- EDWARD!-
Hermione si portò le mani alla bocca dopo aver gridato quel nome con tutto il fiato che aveva. Vedendolo cadere a peso morto, credette di sentirsi svenire...poi Jeager, stretto a lei, sollevò il braccio e artigliò la mano guantata.
- Arresto Momentum!-
Il corpo di Dalton si bloccò a un metro da terra, restando sospeso dopo la lunga caduta.
Hermione si staccò immediatamente dal mezzo demone e corse dell'Auror, angosciata, dopo aver guardato ancora sopra la finestra da cui era caduto, non vedendo niente che avesse potuto farlo scivolare...o qualcuno che l'avesse spinto.
- Edward!- ansimò, scuotendolo - Edward! Edward parlami! Cos'è successo?-
Ma il giovane Auror non la sentiva, non sembrava neanche sveglio. Aveva gli occhi aperti ma erano vuoti, ipnotizzati.
- Stupida.-
Hermione si voltò e trovò Crenshaw in piedi accanto a loro due accucciati sulla neve, che fissava Edward con aria attenta. - Guardalo Hargrave. Non ti sente neanche. È ipnotizzato.-
- Ipnotizzato?-
Jeager ghignò, inginocchiandosi accanto a lei - Non hai mai visto Katrina all'opera vero?- e senza aggiungere altro rifilò due ceffoni all'ex Corvonero che ebbero il potere di riportarlo subito in sé. Sbatté le palpebre e vedendo Hermione, il cielo buio e sentendo freddo non riuscì a capire dov'era.
- Che cazzo...- alitò, portandosi le mani alle tempie - Dio, che mal di testa...-
- Edward, stai bene vero?- sussurrò la strega - Cos'è successo?-
- Non lo so. Sono salito in camera un attimo e poi...- parve confuso - Non ricordo. Come sono finito qua?-
- Idiota.- sibilò Jeager - Ti sei lanciato di sotto.-
- Cosa?!- sbottò Dalton, incurante del mezzo demone - Mi sono lanciato dalla finestra? È assurdo!-
- Ed, ti abbiamo visto noi! Non eri in te.- gli spiegò la Grifoncina - E' stata Katrina a manovrarti.-
- E come diavolo ha fatto? Non ci sono specchi in camera mia.-
Crenshaw intanto sogghignò fra sé. E così gli Auror avevano capito che la cara Kat si muoveva in qualsiasi cosa riflettesse la realtà. Però, ce ne avevano messo di tempo! E a quanto pareva non sapevano nemmeno come agiva per possedere le loro menti. Non si erano accorti di lei...
- Andate avanti così e morirete tutti.- sentenziò, rimettendosi in piedi.
- E sta zitto Crenshaw!- sibilò Hermione - Non ci servono consigli!-
- A no?- rise il mezzo demone, perfido - Non sapete neanche come vi controlla! Credi che lei sia solo negli specchi? Stupida! Lei è sempre con voi, possibile che non ve ne siate mai accorti? Potrete spaccare tutti gli specchi della Gran Bretagna ma lei sarà sempre attorno a voi! E non riuscirete a liberarvene fino a quando non aprirete gli occhi!-
- Non voglio il tuo aiuto!- sbraitò la Granger.
- E chi te lo vuole dare.- sindacò lui di rimando, rimettendosi il cappuccio per coprire i fini lineamenti - Non voglio che tu muoia per mano di quella sporca mezzosangue! Adesso levo le tende, mi avete rotto voi umani! Ci vediamo Hargrave, vedi di non arrivare in ritardo all'appuntamento!-
- Stai tranquillo.- sibilò lei, assottigliando gli occhi mentre si smaterializzava via.
Rimasti soli, Edward e Hermione si scambiarono una rapida occhiata.
- Ma che ci faceva qua? Che appuntamento?- le chiese Dalton.
- Sei sempre il solito eh? Ricordi sempre ciò che non dovresti!- lo rimbeccò - Stavamo parlando.-
- Ah si?- fece ironico, alzando gli occhi verso l'alto - Spero che il mio tentato suicidio non ti abbia impedito di strozzarlo...o di fare qualsiasi altra cosa tu avessi in mente. Ma porca miseria...ha cercato di ammazzarmi quella stronza! Te ne rendi conto?-
- Ed...- Hermione sospirò distrutta - Ma possibile che non ti scalfisca niente? Stai davvero diventando come Blaise.-
- Cosa? Che intendi?-
- Non so...stavo per raccoglierti per terra con la spugna...-
- E capirai...- ridacchiò, incrociando le braccia dietro alla testa - Non è mica la prima volta che rischio la pelle.-
- D'accordo, lasciamo perdere.- disse la strega, entrando in casa e chiudendosi la porta alle spalle - In fondo se non altro Jeager ci ha dato una mano.-
- Già.- disse di colpo Dalton, cambiando tono - Mi ha veramente illuminato.-
- Dici?-
- Si. Crenshaw ha spazzato via i miei dubbi. Se non altro ora so che abbiamo a che fare con una mezzosangue .-
Hermione si bloccò accanto all'albero di Natale, nell'ingresso vicino al caminetto.
Era vero. Jeager aveva detto che non voleva che lei morisse per mano di una mezzosangue.
- Chissà perché quando mi serve Harry non c'è mai a sentire le cose.- sentenziò seccata - Dovrei quasi andare a riprendere quel deficiente per portarlo davanti a Harry e fargli sputare di nuovo il rospo.-
- Dubito che ascolterebbe comunque. Ehi...- Edward la guardò preoccupato, mentre si massaggiava la schiena - Herm, ti ha fatto del male?-
- No.- sbuffò - Mi ha solo fatto un massaggino.-
- Hn...se lo vuoi chiamare così.- e ridacchiò, carezzandole la schiena - Sicura che non ti faccia troppo male?-
Si zittirono entrambi però, quando apparve sulla soglia l'unica persona che non avevano voglia di vedere.
May stava tornando in sala da pranzo e quando vide le mani di Dalton sulla schiena della Grifoncina parve un pochino imbarazzata. - Scusate...- borbottò - Ho interrotto qualcosa?-
Se Hermione si contenne, negando col capo, Edward se ne uscì un gemito seccato e senza guardare l'Osservatrice si limitò a dire stizzito che se ne andava fuori a fumare, cosa che ormai gli capitava sempre più spesso.
La Aarons se ne andò subito, decisa a non stare nella stessa stanza e sola con la Grifoncina, mentre la Granger pensò che in fondo la maledetta era davvero brava. Le buone attrici erano merce rara ormai.
Rimase accanto al camino, tornando a massaggiarsi la schiena e borbottando come una teiera.
Al diavolo Crenshaw! Che diavolo ci guadagnava ad apparire e scomparire dalla sua vita in quel modo? L'unico suo divertimento negli ultimi mesi sembrava diventato solo quello di farle saltare i nervi.
E poi, ok, aveva capito che lui dei piani dei Mangiamorte se ne fregava, ma comunque ogni tanto svolgeva i lavori dei Lestrange! Perché andava da lei e spiattellava i loro segreti? Voleva solo assumere un ruolo da spettatore?
O aveva altri piani oltre a quello di mandarla al manicomio? Inoltre le aveva quasi spezzato le ultime vertebre!
- Accidenti a lui...la delicatezza non sa neanche dove stia di casa...- sibilò, pensando ai lividi che le sarebbero rimasti.
- Mezzosangue...sta più attenta a come ti scegli gli uomini.-
Si voltò di scatto, sentendo subito il cuore batterle più veloce.
C'era Draco appoggiato alla porta laterale del salone e la fissava. La fissava tanto che si sentì quasi nuda.
Era perso a guardarla. Lì, accanto al fuoco, la pelle appena arrossata...e gli occhi dorati lucidi.
Da perderci il senno.
- Chi è stato?- le chiese.
- Chi è stato a fare cosa?-
- Hai detto, mi pare, che un certo "lui" non sappia neanche dove stia di casa la delicatezza, o sbaglio?-
- Si ma non nel contesto che t'immagini.-
- A no?-
- Esatto.- e lo fissò senza abbassare il viso - Non è il momento adatto per queste cose.-
Lui levò appena un sopracciglio, muovendosi sinuoso per raggiungerla.
Quando le fu davanti, continuò a scrutarla con quell'aria di accusa che la fece vibrare di rabbia.
- Non potremo cercare di comportarci civilmente?- gli propose.
- Intendi...- ghignò amaro -...mi stai davvero dicendo che vuoi che restiamo amici mezzosangue?-
- Bhè...si...-
- Hn...non crederai davvero a quella stronzata di due che restano amici dopo aver fatto sesso.-
Lei inspirò, rabbiosa - Io e Harry siamo amici, nonostante tutto. E fra noi non c'era solo sesso.-
- Neanche fra noi mi pare.- ringhiò a quel punto.
- Ah si?- lo sfidò con gli occhi luccicanti - E allora cos'è stato?-
- Quando lo saprò te lo dirò.- sibilò Malfoy, preso in contropiede.
- Scrivimelo e mandamelo allora.- lo zittì pronta ad andarsene. Dio, ma perché gli uomini erano tutti uguali? Cosa volevano da lei? Caesar che le diceva cosa provava per lei e poi la piantava su due piedi, anche dopo un pomeriggio di sesso folle; Jeager che cercava di ammazzarla, Edward che se ne fregava di morire e ora anche Draco!
All'inferno tutti quanti!
- Ferma, dove vai?- le sibilò, afferrandola per il braccio e impedendole di passare - Io e te non abbiamo finito!-
- Questo lo so anche io!- gli disse aspra - Ma è troppo chiederti ancora qualche giorno? Per me non è facile.-
- Hai avuto dei mesi!- le ringhiò quasi, a un dito dalla bocca - Degli anni! Quattro nei hai avuti e da te non ho ricevuto altro che incubi e grida nel cuore della notte che ti giuro non augurerei neanche al mio peggior nemico!-
A quella stoccata finalmente si prese la triste soddisfazione di vederla impallidire. Bastardo , si disse.
Non avrebbe dovuto rinfacciarglielo. Non avrebbe dovuto riportarle alla memoria quei giorni...
Si morse le labbra e stava quasi per supplicarla di picchiarlo per essersi fatto sfuggire un tale idiozia quando lei lo colpì nella maniera più inaspettata. Lo fissò per un attimo, poi abbassò gli occhi e gli chiese scusa con voce flebile.
- Scusa .- ridisse ancora, quando Draco non riuscì a trovare il fiato per rispondere - Mi dispiace per quello che è successo. Non avrei dovuto dirti quelle cose, quando mi hai salvato dal veleno. Non era colpa tua...non dovevo prendermela con te perché non mi sentivi...è stato un errore, ho sbagliato tutto io...-
- Mezzosangue...-
- No, è vero.- alitò ancora, distrutta - Non avevo diritto né di chiamarti in quel modo, né di rinfacciarti di essermi venuto a salvare tardi. Non ho pensato a come potevi stare tu...-
- Hermione...- e sollevò una mano per bloccarla ma lei gliela prese e la scostò gentilmente, faticando a trattenere le lacrime - Mi dispiace Draco. È colpa mia.-
- Ridillo un'altra volta e ti prendo a schiaffi.- le disse roco.
- E' la verità.-
- La verità è che dovrei stare zitto.- sibilò diventando improvvisamente gelido e inaccessibile - Adesso ascoltami perché non voglio più tornare sull'argomento in futuro. In quanto al fatto che tu abbia chiamato me ogni notte...ringrazio Dio di averti potuto sentire la tua voce ma ero troppo vigliacco per ammettere che solo io potevo venire a riprenderti, perciò non pensare mai di aver sbagliato...a cercare me, invece di...altre persone.- sussurrò, pensando a Cameron - Non te l'ho rinfacciato per...perché non volevo sentirti. Lo sai, mi conosci...parlo sempre a sproposito.-
Hermione sorrise appena, ricordando. Si...lui spesso parlava a sproposito.
- Senti...- Draco scoccò una rapida occhiata oltre le sue spalle, per vedere se fosse arrivato qualcuno -...adesso non so come stai, ma dobbiamo chiarire le cose. O rischio di perdere il sonno.-
- Va bene,- acconsentì lei - ma dammi ancora un po' di tempo. Giorni, credimi. Non vado più via.-
Dicendolo, Hermione pensò quasi di aver visto uno strano lampo nei suoi occhi color tempesta ma doveva esserselo immaginato. Malfoy tornò presto altero, raddrizzando le spalle e riprendendo il suo classico contegno da principe dei serpenti. Eccolo che tornava il solito di sempre.
- Non hai toccato cibo a cena.- le disse, cambiando velocemente argomento.
Lei scosse il capo - Sciocchezze.-
- Non mangi mai neanche alla torre.-
- Ti sei fatto influenzare da quello che dice Harry.-
- Guarda che ti vedo, non è solo lo Sfregiato. Sei visibilmente più sottile.- rincarò serio - Almeno dormi?-
- E adesso cosa centra?- sbuffò, capendo che erano finiti nell'ennesimo territorio minato.
- Ti ho chiesto se dormi. È semplice come domanda.-
- Dormo quando sono stanca.- si decise a rispondere.
- Quando non stai in piedi intendi.-
- Draco, arriva al sodo. Sai che non sopporto i giri di parole.-
- Non c'è più un sodo purtroppo.- disse serafico - Comunque anche di questa storia ne riparleremo, credimi. Adesso torniamo di là. Spero che almeno non rifiuterai il dolce.- e fece per tirarla via, quando finalmente tornò Edward, con sotto braccio il ramo più grande di vischio che avessero mai visto.
- Era ora.- gli sorrise Hermione - E quello dove l'hai preso?-
- L'hai rubato a un Babbo Natale, Dalton?- frecciò Draco, lasciando il braccio della strega.
- No, a un bambino cieco che chiedeva l'elemosina.- Edward ridacchiò con aria sfuggente, accendendosi un'altra sigaretta - L'ho scavallato nella palazzina di fronte, ne avevano tanti. Altro che Natale...lì dentro ci dev'essere una specie di orgia. La mia assassina l'hai più vista?-
- Assassina?- riecheggiò Malfoy - Che cazzo dici?-
- Niente, niente.- l'ex Corvonero agitò la mano con evidente aria sprezzante - Hai mai notato Malferret che bella vista c'è dal terzo piano? Dovrei quasi mettere le ali...per gustarmela meglio.-
Ma era pazzo? Il biondo scoccò uno sguardo stranito alla Grifoncina che invece evitò accuratamente i suoi occhi inquisitori, rivolgendosi solo a Dalton.
- Dove andrai a dormire stanotte Herm?- le chiese infatti Edward sistemando il vischio sopra la porta, facendo inspiegabilmente irritare l'animo già abbastanza focoso di Malfoy - Torni nel Golden Fields?-
- L'idea era quella. Devo cercarmi un appartamento qua a Londra il prima possibile comunque.-
- Ci stiamo in nove a Lane Street, compresa Beatrix.- sorrise Dalton - Una in più che male può fare?-
- Si e dove la metti?- s'intromise il principe di Serpeverde, cominciando a innervosirsi - Non ci sono più letti!-
- Va bene anche il divano.- disse la ragazza tranquilla.
- Figurati.- ghignò Edward, facendosi particolarmente dispettoso - Il letto mio e di Ron è a due piazze.-
- Starà bene sul divano.- sibilò Draco, fregandosene di farsi guardare stranito dalla Grifoncina.
- Ha mal di schiena.- Dalton stava rasentando il diabolico - Non hai cuore Malferret?-
- Tu invece ne hai fin troppo.- sentenziò il biondo - Con Weasley comunque starà benissimo.-
- Ma Ron ha la ragazza.-
- Bhè, non l'ha mai portata a casa.-
- Guarda che non la mangio, sai?- replicò l'altro sorridente.
- Oh, su questo non c'erano dubbi. Torniamo a tavola, forza!- ordinò quasi perentorio ma quello fu anche il momento in cui Duncan Gillespie entrò in casa, bestemmiando sommessamente con un turco, ricoperto di neve da capo a piedi.
Così Edward e Draco sogghignarono, incrociando le braccia.
- Ciao capo.- l'apostrofò Dalton - Buona Vigilia!-
- Oddio...ci mancavate solo voi due!- rognò il capo degli Auror, levandosi il mantello - Devo aspettarmi qualche vostra puttanata stasera o posso permettermi di starmene tranquillo?-
- Duncan...ricordati che hai la pressione alta.- lo prese in giro il biondo.
- E sta zitto Malfoy.- sbuffò l'uomo - Dov'è il tuo compare eh? Non state sempre insieme?-
- Sono qua!- ridacchiò Harry, apparendo nell'anticamera - Ehi capo! Sei in ritardo!-
- Ho fatto di tutto per stare il meno possibile vicino a voi dementi.-
- Amichevole come sempre.- rise il bambino sopravvissuto.
- Allora Potter?- sbraitò Gillespie - Che è 'sta storia che mi dovevi vedere a tutti i costi eh? Che avete fatto stavolta? Aspetta, fammi indovinare...avete scaricato altri cadaveri di demoni in mezzo a King's Cross? Magari Weasley è passato attraverso i muri della camera da letto della Regina? O forse siete riusciti a inventarvi qualcosa d'interamente nuovo per farmi godere meglio il Natale?- chiese angelico, ma pronto a esplodere da un momento all'altro come suo solito - Avanti, che diavolo succede?-
- Assolutamente nulla.- ridacchiò Harry - Volevo solo farti finalmente conoscere il quinto membro .-
Duncan finalmente gli prestò la dovuta attenzione e un attimo dopo posò lo sguardo su Hermione.
La guardò da capo a piedi, poi si passò le mani sul mento barbuto.
- Era ora.- bofonchiò, facendosi avanti e allungando la mano verso la Grifoncina - Hermione Granger, presumo.-
- Piacere.- la strega gli strinse forte la mano - Hermione Jane Hargrave.-
- Duncan Gillespie. E così tu sei quella che ha tenuto in vita questo branco di idioti a Hogwarts.-
Ridendo finalmente, Hermione sentì i ragazzi sbuffare in sottofondo e annuì.
- Bene, bene.- l'uomo pareva molto interessato a lei - Io e te avremo molto di cui parlare.-
- Non vedo l'ora.- l'assicurò la ragazza.
- Se avete finito coi convenevoli possiamo andare a finire la cena, eh?- li incitò Edward - