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Era il pomeriggio del ventuno dicembre e come in molti ben sapevano, Hogwarts si svuotava per le feste natalizie.
Qualcuno però quella mattina all'ultima lezione della Mcgranitt non era stato particolarmente di spirito compassionevole ed era stato sbattuto a mettere le decorazioni all'immenso albero di Natale insieme a Vitius.
Un nome a caso: Claire King.
Stavolta la piccola King aveva ficcato addirittura un pugno a Fabian Alderton, mandando in infermeria con il sangue al naso e benché la Mcgranitt fosse stata presente, benchè avesse sentito con le sue orecchie quali idiozie quel piccolo spocchioso Serpeverde avesse detto sui mezzosangue e ci avesse goduto anche quando Cloe l'aveva rimesso al suo posto, non aveva potuto fare finta di nulla e così l'aveva messa a lavorare col professore d'Incantesimi, per punizione.
La biondina stava facendo volare palline colorate e angioletti di vetro, sbuffando a più non posso.
Una risatina la raggiunse alle spalle, dolce e allegra.
- Vuoi una mano Claire?-
La King sospirò sollevata - Ciao Tom! Certo, mi faresti un favore. Come mai sei qui?-
- Alla Torre Oscura c'è un po' di chiasso.- ammise in due parole, estraendo la sua bacchetta e cominciando a sistemare un angioletto trasparente, che suonava un flauto - Harry e Draco sotto le feste litigano sempre.-
- Damon e la superoca?-
- Finiscono le valige.- rispose, salutando con un cenno Vitius - Li hai finiti i loro regali?-
- Ahah.- La streghetta annuì, facendosi indietro per vedere l'effetto della decorazione - Mi ha dato una mano Archie coi pacchi. Io proprio non li so fare. Prima che tu e Trix partiate però devo darti il mio regalo.-
- Ah già.- a Tom scintillarono gli occhioni blu - Anche io.-
- Sai una cosa? Sono contenta che passeremo tutti insieme Santo Stefano e che Trix venga con te a Londra. In fondo anche mio padre e Lord Michael fanno parte dell'Ordine della Fenice ormai, quindi potremo trovarci anche nei prossimi anni. Meglio che restare qua a scuola in compagnia di serpenti velenosi.-
- Su questo hai ragione.- sibilò una voce alle loro spalle.
I due si voltarono, trovandosi di fronte a Sedwigh Stanford. Aveva la valigia con sé, bardato nel cappotto e nella sciarpa di Grifondoro, pronto ad andarsene a casa sua.
- Buona vacanze Sedwigh.- gli disse Cloe, mentre Tom annuiva appena per non essere maleducato.
- Buona vacanze anche a te.- rispose lui, limitandosi alla biondina - So che starai con Harry Potter a Santo Stefano. Brian lo sta ululando ai quattro venti in sala comune.-
- Idiota.- sentenziò la Grifondoro.
- Meglio con lui comunque.- scandì il ragazzino, scoccando un'occhiata penetrante a Riddle - Non si sa mai.-
- Già.- ringhiò a quel punto la Sensistrega - Non si sa mai quando una persona può arrabbiarsi e diventare pericolosa. Allora ci vediamo Sedwigh, buona vacanze!- e senza dire altro prese Tom per mano e lo trascinò via, piantando in asso Stanford che se ne andò fumando incollerito.

Intanto, alla Torre Oscura, gli Auror erano stati talmente tormentati per colpa del rimbrottare di solo due di loro che alla fine se n'erano andati tutti, per non sentire più né Harry, né Draco.
Da giorni erano intrattabili, non facevano che bestemmiarsi dietro a vicenda, alla faccia di Babbo Natale e in faccia allo spiriti natalizio. A quelli screzi non c'era un particolare motivo. Forse il tempo che passava e che continuava a vederli tanto legati, forse perché era il terzo Natale che passavano incastrati...ma la cosa degenerava.
Perfino Edward li aveva mandati al diavolo e aveva seguito Ron a Hogsmade, per fare due compere. May era andata da Orloff ed Hermione era sparita e basta, lasciando così due bombe innescate davanti al caminetto acceso.
E adesso erano anche attaccati per il polso, coi bracciali che vibravano e i draghi sopra incisi che cacciavano le lingue e facevano le pernacchie. Oltre all'onta, anche la beffa.
Quello che non sapevano però, era che quel giorno i Bracciali del Destino avrebbero cominciato a divertirsi con loro come l'uomo che li aveva maledetti aveva ordinato.
- Io non ne posso più di te!- ringhiò Harry Potter, prendendo un portacenere e sbattendolo contro il muro.
