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Caesar Cameron si svegliò di pessimo umore quella mattina. Aprì gli occhi e ancora prima di guardare fuori dalla finestra l'abbondante nevicata che copriva il Golden Fields, ricordò l'infame giornata che l'aspettava.
Quella rottura di palle del Natale...
Si mise a sedere nel grande letto della sua stanza, scostando il baldacchino con un rapido battito di ciglia.
Nevicava a grandi e soffici fiocchi e il cielo era grigio piombo.
Fantastico. Guardò il lato destro del letto e vide che era vuoto, così scese dalla sponda, levandosi un reggiseno dalla testa e maledicendo quella cretina che gli faceva sempre quegli scherzi, si vestì e scese in sala riunioni dove trovò il caminetto acceso e Demetrius come al solito che si abbuffava di dolci.
- Buon giorno!- cinguettò il demone, nel pieno spirito della festa - Come va Caesar?-
- Bene fino a ieri.- sibilò, sedendosi a capo tavola - Dov'è Hermione?-
- In cucina. Lucilla ancora nella sua stanza.- gli sorrise - Come mai quella faccia? Ti ha fatto qualche scherzo?-
- No.- borbottò seccato.
- Hai fatto cilecca?-
Caesar arrossì vagamente - Deficiente! No!-
- E allora perché sei così arrabbiato? È la Vigilia, dai!-
- Già, è la Vigilia.- replicò Cameron - Non hai nessuno a cui andare a parlare?-
Demetrius sbatté gli occhioni bianchi - Come sarebbe?-
- Non fare i finto tonto. Oggi non ho voglia di scherzare.-
- Si vede, si vede.- bofonchiò Demetrius - Parla chiaro. Spiegati, con chi dovrei parlare?-
- Con un leone alato che beve sangue.- sibilò allora Cameron, facendolo irrigidire sulla sedia.
Fortunatamente per lui in quel momento entrò Hermione con gli occhi rossi e gonfi e una tazza di caffè in mano.
- ...'ao.- bofonchiò, posando un bacio leggero sui capelli del padrone di casa - A che ora vi mette in viaggio?-
- Oggi pomeriggio, verso le tre.- le disse Demetrius - E tu dove vai? A Londra vero?-
- Già. Tornate domani o per Santo Stefano?-
- Facendo le corna spero domani mattina presto.- sibilò Cameron, scocciatissimo.
- Non hai voglia di rivedere la tua famiglia?- gli chiese Hermione, portandosi la tazza alla bocca.
- E a te chi l'ha detto?- si sconvolse Caesar.
- Un uccellino.-
- Bhè, l'uccellino sta per diventare un pollo arrosto!-
- Non guardare me.- si difese Demetrius - Io non ho aperto bocca. Sarà stata Lucilla.-
- Non è stata lei.- rettificò la strega - E comunque non vedo il problema. Mica ti mangiano.-
Cameron lasciò perdere, continuando a restare di pessimo umore per tutta la mattinata, anche dopo l'arrivo di Lucilla che per la prima volta si sarebbe recata a questa "congrega di mentecatti", come li chiamava il demone dai capelli bianchi, che evidentemente avrebbe preferito tagliarsi un braccio piuttosto che uscire dal suo palazzo.
Non aveva voglia di rivedere nessuno, possibile che non lo capissero?
Perché allora si era isolato da più di sei secoli?
Sparito Demetrius che forse se l'era presa per le sue parole, Caesar scoccò una rapida occhiata a Hermione.
Aveva le palpebre gonfie e si vedeva che aveva dormito poco e pianto molto.
- A che pensi?-
Caesar alzò le spalle, mettendosi a leggere il giornale con aria vacua.
- Allora?- lo incalzò la strega - Perché quella faccia?-
- Perché non gli dici che sei ancora innamorata di lui?-
Mancò poco che Hermione sputasse tutto il caffè, fissandolo con la bocca a palla, del tutto sdegnata.
- Oh oh oh...- sibilò, puntandogli il dito addosso - L'hai fatto! L'hai fatto!-
- Fatto cosa?- bofonchiò il demone, facendo il finto tonto.
- Mi hai letto nel pensiero! Ci stavo pensando giusto adesso! Mi sei entrato in testa! Ti sei fregato da solo!-
- Veramente sei tu che sei fregata da sola, amore mio.- rispose ironico - Io ho semplicemente tirato a indovinare dalla tua faccia da cadavere.- e la fece arrossire fino alla radice dei capelli - E così sei ancora innamorata del serpente eh?-
- No.- scandì lapidaria.
- No?- riecheggiò sarcastico - E allora chi ami?-
Hermione lo fissò per qualche secondo - T'è mai passato per l'anticamera del cervello che potrei amare te?-
Caesar Cameron a quel punto ghignò, ghignò come non faceva da tanto tempo.
- Che ridi?- borbottò arrabbiata - Che c'è di male?-
- Perdonami.- disse più calmo, agitando la mano - Ne sono lusingato, non credere.-
- E allora?-
- E allora lo sai come la penso.-
- Ah si...carne alla carne e pesce al pesce.- Hermione sospirò, malinconica - Ognuno deve stare con quelli fatti come lui. Ma allora perché ti piaccio tanto eh?-
- Questione di gusti.- replicò, lasciando da parte il giornale e frugando nella posta - Il fatto che io abbia le mie fisime non significa che non possa trovare desiderabile te.-
- In poche parole come tutti gli altri uomini al momento buono ragioni con gli attributi.- chiarì sagace la Grifoncina.
Lui le scoccò un'occhiata obliqua, scartando una busta con un sigillo di cera rossa.
- Comunque tu non mi ami.- continuò serio, leggendo rapidamente il contenuto della lettera.
- No? Mi hai letto nel pensiero per caso?-
- No.- sorrise sornione, passandole un dito freddo sulle labbra - Ma si sente ogni volta che siamo a letto.-
La ragazza fece una leggera smorfia - Sei tu che sei un pezzo di ghiaccio.-
- Io quando facciamo sesso penso a te e basta.-
- Ah si?-
- Ti stupisce tanto?-
- No...non ero stupita di quello. Ma del fatto che dopo tre anni di convivenza stai parlando con me sinceramente del nostro rapporto. In fondo ho sempre pensato di essere un po' un ripiego per te.-
- Sai bene che non faccio mai niente contro voglia.- le ricordò sorridendo vagamente, rendendola felice e un po' più serena - Te l'ho già detto Hermione. Se fossi un demone sarebbe tutto diverso, questo non lo nego, ma devo ammettere che questi ultimi tre anni insieme a te sono stati i più piacevoli che io abbia vissuto da molti secoli ormai.-
- E' impressionante.- sentenziò la bella Granger - Ma che ti ho fatto stanotte?-
- Forse Lucilla mi avrà drogato in questi giorni.- rispose a tono - Non darti tante arie.-
- Senti chi parla.- Hermione sorrise, accostandosi un poco a lui, con dolcezza, per sfiorargli le labbra gelide - Abbiamo ancora qualche ora prima che tu debba andartene? Che ne dici di farti perdonare il tuo indecoroso comportamento verso il mio stato di salute eh?-
- Quando imparerai a chiedere direttamente ciò che vuoi?- le soffiò sulla bocca, dopo un leggero bacio a fior di labbra.
- Non mi piacciono i no.- rispose sincera.
- Lui non te l'ha mai detto no, mi pare.-
- Non voglio parlare di lui.-
- Però a quell'umano ci pensi sempre.-
Hermione abbassò appena gli occhi, stanca e addolorata.
- Perché non sono davvero innamorata di te Caesar?-
- Prima mia moglie e poi Lucilla mi hanno insegnato che l'amore non va a comando.- mormorò Cameron carezzandole il collo - Lucilla mi ha dato un'anima e mi ha portato a ridurmi così. Ma nonostante questo io continuerò ad amare solo una donna, oltre a lei. Esattamente con tu amerai sempre e solo lui. Io non sono l'uomo per te.-
- Perché no?-
- Perché tu fra pochi anni morirai. Io invece resterò qui.-
- E non vuoi vivere bene questi anni che possiamo passare insieme?-
- Io sono un demone, te lo scordi sempre.- sussurrò, carezzandole appena il capo e guardando oltre la finestra - Voi vivete ogni secondo, sapendo che prima o poi morirete...ma io rimarrò sempre e comunque su questo mondo. Vivere con te come vorresti e come forse vorrei anche io non è possibile. Non ho voglia di ritrovarmi di nuovo davanti alla lapide di una donna.-
- Quindi preferisci non provarci neanche con me.-
- Prima di tutto tu ami un altro.- le ricordò - E poi hai un carattere insopportabile.-
- Cosa?- gracchiò Hermione, scostandosi da lui - Dio quanto sei borioso Cameron!-
Lui rise, sembrandole infinitamente diverso dal solito Caesar - Ma non volevi fare l'amore con me?-
- M'è passata la voglia!-
- Vuoi vedere che te la faccio tornare?-
- Si, Lucilla deve averti drogato davvero...- e ridacchiò, sfuggendogli per un pelo - Le feste ti fanno male Caesar!-


- Insomma Sirius! Vuoi spaccare tutte le decorazioni!?-
Sirius Black sbuffò sonoramente, lasciandosi andare a sedere in poltrona con aria oltraggiata, mentre tutta Grimmauld Place n°12 scuoteva il capo all'unisono, sentendo Harry Potter urlare in quel modo la Vigilia di Natale.
Il suo adoratissimo padrino aveva pensato bene di dare sfogo alla sua iperattività mandando quasi all'aria tutte le palline di vetro con la filigrana dorata, mentre le altre fatate erano scappate via per tutta la casa, terrorizzate a morte e inseguite da tutti gli Auror presenti, armati di retini.
- Possibile che sotto le feste sei sempre così sclerotico?- sbraitò Harry, quando Ron e Blaise ebbero raccattato tutte le decorazioni natalizie sparse per il palazzetto - Ma che ti sei fatto stamattina a colazione eh?-
- E che ne so che mi ci mette Remus nel caffè.- bofonchiò il caro Black, pacioso e beato - Piuttosto...non sono io a dare i numeri. È da tre giorni che stai qua e non fai altro che ringhiare come un cane rognoso.-
- Il randagio qua sei tu!-
- Ma che noia, si può sapere cos'hai?- Sirius alzò un sopracciglio sarcastico, parlando con vocetta melensa che fece incazzare ancora di più il giovane Potter - A Natale dobbiamo essere tutti più buoni sai?-
- Più buoni un corno!- scandì il moretto, fumando di rabbia.
- Dai Harry!- rise la dolce voce di Elettra, che gli era arrivata alle spalle per abbracciarla alla vita - Su, calmati. Cerca di prenderti qualche giorno di calma.-
- Calma...- sbuffò, stringendo le mani della sua ragazza - Come si fa a stare calmi!- e dicendo questo scoccò un'occhiataccia a Draco, che passava di lì in quel momento e come risposta al suo sguardo provocatore gli fece il consueto gesto col dito medio, sbattendosene di lui e dei suoi nervi. Peccato che però si ritrovò appiccicato a lui tempo due secondi e da lì scoppiò l'ennesima lite che sarebbe finita in rissa se non fosse arrivata la signora Weasley a chiamarli tutti per un the. Andarono in cucina, dove c'erano già Tonks, May, Liz, Tristan, Jess e gli altri, più Ginny e il suo nuovo ragazzo.
- Mamma mia che facce ragazzi!- ridacchiò la sorellina di Ron - Dai Harry! È Natale.-
- Odio il Natale!- rincarò, arrabbiatissimo e dando un tirone al braccio di Malfoy.
- Ehi cazzone! Quello è il mio polso! Vuoi staccarmelo per caso?-
- Vuoi vedere che ti stacco qualcos'altro?!-
- Fossi in voi misurerei le parole.- frecciò Ron sarcastico, zittendoli finalmente.
- Dite un po' gente...ma quanti saremo qua stasera?- chiese Edward, entrando in quel momento con dei libri sotto al braccio - Ci viene anche Duncan?-
- Ecco, sarebbe la ciliegina sulla torta.- sibilò Draco, furibondo.
- Credo di si, comunque direi sui trenta.- borbottò Sirius - Salvo gl'imbucati dell'ultimo momento.-
- Contando poi gente che non mangia...- fece Liz pensierosa - ...direi davvero sulla trentina.-
- Tranquilla.- sibilò Milo seduto accanto a Tristan e Jess - Qualcosa da mangiare lo troverò.-
- E parlando di sanguisughe...- s'intromise Blaise - Tom e Beatrix dove sono?-
- Sul retro con Degona, Fred e George.- disse la signora Weasley - State tranquilli, sono al sicuro.-
- E' qui dentro che c'è qualcuno che rischia il collo.- continuò Harry imperterrito, dando un altro strattone.
- Attento a non finire nel forno stasera, al posto del tacchino!- ringhiò Draco minaccioso.
- Aquila arrosto...- ridacchiò Elettra, cercando di placarli - Su, buoni ragazzi. Piuttosto, quando arriva Hermione?-
- Quando Cameron avrà preso il volo.- borbottò Ron, sorbendosi il thè.
- Cavolo!- cinguettò Ginny - Non vedo l'ora di riabbracciarla! Voglio che mi racconti tutto di questo Caesar!-
- Tesoro, è un demone!- le disse sua madre.
- E allora? Sarà bello no?-
- Si e arrogante come pochi.- rognò Draco.
- Sento qualcosa che sfrigola...- ironizzò Edward sarcastico.
- Dalton, oggi non sono ancora arrivati i creditori a romperti le rotule?!-
- Edward...non sarai andato a puntare sulle corse anche oggi, vero?- lo inquisì Mamma Weasley, materna come sempre.
- No, oggi no.- rispose angelico - Niente cavalli.-
- Sei andato a scommettere sui cani.- sbuffò allora Blaise.
E mentre in casa si discuteva della dubbia sanità mentale di Dalton, fuori nel giardino della palazzina c'era due maghetti e una bambina che osservavano divertiti i gemelli Weasley alle prese con i loro nuovi giochetti.
- Dì un po' Tom...-
Il piccolo Riddle staccò gli occhi estasiati dai finti pupazzi di neve di Fred che attaccavano a sorpresa gl'ignari osservatori, per posarli sulla Diurna, infagottata in un piumino nero, finalmente senza lenti e proteggerle le sue belle iridi color topazio.
- Hai mai festeggiato il Natale?- gli chiese, guardandolo attenta, mentre teneva la manina di Degona.
- A dire il vero solo da pochi anni.- rispose sorridendo - Cioè...Caesar e la mamma non sono molto ligi alla tradizione ma per me hanno sempre fatto uno strappo alla regola, anche grazie all'aiuto di Hermione. Prima di andare a vivere nel Golden Fields però non sapevo neanche cosa fosse. E tu?-
- Poco e niente.- sospirò la streghetta - I miei brindano a modo loro e i miei parenti umani non erano entusiasti di avermi con loro per tutto l'anno, figurarsi a Natale.-
- Già. Non ho mai festeggiato con così tanta gente.- abbozzò Tom - E ti confesso che sono un po' in ansia.-
- Perché la maggior parte sono Auror?-
- Hn.- annuì, intimidito - Non so come la prenderanno la mia presenza.-
- Ma lascia perdere.- gli sorrise Trix, addolcendosi sempre quando stava in sua compagnia - Andrà benissimo.-
- Ehi fratellino!- Degona sollevò improvvisamente lo sguardo tenero su Tom - Dici che la mamma riuscirà a venire?-
- Lo spero. Altrimenti la vedremo domani.- le disse Riddle scoppiando di gioia a sentirsi chiamare così - Oppure possiamo andare direttamente a casa di Caesar a salutarli, se Tristan e Harry ci lasciano!-
- Si! Così potrò vedere Dimitri!- cinguettò la bambina - Trix, tu vuoi venire?-
La Diurna sorrise a sua volta, sempre stupita di come quella piccolina potesse essere tanto dolce e buona, del tutto disinteressata alle apparenze, alla razza e al nome.
- Sono contento che tu alla fine abbia accettato di venire, sai?- disse Tom mentre tornavano in casa - L'idea che fossi sola a Hogwarts a Natale mi piaceva poco.-
In quanto a candore anche Riddle comunque non scherzava, pensò la Vaughn. Raggiunto il salotto fecero merenda col resto del gruppo, con Degona che andava in brodo di giuggiole a vedere Trix alle prese con la cannuccia e la sua dose di emoglobina, cosa che invece scandalizzava la sua compostissima tata.
Intanto, più si faceva ora di cena, più la palazzina dei Black si riempiva di casino e nuovo ospiti.
Mentre Sirius correva per tutta la casa facendo disastri e rompendo a tutti, con Remus che gli arrancava dietro per tenerlo fermo, Harry e Draco continuavano coi loro alterchi...ma c'era anche chi aveva sempre l'occhio vigile.
Nella camera di Elettra e May, Edward stava sdraiato sul letto della biondina ad ascoltare interessatissimo gli ultimi avvenimenti accaduti nella squadra di quidditch della Baley.
Lei stava all'armadio, a trafficare coi vestiti, mentre May era seduta davanti allo specchio, a sistemarsi i capelli.
- ...e così adesso non sono più una riserva.- concluse Elettra sorridendo, tirando fuori dalle ante del grande armadio di mogano un vestito color vinaccia - Questo? Che ne dici?-
- Dico che qua dovrebbe esserci Harry, non io.- sbuffò Dalton con un ghigno malizioso - Comunque così mi metti in imbarazzo. Ne hai tirati fuori dieci e secondo me ti stavano bene tutti.-
- Dai Ed...- lo supplicò Elettra con aria supplichevole - Ron è andato dalla sua ragazza, Harry e Draco non fanno che litigare, Tom è troppo piccolo, Milo è occupato con Tom e Trix, Blaise torna fra un'ora e ci sei solo tu!-
Peccato che in quello sproloquio gli altri due presenti avessero capito solo una cosa.
- Ron è dalla sua ragazza?- chiesero Edward e May in sincrono, allibiti.
Elettra allora levò un sopracciglio, poi scosse il capo sbuffando impaziente.
- Ma non ve l'ha ancora detto quello scemo?-
- Tu sai con chi se la fa?!- saltò su l'ex Corvonero - Dai tesoro, dimmelo ti prego!-
- Non ci penso neanche. Mi taglierebbe il collo!-
- La conosco?-
Elettra roteò gli occhioni azzurri - Si.-
- Bene?-
- No, non credo. Ma coi tuoi precedenti chi può dirlo.-
- Allora la conoscevo...- improvvisamente Edward s'illuminò - E' una vecchia compagna di Hogwarts?-
- Dio, faresti sputare la verità anche a una statua.- bofonchiò la bella ragazza di Harry - Ti ho detto che non te lo dico. Ho promesso a Ron che non avrei rivelato il suo nome!-
Considerata che era buona abitudine nel loro gruppo continuare a dare il tormento al poveretto di turno per ottenere qualsiasi tipo d'informazione e anche di favore, la Baley capì che era meglio chiudersi in bagno per vestirsi e così afferrò il primo vestito che le arrivò a tiro e ci si chiuse dentro, lasciando il giocatore d'azzardo della casa alle sue persistenti elucubrazioni sulla vita sessuale di Weasley. Forse avrebbe dovuto chiedere aiuto a Ginny.
Quando lei ci si metteva con Ron era davvero capace di tutto!
- Edward, scusa...- May lo richiamò alla realtà, sorridendogli dalla specchiera - Mi passi una delle forcine di Elettra?-
Dalton ne prese una delle tante sparse sul letto della biondina e andò a dargliela, guardandola di striscio. Dopo avergliela data e averle sfiorato debolmente le dita, tornò a sedersi apparentemente tranquillo.
- Quand'è che vai dai tuoi?-
- Partirò domani mattina, dopo aver fatto colazione con voi.- rispose la Aarons - Non vedo l'ora di rivederli.-
- Ci credo. Da quanto non li vedi?-
- L'ultima volta che sono andata da loro era agosto mi pare.- ricordò pensosa - Credo sarò di ritorno entro capodanno.-
- Già,- rise Edward dandole le spalle e andando alla porta - dobbiamo preparare la festa alla serpe.-
May scoppiò a ridere, passandosi un velo di rossetto sulle labbra già piene - Hai qualche idea?-
- No, non ancora. Ma Harry e Ron di certo.- prima di andarsene però, Edward si volse verso di lei un'ultima volta. I suoi occhi azzurri incontrarono quelli scuri dell'Osservatrice...e nel riflesso dello specchio, brillarono quasi.
- May...ti posso dire una cosa?-
- Cosa?-
- Non stare troppo a guardarti in quello specchio.-
May tacque e si volse verso di lui, fissandolo stranita.
- Sei già bellissima.- aggiunse Edward, con voce soave - Ci vediamo giù.- e senza darle tempo di ribattere se ne andò via, lasciandosi alle spalle solo un silenzio confuso e pesante che fra loro due, da quel momento, non se ne sarebbe più andato.
Alle sei, quando ormai era già buio, davanti a Grimmauld Place si Smaterializzò finalmente uno degli ospiti d'onore.
Quanto tempo, pensò Hermione Jane Granger davanti alla grande palazzina che solo i maghi potevano vedere.
Erano quattro anni che non tornava alla base dell'Ordine della Fenice. Quattro lunghi anni.
Sembrava passato un secolo...e allo stesso tempo pochissimi giorni.
Si strinse nel cappotto, inspirando a fondo. Era ora di tornare...era ora di riabbracciare i propri cari.
- Eccoti qua...allora sei ancora viva.-
Hermione si volse all'improvviso, riconoscendo la voce arcigna di Lord Hargrave.
- Nonno.- bofonchiò, vedendolo scendere da una carrozza sontuosa.
- Hermione.- replicò lui, duro e burbero - Hai dimenticato come si scrive per caso?-
- No.- rispose a tono, sapendo ormai tenergli testa - Tu invece come sempre non hai dimenticato le buone maniere.-
- Hn, impudente!- ringhiò serafico - Zitta e abbraccia tuo nonno, sconsiderata!-
La strega sorrise appena, andando a stringere quel vecchio che nonostante la rabbia, l'accolse quasi intenerito.
- Dovrei prenderti a schiaffi, lo sai?-
- Sono contenta di vedere che stai bene.-
Liam Hargrave la scostò, incamminandosi verso l'ingresso - Non fare la melensa, ragazzina! Questo povero vecchio non tirerà la cuoia ancora per molto tempo, quindi per mettere le mani sull'eredità dovrai aspettare ancora!-
Stavolta lei non poté impedirsi di ridere, sinceramente divertita.
- Già.- commentò - In effetti vederti in salute mi uccide, ma non volevo dartelo a vedere.-
Hargrave le scoccò un'occhiata infuocata, ma ammorbidì i suoi lineamenti - Andiamo!- ordinò, dandole il gomito per farsi prendere sottobraccio - Io e te dobbiamo parlare mia cara!-
- Di cosa?-
- Delle penose compagnie che frequenti.-
- Caesar è solo il mio amante nonno.- disse sinuosa, senza disarmare il vecchio mago - Tu ne sai qualcosa di questo genere di compagnie, vero?-
- Tu e la tua lingua sferzante!- la riprese, accendendosi la pipa sui gradini della grande palazzina - Non sono così bigotto da dirti che una donna per bene debba chiudersi in casa col marito, ma potresti almeno cercare di trovarti uomini con meno crimini alle spalle?-
- L'unico suo crimine è di avermi rifiutato.- ridacchiò, dando un paio di colpi sulla porta, per non suonare il campanello.
- Ti ha rifiutata?- Hargrave parve sbollire - E perché? Non ha gli occhi forse?-
- Nonno...- Hermione sorrise dolcemente - Lui è innamorato di un'altra donna.-
- Lucilla?-
- No, non proprio. Ama sua moglie, che è morta ottant'anni fa. E' vedovo.-
- E tu lo ami?-
- Mi piacerebbe.-
- Quindi la risposta è no.- chiarì serafico - Non mi hai mai detto chi è l'uomo che ti ha rubato l'anima, nipote.-
- Oh, non ti piacerebbe nemmeno lui.- gli assicurò facendolo borbottare ancora. Finalmente la porta del n° 12 si aprì ma non c'era nessuno ad aspettarla fortunatamente. Tutto il casino che proveniva dal salone e dai piani superiori doveva aver impedito perfino agli elfi domestici di sentire qualcosa, quindi i due entrarono nell'anticamera illuminata da tante candele e senza smettere di parlare e beccarsi si tolsero i loro pesanti indumenti che sotto la neve si erano riempiti di fiocchi candidi.
- Mi spieghi come mai sei venuto qui nonno?- gli chiese Hermione, togliendosi anche la sciarpa per restare in un lungo vestito di maglia color panna che le stava d'incanto - Ti credevo nella casa in campagna con la mamma.-
- Infatti. Ci devo tornare quasi subito. Devo solo parlare con Jess Mckay.-
- E' successo qualcosa per caso?-
- Con cui tu puoi avere a che fare?- insinuò - Si, forse.-
- E allora parlamene no?-
- Hermione!-
Non fecero in tempo a finire il loro discorso che la Grifoncina, voltandosi verso le larghe scale che portavano al piano superiore, vide praticamente tutta la famiglia Weasley arrivarle addosso in carica. Molly e Ginny quasi la strangolarono per abbracciarla, mentre George, Fred, Bill e Charlie ci andarono decisamente più leggeri, anche se non ce ne fu uno che non si lamentò della sua magrezza.
Dopo di loro toccò a Blaise, che la riabbracciò con immenso piacere mentre Elettra quasi le si catapultò addosso e i saluti furono completi. Lasciata solo un attimo per mettere a posto il suo cappotto e poi raggiungere tutti in cucina, Hermione sentì una vaga risata simile a un latrato, che lei conosceva benissimo, a pochi passi da lei.
- Ah, se avessi qualche anno di meno.-
Si volse con un sorriso bellissimo sulla bocca e senza indugio si buttò fra le braccia di Sirius, felicissima.
- Mi sei mancato, lo sai?- gli disse, baciandolo sulle guance.
- Anche tu.- rispose, tenendole le mani sulla vita - Ma sono arrabbiato con te. Dovevi farti sentire.-
- Lo so.- ammise, senza più cercare di nascondersi dietro a scuse - Mi spiace. Farò di tutto per farmi perdonare.- aggiunse, facendolo ridacchiare perfidamente - Bene, bene...andiamo già meglio. Dai, vieni!- e le passò un braccio sulle spalle, trascinandola nella cucina - Remus non vede l'ora di rivederti!-
- Come state voi due? Fate sempre gli scapoli?-
- Già.- cinguettò Black serio come non mai - Ho capito con gli anni che badare a Harry basta e avanza.-
- Non ci credo. Avrai un sacco di streghe che ti girano intorno!-
- Si, ma io e Remus facciamo poca vita di società.- le disse tranquillo, facendola passare per i lunghi corridoi dove finalmente non regnava più incontrastata la grandezza della madre di Sirius e la sua voce stridula - E ne siamo molto felici. Stiamo meglio e in pace. Ci basta questo.-
- Quindi non potrò vederti in abito da cerimonia.- sbuffò la ragazza, con aria delusa.
- Per ora no. Ma pensa a te piuttosto.-
- Io? Io non credo al matrimonio. Lo sai.-
Sirius annuì vigorosamente, portandola verso la cucina - Si, lo so. Ma sai, non si può mai sapere. Nonostante sia cinico su queste cose penso comunque che si possa amare una persona per tutta la vita.- e la guardò, puntandole addosso i sottili e affusolati occhi grigi - Certe persone non si scordano.-
- Si, è vero.- ammise, abbassando il capo - Ma l'amore e la passione finiscono.-
- Non puoi metterle sotto vetro per proteggerle dal tempo.-
- Oh, potessi ti assicuro che lo farei.- gli confidò, sorridendo tristemente - Ma tanto perderebbero di smalto lo stesso. Visto che non posso avere l'amore delle fiabe, credo che ne farò a meno.-
- Hn, interessante teoria. Visto che l'amore dell'essere umano è a scadenza e diventa pallido col tempo, preferisci stare senza e vivere nel ricordo?-
- Se la dici così sembra patetica, Sirius.-
- No, io la considero solo un'idea molto disperata.- mormorò, carezzandole una mano - Ma posso capirla.-
Detto quello lasciarono perdere quei discorsi così tristi e finalmente s'infilarono in cucina dove il clima natalizio aveva raggiunto il culmine. Harry e Draco avevano definitivamente tirato fuori le bacchette e solo la mano ferma della signora Weasley era riuscita a disarmarli. Quattro ceffoni sarebbero stati una soluzione più adatta ma con l'arrivò della Grifoncina l'atmosfera parve alleggerirsi notevolmente.
Seduti tutti per l'aperitivo il grande gruppo di un tempo finalmente si ritrovò insieme.
Fra chiacchiere e curiosità, Remus e Sirius ebbero modo di farsi raccontare ogni cosa da Hermione sui suoi quattro anni passati lontani da Londra. Le chiesero però principalmente sulla sua vita, senza stare a farle domande sui Mangiamorte e sui Lestrange, visto che tutti quanti avevano deciso di lasciar perdere quell'argomento per tutta la durata delle feste.
A quanto aveva riferito Narcissa, i due fratelli si erano ritirati nel Devon, nella casa di campagna dei Black a festeggiare come si conveniva, perciò si sperava che quei due serpenti a sonagli se ne sarebbero stati buoni almeno fino all'Epifania, anche se Potter aveva i suoi seri dubbi.
- Meno male che sei arrivata Herm!- sentì dire Ginny poco più tardi, davanti dei calici di vino sottili e allungati, degni compagni di alcune piccole tartine con salmone e altre salse - Non vedevo l'ora di rivederti e parlare con te! Ti prego, devi dirmi tutto di Caesar Cameron!-
Draco rizzò immediatamente le orecchie, senza darlo a vedere chiaro, mentre Hermione sembrava confusa.
- Caesar? Cosa vuoi sapere di lui?-
- E' vero che è bellissimo?-
- Ginny!- sbraitò Ron, entrando in quel momento - Ma ti farai mai gli affaracci tuoi?-
- E tu mi dirai mai chi è la tua ragazza?- replicò la sorellina, ghignando biecamente.
- Hai la ragazza?- saltò su Hermione - E chi è?-
- E' da giugno che ci esce insieme e non me lo vuole dire!- sbuffò Harry, scolandosi il calice - Neanche fosse un segreto di stato. Non l'ho mai visto fare tante scene da quando eravamo a Hogwarts.-
- Stavate parlando di Cameron o sbaglio?- se ne uscì allora il rossino, sbiancando leggermente.
- Si, è vero.- continuò Ginny, ignorandoli - Dai Herm, dimmi tutto! State insieme?-
- Veramente no.- disse tranquilla la Grifoncina - Vivo solo con lui e Lucilla.-
- Vuoi dire che non ci hai mai fatto un pensierino?-
Stavolta i ragazzi la videro sorridere e Draco si sentì ribollire il sangue - Voglio dire, Ginny...- fece maliziosa - ...che non stiamo insieme. Non che non ci ho mai fatto un pensierino.-
- Possiamo rimandare i discorsi vietati ai minori per il dopocena?- chiese Elettra, comparendo sulla porta - Dai ragazzi, è quasi ora! Gli elfi sono pronti col contorno.-
- Chi manca allora?- chiese May, scoccando un'occhiata veloce a Hermione per poi occuparsi unicamente di Malfoy - Il signor Gillespie dovrebbe essere qua fra pochi minuti. Qualcuno sa qualcosa di Malocchio?-
- Sarà per strada a fare contro maledizioni ai passanti.- sbuffò Jess - Oppure è insieme a Duncan.-
- Bell'accoppiata.- ghignò Clay - Che ne dite se cominciamo a dare da mangiare ai bambini?-
- Si! Io ho fame!- cinguettò Degona entusiasta, infiocchettata in un vestitino rosa confetto - Papà, vero che posso stare sveglia fino a tardi per vedere se viene la mamma?-
- Tesoro, la tua mamma aveva altro da fare stasera.- disse Liz per rabbonirla.
- Si, ma magari viene lo stesso!- rispose Dena seria - Vero papà?-
- Se vuoi stare sveglia va bene.- acconsentì Tristan - In fondo è vacanza diavoletta.-
- Davvero non sappiamo dove si è cacciata Lucilla?- borbottò Harry preoccupato.
- Stai tranquillo.- l'assicurò Hermione - Hanno una riunione da qualche parte, ma torneranno per Santo Stefano. Se riesce poi Lucilla scapperà anche prima.-
- La mamma dovrebbe stare lì invece.- rise Tom, seduto vicino alla Grifoncina sul divano - Dovrebbe conoscere un po' meglio quelle persone no? Magari ci sono anche i parenti della sua mamma.-
- Si, può darsi.- annuì Tristan, prendendosi in braccio sua figlia - Dei suoi nonni non mi ha mai detto niente.-
- Mah, l'importante che è che non siano andati a riunirsi in Tibet.- borbottò la signora Weasley, arrivando a chiamarli - Avanti, è arrivato Malocchio. Duncan invece è in ritardo, ci ha avvisati di metterci pure a tavola.-
- Forza, si mangia!- cinguettò Degona, saltando giù dalle ginocchia di suo padre - Ho una fame!-
- Dena, tesoro non correre!- la richiamò Elisabeth e alla fine si riunirono tutti quanti in sala da pranzo anche se il tavolo di mogano era stato allungato in maniera alquanto buffa, assumendo la strana forma di una banana, con l'uso della magia. C'erano già un bel po' di persone, tutti gli amici di Mundungus, Dedalus Lux, Andromeda e suo marito, Narcissa, Tonks con alcune amiche Auror, Kingsley Shacklebolt e Sofia Mckay col fidanzato.
Quando furono tutti seduti a tavola, la cena della Vigilia scorse allegra e chiassosa, cosa che per un po' fece passare gli istinti omicidi di Harry e Draco, troppo occupati a mangiare di gusto e a bere l'ottimo vino portato da Liam Hargrave per pensare d'infilzarsi con la forchetta dell'arrosto.
- Stai bene Herm?-
La strega sorrise, annuendo pienamente convinta e posando una carezza sui capelli neri di Tom.
- Si, benissimo.- sospirò felice - E tu?-
- Sto alla grande.- ridacchiò - Mi piace il Natale. E sono sicura che si stanno divertendo anche la mamma, Caesar e Dimitri anche se non riesco proprio a immaginare dove possano essere adesso.-
- Sulla luna magari.- ironizzò Potter, seduto davanti a loro.
- Dubito che sia un posto troppo lontano.- disse Hermione, piluccando il cibo.
- Lo penso anche io.- annuì Tristan - Quando le ho chiesto, Lucilla mi ha detto che sarebbero rimasti entro le Colonne d'Ercole. Se sono così tanti si saranno chiusi in un palazzo...o in qualche sotterraneo.-
- Perché non nei fondali marini.- frecciò Draco, evidentemente irritato. Hermione non replicò, limitandosi a sentir ridere Edward silenziosamente e a continuare il discorso lasciato interrotto con Elettra. Era stata felicissima di riabbracciarla e venne a sapere felicissima che era diventata titolare della squadra di quidditch della nazionale inglese.
Un bel passo avanti.
Finita la prima portata e anche la seconda, alcuni si presero cinque minuti per smaltire l'arrosto, le patate, il contorno e l'insalata, oppure nel caso di Milo e Trix il boccale di sangue, per poi dedicarsi con decenza al dolce e alla frutta.
Ci fu chi andò fuori a fumare ed Hermione attese che Malfoy e la sua nuova ragazza rientrassero, prima di uscire a sua volta. Draco se ne accorse e lo infastidì parecchio il fatto che lei avesse aspettato il suo rientro per uscire ma la ragazza non andò in giardino, bensì uscì dalla porta d'ingresso.
Una volta fuori, rimase sui gradini d'entrata per qualche minuto...a osservare la notte buia e la neve cadere lenta e fitta, sempre più densa. Qualcuno lungo la strada intonava i canti di Natale...sembrava che quelle voci arrivassero da lontano, eppure dovevano essere vicinissime. Il vento e la neve portavano via ogni sussurro.
Si strinse le mani sulle braccia, inspirando a fondo l'aria gelida e nel contempo il calore di un abbraccio che si era negata per tanto tempo. Era a casa e ancora non riusciva a capacitarsene.
Era a casa . E anche se tutto era cambiato, i suoi amici erano rimasti immobili al passare del tempo.
Niente li aveva scalfiti.
Continuò a vagare con gli occhi dorati lungo la via, posandoli su ogni decorazione, su ogni luce e su ogni camino acceso, su ogni finestra illuminata. Cos'era quello stato di grazia?, si chiese, chiudendo gli occhi.
Era quello il paradiso?
All'improvviso sentì caldo al polso però. Sollevò la mano destro e vide che il sangue nero di Caesar stava ribollendo.
Dannazione! Non fece in tempo a voltarsi con la bacchetta girata che due sottili occhi verdeacqua, simili a quelli di un felino, la inchiodarono.
Jeager Crenshaw fu velocissimo, come solo un essere con sangue di demone poteva essere.
Con un colpo secco le fece perdere la bacchetta, che cadde nella neve, poi lasciandola a bocca aperta l'afferrò per la vita e se la schiacciò addosso, ma facendolo posò le mani sulla sua schiena...e con due dita premette forte sulle sue vertebre.
Le scappò un gemito, subito dopo un'imprecazione e fiammeggiante di rabbia lo fissò bellicosa.
- Jeager...- annaspò, arcuandosi contro di lui, coperto da un lungo mantello.
- Ciao stronza malefica.- ghignò lui, minaccioso - Buon Natale. Adesso fai la brava...passami le braccia al collo...-
- Vai al diavolo!- sibilò Hermione, ma emise un altro gemito di dolore quando il mezzo demone premette di nuovo sulle sue vertebre - Sta attenta tesoro.- le disse a un dito dal suo orecchio - Se mi gira giuro che ti spacco le ossa una a una e sai che posso farlo. Adesso fai come ti dico e non ti lascerò nemmeno un graffietto. Passami le braccia al collo e non fare scherzi. Posso essere molto veloce.-
La Granger serrò i denti, sapendo che era vero. Corpo a corpo non poteva fare niente contro di lui.
Così lentamente alzò le braccia e gliele passò sulla schiena, per poi cingere le dita oltre al suo collo, coperto dal cappuccio.
- Brava, ben fatto.- le sibilò e allentò appena la presa sulla sua schiena, ridendo perfidamente - Allora Hermione? Come va? Credevo che non amassi il Natale.-
- A costo di rovinarti la bella immagine che hai di me, devo dirti che adoro anche le palline colorate.- ironizzò, dolorante - Non scherzare Jeager, che sei venuto a fare? Non penso tu sia qua per gli auguri.-
- Avevo del tempo libero e sono venuto a cercarti, sorella.- rise - E guarda un po'...mi finisci fra le braccia.-
- Non scherzare idiota!- gli ringhiò - Se vuoi batterti devi solo dirlo!-
- No grazie, adesso no.- borbottò - Sono appena tornato da un bel viaggio in Romania.-
Perché glielo stava dicendo? Hermione lo guardò attentamente, vedendo chiaramente il suo desiderio di rivalsa - Che amo mi stai lanciando Crenshaw?-
- Un bell'amo, te lo posso assicurare.- le disse, cercando di scatenare la sua curiosità - A differenza di ciò che pensi io sto coi Mangiamorte solo per crearti problemi. Di Harry Potter e di Tom Riddle non me ne importa assolutamente nulla. Ma sono annoiato, cerca di capirmi. Tu sei sempre stata il mio giocattolo preferito.- e dicendolo rimise le dita alla base della sua schiena, strappandole un gridolino di dolore che la Granger soffocò appena sulla sua spalla.
- Giocattolo?- chiese, col fiato corto - Questo giocattolo che te le ha sempre suonate però!-
- Stronzate. Se volessi potrei romperti il collo.-
- E se io volessi potrei incenerirti all'istante!- urlò quasi, alzando il viso verso di lui.
- Oh...- Jeager gongolò leggermente - E allora perché non lo fai?-
- Perché se sei qui c'è un motivo. Dimmi qual è!-
Era furba l'umana. Lo era sempre stata. Per quello era la sua degna avversaria.
Crenshaw se la spalmò definitivamente addosso quando passarono un gruppo di babbani che li scambiarono per due innamorati. Abbassando la bocca sulla sua fronte, la sfidò.
- Ci vediamo al cimitero.- le sussurrò sulla pelle - Non mancare.-
- Quando?- chiese lei, senza cedere di un millimetro.
- Aspetta la luna nuova. All'alba del giorno dopo ti voglio davanti alla tomba di Margareth Bradbury.-
Bene. Hermione annuì appena, continuando quasi a trattenere il respiro, vista la pressione fortissima procurata dalle dita del mezzo demone. Finalmente l'aveva sfidata! Non vedeva l'ora!
- Ho catturato la tua attenzione?-
- Completamente.- l'assicurò - Bacchetta e spada?-
- Bacchetta e spada.- concesse - E' quasi un peccato non essere sotto al vischio, non credi?-
Lei ghignò amara, delusa dal non poterlo strozzare visto che tanto non respirava quando Jeager spostò inavvertitamente gli occhi sulla palazzina dei Black. Notò la sua aria stranita e gelò quando lo sentì parlare.
- Hai degli amici suicidi, Hargrave.-
- Come sarebbe?- sibilò minacciosa - Che hai in mente?-
- Io niente. Ma uno sul tetto si sta per buttare di sotto.- e sconvolta lei si girò fra le sue braccia. Trattenne un grido quando ormai era tardi. Edward, salito sulla finestra del terzo piano, guardava vacuamente il cielo...e poi, con quello sguardo perso, si lanciò di sotto.


I Bracciali Del Destino |Dramione|Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora