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Gli uomini sono fatti per scrivere la storia.
Gli eroi per diventare leggenda.

 
 

Hogwarts taceva.
La battaglia era cessata, il fuoco assassino era immobile, la luna nascosta dalle nubi celava il viso perlaceo.
Le spade riposavano e per pochi istanti il sangue sembrò smettere di scorrere.
Le luci delle fate aleggiarono protettive, aspettando, tendendo le orecchie.
Eccolo.
Era tornato.
Apparso nella Maledizione Senza Perdono, Harry Potter, il bambino sopravvissuto, sollevò lentamente il viso.
In maniera quasi innaturale, rimase immobile con gli occhi verdi puntati nel Velo dove ora lui poteva vedere.
Oltre il Velo stesso, Lord Voldemort restava muto, come i suoi Mangiamorte.
E poi quella voce...una voce che il Signore Oscuro non gli aveva mai sentito.
Harry Potter teneva le iridi contratte puntate su di lui quando nella sua mano apparve una spada e la sollevò, osservando la lama con studiata pigrizia.
Dai suoi capelli scuri, spiccava la cicatrice.
Tutti lo sentirono sospirare, tutti gemettero. Tutti lo videro rivivere.
Harry distolse lo sguardo dalla spada, tornando a osservare Voldemort...dopo di che, le sue labbra si piegarono nel ghigno assolutamente più malvagio che Hermione, Ron e gli altri avrebbero mai più avuto occasione di rivedergli in faccia.
E gelarono.
Perché quel ghigno apparteneva a un'altra persona.
- E ora Tom...- sussurrò Harry, la voce ridotta al sibilo di un serpente - col tuo permesso do inizio alla lezione di Arti Oscure ripetendo le tue testuali parole di tanto tempo fa.- camminò indolente verso di lui, ondeggiando con grazia e sprezzo - Che cos'è un Horcrux?- fece soave, allargando le braccia - Eh? Che cos'è un Horcrux?-
Voldemort continuò a tacere, senza mai smettere di guardarlo.
I suoi occhi rossi lampeggiavano ma Silente da lontano non poté capire se di rabbia o per...un perverso orgoglio.
- Dicesi Horcrux...- continuò Potter, perseguitando a camminare con indolenza e noncuranza davanti al Velo e allo Specchio - l'incantesimo più efferato e malvagio che mente incantata di mago abbia mai saputo concepire. L'utilizzo di tale arte magica è negato a chiunque, data la sua intrinseca perfidia. L'Horcrux è un oggetto nel quale un mago esperto nasconde parte della sua anima. L'anima si spacca e anche se il corpo viene distrutto, il mago resta in vita. Ricongiungere gli Horcrux può distruggere il mago una volta per tutte ma anche riportarlo in vita, con il suo reale corpo di un tempo.-
Harry tornò a guardare la lama della spada, fermandosi.
- Mi sono dimenticato qualcosa?- chiese poi, rivolgendosi a Voldemort.
Stavolta Riddle Senior attese un secondo, poi tornando a far gelare tutti batté le mani.
Scoppiò a ridere in maniera sguaiata, facendo tremare più di un Mangiamorte e di un Auror.
- Molto bene, molto bene.-
La voce di Voldemort giunse nitida e serpentina, proprio come quella del nuovo mortale nemico.
- Harry, ancora una volta mi hai stupito.-
Il moro assottigliò gli occhi, senza perdere il suo ghigno, tanto che gli fece un leggero inchino con sussiego arrogante - Diciamo che ti ho battuto di nuovo. E c'è una cosa che gli altri non sanno su questo Horcrux...ti infonde nelle vene una spiccata aggressività che ti giuro ho una voglia matta di scaricare.- e si guardò attorno, girandosi la spada fra le dita e roteandola in aria - Però. Sono tornato al momento giusto...a quanto vedo ti hanno anche ridato le tue subdole membra Tom.- sghignazzò, facendo preoccupare gli altri - Non sei così male quando non ti presenti con quella faccia da serpente impiccato sai?-
La situazione degenerava.