- E' da una vita che io non ti reggo!- urlò Draco Malfoy di rimando, al limite della pazienza - Tutto di te mi urta i nervi! Mi sembra di essere tua moglie cazzo! Mi fa impazzire la tua camminata, la tua voce, il tuo maledetto modo di guardarmi quando ti parlo! Mi manderai al manicomio! Mi sembra di parlare sempre con Mr Perfezione!-
- Mr Perfezione???- gridò di rimando il moro - Vorrei che ci fossi tu al mio posto sai?? Vorrei che sapessi come sto io!-
- Ah si? Bhè, io vorrei invece che tornassi bambino e che tentassi di comportarti da persona normale prima che tutta questa fottuta girandola ti avesse trasformato nell'essere odioso che sei diventato!-
Fu questione di un secondo, di un battito del cuore.
Dai loro polsi attaccati si propagò un suono orrendo, raschiato, sfrigolante e gelido.
Un suono che fece venire la pelle d'oca a entrambi. Poi un'onda d'urto argentata esplose dal centro dei loro bracciali e si propagò a macchia d'olio addosso a loro. Draco non vide e non capì nulla ma sentì uno strano verso...come un vagito, e poi un fortissimo e acuto lo prese in pieno sulla fronte, sbalzandolo via.
Perse i sensi e l'ultima cosa che vide furono due piccoli occhi verde smeraldo che lo guardavano attenti...
Quando Hermione salì le scale verso la torre, cominciò subito a sentire che qualcosa non andava.
C'era un'innaturale silenzio e la cosa non le piaceva.
Aprì la porta con la bacchetta alla mano e si guardò attorno, sulla difensiva.
Sulla tavola al centro della sala la Mappa del Malandrino era rimasta al sicuro e tutto sembrava in ordine.
C'era solo un portacenere a terra, fatto a pezzi. Pensò ad un attacco quando un verso strano la fece scattare. Si guardò in giro, preoccupata...e scorse Draco a terra, con la fronte macchiata di sangue.
- Accidenti!- imprecò, correndo da lui - Dannazione Malfoy, che hai fatto?!-
S'inginocchiò accanto all'Auror e si appoggiò la sua testa sulle gambe, mentre il biondo si riprendeva lentamente.
- Mezzosangue...- alitò, sentendosi male come mai in vita sua - Cos'è successo?...Dov'è lo Sfregiato?-
- Sta zitto un attimo!- sibilò la Granger, cercandosi un fazzoletto nelle tasche - Cos'è successo stavolta eh? Ve le siete date a tal punto o è stata Katrina?-
- No...- Draco deglutì, sentendo un atroce peso sul petto, qualcosa a cui non sapeva dare un nome, qualcosa che non sapeva definire - Stavo...stavo litigando con lo Sfregiato...e dai nostri bracciali è uscita una luce...-
- Bracciali?- Hermione lo fissò senza capire.
- Quelli della maledizione...- spiegò, facendosi aiutare da lei per raddrizzarsi a sedere.
- Quindi non era una maledizione a parole!- sbottò la strega - Siete uniti dai bracciali! Ma siete stupidi?? Perché non me l'avete detto prima?! Siete matti?-
- Oddio...ti prego non urlare...- la supplicò.
La Granger lasciò perdere, decisa ad andare a fondo a quella storia una volta rimesso in sesto quel deficiente.
- Adesso sta fermo.- gli prese dolcemente il capo fra le mani, ispezionandogli la ferita imbrattata di sangue, poi cominciò a passarci sopra il fazzoletto, carezzandogli gli zigomi come un gesto riflesso...del passato.
Draco non disse nulla, restando immobile a sentirsi il cuore in gola.
- Sembra sia trascorso un secolo dall'ultima volta che mi hai pulito una ferita.- sussurrò.
- Si, è vero.- disse Hermione, cercando di trattenere il tremore nella sua voce ma gli sfuggì un gemito. Non fu per la mano di Draco che era salita a serrargli il polso, possessiva, ma per la cicatrice che ora spiccava sulla sua fronte.
- Che c'è?- le chiese spaventato, visto come lo guardava - Che c'è? Cos'ho sulla fronte?!-
- Un fulmine.-
Draco la guardò come se fosse stata un'aliena.
- Come prego?-
- La...la cicatrice di Harry!- alitò sconvolta, estraendo uno specchietto dalla borsa e dandoglielo - La cicatrice di Harry! Ne hai una uguale sulla testa!-
Malfoy non riuscì a credere ai suoi occhi. Allucinato e sicuro di vivere un incubo, si passò le dita su quello sfregio ma le ritrasse immediatamente, come scottato. Non aveva mai provato una sensazione così orribile.
Come se avesse toccato dell'acido. Era quello che provava anche Potter?
Come chiamato, i due ragazzi sentirono un altro piccolo vagito e consci ormai erano arrivati a un concetto che travalicava quello di follia psichedelica, videro un bambino minuscolo di anno con due grandi occhioni verdi gattonare sotto la tavolo, vestito con una tutina di ciniglia rossa e gialla.
Quegli occhi erano inconfondibili.
- Adesso vedi di spiegarmi bene cosa diavolo avete combinato voi due imbecilli prima che perda la pazienza!- stava sbraitando la Grifoncina qualche minuto più tardi, marciando di fronte a Malfoy totalmente stravolta dalla rabbia.
- E non urlare che lo spaventi!- sbuffò lui di rimando, cullando in braccio il piccolo Harry che si succhiava il pollice tutto allegro. Faceva dei sorrisi fortissimi ed avendo pochi denti era uno spasso!
- Ma tu guarda...- cinguettò Malfoy, mentre Harry gli stringeva il dito - Allora è stata davvero colpa mia!- e prima di far esplodere la sua ex, decise che era ora di spiegarle tutto. Le disse del potere dei bracciali che li incollava l'un l'altro ogni qual volta litigavano, degli strani suoni che emettevano, del fatto che facessero le bolle durante il bagno e altre follie su quell'onda. Le raccontò anche delle parole che si erano detti prima che i bracciali scatenassero quella magia.
- Quindi...- Hermione aveva le mani sulle tempie - Fammi capire. Harry ti ha detto che avrebbe voluto che tu sapessi come si sentiva, mentre tu gli hai detto che avresti voluto che tornasse bambino eh? E quei cosi hanno fatto questa magia. Giusto? Ho sbagliato qualcosa?-
- No.- ghignò Draco, mentre il bimbetto gli succhiava il dito - Che forte...dovresti sentirlo! Ha due denti in croce!-
- Senti ma ci sei ancora?- gracchiò la strega - Non è il momento per metterti a fare il papà! Inverti questo scherzo della natura! Di Harry Potter ne basta uno! La sua maledizione non deve andarsene in giro!-
- Se non altro così non mi rompe.- borbottò capriccioso.
- Senti, falla finita e sistema questa storia!-
- E come vuoi che faccia mezzosangue, scusa? È la prima volta che ci succede una cosa del genere!-
Fortunatamente l'effetto non doveva essere a lunga durata. Infatti bastò qualche secondo e una luce accecante riavvolse entrambi, riportandoli alla normalità. Peccato che l'oscena situazione in cui si era trovato Harry quando era bambino, in braccio a Malferret, sarebbe rimasta la seconda onta incancellabile della loro vita, dopo quella in cui si erano svegliati nudi, insieme, nello stesso letto.
- Questi cosi vanno tolti!- sbraitò Potter, quando si riebbe dalla vergogna - In un modo o nell'altro!-
- Tesoro...- frecciò Hermione sarcastica, seduta a tavola - Se mi avessi detto prima di questa storia, visto che penso di saperne più di te sull'argomento, forse non ti saresti ritrovato a succhiarti il pollice in braccio a Malfoy!-
- Ma vuoi vedere che ti chiudo la bocca a modo mio?- la minacciò Potter.
- Ma stattene seduto!- gli ringhiò Draco, versandosi due dita di whisky per riprendersi dallo shock, poi senza tante storie visto che era divorato dalla curiosità, si arrotolò la manica della camicia damascata sul gomito e allungò la mano verso la Granger, mettendo in mostra il polso sinistro.
Lei aveva già notato da un pezzo il suo tatuaggio mezzo nascosto, ma non fece commenti, limitando la sua attenzione al bracciale di platino. Ma bastò poco per farla sbiancare. Appena un'occhiata.
- Oh no...- mormorò.
- Oh no cosa?- sibilò Harry.
- Sono i Bracciali di Kentron e Vargras.-
- Chi?- riecheggiò Draco.
- Ma non ricordate niente di Mitologia? I due draghi che combatterono nella notte dei tempi. Secondo la tradizione celtica i loro colpi durante una battaglia spezzarono in due il mondo, creando una frattura interna che li risucchiò. Erano grandi nemici, ma la leggenda non parla della nascita del loro odio e continuarono ad odiarsi anche dall'inferno. Quelli sono i loro bracciali.- sussurrò, additando i gioielli dei due Auror - Uno stregone settecento anni fa li forgiò in una magica caverna di fuoco, dove rinchiuse i loro spiriti. Quei bracciali sono stati creati per essere portati da una sola persona. Per un uomo solo donano forza e immani poteri magici. Separati...- e li fissò sgomenta - ...portano alla morte chi li indossa.-
Tanto per cambiare no?
Harry ormai non si stupiva più. Praticamente non disse una parola, si limitò a sedersi a tavola e a incrociare le dita.
- Ok.- acconsentì - Cosa dobbiamo fare?-
- Ditemi esattamente cosa vi ha detto quel gagia, poi descrivetemelo ma prima ditemi della maledizione.-
Così Draco le recitò le parole di quel maledetto, mentre lei ascoltava attenta:
"Anime contrastanti possedete,
E nemici di sangue sarete.
Ma qui giunge il destino,
A mutare il vostro cammino.
Uniti resterete, coi bracciali che io v'impongo
Finché della vostra riconciliazione venga il giorno..."
- Ed è tutto.- concluse il biondo - Era un vecchio, molto basso ma sembrava abbastanza ricco. I vestiti erano buoni, meglio dei tanti che ho visto in questi anni. Secco come un chiodo, pieno di rughe. Barba bianca, baffi lunghi da cinese, al collo...portava delle sfere credo.-
- Sfere?- fece Hermione, alzando un sopracciglio - Di che tipo?-
- Di vetro o cristallo credo. Erano di colori diversi.-
A quel particolare, la Grifoncina fece fatica a nascondere il suo pallore.
- Questo gagia...aveva per caso un bastone con delle facce?-
- Lo conosci?- Harry rizzò subito le orecchie e lei purtroppo annuì, lasciandosi andare con la fronte sulla tavola con un botto sordo. Dopo di che prese a dare delle ripetitive testate, piagnucolando in silenzio.
- Quanto è grave?- bofonchiò Draco seccato.
- Voi due...voi due...- Hermione non aveva più neanche la forza di arrabbiarsi - Come avete potuto passare due anni in questo stato? Come avete potuto essere così imbecilli da non chiedere aiuto a qualcuno?-
- E a chi?- sbuffò Potter - Lucilla non l'abbiamo più vista in quattro anni e i gagia non si pestano mai i piedi l'uno con l'altro. Tutti quelli a cui rompevamo le ossa per farci dire qualcosa si facevano ammazzare piuttosto che lasciarsi scappare qualcosa! Non fare la bambina, dai! Dimmi chi è questo tizio!-
- Non potrà essere peggio dello scherzetto di oggi.- aggiunse poi il biondo.
- Come no!- sibilò allora la Granger, sprizzando irritazione da tutti i pori - Complimenti, veramente complimenti. Come al solito in coppia siete due imbecilli! Avete avuto l'onore di resistere per ben due anni a uno dei gagia più potenti d'Europa! Le sue vittime di solito muoiono in pochi giorni! Siete una vera rarità...-
- Grazie.- ringhiarono in coro.
- Il tizio che avete incontrato si chiama il Giocattolaio ma fra i gagia si fa chiamare anche il Collezionista di Anime. È un uomo molto potente, ha fatto un patto con uno spirito un secolo fa che gli ha allungato la vita. E' un tipo molto strano...lui danna gli uomini ma non sceglie mai a caso. L'anima solitamente è trasparente mentre quelle contenute nelle se sfere hanno un colore, sono vorticose. Questo vuol dire che colleziona solo anime indomabili e inquiete. Ciò che non capisco però è il motivo per cui siate ancora vivi. Non è da lui lasciarsi scappare delle anime, nonostante le parole della maledizione lascino pensare che abbiate una possibilità di tornare liberi.-
- No, fammi capire!- Harry la guardò al limite di un travaso di bile - Stai dicendo che rimarremo incollati per sempre?-
- Cosaaa???- saltò su anche Draco - Starai scherzando mezzosangue!-
- Vi sto dicendo che morirete, idioti!- abbaiò zittendoli - A me non che non troviamo una soluzione in fretta!-
- Bhè, tu sei una gagia no?- le disse il moretto - Fa' qualcosa!-
- E cosa, di grazia?- replicò acida, rintuzzandoli sulle loro sedie - Sia che in futuro alquanto impossibile e pittoresco voi due diventiate amici, sia che vi uccidiate stanotte con un cuscino, il Giocattolaio metterà comunque le mani sulle vostre anime!-
- Si ma non hai detto che è assurdo che sia passato tanto tempo?- la rimbeccò Malfoy - Che storia è allora?-
- Non lo so e per questo non mi piace.- Hermione inspirò, facendo mente locale. Quei bracciali avrebbero dovuto farli macerare nel loro reciproco odio e invece per due anni non avevano fatto altro che tenerli uniti. Inoltre stavano sviluppando strani poteri che li avvisavano di un pericolo imminente per l'altro. Era assurdo.
Quei bracciali erano appartenuti a due grandi nemici e il Giocattolaio non era uno che perdeva il suo tempo.
Dannazione, doveva scoprire qualcosa su quella faccenda ma prima doveva trovare quel gagia.
Senza attendere oltre filò in camera sua e si mise a scartabellare nella sua agenda magica, mentre nella sala riunioni Draco ghignava appena appena divertito...e Potter minacciava sul serio di esplodere.
Era tornato bambino!! In braccio a quel deficiente!!
- Non fiatare! Hai capito? Non una parola con gli altri!- gli ringhiò isterico.
- Neanche a Dalton?-
- Specialmente a lui!-
- Trovato!- urlò Hermione, riapparendo sulle scale - Dov'è Milo? Devo parlare con lui!-
- Perché?- chiesero i due in coro.
- Perché il Giocattolaio è alla Corte Leonina in questo periodo dell'anno.- spiegò - Ma non ci potrei entrare senza un invito. Se mi ci porta Milo invece avrò una possibilità di vederlo.-
- Vuoi infilarti in un covo di vampiri?- Potter la guardò scettico - Hai voglia di farti bere come un frappé?-
- Se.- ridacchiò maligna - Non mi toccherebbero neanche con un dito.-
- E perché?- ironizzò il moro - Cosa sei? Intoccabile per caso? Sei diventata un pezzo da novanta?-
- Lo sono sempre stata.- rispose a tono - E poi ho la mano di Cameron sulla mia bella testolina.-
- Hn...viva gli amanti.- si lasciò sfuggire Draco, con un sibilo.
La bella Grifoncina fece finta di non aver sentito e senza tante storie andò a ripescare Milo, nelle camere di Tristan. Stava giocando con Degona e Jess, divertendosi a usare la magia con la bimba per far incazzare Liz a morte e quando la Granger gli spiegò la situazione, Morrigan non parve molto convinto.
- Se mi presento da quelli senza un motivo mi metteranno in croce, te l'assicuro.- borbottò il Diurno - Mio zio Askart ha un fiuto bestiale. Senza contare che sentirebbero la tua presenza tutti i vampiri del castello.-
- Per quello c'è rimedio.- l'assicurò la ragazza - Devi solo portarmi lì e inventarti un motivo valido! Del tipo...che so...vai a fare gli auguri di Natale a tuo padre!-
- Si, l'augurio di crepare!- sbottò.
- Scusate ragazzi...- s'intromise Jess tranquillo - Milo, non hai detto che i genitori di Beatrix sono gli Artemas? Non stanno anche loro alla Corte? Perché non te la porti dietro con la scusa di farle vedere i suoi?-
- COOSSAAAA????- Morrigan allargò gli occhioni gialli, sconvolto - Ma sei scemo?!- tuonò - E' una bambina, io non ce la porto in quel covo di bastardi! Senza contare che detesta i suoi!-
- Che lo faccia per la causa, me ne frego!- rispose Hermione, aggrappandosi a quell'unica possibilità - Se non parlo col Giocattolaio quei due imbecilli rischiano di morire!-
- E' da due anni che rischiano il culo.- bofonchiò Jess.
- Appunto! Voglio solo cercare di capire perché ancora non sono schiattati!-
- Se la metti così...- borbottò Morrigan - Ok, possiamo chiedere a Beatrix ma non credo farà i salti di gioia.-
E glielo chiesero davvero, solo che la faccia apatica della Vaughn dava una risposta più chiara di mille bestemmie.
- Mai e poi mai!- sibilò rabbiosa, quando la pescarono nella Sala Grande.
- Eddai Trix! Che ti costa?- cercò di arrufianarsela Milo - Ti difendo io!-
Lei arrossì infastidita - Non è per quello! Non ho paura di loro! Solo che non voglio quei due succhiasangue a tradimento! Specialmente a Natale! Domani non ho voglia di svegliarmi domani di cattivo umore!-
- Non puoi farlo per quei due? Rischiano tanto, sai?- la supplicò Hermione, falsa come Giuda.
- E se non vuoi farlo per loro fallo per Tom!- rincarò Milo, vedendo la piccola Diurna irrigidirsi leggermente - Lui li adora e pensa come ci resterebbe se venisse a sapere che non ci hai dato una mano a salvarli...-
- Certo che per essere un mezzo vampiro sei più diabolico di uno dei tuoi infernali parenti.- replicò secca, maledicendo il mondo intero. Accidenti! Fare leva su Tom era stato sleale ma...come poteva rifiutarsi?
- E' un si?- cinguettò Milo, vedendola cedere - Eh? Vieni con noi?-
- D'accordo.- sibilò, mentre quei due le saltavano addosso per abbracciarla - Ma è la prima e l'ultima volta che metto piede alla Corte, sono stata chiara?-


Gala Leoninus quella stessa notte sollevò gli occhi giallastri dal suo libro, puntandoli addosso a suo nipote.
- E' uno scherzo.- disse, con la sua voce dolce.
- No.- rispose suo nipote, sprofondato in una poltrona davanti a lei, alla Corte Leonina quella sera stessa.
La vampira credette di aver capito male. La bambina che aveva morso suo nipote era la figlia di Andros Artemas?
- Lo sai che tuo padre lo detesta da secoli?- ghignò appena sua zia - Gli rubò una preda mi pare.-
- Sembrano proprio come cani con l'osso eh?- sibilò sarcastico.
- E adesso dov'è, se non sono indiscreta?-
- Nelle stanze di sua madre.- rispose placido - Perché?-
- Vorrei conoscerla.-
Milo la guardò storto - Perché?- richiese, diffidente.
- Tesoro.- sorrise Gala, riportando l'attenzione al suo libro - Non avrai paura che possa farle qualcosa, spero.-
- Esatto zia.-
- Non dire sciocchezze. Sai benissimo che non mi è mai importato niente di questione di successione e politica.-
- Io so solo che non ti sei mai immischiata ma non mi risulta che tu sia disinteressata a questi argomenti, Gala.-
- Touché.- sogghignò, lisciandosi il lungo abito di seta azzurro con mani gentili - Comunque è puro interesse il mio. Sai, il Vincolo per i vampiri è veramente qualcosa di sacro. Un rito intoccabile. E visto che ti sei legato a lei, benché tu neghi la sua importanza, vorrei conoscere questa bambina che ti ha spinto a un tale atto.-
- Mi stupisco sai...che una come te trovi il vincolo così sacro.- le disse, accomodandosi meglio, sorseggiando un calice di vino - Da come ne hai sempre parlato, trovi ridicola qualsiasi unione fra quelli della tua razza.-
- Già.- sussurrò Gala, sfogliando il libro con lo sguardo perso - L'amore è per gli sciocchi, Milos.-
Lui tacque, fissandola per la prima volta dopo tanto tempo con occhi di umano. Cosa nascondeva quell'aria granitica, quella freddezza, quell'amarezza? Chi era l'uomo che aveva ridotto Gala Leoninus a tal punto?
- Ah, un'ultima cosa.- aggiunse all'ultimo momento, facendolo tremare leggermente - Non so se lo sai, tesoro...ma io a differenza dei tuoi adorati zii e di tuo padre ho dei servi che mi avvisano di chiunque entri. Non sei entrato solo con la bambina, vero?- e guardò ironicamente sulle sue spalle - Non vedo il corvo, Milos.-
- Sarà volato via.- rispose stupidamente, dandosi dell'idiota.
- D'accordo.- Gala sorrise, tornando a leggere i suoi testi del tutto indifferente all'intrusa - Come ti pare.-

In una sola in una delle tre torrette della Corte Leonina, il Giocattolaio centellinava il suo the serale in preda a una deliziosa sensazione di attesa. Era da un pezzo che non aveva visite. Lavorando per Askart Leoninus in quel determinato periodo dell'anno e per tutta la durata delle feste, raramente gli capitava di parlare con qualcuno che non avesse denti aguzzi e occhi gialli sotto Natale, eppure...quella sera stava arrivando qualcuno, qualcuno che era molto ansioso di conoscere.
Rimase seduto sulla poltrona, alla sua scrivania, dondolando le gambe troppo corte.
Se non fosse stato troppo vecchio e troppo saggio, la sua ansia si sarebbe trasformata in eccitazione.
Aveva un bel nome quella strega...un bel nome davvero. Hermione...aveva un suono dolce e forte al tempo stesso.
E così Jeager non aveva esagerato, descrivendogliela come una strega fuori dal comune.
Sentì all'improvviso un battito d'ali e sollevò lo sguardo antico sulla piccola finestrella in cima alla torre.
Un corvo. Il vecchio gagia lo guardò per un attimo, poi allargò gli occhi...e sorrise.
- Mia cara, prego.- disse, muovendo elegantemente la mano - Non mi aspettavo che arrivasse dal cielo.-
Il corvo planò, poi Hermione riprese la sua forma umana, illuminandosi.
- Ah si?- mormorò, restando in piedi davanti a lui, avvolta nel mantello di pelle - E da dove credeva sarei arrivata?-
- Cara, se c'è una cosa che apprezzo è l'originalità. Prego, si sieda.-
Hermione non lo fece immediatamente. Si guardò prima attorno, in un silenzio quasi sacrale. Si aggirò lenta come un felino nella stanza, posando gli occhi sulla scaffali, ricolmi di sfere e globi al cui al loro interno brillavano miriadi di anime. Non ne aveva mai vista una così da vicino.
Il Giocattolaio rimase seduto, fissandola attento.
- Vede la poesia che emanano?- le sussurrò - Le anime degli inquieti sono le prime preferite.-
- Già, gl'inquieti.- rispose lei, sfiorando un globo contenente un'anima che vorticava velocissima, come conscia di essere ingabbiata - Razza pericolosa la loro.-
- Non sono mai felici, è questo il loro problema.- il Giocattolaio incrociò le dita, poggiando il mento sfuggente sulle sue nocche - Ci esseri umani e essere umani, sa? Alcuni sono semplici e posseggono un'anima lucente, accecante quasi. Questi sono coloro che amano e odiano davvero. Coloro i cui sentimenti sono trasparenti come l'acqua. Poi ci sono gl'inquieti. Passano tutta la vita alla ricerca di qualcosa, senza sapere cosa sia. Quando ottengono la felicità, non la sanno riconoscere...e continuano a vagare, bruciando tutto ciò che incontrano. Loro non provano vero amore. Ma brama. Sono forti, mia cara. E hanno anime cupe e indomabili che col tempo non fanno altro che crescere a dismisura.-
Hermione sogghignò appena, voltandosi finalmente verso di lui.
- E cosa succede alle anime che non raggiungono l'aldilà? Alle anime che lei tiene prigioniere?-
- Io tengo prigioniere solo le anime che me lo permettono.- rispose, a bassa voce, quasi incantandola col suo tono cadenzato - Le anime degli inquieti non vogliono l'aldilà. In quel luogo non potrebbero continuare a cercare, a sentirsi incompleti. Così stanno con me...e quando io avrò fine l'avranno anche loro.-
- Però...- Hermione lo raggiunse alla scrivania, sedendosi finalmente davanti a lui - Devo ammettere che Collezionista di Anime è un nome adatto a lei.-
- E da buon collezionista so che ciò che è raro è prezioso. Ognuna delle anime da me catturate lo è. Vedere un'anima imprigionata è come vedere il miracolo della vita sbocciarti fra le dita...- la guardò attentamente, coi suoi vecchi occhi ingannatori e saggi - ...ma vedere un'anima che brucia delle sue stesse fiamme, va oltre perfino a questo.-
- Hn...- la Granger alzò un sopracciglio - Quindi, mi dica...ho a che fare con un pazzo o con un eccentrico?-
- Crede che ci sia differenza mia cara?-
- Sottile.- rispose, sorridendo - Ma ci sono abituata ai folli.-
- E lei in che categoria si pone?- le chiese interessato il vecchio - Folli? Eccentrici?...Disperati?- sussurrò, facendole sgranare appena gli occhi dorati - Le ho parlato dei disperati? Le loro anime sono pallide, quasi sempre bianche...si agitano debolmente, alcune restano immobili per sempre. Altra invece a volte spaccano addirittura i globi in cui le rinchiudo, lamentandosi. Sembrano...quasi languire nella loro disperata agonia...poi si lasciano andare, esattamente come languisce questa fiamma...- continuò, indicandole la candela che rischiava di spegnersi frapposta fra la loro visuale - Come lei.-
Ci fu un attimo di lungo silenzio. I due si studiavano, ma Hermione cominciava a desiderare di andarsene.
Ma non lo fece. L'orgoglio la trattenne. Come la trattenne anche la rabbia.
- Lei è un antropologo. Capisce la gente con un'occhiata.- disse serafica, accavallando le gambe.
- E' il mio mestiere, mia cara.- ribatté con tono ossequioso di chi fa finta di non avere la situazione in pugno - Ma se devo essere sincero qualcuno mi ha parlato di lei tempo fa. Jeager Crenshaw è il figlio di un vecchio amico e a quanto ne so voi due non andate particolarmente d'accordo.-
- E' stato informato male.- gli chiarì la strega - Alla prima occasione uno di noi due morirà.-
- Allora è proprio odio.- rise il vecchio, accendendosi una pipa tozza e finemente intagliata - Se non le sembro indiscreto, mi dica...come sta il giovane Caesar?-
- Giovane?- replicò la ragazza a tono - Bene direi. Apatico come sempre.-
- Mia cara, so che la veneranda età di novecento anni possa sembrarle vetusta ma il giovane Cameron ha in vita genitori, nonni e parenti, lo sapeva?- e allora scuotere del capo di Hermione, il Giocattolaio proseguì in quello strano colloquio dall'aria fin troppo amichevole - Quest'anno i demoni di stirpe si riuniscono, credo che lei lo sappia. Non che mi vanto di sapere il nome del luogo di tale amena riunione o conosca il numero esatto di tali potenti signori ma so per certo che il giovane Cameron ha una famiglia alle spalle, esattamente come i parenti della Lady Lancaster.-
Però. Il vecchio ne sapeva davvero tanto più di lei. Hermione si ritrovò a pensare che le sarebbe piaciuto dover chiacchierare di altro con quell'uomo, tranne naturalmente sulla sua dubbia collezione di anime prigioniere, così si decise ad arrivare al punto.
Continuando a mantenere un bassissimo tono di voce, si sporse appena verso il gagia...e le chiese ciò le interessava.
- Perché loro due?-
Il Giocattolaio rise. Gli piaceva quella strega. Gli piaceva molto.
Esattamente come guardando in faccia quei due ragazzi, anni prima, aveva visto in loro una sfida dal richiamo irripetibile. Dette una lunga boccata alla pipa, ricordando ogni cosa di quel giorno.
- Perché loro?- richiese Hermione.
- Per le loro anime.- rispose semplicemente, guardandola dritta negli occhi - Mi hanno richiamato. Strillavano l'una contro l'altra...si bruciavano quasi. È stato come rivederli...come rivedere Kentron e Vargras.-
- Lei è convinto che quei due...idioti...- sibilò la Granger - siano portatori di anime preziose?-
- Perché, lei non lo crede signorina Hargrave?- fece sogghignando, mettendosi finalmente a giocare sul serio - Andiamo mia cara, non menta su qualcosa di tanto palese e non insulti la sua brillante intelligenza. Chiunque lo vedrebbe. Chiunque come noi possa vedere il fascino di tutto ciò che è tetro e turpe. Non è per i loro nomi. Non è per l'anima di Harry Potter. No.- scosse il capo, come in trans - Le loro anime...inquiete, ribelli...si combattono anche quando sono lontane. Nemiche eterne, nate per essere avversarie. Per questo, facendo una scommessa con me stesso, più di due anni fa li unii con i Bracciali del Destino di Kentron e Vargras.-
- E cos'ha scommesso?-
- Vedendoli pensai che sarebbe stato facile averli.- le spiegò - Invece sono passati due anni e tre mesi e mezzo e assurdamente i bracciali non li hanno divorati. Il loro odio e il loro antagonismo non li hanno indeboliti.-
- A dire il vero stanno degenerando.- rispose decisa a mettere le carte in tavola - Quei bracciali stanno sviluppando dei poteri molto strani, glielo confesso. Producono messaggi nei momenti più impensati, specialmente per avvisare di un pericolo per uno dei due.-
- E questo sta solo a significare che ho perso.- Il Giocattolaio inspirò a fondo, scendendo dalla poltrona e raggiungendo la finestra. Dovette salire su un piccolo rialzo di legno per guardare fuori, vista la sua bassa statura, ma non sembrava furibondo - Mi ero ripromesso che avrei lasciato perdere se quei due si fossero dimostrati tanto concentrati su loro stessi da dimenticare anche la mia maledizione. E così è successo. Dimenticandosi di me che li avevo dannati, quei due Auror hanno dimostrato che loro anime sono troppo incentrate a battersi per aver paura di perdere la loro libertà. E quando si butta al vento la libertà pur di battersi contro qualcuno, significa che niente più tenere in gabbia queste anime. Nemmeno io.- concluse, volgendo appena il capo verso di lei - Quindi dica pure loro questo: io non avrò mai le loro anime. Spetta a loro liberarsi dai Bracciali del Destino, io non posso fare più nulla perché il mio stesso incantesimo è sfuggito al mio controllo. Quindi... vivere o morire...che decidano loro. Ci sono alcune anime che nemmeno io posso incatenare, perché loro stesse hanno deciso di legarsi per l'eternità a un padrone che noi non siamo in grado di eguagliare.-
Allora era così.
Hermione Jane Hargrave si mise in piedi, conscia che ormai non c'era più nulla da dire.
Quello che voleva sapere, ormai l'aveva sentito.
- Prima che se ne vada...- la bloccò il vecchio gagia, con un tono che non le piacque per nulla - E' bene che sappia che le anime dei disperati si dissolvono in polvere. La loro fine è lenta e dolorosa.-
La strega rimase di spalle ma serrò i pugni, rabbiosa.
- Alcune fiamme però ardono subito.- gli ricordò, sibilando sulla difensiva.
- Si, questo è vero.- concordò - Basta chiedersi come si desidera morire. Non tutti hanno la fortuna di poter decidere della propria morte, mia cara. Ma lei pare sia stata baciata dalla fortuna.-
Fortuna...
Hermione continuò a pensarci, volando via verso i cancelli della Corte Leonina.
Scegliere come morire...poteva essere considerato un dono del cielo?
Scegliere come e quando andarsene...si, forse quel gagia aveva ragione...
Forse le anime disperate, capaci di tutto, erano le più fortunate.

I Bracciali Del Destino |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora