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Giugno finì in fretta a Londra. Passò luglio, portando giornate calde e tiepide...poi arrivò agosto.
In due mesi nel mondo dei maghi cambiarono tante cose. Gli attacchi dei Mangiamorte, sebbene fattisi più sporadici vista la stretta sorveglianza a cui erano costretti, in segreto da tutti, i due fratelli Lestrange, continuarono ma passarono sotto silenzio. Nessuno, tranne gli Auror, sapevano che molte forze oscure si stavano mobilitando.
Clan interi di vampiri e i vecchi maghi della Dama Nera vennero messi sotto accusa ma sfuggenti com'erano non vennero mai portati davanti al Wizengamot che lavorò costantemente, giorno e notte, per sbattere ad Azkaban più sospettati possibili e non sempre il Ministro Orloff attendeva un legale processo.
Questo gli causò non pochi nemici ma come sempre questi furono costretti al silenzio: fra essi l'intero Ordine della Fenice che sarebbe stato messo al bando se non fosse stato lo stesso Albus Silente a difenderlo.
Alla pubblica accusa però il nome Lestrange non venne mai. 
Sembrava che la guerra di quattro anni prima fosse riscoppiata nel pieno della sua forza e della sua ipocrisia e questo Harry Potter non riusciva più a sopportarlo. Di nuovo additato come il salvatore, fu continuamente preso a bersaglio da giornalisti, nemici e anche amici. I tempi del bambino sopravvissuto erano tornati.
Ma a Lane Street, quel venti agosto, c'era un altro bambino che viveva la sua vita nella privacy della protezione dei suoi padrini. Tom Riddle stava cenando tranquillo davanti alla televisione, al suo fianco Gigì e Pinky, addormentato sotto la sua sedia. Per il piccolo mago si prospettava una serata piuttosto divertente: Harry e gli altri sarebbero usciti per una festa al Quartier Generale degli Auror. Ron gli aveva detto che il signor Gillespie festeggiava il suo quarto anno come Capo degli Auror e i suoi uomini gli avevano voluto fare una festa a sorpresa, tanto per farlo imbestialire più del solito e tutta la casa avrebbe partecipato. Lui invece se ne sarebbe restato a casa con la compagnia di una persona speciale.
La fida Babet sarebbe venuta a fargli compagnia, naturalmente dopo che i ragazzi avessero messo una barriera magica sulla casa a prova di missili e Mangiamorte. In caso necessario poi sarebbe stata Gigì a darsi da fare e nonostante l'aria angelica, la fata si era dimostrata parecchio pericolosa negli anni passati.
- Allora peste?- bofonchiò Edward passandogli accanto, vestito di tutto punto - Sicuro di non voler venire?-
Tom sorrise, divertito - Dai, lo sai che non posso.-
- Stronzate, te l'ho ripetuto mille volte.- rispose Dalton, prendendo una birra dal frigo e levandole il tappo coi denti - Non possono mica riconoscerti con un'occhiata...e poi non potrai stare chiuso qui per sempre sai? Sono due mesi buoni che sei qui e vai fuori solo per comprare granite, fumetti o per buttare la spazzatura e sempre con un cappuccio in testa. I vicini cominceranno a chiedersi se Harry e Draco non sono due pedofili.-
Arrivarono Ron e Blaise dal piano di sotto, poi finalmente i due padroni di casa già di pessimo umore perché erano incollati per colpa dei bracciali. Avevano litigato perché Draco aveva fregato i jeans scuri a Potter e Harry si era vendicato rubandogli una giacca, scatenando un'accesa lite su cosa o meno potessero fregarsi oltre alle donne.
- Cominciamo bene!- borbottò Malfoy infuriato - La serata si prospetta un vero inferno!-
- L'importante è che sti scolli quando non tira aria.- rispose Harry, alludendo semplicemente ad Elettra.
- No cocco, l'importante è che ti levi tu dai maroni quando sarò io a rimorchiare.- sibilò il biondo con un ghigno perfido in faccia - Quaranta galeoni che mi faccio la Carson stasera!-
- Ma non hai detto che non volevi noie dopo il ceffone che ti sei preso da June la settima scorsa?- rise Edward divertito, passandogli una birra - Si può sapere che lei hai fatto per farla incazzare così? Gary non sapeva più come staccartela di dosso.-
- Niente, eravamo di ronda e le ho detto che non mi andava più di perdere tempo.- spiegò Malfoy sbuffando.
- E parlando di donne...- s'intromise Harry - Ron, si può sapere dove cacchio sei stato tutto il giorno?-
Il rossino fece spallucce e da pessimo bugiardo qual era, dette subito le spalle ai compagni - Ho fatto un giro a Diagon Alley. Cominciano già a girare le prime matricole di Hogwarts e sono andato a trovare Fred e George.-
- Ah si?- Harry schioccò la lingua, malizioso - E il rossetto che avevi sulla camicia?-
- Dio, mi sembri mia madre! Pensa ai fattacci tuoi dai!-
- Mi dici chi è o no?- continuò Potter - Su, la conosco?-
Weasley tacque un attimo, senza trovare le parole. Si, in effetti la conoscevano tutti...
Poi finalmente un suono di tacchi risuonò sul soffitto. La prima a scendere fu May...e i ragazzi restarono a bocca asciutta. Coi lunghi e morbidi capelli sulle spalle e una sottoveste di raso rosso, faceva un effetto mai visto.
Sorrise, sentendo i fischi del gruppo e si avvicinò a Draco, rubandogli la birra.
- Chiudete le bocche, sembrate dei pesci.- disse ridacchiando.
- Ehi mezzosangue...ti rubo mai il cibo dal piatto io?- rognò Malfoy, guardandola di striscio.
- No, mi rubi solo lo shampoo.- replicò la Aarons divertita, appoggiandosi a lui - Allora? A che ora comincia la festa?-
In quei due mesi May era ormai diventata una parte integrante del gruppo. E i ragazzi l'adoravano.
Scioltasi dopo i primi tempi, la sua affinità con la squadra si era fatta ancora più salda dopo quel periodo di ronda insieme. In attacco e in difesa, May era insostituibile. Esattamente come lo era diventata nella vita di tutti.
Sempre pronta a dare una mano, si faceva in quattro per loro ed era anche riuscita, col tempo, ad addolcire un po' il carattere impossibile di Draco che sembrava essere tornato il ragazzo che avevano combattuto con loro quattro anni prima contro i Mangiamorte. Come Hermione, May aveva fatto una vera magia...anche se Malferret la teneva comunque a una certa distanza e lei non riusciva a capirne il motivo. Era qualcosa d'impercettibile e invisibile ma lei sentiva uno strano muro...ma tanto invalicabile da non poterci neanche provare a scavalcarlo.
Quando scese anche Elettra, per gli ormoni della squadra fu la fine.
- Sei sicuro di voler uscire?- frecciò Draco a Potter, quando la biondina si presentò in salone con un vestitino a stampa a fiori, ultima moda, coi capelli annodati in nastri di seta. Cavolo, era da mangiarsela sul serio.
- Allora, si va o no?- sorrise la Baley, scuotendo il capo alle loro espressioni allupate.
- Ehi piccoletta, una di queste sere esci con me senza lo Sfregiato?- ghignò ancora Malfoy.
- Oh, con te senz'altro.- scherzò Elettra, chinandosi a baciare il suo ragazzo sulle labbra - Ma lo sai che non funzionerebbe. Non mi va di essere messa al secondo posto.-
Draco fece una smorfia, finendo la birra e facendola scoppiare a ridere, poi finalmente si misero tutti in piedi e si piazzarono davanti a Tom, con una lunga lista di cose da fare e non fare al limite dell'isteria.
Non doveva bere troppo prima di andare a dormire, non doveva aprire a nessuno, non doveva guardare troppa televisione, non doveva fumarsi le canne di Blaise e neanche usare il narghilè di Malferret. Doveva solo finire di cenare e fare il bravo sotto la guida di Babet che arrivò in quel preciso momento e li cacciò fuori a pedate mentre Tom se la rideva come un pazzo.
La serata per il piccolo Riddle passò veloce e non successe nulla di particolarmente fastidioso, a parte Gigì che addormentò Babet con un po' di polvere soporifera quando ne ebbe basta di vedere telenovelas in televisione, nascosta nel suo alveare. Dopo che Tom ebbe coperto la vecchia signora con una coperta, si diresse in camera sua per andare a dormire, verso le dieci e mezza. Messo il pigiama andò in bagno per lavarsi i denti e fu durante l'operazione che gli venne un colpo. All'improvviso nel vapore che appannava lo specchio sul lavandino, gli apparvero due occhi bianchi davanti...e mancò poco che cacciasse un grido, mentre la faccia divertita di Demetrius ora appariva completa nel vetro.
- Dimitri!- sbottò - Dio! Mi hai fatto spaventare!-
- Ciao campione! Come va?- cinguettò il demone puro, ridacchiando - Allora? Mamma come sei cresciuto!-
Prima che Tom potesse rispondere e chiedergli che diavolo gli era passato per la testa di fargli venire un infarto simile, sentì una colossale imprecazione provenire direttamente dallo specchio e non dalla voce di Demetrius.
Una mano afferrò la testa del demone e lo spinse quasi via. Poi apparve la testa di Caesar Cameron.
- Caesar!- sorrise Tom felice - Ciao! Come sono contento di vederti!-
- Se, se!- rognò il demone dai capelli bianchi, ancora incazzato - Scusalo, ma non c'è stato verso di fermarlo! Sono giorni che rompe per parlare con te. Allora, come stai? Ti ha spaventato?-
- Senti come fai il paparino premuroso...- frecciò Demetrius dalle retrovie - Perché non metti in cantiere un marmocchio eh? Peccato che sia uno spreco di tempo crescerli, che dici?-
- La senti la puzza di bruciato? Sto per darti fuoco cazzo!-
- Ehm...Caesar...- lo richiamò il piccolo Riddle, esasperato - Io sto benissimo. Qui sono tutti gentili.-
- Davvero?- Cameron levò un sopracciglio con fare sarcastico - Però. Gli umani in mille anni hanno acquisito il dono per del perdono e della compassione?-
- Oh, insomma!- rimbrottò Demetrius alle sue spalle, infilandosi in mezzo allo specchio di prepotenza - Tom, non starlo a sentire! Davvero ti trovi bene col bambino sopravvissuto e tuo cugino? Oh, sono proprio contento, in barba a questo qua! Credeva che ti stessero rosolando a fuoco lento! Ma ha solo la codina di paglia, vero?-
- Senti vuoi stare zitto imbecille?- sbraitò Cameron furibondo.
- Caesar...come mai sei arrabbiato?- gli chiese Tom preoccupato - Tutto bene al castello? La mamma sta bene?-
- Si, tutto a posto.- rispose seccato - Solo che le nostre ricerche per trovare Hermione non ci hanno ancora portato da nessuna parte e tua madre si ostina a darmi la colpa di tutto.-
Il faccino di Tom si contrasse, diventando malinconico. Hermione...da mesi non avevano sue notizie. Ormai anche Harry e gli altri avevano cominciato a pensare al peggio. Se nemmeno Caesar, Demetrius e Lucilla insieme erano riusciti a trovarla, significava che si era cacciata proprio nei guai.
L'unica consolazione per tutti loro erano il sangue caldo della ragazza nel bracciale di Cameron e la sua immagine ancora a metà fra la vita e la morte, nel suo orologio magico.
- Ah, senti...già che siamo qua è meglio che ti avverta di una cosa.- disse il demone dai capelli bianchi, distogliendolo da quei pensieri - Tu non preoccuparti di Hermione, ok? Ci penseremo noi ma c'è una cosa che devi sapere. Stamattina tua madre ha parlato con una persona importante e può darsi che fra poco tu riceva una lettera.- Caesar lo guardò intensamente - Leggi con attenzione quelle carte, poi parlane con i tuoi padrini e prendi con loro una decisione. Si tratta di una questione urgente da cui dipenderà il tuo futuro.-
- Ma di cosa parli?- gli chiese Riddle, incuriosito.
- Un'altra grana, niente di più.- sibilò l'altro sarcastico - E adesso scusami ma devo tornare a lavoro prima che tua madre mi uccida sul serio.-
- Ciao Tom!- cinguettò anche Demetrius, con le braccia attorno al collo di Cameron - Mi raccomando, divertiti capito? I babbani sono uno spasso! E se per caso tornassi qua a trovarci portami una stecca di sigarette e l'ultimo cd dei Kiss!-
- Ci mancavano anche quei quattro mandari dei Kiss! E stai attento, vuoi rompere lo specchio?- gli urlò Caesar mentre la loro immagine scompariva lentamente.
- Sai che roba...- fu l'ultima cosa che disse Demetrius, svanendo - Per qualche anno di sfiga!-
Tom rimase lì fermo, a metà fra lo sconvolto e il depresso. Quei due non sarebbe mai cambiati. Però gli era sembrato che Caesar stesse sul serio sclerando. Lasciarlo solo con Dimitri non era stata una buona idea.
Avrebbe finito per avere una crisi di nervi, proprio lui che non perdeva mai la pazienza.
Sospirò, finendo di lavarsi i denti e andandosene in camera sua ma quando entrò, trovò una civetta scura appollaiata sulla sua finestra. Le aprì i vetri e lei entrò, soddisfatta dalle sue carezze. Aveva una lettera legata a una zampa con un marchio che Tom aveva già visto da qualche parte, anche se non ricordava dove.
C'era il suo nome...e ne rimase un po' allarmato. Allora sapevano che lui era lì?
Tremando, si sedette sul letto e aprì la busta, rompendo il sigillo di cera rossa.
"Caro signor Riddle, siamo lieti d'informarla che lei è stato accettato alla Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts."
Tom sgranò gli occhioni blu come la notte. Lui? A Hogwarts? Proprio lui?
No, doveva esserci stato un errore! Rilesse le prime righe, poi una scrittura diversa a fondo pagina attirò la sua attenzione. Era fine e molto piccola ma molto elegante e dal contenuto molto informale...quasi amichevole.
"Caro Tom, so che questa lettera ti sembrerà uno scherzo ma ti posso assicurare che non lo è. Anni fa, quando Lucilla mi disse della tua esistenza, giurai a me stesso che avrei fatto qualunque cosa pur di farti entrare a Hogwarts e oggi mi impegno a portare avanti la mia parola. Spero vorrai venire al Ministero fra due giorni, accompagnato da Harry e Draco, per discutere con me di ogni tuo più piccolo dubbio ma sappi che farò qualunque cosa pur di convincerti.
Distinti saluti e un arrivederci a presto, spero.
Albus Silente."
Tom rimase seduto per un bel pezzo quella notte. Rimase a fissare quella lettera con un tuffo al cuore, consapevole che gli stavano aprendo le porte al mondo esterno...ma lui ci aveva mai neanche pensato. Fin da quando aveva scoperto chi erano stati i suoi genitori, aveva sempre pensato che la sua vita si sarebbe limitata al palazzo di Caesar. Aveva pensato di imparare la magia da lui e Lucilla. Già raggiungere Harry lì a Londra gli era sembrato fin troppo...e ora...gli stavano proponendo di mostrarsi a tutti. Di rivelarsi.
No...non sarebbe stato possibile. Avrebbe causato panico e altri guai ai ragazzi!
Ma nonostante questo non riuscì a bruciare quella lettera. La tenne stretta a lungo...fino ad addormentarsi.

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