Silente sentiva gli sguardi frementi degli Auror, di Sirius e dei professori su di sé ma non aveva risposte a quel comportamento. A meno che...
- Come ci si sente eh?-
Voldemort dette vita ai pensieri del preside, tornando a parlare con Harry.
- Come ci si sente, bambino sopravvissuto?-
- Di cosa parli?- chiese Potter, inclinando il capo con aria fintamente ingenua.
- Non prendermi in giro.- sibilò il Signore Oscuro, avvolto nelle fiamme - Sai a cosa mi riferisco. Visto che sai tutto sugli Horcrux, saprai anche che solo un mago che si sia macchiato di omicidio può fare una cosa simile.-
- Ammazzare un cane come te lo classifichi omicidio?- rispose Harry, con quella sua nuova flemma arrogante.
L'altro ignorò l'offesa, anche se serrò la mascella.
- Non fare finta di niente. Tu sai cosa vuol dire...- Voldemort lo inchiodò con un'occhiata - Se sei riuscito ad usare una simile magia alla tua giovane età, significa che sei sporco dentro...che il male è in te. Che l'hai accolto e questo non potrà più salvarti.-
Sentita quella frase, più di una persona trattenne un gemito.
In silenzio, Harry rimase a fissare il Velo.
Poi si girò, dando le spalle al nemico e senza una parola raggiunse Draco e Tom, ancora a terra.
Il bambino era in braccio a Malfoy e il biondo, col braccio tatuato sanguinante e gli occhi grigi ridotti a specchi, vide Potter avvicinarsi a loro.
Harry non li guardò neanche in faccia. Si limitò a posare una mano gelida sulla spalla di Draco e a spingerlo delicatamente giù dalla gradinata dell'altare, dove Vanessa aveva cercato di uccidere il biondo.
Li fece passare in mezzo ai Mangiamorte che feriti o peggio morti, erano stesi a terra.
Agonizzanti nella disperazione, fissavano Harry Potter nel suo passaggio.
Vanessa e Rafeus Lestrange furono i primi a rialzarsi, seguiti da tutti gli altri ancora vivi e con le gambe intere per potersi rimettere in piedi.
Ora l'odio in quella stanza si era fatto intossicante.
- Come fai ad essere vivo?- gli ringhiò Vanessa, con voce spezzata - La mia Maledizione Senza Perdono avrebbe anche dovuto uccidere Draco! Come fate ad essere vivi?!- urlò allora, perdendo la ragione.
Harry lasciò i due agli altri, che li abbracciarono stretti, ma si voltò immediatamente.
Levò una mano, sentendo gli Auror che cercavano di seguirli e li fermò. Tornò dai Mangiamorte e tutti, nessuno escluso, si scansarono con lo sguardo sbarrato.
Paura. Terrore.
Di nuovo.
La morte non aveva voluto prenderlo con sé.
- Tu non puoi essere immune!- gli disse ancora Vanessa - Nemmeno il Mio Padrone può...- ma si bloccò di colpo, strozzandosi. Si portò le mani alla gola, un rantolo le uscì dalle labbra insieme a una colata di sangue. Si accasciò in ginocchio, le mani sempre sulla carotide.
Nella stanza continuava a regnare lo sconvolto, la paura.
Era Harry.
Potter riaprì il pugno, tornando a farla respirare.
- D'ora in avanti renderemo tutti grazie nel non sentire più la tua irritante voce, Vanessa.- sospirò con sussiego - E' un peccato. Mi sarebbe piaciuto sentirti strillare per tutti i guai che hai provocato stanotte. Faremo il conto dei morti. Una volta ad Azkaban verrò a presentarti la fattura.-
- Bastardo che le hai fatto?!- tuonò Rafeus, correndo dalla sorella.
- Però, adesso lanciamo anche quest'accusa. Bastardo.- Harry si strinse nelle spalle - Piano Lestrange, vacci più piano. Non vorrai tirare la cuoia subito spero, anche perché io e te abbiamo una bella faccenda di cui discutere.-
- Ti ucciderò con le mie mani!- gli urlò Rafeus, tornando in piedi - Giuro che non vivrai abbastanza per vedere sorgere il sole!-
- Questa costante minaccia nell'aria comincia a stancarmi.- gli disse Harry, pigramente, guardandolo dall'alto in basso con gelidi occhi privi di compassione - Comunque ho visto che ti piace scarabocchiare sulla pelle altrui.-
- Ma di cosa....?!- Rafeus sgranò gli occhi poi un fiotto di sangue schizzò sul suo viso, quindi Draco si schiacciò Tom al petto, chiudendogli una mano sugli occhi e lo stesso fece Tristan con Degona mentre le urla di Lestrange riecheggiavano in tutta Hogwarts.
Il suo braccio sinistro, mozzato al gomito, cadde a terra e lui insieme ad esso, strisciando come un verme.
Una pozza di sangue si allargò sotto lui mentre Harry rinfoderava tranquillamente la spada.
In quella tempesta di grida e maledizioni, Potter vide lo sguardo lucido di venerazione di Voldemort su di sé.
Ma non gl'importava.
Ora doveva acquietare quella rabbia. Doveva farlo o sarebbe impazzito.
- Harry attento!-
All'improvviso il bambino sopravvissuto sentì una bacchetta puntata alla nuca.
Era una mano tremante a sorreggerla.
- Peter bastardo!- Sirius venne afferrato per le spalle da Remus, Piton e Lucius, prima che si lanciasse su Minus presumibilmente per sbranarlo - Lascialo in pace! Non osare toccarlo!-
Sempre restando immobile, Harry sorrise sinistramente.
Rimase nella stessa posizione, godendo nel sentire la presa di Minus del tutto inferma.
- Chi si rivede...- mugugnò - Codaliscia. Sbaglio o stai tremando?-
Peter Minus si morse le labbra, spaccato in due fra la fuga e gli occhi del suo Signore che lo trapassavano.
Ucciderlo. Doveva uccidere Harry.
Doveva farlo...
- Avada...Avada...-
- Dai.-
Harry zittì tutti, anche Sirius, aprendo bocca.
- Dai fallo.- ordinò serio, restando di spalle - Fallo Peter. Dillo. Che aspetti?- e piegò di nuovo le labbra, sfidando Voldemort a guardare, più che temere Minus - Fallo...e vediamo cosa succede.-
- Avada Ke... Avada...- Minus si strozzò con la saliva, facendo un passo indietro. Non riusciva!
- Andiamo.- lo incalzò di nuovo Harry - Non vorrai fermarti qui vero? Alla famiglia manco solo io. Hai fatto ammazzare mio padre, mia madre...hai quasi fatto morire Sirius e Remus. Ti manco solo io, Peter. Cos'aspetti?- si volse appena sopra la spalla, puntandogli le iridi contratte addosso. Un lampo verde le trapassò e allora si girò fulmineo, prendendogli la bacchetta di mano e puntandogliela in mezzo agli occhi.
Fu allora, in quella notte, che Peter Minus crollò.
Cadde in ginocchio. E ai piedi di Harry Potter rimase.
- Allora Peter? Com'è stato eh? Veder morire mio padre sulla porta di casa?- sibilò Harry, ora con la voce di un bambino sull'orlo del pianto - Com'è stato sentir urlare mia madre mentre quel bastardo la uccideva? Eh?-
- Harry...Harry pensa a James...- piagnucolò Minus - Ti prego...ti prego!-
Era tardi.
In quegli occhi verdi non era rimasto niente.
- Vall'inferno Peter.- sibilò Harry - Avada Kedavra!-
Il corpo fantoccio di Peter Minus venne sbalzato via. Quando ricadde, i suoi occhi erano girati all'indietro.
