invece si mise a fissare il nipote, cercando qualche indizio. Ma non vide nulla di particolare...almeno fino a quando non vide i segni di un morso sul collo di Milo e quasi sgranò gli occhi.
- Che diavolo...- alitò, allibito.
- Visto?- rise Gala con fare fintamente innocente - Nostro nipote ha Vincolato il suo sangue.-
- E a chi? Non hai neanche cent'anni Milos, dannazione!- ringhiò subito Askart - Spero non a una comune vampira dei bassifondi!-
- Tengo a ricordarti che per voi io appartengo ai bassifondi.- disse Milo senza guardarlo in viso - E poi come ho già detto a Gala si è trattato di un incidente. C'era necessità e non mi sono tirato indietro ma non è un Vincolo.-
- Questo lo dici tu.- disse sua zia appoggiandosi ai braccioli languidamente - Un morso di un altro della nostra specie è sempre un Vincolo, nipote. Ora il tuo sangue scorre nelle vene di una vampira e così sarà per sempre. In lei c'è una parte di te. Mi sembrava di averti avvisato decenni fa. Non ne vale la pena.-
- Legarsi a un altro vampiro?- ghignò Milo freddo - Su questo non c'è dubbio.-
- Ma il morso è molto piccolo...- disse Askart, continuando a fissargli il collo - Ma è stata davvero una vampira?-
- Una Diurna.- disse allora Milo - Una Diurna, va bene? Stava per incenerirsi e ne aveva bisogno.-
- Diurni! Tutti uguali voi con l'anima!- sbottò Askart seccato - Chi è? Come si chiama?-
- Ti ho detto che non c'è problema.- disse di nuovo Milo paziente.
- E perché di grazia?-
- Perché è una bambina. Ha undici anni.-
I due vampiri, Gala per prima, per un attimo lo fissarono come se fosse stato un alieno.
Ora si che era nei guai, pensò Morrigan vedendo l'espressione di suo zio Askart. Si, ora sarebbe come minimo finito di fronte al Consiglio.
Accidenti a quella piccola viperetta americana! Era tutta colpa sua!
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I Bracciali Del Destino |Dramione|
Fanfic...E dopo quattro anni dall'aver lasciato il nido protettivo di Hogwarts, alla porta di Harry Potter si ripresenta un Riddle che sconvolgerà la vita a lui e a Draco, legati indissolubilmente da una maledizione che li porterà alle soglie di un'altra...