31 agosto, ore 6.30.
Harry Potter dormiva a pancia in sotto nel suo letto matrimoniale, a torso nudo a causa del grande caldo che da giorni imperversava su Londra. Le lenzuola aggrovigliate attorno alle gambe, i capelli spettinati sul cuscino.
Le finestre chiuse erano serrate per fare in modo che niente disturbasse il suo sonno ma il bambino sopravvissuto non aveva fatto i conti con un altro bambino. Un piccolo mago eccitato e impaurito al tempo stesso.
- Harry...-
Potter fece una smorfia nel sonno, girandosi verso la sponda vuota di Elettra, che era partita di nuovo per il ritiro.
- Harry...-
La voce di prima s'infilò nei suoi sogni, infastidendolo. Senza esserne cosciente prese il cuscino della sua ragazza e se lo schiacciò sul capo, ma quando un paio di mani lo scossero dovette aprire le palpebre per forza e i suoi occhi smeraldini misero a fuoco la sua più grande spina nel fianco dopo Draco Lucius Malfoy.
- Tom...- mugugnò, distrutto - Vattene a letto!-
Il piccolo Riddle, che gli si era infilato in camera e poi gli era anche saltato nel letto, si mise a sedere a gambe incrociate, appoggiandosi alla sua schiena che Harry gli aveva girato apposta, ma il maghetto non cedette.
- Harry...non ho più sonno! Senti...mi sa che questa cosa non andrà a buon fine. Posso stare a casa?-
- Non ci pensare neanche piccolo mostriciattolo...- rispose Potter con voce impastata.
- Ma potrebbero scatenarsi un mucchio di guai a causa mia! Potrebbe succedere qualcosa di grave!-
- L'unica cosa grave che potrà accadere è che io ti strozzi se non te ne vai subito a dormire!- sbottò l'ex Grifondoro nervoso - Vattene da quel balengo di tuo cugino!-
- Ci sono andato. Ma mi ha chiuso fuori.-
- Sempre furbo quello...- si schifò Potter - Dai Tom! Torna a nanna!-
- Harry ti prego, ti prego! Non mandarmi a scuola!-
- Vatteneee...- supplicò Harry ma alla fine dovette per forza di cose scendere in cucina, altrimenti quel maledetto piccolo mostriciattolo non l'avrebbe più lasciato in pace. Certo però non lasciò il balengo a dormire mentre lui faceva il suo dovere di padrino tutto da solo. Come un forsennato sbarellò la porta della camera di Malfoy e fregandosene che fosse a letto mezzo nudo con May addormentata al suo fianco, lo afferrò per una gamba e lo trascinò giù per le scale, facendogli spaccare la testa su ogni gradino.
- Possibile che mi devi dare il tormento anche all'alba?- sbraitò Draco poco più tardi, semi vestito e davanti a una tazza di caffè - Non ti sopporto più Sfregiato! Spero che sia l'anno buono che finalmente qualcuno ti faccia secco!-
- Grazie altrettanto.- rispose Harry, versandosi una tazza di caffè nero a sua volta.
- E così si torna a Hogwarts...oh, che bello! Non vedo l'ora di rivedere la mia foresta!- cinguettò Gigì seduta sulla tesa biondo platino di Malferret - Sarà fantastico tornare a casa!-
- Si, una figata.- si schifò Draco - Scendi da lì, cretina.-
- Come ti permetti, stupido umano?!-
- Vediamo di finirla eh?- bofonchiò Potter distrutto - Non ho voglia di sentire altre paranoie! E tu vedi di fare almeno colazione o non arriverai a stasera sulle tue gambe, mostriciattolo.- ordinò a Tom, vedendolo indugiare davanti al bacon e alle uova strapazzata. Il piccolo Riddle doveva avere lo stomaco chiuso...e anche un'aria abbacchiatissima.
- Eddai, finiscila di castigarti così.- sbuffò Malfoy, appoggiando il capo contro il tavolo - Vedrai che una volta a scuola te ne fregherai di quello che pensa la gente. Avranno tutti così paura di te che non oseranno neanche alzare gli occhi quando passi.-
- Già...è dei Serpeverde che mi preoccuperei.- replicò Potter - Come minimo lo accoglieranno col tappeto rosso.-
- E con...mia sorella?- chiese Tom preoccupato.
- Avrai poche ore con lei e farò in modo di essere sempre presente.-
Il maghetto fissò Harry stranito - E come?-
- Sono un Animagus. Mi trasformerò in un'aquila e me ne starò appollaiato in aula.-
- E credi che mia cugina non sappia cosa puoi fare?- ghignò Draco serafico - Illuso.-
- Infatti voglio che sappi che la controllo, non mi sembra di aver mai detto il contrario Malferret.-
- Fa un po' come cavolo ti pare.- mugugnò il biondo agitando la mano con fare annoiato.
Erano le nove quando la casa cominciò a svegliarsi. Blaise fu il primo a salire in cucina tutto arruffato, solo coi pantaloni del pigiama e quando vide quei tre già in piedi, fu tanto saggio da non aprire la bocca con nessuna frecciata, altrimenti sarebbe stato Schiantato alla parete. Il secondo fu Ron che però entrò in casa direttamente dalla porta.
E lui si che era vestito...come la sera prima! Fece piano le scale ma quando li trovò già tutti in piedi, Edward compreso che sbadigliava al vento svaccato sul divano, dovette per forza sostenere lo sguardo inquisitorio di Harry.
- E allora?- sbottò Potter mentre dal secondo piano si sentivano i passi frenetici di Tom che faceva il solco in camera sua - Dai Ron! Mi dici con chi diavolo ti vedi si o no?-
- Sarà mica sposata!- disse Gigì con uno sguardo penetrante.
- Ma che sposata!- il rossino agitò le mani, scocciato - Fatemi il favore...fate finta di niente, ok?-
- Non è che ti sbatti una nostra conoscente?- chiese Draco acuto - E' per questo che non ci dici niente Donnola?-
Cazzo. Ma gli affari loro mai vero? Accidenti!
- E' brutta e vecchia? O magari ha dei figli?- riecheggiò Blaise.
- Sarà mica un uomo!- sbottò allora Edward, ricordando tanto a Ron un discorso fatto con Hermione quattro anni prima. Li mandò categoricamente al diavolo, rifiutandosi di stare a sentire la voce mielosa di Potter che lo seguì fino in bagno, incurante che il suo migliore amico gli avesse prima chiuso la porta sul naso.
Andarono avanti così per mezz'ora, poi scese anche May e fu il caso di smetterla di parlare come maschi da caserma. Un quarto alle dieci, Tom stava già sclerando. Arrivarono anche al punto che pensarono di dargli un goccetto di whisky incendiario ma poi May li prese a ceffoni uno per uno e con la sua mano femminile e sforzandosi di essere un po' materna riuscì a calmare il bambino quel che bastava perché arrivasse Zero, il falco di Lucilla, sulla loro finestra.
La lettera era per il maghetto e quando Tom lesse le parole di sua madre, di Caesar e di Demetrius, non poté che impedirsi di sorridere. Non seppero che magia avesse fatto la Lancaster, ma da quel momento Tom se ne stette buonino e non cercò più di chiudersi nello sgabuzzino fatato delle scope.
Era ancora nervoso, vero...ma sembrava più consapevole di se stesso e questo rinfrancò un po' tutti.
Il treno partiva alle undici e arrivarono puntali, un po' a smaterializzazione, un po' in macchina, davanti a King's Cross verso le dieci e mezza.
- Cavolo, mi sento eccitato come se dovessi tornarci io fra i banchi.- sorrise Edward, mentre entravano in stazione.
- Sai quale sarà la figata?- ghignò Ron - Che stavolta non dovremmo più stare attenti a quello stronzo di Piton che frega i punti a ogni singola cazzata! Ah, che goduria! Vero Harry?-
- Niente più fughe di notte, niente più sotterfugi...- Potter fece una smorfia divertita - Dov'è finito il bello ragazzi?-
- Ma lascia stare.- Blaise gli dette una pacca sulla spalla, mentre aiutava Tom a mettere il baule sul carrello.
- Sono proprio curiosa di vederla questa Hogwarts.- sorrise May, accanto a Draco - A quanto raccontate sembra il paese delle meraviglie. Se...non contiamo i Mangiamorte che vogliono ucciderci e le infinità di trappole che ci aspettano.-
- Se non altro stasera rivedremo gli altri!- sorrise Ron - Chissà Seamus, Neville e Dean che combinano!-
- Sai che bello...- replicò Zabini - Io e Draco dovremmo invece stare attenti al collo.-
- Che ci provino.- sibilò il biondo, facendosi largo fra la folla - Che palle, ci sono sempre e solo babbani qua! Ehi Tom... Tom! Non ci pensare neanche a filartela! Ti avverto che se ti smaterializzi vengo a riprenderti e ti mordo!-
- E guarda che è parecchio velenoso.- rincarò Harry, fissando trucemente il piccolo Riddle che provava ogni tanto a fare retromarcia alla chetichella. Ecco, finalmente erano fra i binari nove e dieci e il maghetto guardava il suo biglietto con fare stranito. 9 e 3/4 ...si, pensò smarrito. Se non lo avessero accompagnato, di certo a quell'ora sarebbe stato nel pallone come Harry, undici anni prima. Guardò divertito Edward, Blaise, May ed Edward entrarci per primi, poi Potter gli disse di entrare nella parete di corsa e il piccolo Riddle, guardando l'ultima volta la stazione di King's Cross, capì che non avrebbe più potuto tornare indietro. Ok. Era ora.
Prese la rincorsa e andò dritto, pregando che non si fosse richiuso come gli aveva raccontato Ron il pomeriggio prima, quando lui e Harry ci si erano schiantati contro a casa di un elfo domestico. Occhi chiusi e denti stretti...alla fine si ritrovò attraverso il varco, fermando il carrello di colpo e trovandosi davanti a una locomotiva nera e rossa.
Alzando gli occhi vide il tabellone: binario 9 e 3/4 , espresso per Hogwarts. Partenza 11.00.
Sorrise nonostante tutto, anche se vide una folla micidiale di studenti...mamma, erano così tanti...
A capì chino aspettò Harry, Ron e Draco, poi raggiunse gli altri verso la coda del treno, visto che i primi scompartimenti erano tanto pieni che gli animali e le loro gabbie cominciavano a straboccare.
Trovato un vagone libero e bene attenti a non farsi notare troppo, gli Auror cominciarono ad aiutare il ragazzino con quel maledetto baule che ogni anno che passava diventava sempre più pesante, quando Harry imprecò.
- Che c'è?- chiese Blaise - Hai scordato qualcosa?-
- Porca...la ricarica! La ricarica per il cellulare di Tom!- sbuffò il moro, volgendo lo sguardo verso la tabaccheria interna al binario, costruita da pochi anni - Dite che le hanno?-
- Dovrebbero.- disse Ron, attento a come teneva il barattolo di veleno - A quanto mi ha detto Ginny hanno di tutto, specialmente cavolate di Londra da quando Silente ha accettato la rete telefonica per gli studenti babbani sulla scuola.-
- Perfetto, allora vado a prenderla...- bofonchiò Tom, deciso a cominciare a darsi una mossa. Si fece dare i soldi dai padrini che lo guardarono come se gli fossero spuntate corna e coda, ma marciò comunque dritto verso l'interno del binario, adibito a cartoleria, tabaccheria e spazio ristoro. Salì una grande scalina e al piano superiore trovò la tabaccheria dove comprò la ricarica e anche delle pastiglie per il mal di treno magico visto che aveva già la nausea ancora prima di partire. Naturalmente chiese tutte queste cose alla negoziante con capo chino, ma ringraziò cortesemente e poi tornò sui suoi passi...almeno fino a quando qualcuno non gli diede una spallata.
Si girò prima di ricordarsi di non alzare il viso e si trovò davanti a un corpulento ragazzo del settimo anno, Serpeverde.
Quello, coi capelli castano scuro e un viso quadrato da bulldozer, lo fissò con tanto d'occhi subdoli e luccicanti.
- Fabian!- urlò, girandosi verso un ragazzino più piccolo ma del tutto simile a lui - Fabian, vieni!-
- Scusa ma devo andare!- biascicò Tom, ricordando le parole di Harry. Accidenti ai Serpeverde, doveva stare più attento! Ma quando mise un piede sulla scala per scendere di volata, un altro spintone gli fece perdere l'equilibrio. Fece appena in tempo a girarsi per capire che era stato un ragazzino coi capelli color sabbia, con spessi occhiali tondi e l'aria sulla luna a scontrarsi con lui...perché entrambi volarono giù dalla gradinata a rotta di collo, schiantandosi addosso all'unica persona che, con un lettore cd nelle orecchie, era rimasta sotto alla scala senza sentire le loro urla.
La investirono...e quando Tom, dolorante, cercò di tirarsi su, sentì un forte profumo di fiori. Alzando gli occhi, vide la stessa ragazzina dai capelli lunghi e corvini che aveva visto al Ministero...solo che stavolta aveva le ciocche e le lenti a contatto rosa elettrico.
Lei aveva perso anche gli occhiali colorati, insieme alla borsa che si era rovesciata a terra con annodata una bandana della bandiera americana. Stava come minimo per chiedergli dove diavolo guardava quando il ragazzino biondo, che stava praticamente seduto sulla schiena di Riddle, si mise in piedi e li aiutò ad alzarsi uno per uno.
- Oh...scusate, scusate tanto!- disse il moccioso, mettendosi gli occhiali mezzi storti sul naso. Non sembrava eccessivamente dispiaciuto ma il suo sorriso disarmante impedì anche alla ragazzina d'inveirgli contro.
- Ti sei fatto male?- chiese l'impedito prima a Tom.
- No...non è niente.- annuì il piccolo Riddle, aiutando la ragazzina a raccogliere le sue cose. Quando le prese gli occhiali rosa vide che erano rotti, così estrasse la bacchetta e memore degli insegnamenti di Hermione sussurrò - Oculus Reparo.- e le lenti in un attimo si aggiustarono, sotto l'occhiata interessata dei due ragazzini.
- Grazie.- disse la ragazza stupita. Poi però, se possibile, divenne ancora più pallida...indicando il viso di Tom. Riddle credette che l'avesse riconosciuto ma lei, visibilmente atterrita, gl'indicò il sopracciglio.
- Sangue...- alitò, evitando di guardare - Ti esce del sangue...-
- Oh, è vero!- il biondino dall'aria svitata frugò nella tasca un cerotto con un sopra un porcellino con le ali e senza tante storie lo spiaccicò sul sopracciglio destro di Tom che, non potendo fare altro, lo ringraziò debolmente. Ci mancava andare in giro con un porcellino azzurro con le ali sulla faccia!
- Scusatemi ancora.- cinguettò il biondino, con una faccia paciosa e tonda. Era il ritratto della salute. Poi, dopo aver ripreso i suoi libri se la filò verso quelli che dovevano essere i suoi genitori, lasciando Tom e la ragazzina intenti a chiedersi che razza di tipo fosse mai quello. Persa di vista anche lei, anche se il suo inconfondibile profumo sembrava aleggiare ovunque, il piccolo Riddle tornò dritto al binario per evitare altri incidenti.
- Ma che hai sulla fronte?- gli chiese May preoccupata quando tornò dal gruppo.
- Niente, sono caduto dalle scale.- ammise - E un ragazzo mi ha dato questo cerotto.-
- Cos'è quella roba disegnata? È un procione?- disse Ron, alzando un sopracciglio.
- No...a me sembra un panda.- disse Edward.
- E basta, fatela finita anche voi imbecilli.- sbuffò Draco, al limite di una crisi di nervi. Tornare in quella cazzo di stazione gli aveva fatto tornare in mente il suo ultimo anno e ora voleva pensare a tutto forché a Hermione.
In quel mentre però, qualcuno degli studenti fece l'errore madornale di riconoscere Potter...e come un ossesso, si mise a urlarlo in tutto il binario, attirando praticamente l'attenzione di tutti, animali compresi.
- Harry! HARRY POTTER! Sei tu!-
Da una folla vociante e bisbigliante a cui ormai il moro non faceva più caso, uscì un ragazzo biondo con ricci da cherubino, affascinante ed elegante con la divisa da capo scuola. Era un Grifondoro del settimo anno...
- Harry, che piacere!- urlò quello di nuovo, abbracciandolo e lasciandolo senza fiato per la morsa che aveva al posto delle braccia - Anche tu Ron! Ragazzi, non vi ricordate di me? Sono Brian! Brian King! Stavo sempre...-
- Stavi sempre con Colin Canon e suo fratello minore, si mi ricordo.- rognò Harry con una risata divertita.
- Cavolo, che bello!- disse il figlio maggiore di Daniel King, duca di Tenterdon - Sono così felice di rivedervi! Allora è vera la voce che siete Auror e starete con noi tutto l'anno! È un vero onore!-
- Bhè...noi dovremo lavorare. Non veniamo per divertirci.- abbozzò Weasley.
- Si ma voi siete leggenda! E dov'è Hermione Granger? Cavolo, il Trio Miracoli è tornato!-
- Dio, qualcuno lo abbatta.- frecciò Draco, a fianco di Harry.
- Malfoy?- Brian King lo guardò stranito - Ma allora...tutto quello che ho letto sul giornale è vero?- abbassò lo sguardo e sbiancando vide Tom, nascosto fra i due padrini - Harry, allora è vero! Lo mandi davvero a Hogwarts!-
- Se ci va un King ci può andare chiunque, non credi Brian?- frecciò una voce impastata alle loro spalle.
Il piccolo Riddle sgranò gli occhi quando vide il ragazzino del Ministero, quello della palla da basket.
- Damon.- sbuffò Malferret che lo conosceva bene - Mi sembrava strano non averti visto in giro...-
- Draco.- rispose quello con una smorfia - Ti facessi sentire ogni tanto sarebbe più facile, no?-
- Damon!- disse anche Brian - Che faccia hai! Ma stai bene?-
- No, per niente.- mugugnò Damon Howthorne, pallido e con le occhiaie - Ho avuto nottate migliori.- e senza dire altro buttò malamente il suo baule sul vagone, già stanco. Poi si girò a guardare il gruppo con aria serafica.
- Ciao Tom.- disse, scazzato - ...Ma che hai sulla testa? Un panda con le ali?-
- L'avevo detto io che era un panda.- ridacchiò Edward dalle retro vie.
- Allora ragazzi? Mi spiegate questa storia?- chiese Brian poco dopo, quando tutti gli studenti additavano Harry Potter l'eroe, il bambino sopravvissuto, e Tom Riddle, il figlio del suo nemico.
- Nessuna storia.- disse Harry pacato, mentre tutto il binario stava con le orecchie ritte per sentire - Ha undici anni, è un mago e deve imparare a usare la magia. Stessa solfa per tutti no?-
- Si ma...-
- King, fatti gli affaracci tuoi eh?- sbuffò Damon salendo sul vagone - Piuttosto, dov'è quell'oca di tua sorella?-
Quel Brian sorrise appena, scuotendo il capo - E' già salita, ti aspetta. Comunque,- disse rivolgendosi di nuovo a Harry - se non ci sono problemi allora vorrei saperlo. Non mi piace credere in cose non vere.-
Ron sogghignò. Accidenti, il marmocchio del secondo anno era diventato un mezzo duro! Stavano per spiegargli come stavano davvero le cose quando il controllore del treno, che vagava sulla linea gialla controllando famigliari e studenti impertinenti, attaccò a soffiare nel suo fischietto come un forsennato. E l'intera squadra di quidditch di Grifondoro, ne riconobbe l'arrivo. Sei ragazzi dal quinto anno in su, Brian King compreso, urlarono gioiosi quando una Firebolt sfrecciò sulla locomotiva dopo essere passata abusivamente dal passaggio segreto.
- Elettra?- allibì Harry - Elettra!- sbottò poi serio - Ma che ci fai qua!?-
- Signorina Baley!- urlò invece il controllore, raggiungendoli mentre lei scendeva tranquilla dalla scopa del suo ragazzo - Credevo di poter stare in pace senza di lei ma a quanto pare non la smette di tormentarmi eh?-
- Oh, per l'amor del cielo Bud!- disse la biondina con aria angelica - Sono solo venuta a salutare, niente di più!-
- E non può farlo con le sue gambe come tutti gli altri?-
- Non potevo certo rischiare di arrivare in ritardo. Sa quanto ci va dallo Yorkshire a qui? Il mister mi ha detto che se non torno lì fra mezz'ora mi butta fuori dalla squadra!- Elettra ignorò le espressioni allucinate dei suoi coinquilini che, cronometro alla mano stavano facendo i conti sulla velocità che aveva usato fin lì, e venne sommersa dalla vecchia squadra di Grifondoro. La chiamavano ancora tutti capitano, anche se ora era Julian Foster il capo squadra, amico di Brian King che era il cacciatore di punta. Di certo con la sua bravura era diventata ancora più popolare dopo che se n'erano andati loro, pensò Harry senza nascondere un sorriso.
- E allora?- le chiese Draco - Piccoletta, che sei venuta a fare?-
- A salutare Tom no?- sorrise la Baley - Non potevo certo lasciarlo partire da solo con voi!- e ridacchiando abbracciò il piccolo Riddle, scatenando lo stupore di mezza Grifondoro attorno a loro. Erano sconvolti, ma Potter capì che la sua ragazza l'aveva fatto apposta. Essendo più fresca e molto amata dalla casa dei grifoni, Elettra stava sfruttando la sua fama per mettere in buona luce il piccolo Riddle. Cosa che di certo lui, come bambino sopravvissuto, non avrebbe potuto fare. E dette il colpo di grazia alla marmaglia miscredente quando baciò il bambino sulla guancia, stecchendolo.
- Bene, adesso posso andare.- sentenziò mentre Tom stava imbambolato a fissarla già cotto, ma prima di risalire in groppa alla scopa Elettra si volse verso Brian King - Ehi Binny!- cinguettò con la sua solita dolcezza - Se Tom finisce a Grifondoro come spero, mi raccomando...dagli un'occhiata ogni tanto ok? È uno zuccherino, credimi!-
- Ok...- King sorrise, annuendo a quel portento di strega - Ci vediamo stasera alla festa di Vitius capitano!-
- Contaci! Ciao amore, ci vediamo a casa!- inclinò il manico della scopa e baciò velocemente Harry, poi sfrecciò via facendosi di nuovo urlare dietro ma nella sua beata incoscienza se ne fregò altamente.
Quando quella pazza scatenata della Baley fu sparita, Harry Potter abbassò uno sguardo velenoso sul viso arrossato di Tom. - Attento...capito mostriciattolo? E mollala di sbavare!-
- Eh?- Riddle lo guardò in completa beatitudine - Oh, si certo!-
- A me Elettra non mi ha mai baciato quando esco per andare a lavoro.- disse Blaise dalle retrovie.
- Neanche a me. Mi dovrei davvero lamentare.- ghignò Ron.
- State zitti voi!- sbottò Potter - Dai Tom, sali sul treno!-
Una volta sul vagone, il maghetto rimase sui gradini a guardare i suoi amici con aria ansiosa. Ok, sapeva che li avrebbe rivisti quella sera stessa...ma ormai tutti avevano capito che era il figlio di Lord Voldemort! E poi su quel treno forse c'era anche sua sorella! Cosa doveva fare? Stare calmo e basta, gli disse Draco con pazienza. Poi attaccarono con le raccomandazioni. Gli dissero anche, viva la faccia tosta, di non attaccare briga e di non dare troppa confidenza ai Serpeverde. Doveva solo starsene buono davanti al finestrino e ammirare il panorama.
Come no! Quando chiusero le porte dei vagoni, Tom s'infilò in uno scompartimento libero e si mise dal finestrino per salutarli, manco fosse andato in guerra...anche se un po' a lui sembrava proprio di andare incontro a una battaglia.
Quando il treno cominciò a sbuffare, capì che era davvero fatta. Indietro non si tornava.
Continuò a sentire le voci e le raccomandazioni affettuose dei ragazzi fino a quando la locomotiva non si mise in moto, poi ci furono solo gli occhi verdi di Harry nella sua testa. L'aveva guardato in modo che Tom non avrebbe più scordato...e anche Draco. In quel momento ricordò le parole di Elettra.
A volte quando le persone non sanno come dimostrare il loro affetto, usano altri modi un po' più bruschi.
Era il caso di Harry e Draco quello...in fondo anche con lui si comportavano così. Come rinfrancato dall'affetto che era riuscito a conquistarsi nonostante l'ombra scura dei suoi genitori, si sedette e rimase a guardare fuori dal finestrino per lungo tempo, incurante dei bisbigli che sentiva attorno a lui. La porta dello scompartimento era semi aperta e sentiva gli altri studenti borbottare...ma non osò alzare lo sguardo, almeno fino a quando una voce melodiosa dallo strano accento non gli chiese il permesso di potersi sedere.
Si volse...e vide la ragazzina coi capelli corvini e le ciocche rosa.
Annuì senza parlare e lei si sedette tranquilla davanti a lui, adagiando la borsa a tracolla a fianco e tirandovi fuori una rivista che però non sembrava inglese. Era americana. Portava anche una bandana con la stampa della bandiera a stelle e strisce. Non voleva fissarla troppo, così tornò a guardare il paesaggio allo sfrecciare del treno però quel casino di sottofondo e i bisbigli davvero non finivano. Ben presto anche la sua compagna di scompartimento se ne accorse perché quando alzò gli occhi coperti dalle lenti rosa e li puntò su quella marmaglia di curiosi, non pareva molto allegra.
- Giusto per sapere...- bofonchiò col suo strano accento - Ma ce l'hanno con te per caso?-
Tom arrossì vagamente e annuì, ma lei non gli fece domande di nessuna sorta. Si limitò a tornare a sfogliare la sua rivista, infastidita certo, ma anche sollevata. Il maghetto capì quella sua domanda. In fondo anche lei aveva un segreto.
- Io mi chiamo Beatrix Vaughn.- gli disse la ragazzina all'improvviso.
Sentendo quel nome, Tom sorrise malinconico. Assomigliava a quello della sua vera madre. Era davvero un bel nome, le stava bene. Che strano cognome però. Allora non si era sbagliato. Quella ragazza non era inglese.
- Io mi chiamo Tom Riddle.- replicò, a bassa voce.
Beatrix sollevò il viso e proprio quando fu sul punto di dire qualcosa, con lo sguardo intenso e indagatore, il loro scompartimento di aprì di botto e Tom vide sulla porta il ragazzo del settimo anno di Serpeverde che aveva visto nella tabaccheria. Con lui un ragazzino più piccolo, evidentemente suo fratello visto come si somigliavano. Dietro altri Serpeverde del sesto e quarto anno, più due del settimo.
- Ecco, avete visto?- disse quello che l'aveva urtato per sbaglio - Dicevo bugie per caso?-
Tom arrossì fino alla radice dei capelli. Accidenti, che situazione!
- Tu sei Tom Riddle vero?- gli chiese il ragazzo - Il mio nome è Sebastian Alderton. Lui è mio fratello minore Fabian, ha la tua età anche se non sembra e questi dietro sono i nostri compagni di Serpeverde.-
- Piacere.- biascicò Tom, sentendosi un insetto davanti a quei colossi.
Fabian Alderton lo squadrò con occhio clinico, con le braccia incrociate e aria vagamente diffidente.
- Seba, ma sei sicuro?- fece, sarcastico.
- Idiota, certo che sono sicuro! È vero Riddle? Sei figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato?-
Tom a quella domanda sentì il sangue defluirgli dal viso. Non si era aspettato un tale attacco. Harry e Draco l'avevano messo in guardia che quelli di Serpeverde si sarebbero fatti subito avanti ma non pensava così direttamente! Dannazione, avrebbe dovuto prestare maggiore attenzione ai loro consigli.
- Alderton, perché non ti togli di mezzo eh?- sibilò una voce conosciuta alle loro spalle.
Tom con sommo sollievo vide Damon dietro ai due fratelli, con suo ghignetto perfido sul viso e gli occhi azzurro denso accesi di divertimento.
Sebastian sogghignò a sua volta - Howthorne. Non vedevo l'ora arrivassi a scuola, sai?-
- Ci avrei giurato.- replicò Damon secco, indifferente alla marmaglia raccolta - Mi fai passare o devo camminarti sulla faccia Seba?- aggiunse, ironico. Alderton rise ancora, sprezzante, ma lo lasciò passare così Howthorne riuscì a sedersi a fianco di Tom e senza aggiungere altro si ficcò il cappuccio sui capelli, con ancora un forte mal di testa.
- Oh, che ha il piccolo lord?- frecciò Fabian Alderton che fra i due fratelli sembrava quello più petulante - Che ti prende eh? Le tue belle doti ti stanno scavando un buco in quel cervello pieno d'acqua che ti ritrovi?-
- Alderton...- gli occhi azzurri di Damon apparvero da sotto il cappuccio con aria poco civile - Cerca di imparare a capire alla svelta quando è ora di tacere.-
- Hn...- fece quello, serrando i denti - In compenso sei qua anche tu per conoscere Riddle eh?-
- Lo conosco già.- sentenziò di nuovo Damon, scocciato - E prima che insinui qualcosa con quella tua testolina bacata, no...non l'ho conosciuto nelle circostanze che credete voi.-
- Ma davvero?- fece Sebastian alzando un sopracciglio - Scusa ma ci credo poco.-
- Credi a quello che ti pare allora.-
- E tu invece...- Fabian guardò Beatrix con un sorriso ironico - Tu sei la yankee vero? L'americana!-
- Ma va?- s'intromise di nuovo Damon, facendo capire finalmente che aria tirava - Io invece ho visto un esquimese nel vagone qua davanti, perché non vai a dare il tormento a lui eh? Dai, via che ho mal di testa ragazzi!-
- Ok, ok!- Sebastian Alderton zittì il fratellino in tempo, trascinandosi via tutto il gruppo ma non prima di aver salutato Tom con un'occhiata che la diceva tutto su ciò che realmente pensavano di lui.
Dopo un attimo di silenzio, finalmente la folla cominciò a diradarsi e i tre poterono tirare il fiato.
- Stacci attento a quelli, Tom.- gli disse Damon chiudendo la porta dello scompartimento con la gamba.
- Grazie...- disse Riddle, poi ripensandoci lo fissò stralunato - Oh, adesso mi dici come sapevi il mio nome?-
- Sono un Veggente.- disse Howthorne tranquillo - E un Legimors.-
- Un Legimors?- disse Beatrix rialzando gli occhi dal giornale. Sembrava calma e non era esattamente la reazione che Damon si era aspettato da una ragazzina per bene. In fondo la sua dote non era molto apprezzata fra i maghi.
- Si, un Legimors.- replicò pacato - E tu sei Beatrix Vaughn, vero?-
- Hai avuto una visione anche su di me per caso?- chiese la ragazza, stavolta irritata.
Il futuro lord alzò le spalle, tornando a guardare Tom con aria divertita. - Che faccia che hai! Pensa a me invece, quando ti ho sognato e ho capito chi eri!-
- E allora perché mi hai aiutato se sai chi sono?- Tom non ci capiva più nulla.
- Perché mi andava.- si limitò a dire Damon - Piuttosto, mi daresti una pastiglia per il mal di treno?-
Il piccolo Riddle non chiese più neanche come faceva a sapere delle pastiglie, tanto quello strano ragazzo era una sorpresa continua. L'aveva aiutato davvero...anche se sapeva chi erano i suoi genitori. Che tipo strano!
Però sembrava...gentile. Si, sembrava abbastanza amichevole anche. Però forse...anche lui era uno di quelli che volevano averlo come alleato perché era figlio del Lord Oscuro. Quel pensiero lo rattristò ma poi qualcosa nello sguardo limpido di quel ragazzo gli fece passare quel pensiero.
Sembrava...si, per un attimo gli erano tornati in mente gli occhi di Draco. Sembravano così tempestosi e freddi. Ma anche tristi. Paurosi di essere felici fino in fondo. Però Draco aveva imparato a volergli bene...
- Ancora con quel panda sulla testa? Ma non ce l'hai un cerotto normale?-
Ridacchiò, sentendo quella frase stupida. Si, non era come gli altri. Non sapeva perché ma ne era sicuro.
- E quello cos'è?- gli chiese Tom, indicando la cosa che si agitava nel suo zaino.
Damon ridacchiò, tirando fuori a sorpresa un furetto bianco con due cerchi neri attorno agli occhi.
- E' Iggy. I miei hanno cercato di rifilarmi un maledetto allocco, ma ieri l'ho portato da quell'oca coi capelli biondi che mi ha insultato al Ministero e lei me l'ha riconsegnato stamattina, ecco perché non sono venuto subito a sedermi.-
- La conosci bene?-
- Chi, Cloe? È la futura duchessa di Tenterdon.- gli spiegò Damon con aria annoiata - E' una squilibrata!-
- Guarda che ti sento Howthorne, imbecille!- sbraitò una voce alterata in mezzo al corridoio.
I due ragazzi risero sentendo la voce della King e così in un modo o nell'altro riuscirono a convincere Beatrix a essere un po' meno glaciale. Chiacchierarono del più e del meno fino a quando non fu ora di pranzo...ma nessuno dei tre pareva essere in vena di mangiare. Damon aveva il mal di testa, Tom lo stomaco chiuso...e ringraziava che neanche Beatrix avesse fame, visto che a differenza di Milo lei non sembrava avere una fiaschetta di riserva nascosta fra i vestiti.
Verso le due di pomeriggio, Tom uscì in mezzo al corridoio quando il suo cellulare cominciò a squillare all'impazzata con una suoneria demenziale. Si affrettò a ficcarsi nello spazio fra un vagone e l'altro, appoggiandosi alla porta di servizio per guardare fuori dal finestrino. Al telefono era Sirius, con dietro Remus, Harry, Draco, Narcissa e Andromeda.
Come sempre Black attaccò a dire un mucchio di forate che risollevarono di molto l'umore del maghetto e lo autorizzò anche a prendere a calci chi gli rompeva le palle, quando Harry invece si era raccomandato di non attaccare subito briga.
Parlò con le zie che gli augurarono un buon viaggio, ma tanto anche loro sarebbero state a Hogwarts quella sera. Cominciò quasi a chiedersi quanti anni avesse quel professor Vitius quando la porta dello scompartimento dietro di lui si spalancò, arrivandogli sulla nuca...e si ritrovò di nuovo lungo per terra, con un bernoccolo pulsante sul cranio.
- Ahiii...- mugugnò, rimettendosi a sedere e passandosi le mani sulla zucca.
- Oh, accidenti! Ma sei tu!-
Tom alzò il viso per rivedere la bella ragazzina bionda e riccia del Ministero, l'amica di Damon.
Quella aveva la solita espressione fiera e un po' altera, sicura di sé e regale comunque gli porse la mano e lo aiutò a rimettersi in piedi, non prima però di aver guardato il suo cerotto.
- E' un maialino?-
- Sei la prima che l'ha capito.- scappò detto a Riddle mentre raccoglieva il suo cellulare. Quando tornò a guardarla in faccia, Angelica Claire King lo fissò a lungo con quegli occhioni cioccolato che negli anni Tom avrebbe imparato a sostenere. Ma in quel momento ancora non ci riuscì. Abbassò il capo, ringraziandola dell'aiuto poi senza dire altro tornò dritto al suo scompartimento e lo stesso fece Cloe che, tutta pensosa, tornò nel suo... riflettendo su quello strano ragazzo con gli occhi blu e tutto quello che si chiacchierava sul suo conto.
- Che t'è successo?- Tornato al suo posto, Damon parve leggergli in faccia il suo incidente. Quando gli raccontò l'accaduto, Howthorne sorrise divertito - Fra stamattina e adesso devo dire che è cominciata male, non credi?-
- E tu? Hai detto che hai avuto una nottataccia.-
- Le solite visioni senza senso.- replicò indifferente, anche se Tom avrebbe potuto scommetterci che stava mentendo - Piuttosto, non per farmi gli affari tuoi yankee ma ti sei trasferita qua in Inghilterra da poco?-
- Sei mesi.- replicò Beatrix, sogghignando suo malgrado di quel nomignolo idiota - Mi hanno costretta a venire a Hogwarts. Il preside in persona mi ha fatta una filippica noiosissima.-
- E i tuoi?-
La ragazzina abbassò lo sguardo sul giornale, serrando appena le labbra cosa che però ai due non sfuggì - Mio padre e mia madre non sono particolarmente interessati a me.-
- Allora non sei sola.- ghignò Damon in risposta, accarezzando il suo furetto - Dì Tom...come se la cava Draco?-
- Cosa?- Tom cadde dalle nuvole, pensando ai genitori di Beatrix - Oh, bene! Cioè...lui e Harry si prendono a pugni tutti i giorni ma sto bene con loro.-
- Prima dov'eri?-
- Prima?-
- Si...prima di venire fuori e presentarti al mondo.- frecciò Damon ironico.
- Oh...stavo con la mia matrigna, nel Golden Fields.-
- La tua matrigna...intendi Lucilla dei Lancaster?-
- Ahah, lei.-
- Ma allora...- Beatrix si sporse un po' verso di lui, curiosa - Tu sei davvero quello di cui parlano i giornali? Sei il figlio di quel mago malvagio di cui ho sentito parlare anche in America?-
- Bhè...si.-
Vendendolo arrossire, la Vaughn e Howthorne si scambiarono un'occhiata d'intesa e lasciarono perdere. Si era ormai fatto buio quando, infilate le divise, il treno si fermò alla stazione. Scesi sul binario, come sempre i ragazzini si guardarono attorno estasiati. Poi si trovarono davanti all'anima della scuola di Hogwarts.
Rubeus Hagrid avanzava con una lanterna in mano - Quelli del primo anno con me, avanti!-
Col cuore in gola, eccitatissimo, Tom guardò il custode delle chiavi. Harry e Ron gli avevano parlato tanto di lui. Anche Hermione, sebbene sapesse che suo padre era il colpevole dell'espulsione di Hagrid da scuola. Rattristandosi, rimase tutto il tempo ben nascosto dietro alle spalle di Damon che a intervalli regolari lo insultava, risalendo lungo il pendio che li avrebbe portati al lago. Camminarono per circa un quarto d'ora, poi una volta sul fiume, illuminati dalla luce delle fiaccole sulle barche, vi salirono vociando a gruppi di quattro.
Man mano che risalivano il fiume, Tom sentiva qualcosa che non aveva mai provato prima. Così come gli aveva detto Sirius una volta, durante una riunione di famiglia, più la meta si avvicinava, e più il si sentiva il sangue ribollire.
Ansia, eccitazione, desiderio...paura anche. E poi, eccola.
Alla luce della luna e della fiaccole, l'imponente costruzione di Hogwarts fra torri e torrette, appoggiata su una sponda rialzata del fiume, apparve agli occhi degli studenti...che sospirarono, ammagliati.
Ma Tom...oh, sentiva quasi il battito del cuore di Harry dentro di sé. Anche Harry era lì. Anche lui stava guardando Hogwarts, la sua vecchia casa. Forse anche suo padre se n'era innamorato a prima vista. Forse era impossibile non amare quel luogo.
Erano le sette e quarantacinque quando giunsero nell'androne sotterraneo della scuola dove s'innestava il fiume. Hagrid li fece scendere tutti dalle barche, poi risalirono lungo la scalina che stava loro davanti, raggiungendo finalmente la porta della Sala Grande. Lì davanti, la professoressa Mcgranitt, sempre di marmo, sempre tostissima.
- Benvenuti a Hogwarts.- disse, imperiosa - Dunque, fra poco varcherete questa soglia per essere smistati nelle vostre case, ma come sapete tutti per stasera e domani ci saranno i festeggiamenti per l'ultimo anno di impiego del professor Vitius, quindi dopo essere stati divisi, potrete fare festa con gli ex studenti. Ora, per il tempo che starete qui la vostra casa sarà la vostra famiglia. Sono Grifondoro, Corvonero, Tassorosso e Serpeverde. Durante l'anno vi verranno assegnati punti, mentre ogni violazione delle regole vi farà perdere punti. Alla fine, verrà consegnata la Coppa delle Case a quella più meritevole. Ora aspettate qui...presto avrà inizio la cerimonia.-
Tornò dentro alla sala, mentre una quarantina di ragazzini undicenni stentava a stare ferma.
- Che cosa riguarda questo smistamento?- chiese Beatrix a bassa voce.
- Ti ficcano in testa un cappello che parla troppo.- le disse Damon scocciato e sempre più indolenzito alla testa.
- Ehi, stai bene?- gli chiese Tom, cercando di sfuggire agli sguardi di Bruce Joyce e Martin Worton, i due ragazzini incontrato a Diagon Alley, nel negozio di Madama McClan.
- Una favola.- l'altro sorrise, scuotendo il capo nel vedere la sua apprensione - Ci sono abituato, stai sciolto.-
- Ok...- fece Riddle dubbioso, quando Fabian Alderton appoggiato al parapetto di pietra della scalinata insieme ad altri amici suoi cominciò a scrutarli parecchio intensamente. E allora sparò la sua cavolata.
- Ehi Damon...quanto sei amichevole.-
- Che ci vuoi fare.- rispose Howthorne a tono - Non è lo stesso che si dice di te invece.-
- Hn, certo...ehi Riddle.- disse quindi, facendo scattare tutti gli altri bambini con gli occhi sgranati per lo stupore - Ma come fa a starti simpatico quello, eh?-
- Riddle? Tom Riddle? È proprio lui!-
- Tom Riddle? Il figlio di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato!-
- Ma non stava con Harry Potter!?-
- Allora è vero!-
Accidenti, di nuovo! Tom era viola per la vergogna per centesima volta nella giornata, anche perché era circondato da undicenni che non facevano altro che fissarlo come se fosse stato il diavolo in persona. Inoltre, i bisbigli di quei giovani maghi si confondevano col baccano che c'era fuori nel giardino principale.
Gli ex studenti erano già arrivati da un pezzo. Ed erano molti...moltissimi.
Harry Potter stava lì fuori, col capo rivolto verso l'unica cosa che in quel momento aveva importanza per lui.
Il ricordo. Si, il ricordo passato di una vita passata...di una vita felice, di una vita triste.
Il ricordo degli amici, delle lacrime, del dolore, dell'emarginazione, della gioia, della scoperta...della casa.
Lì, davanti alla grande immagine della scuola di Hogwarts, tutto ricominciava.
Lì, il bambino sopravvissuto era tornato.
Col cuore che batteva forte e l'anima infiammata, socchiuse gli occhi...e tutto gli tornò alla mente.
- Come ti senti?- gli chiese Ron, apparendogli a fianco.
- A metà fra bene e male.- rispose sincero, sorridendo malinconico - E tu?-
Weasley gli passò un braccio sulla spalla, ridendo brevemente - Più o meno come te. Sai cosa vorrei?-
- Cosa?-
- Che Hermione fosse qui con noi.-
- Già...- Potter ricordò la bambina dai folti capelli bruni che con la sua lingua sferzante e petulante lo aveva accompagnato per il primo anno. Se non fosse stato per lei, per Ron...cosa ne sarebbe stato di lui?
Forse, non sarebbe stato nemmeno vivo. Forse, sarebbe morto dentro, se non sepolto sotto terra.
- A cosa serve essere maghi se non si può fare magie a far apparire chi si ama?- sussurrò, inspirando forte.
- Vedrai che tornerà.- Ron apparve sicuro nel tono, proprio come in volto - Lei verrà qui.-
- Perché qui che ci siamo noi.- annuì Harry, ricordando le parole che Hermione aveva detto prima di partire per la Germania. Si, dove andava uno, sarebbero andati tutti gli altri. Tutti insieme, di nuovo.
Raggiunsero il gruppo poco più tardi, dove videro facce vecchie e nuove. Parecchi Auror che erano con loro al Ministero arrivarono a salutare il vecchio professor Vitius, da quelli dell'età di Duncan in giù. Sirius e Remus già se la ghignavano con i loro ex compagni, dimostrando per l'ennesima volta che il caro professore d'Incantesimi era davvero vecchio come il cucco. Secondo Milo poi, aveva quasi novant'anni.
Con Narcissa Black Malfoy arrivò anche la sorpresa più bella di tutte. Jane Hargrave scese con lei dalla carrozza, riabbracciando commossa gli amici di sua figlia che non avrebbero potuto chiedere una sorpresa più bella.
Naturalmente si era imbucata senza permesso ma nessuno degli Auror ci badò visto che Jane era sempre la benvenuta.
- Ehi tu...- disse poi a Draco, guardandolo storta - Potevi anche venire a trovarmi sai?-
Malfoy ebbe la bontà di arrossire vagamente - Scusa.- borbottò, con aria da cucciolo.
- Solo perché mia figlia è una testarda non vuole che lo sia anche io.- rise allora la strega, abbracciandolo stretto - Avanti, voglio che mi raccontiate tutto prima che torni a casa mia.-
- Immagino che neanche tu allora sappia dove sia Herm, vero?- le chiese Harry, triste.
- Infatti.- annuì Jane, più calma - Ma so cosa faceva. E so anche che non è una stupida, per quanto sia un'irrimediabile impulsiva. Quando la ritroverete vi do l'autorizzazione di prenderla a schiaffi, capito?-
Risero tutti, anche se senza divertimento. Hermione...sarebbe stato bello averla di nuovo così vicino da picchiarla. Peccato che nessuno sapesse dove fosse finita. Chiacchierarono ancora per pochi minuti trovando Neville, Seamus, Dean, Lavanda e gli altri, poi Tristan con Jess e Degona, Liz e Clay, Ninfadora e perfino Malocchio. Sembrava che Vitius non avesse fatto altro che insegnare a tutta la popolazione magica della Gran Bretagna.
Poi finalmente Hagrid tornò a loro. Ora sarebbero entrati gli ex studenti nella Sala Grande...poi sarebbe toccato al primo anno, quindi tutti avrebbero partecipato alla cerimonia di smistamento.
C'era un grande fermento, una grande aspettativa.
Quello era il giorno in cui Harry Potter tornava davanti a un vecchio nemico.
Il destino.
STAI LEGGENDO
I Bracciali Del Destino |Dramione|
Fanfiction...E dopo quattro anni dall'aver lasciato il nido protettivo di Hogwarts, alla porta di Harry Potter si ripresenta un Riddle che sconvolgerà la vita a lui e a Draco, legati indissolubilmente da una maledizione che li porterà alle soglie di un'altra...