Passarono secondi interminabili e quando alle orecchie di Harry giunsero dei singhiozzi, riuscì a staccare l'attenzione dal corpo esanime di colui che era stato la causa determinante della morte dei suoi genitori.
Tornò a voltarsi verso il Velo, facendosi apparire in mano la sua bacchetta.
- Esci da lì.-
Stavolta gli Auror non riuscirono a tacere.
- Harry ma che diavolo vuoi fare?- urlò Ron, raggiungendolo di corsa - Che hai in mente?-
- Esci da lì bastardo.- ringhiò allora Potter, ignorando Weasley - Esci fuori da lì Tom! Una volta per tutte! E giuro che questa volta non ci saranno lacrime e sangue che ti riporteranno da dove io ti manderò!-
- E piantala di fare il martire.- gli ringhiò Nott, piegato a terra con il petto pieno di ferite - Sarai anche tornato dalla morte ma ora il Nostro Signore è vivo!-
- Martire?- riecheggiò Harry, senza staccare gli occhi dal Velo - Già, martire! Per uno così dedito alla causa come te, Riddle, mi sembra strano che tu non abbia progettato anche questo! Perché non t'immoli alla tua dannata causa eh?- urlò, spaventando i più deboli - Hai anche il sangue adatto, non è vero Mezzosangue?!-
A quel punto una pioggia di fiaccole e fuoco ricadde addosso a Harry e Ron ma i due non si mossero, proteggendosi con le bacchette e la magia. Voldemort sembrava impazzito, i suoi occhi sembravano una via per l'inferno.
Dal Velo continuò ad uscire quella cascata di fiamme e quando terminò, Harry era rimasto dov'era.
Chiese al suo migliore amico di farsi indietro.
Era calmo ora...almeno, così sembrava.
- Harry.- lo richiamò Hermione a bassa voce - Non può uscire dal Velo. È solo un essere umano.-
- Quello non è un uomo.- sibilò a denti stretti.
- Perché, tu lo sei ancora?- lo sfidò Voldemort, furente - Tu mi hai ammazzato! Sei un assassino! Quegli Horcrux a dimostrarlo e tu non far finta che non sia successo nulla, Silente!- esplose, verso il Preside - Non scuotere il capo, non proteggerlo a oltranza! Ormai non è più un ragazzo!-
- Scoppi di gioia a rivederlo vivo, Tom.- mormorò il vecchio mago - Cos'è che ti urta veramente?- e posò gli occhi azzurri sul piccolo Riddle, ancora in braccio a Draco - Che abbia preso il tuo posto nel cuore di tuo figlio?-
Stavolta la stanza intera venne invasa dalle fiamme e difendersi non fu più così facile.
Voldemort era vivo e infuriato, aggressivo, colmo di odio e rancore come mai nella sua lunga vita.
Alla fine il suo potere, divenuto tempesta e tifone di fuoco, si fermò solo quando qualcosa riuscì a placare la sua ira.
Un'apparizione.
Lucilla dei Lancaster apparve in mezzo alle lingue rossastre, senza subire alcuna ferita e quando Voldemort la vide, si fermò all'istante.
La giovane demone rimase in mezzo alla stanza, sfolgorante nella sua bellezza.
Gli occhi di Voldemort per lei tornarono blu, come quelli del piccolo Tom ma Lucilla sembrava non vederlo, sebbene il suo sguardo vacuo puntasse su di lui.
- Stai bene Harry?-
Potter le andò vicino.
Si scambiarono appena un'occhiata ma fu quasi una sorta di intimo dialogo.
Le loro cicatrici gemelle bruciavano ma ormai non ci facevano più caso.
- Lucilla...- sussurrò Voldemort.
- Tom.- rispose la Lancaster - Vedo che sei vivo e vegeto. A quanto pare sei caduto talmente in basso da far davvero del male anche al sangue del tuo sangue. Le lacrime di un figlio sono molto potenti.-
Il Signore Oscuro serrò i lineamenti.
Vergogna?
Harry lo fissò con disprezzo.
- Sai quale sarebbe stata la vera vendetta Tom?- sussurrò Lucilla, non muovendosi dal fianco di Potter - Sai cosa ti avrebbe davvero ucciso? Tu hai massacrato la mia famiglia, ammazzato i genitori di Harry. La vendetta mi è stata servita su un piatto d'argento undici anni fa, quando ho salvato tuo figlio.-
Voldemort per la prima volta, davanti a loro, impallidì.
Guardò il piccolo Tom e quasi gemette.
- Ucciderlo.- Lucilla era spietata e dura come il marmo - Ucciderlo ti avrebbe messo per sempre in ginocchio. Ti avrei fatto capire cosa significava perdere una parte di se stessi perché perdere un figlio ti svuota dentro. Anche Harry avrebbe potuto farlo...e questa sarebbe stata la vendetta più grande di tutte.- la demone scosse il capo, quasi malinconica - Sai cosa devi ringraziare? L'amore che ho provato all'istante per tuo figlio.- mentre lo diceva, Harry le strinse la mano - Riderai ora...perché non sai fare altro, perché non senti altro...ma puoi ringraziare solo che l'amore e la devozione che Harry prova per Tom l'abbiano salvato. O a quest'ora piangeresti la sua morte, ammesso che tu sappia ancora farlo. Nel petto non ti è rimasto nulla...hai quasi ammazzato di dolore Tom per avere le sue lacrime per tornare in vita. Era questo che il tuo cuore di uomo desiderava? Era questo? Un figlio? Per fare cosa, ucciderlo?- urlò allora, facendo vibrare le pareti con la sua ira - Tom rispondimi!-
Di nuovo cadde il silenzio.
Il piccolo Tom si strinse nell'abbraccio di Draco, con Damon, Cloe e Trix avvinghiati a lui.
Harry invece fissava quell'essere.
Non poteva più considerarlo un uomo.
Forse non l'aveva mai fatto.
Ma aveva desiderato un figlio, una famiglia.
Le stesse cose che aveva sottratto a lui.
- Ora ascoltatemi tutti.- mormorò Lucilla, sapendo bene che non avrebbe ottenuto risposta - Dobbiamo distruggere il Velo. Silente, dovrai farlo tu. Sei l'unico abbastanza potente...e Voldemort resterà chiuso in quel limbo ma al mondo esistono altri dodici Veli oltre a questo. Sono portali incantati, ben nascosti. Trovateli e distruggeteli prima che lui acquisti abbastanza potere da uscire con le sue sole forze. Avrete anni di tempo a disposizione.-
- Un attimo...perché parli così? Che vuoi fare?- le chiese Tristan.
Ma lei stette zitta.
Si scostò leggermente da Harry e gli sorrise. Si alzò sulle punte, posandogli la bocca sulla fronte in un bacio leggero.
- Sarai sempre la nostra speranza, bambino sopravvissuto.- gli sussurrò - Hai nascosto la tua anima in coloro che meglio avrebbero saputo accoglierla in quel particolare momento. Colui che non voleva vederti morire fra le sue braccia e colui che hai imparato ad amare, nonostante l'odio che invece da principio ti ha serrato il cuore.- fece un passo indietro, tenendo strette le mani dell'Auror - Sei cresciuto Harry. Per un po' ora potrai cavartela anche senza di me.-
Gli occhi verdi del più giovane ebbero un leggero sobbalzo, come se nella stretta fredda di Lucilla, Harry avesse sentito e avvertito nitidamente le sue intenzioni.
Degona poi iniziò a piangere.
Tristan la sentì tremolare, in braccio a lui e rimase di ghiaccio.
- La mamma va via.-
Lui si sentì il cuore spaccare in due ma tutto accadde talmente in fretta che non riuscì neanche a dirle addio.
La vide stringere di nuovo le mani a Harry, poi girarsi verso di lui.
Si portò le dita alla bocca e gli lanciò un debole bacio, guardandolo come mai aveva fatto prima.
Con quello sguardo gli disse ciò che non gli aveva mai detto.
- Mamma...-
Lucilla guardò anche Degona, sorridendole a mezze labbra.
C'era dolore ora in lei. Il dolore di un'altra durissima separazione.
Una separazione però inevitabile.
- Torno.- le sussurrò - Ti giuro che torno diavoletta.-
- Lucilla cosa vuoi fare?- s'intromise Jess ma le fiaccole in quel momento si levarono di nuovo alte.
Voldemort brillava nelle fiamme del Velo e in quelle nello Specchio. Ora, fischi e gemiti di anime di defunti invasero il castello, mentre lui, vivo, pativa le pene a cui era stato condannato.
- Uscirò di qui Harry!- sibilò, cominciando lentamente a venire risucchiato da mani pallide e trasparenti - Un giorno uscirò e mi riprenderò mio figlio! Un giorno ti farò capire cosa mi hai fatto, ricordatelo!-
Il bambino sopravvissuto non seppe come dirlo, né come spiegarlo ma da quella frase seppe che era stato designato di nuovo il suo destino. Quella minaccia...un giorno saprai...un giorno ti farò capire cosa mi hai fatto...
Sentì due piccole braccia stringerlo per la vita e una testa nera affondò nella sua schiena.
Chiuse la mano in quella di Tom, abbassando il viso.
Cos'avrebbe potuto fargli Voldemort?
Cosa?
- Ora è meglio che vada.- Lucilla posò una mano sulla spalla di Harry, mentre si voltava verso Silente - Ti prego.- gli disse - Aspetta che sia entrata, poi chiudi immediatamente il varco! Nel tempo che avrete a disposizione cercate i Veli, capito? No, niente domande!- aggiunse, vedendo che tutti stavano per trattenerla - Non dovete venirmi vicino, che nessuno provi a seguirmi...- poi si voltò verso Hermione, dando finalmente addio - Ti prego, scusami.-
La Granger cacciò un leggero gridolino quando una freccia incandescente schizzò sul suo polso destro e il bracciale contenente il sangue di Caesar andò in pezzi.
Il sangue nero colò a terra e la strega allibì.
- Lucilla...ma cosa...-
Secondi, solo secondi.
Hermione capì cosa voleva fare quando fu tardi.
Richiamato dal suo sangue, Caesar Cameron apparve direttamente davanti a Hermione, ma dando le spalle a Lucilla.
Il demone di stirpe guardò esterrefatto la sua protetta per un secondo ma quando lei gridò, per Caesar era tardi.
Una spada l'aveva trafitto in mezzo al petto e Lucilla teneva saldamente l'elsa.
- No!- strillò Hermione, lacrime agli occhi e a malapena trattenuta da Draco e Ron - Lucilla non farlo!-
- Mamma no, ci sarà un altro modo!- le gridò anche il piccolo Tom ma la Lancaster scosse il capo mentre Cameron serrava i denti - No, non c'è altro modo. Mi dispiace Caesar...ma non intendo aspettare oltre per il nostro duello. Essendo pericoloso farlo qui, andremo nel Velo. Ora tu mi seguirai...- e storse leggermente la lama, strappandogli un'imprecazione - E combatterai contro di me.-
- Lucilla non puoi farcela!- le disse Tristan rabbioso, andando a sbattere come molti altri contro una barriera invisibile alzata da lei stessa - E' ancora troppo potente, ti ammazzerà!-
- Si ma la mia anima sta svanendo...- sussurrò, spingendo Caesar verso il Velo, usando la spada - E se non provo ora, non saprò più neanche perché cosa combatto.-
- Ma così morirai!-
- Almeno non dovrò più stare in gabbia e vedervi attraverso le sbarre.- mormorò. Dopo di che spinse il compagno demone nel Velo, facendolo sparire. Si volse ancora una volta, le fiamme ora stavano bruciando ogni cosa dentro alla sua barriera. Voldemort era sparito, anche Caesar. Lei guardò ancora una volta la sua famiglia, poi Harry.
Sorrise, quindi passò dolcemente nel velo opaco ed entrò nell'archetto.
Quando Silente, senza sentire suppliche inutili a quel punto, alzò le mani e borbottò qualche parola in latino, il mitico Velo esplose in mille pezzi e la sua luce interna divenne sempre più piccola, fino a sembrare un minuscolo puntino.
Esploso anche quello, l'archetto di pietra andò in pezzi.
E tutto tacque.
Il fuoco si spense.
I Mangiamorte rimasero a terra, in ginocchio.
Era finita.
Di nuovo.
Il fuoco però non si era spento veramente. A quanto pareva Lord Voldemort era talmente vivo da poter mettere mano anche nel mondo reale perché di colpo le fiaccole ai bordi della stanza s'incendiarono di nuovo, arsero in aria per qualche secondo, facendo gridare ben più di un presente e poi le lingue di fuoco si gettarono sui Mangiamorte. Uno a uno, il fuoco raccolse tutti quelli rimasti in vita.
Sembravano diventate torce umane ma in quegli strilli, poco a poco giunsero invece sfumature di risata.
In un repentino secondo le fiaccole si spensero, il fuoco svanì.
E i Mangiamorte sopravvissuti, i Lestrange e anche Jeager Crenshaw sparirono.
Il mezzo demone se n'era andato dalla sua postazione con un ghigno, gli altri, per un totale di venticinque Mangiamorte, erano stati salvati al loro Padrone.
Si erano salvati.
Fuggiti.
Nessuno degli Auror ebbe il coraggio di dire nulla.
Harry Potter taceva, ascoltando solo le lacrime dei bambini.
E Lucilla...Lucilla se n'era andata.
- Non pensare male.-
Silente lo raggiunse, andandogli a fianco - Lei è sempre stata la più forte, credimi.-
- Tornerà?- sussurrò Ron - Lo crede davvero?-
- Cameron è così...invincibile!- disse anche Milo a bassa voce - Ma perché l'ha fatto? Avrebbe potuto aspettare...-
- No.- disse Draco all'improvviso, zittendoli - Perché stava perdendo l'anima. Aveva paura di dimenticare Tristan e Degona, aveva paura di diventare come tutti gli altri demoni e di non provare più niente per loro. Per questo ha portato Cameron là dentro. Ha preferito farlo ora, anche se non è ancora abbastanza potente, piuttosto che perdere la coscienza di sé e della sua famiglia.-
- Rendiamole onore.- Silente prese Harry per la spalla - Ora qua non c'è più niente da fare.-
- Ma come...come faranno a uscire?- singhiozzò Hermione, fissando quel cumulo di macerie e cenere con gli occhi pieni di lacrime - Se distruggiamo i Veli quei due...-
- Non ci metteranno anni.- le disse la Mcgranitt, cercando di placarla - Su, su. Vedrai che andrà tutto bene.-
Harry ancora una volta non disse nulla.
Una mano stretta in quella di Tom, l'altra in quella di Elettra, sospirò.
Ora era finita. Ma per quanto?
Il peso dello parole di Voldemort lo stava schiacciando.
Era come un dannato veleno che uccideva lentamente.
Il dubbio.
Poi ancora una volta, come tanto tempo prima, un Veggente vide dove i loro occhi non arrivavano.
Damon Howthorne, quella mattina che andava lentamente rischiarandosi, vide qualcosa.
I suoi occhi si fecero persi, lontani.
Un'immagine e una vago sentore s'impadronirono di lui.
Traballò sulle gambe, Draco lo sostenne.
Profezia...
Ecco cosa vide.
E la sua voce, innaturale e piatta, riecheggiò nella sua cantilena.
Quella più vera di tutte.

I Bracciali Del Destino |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora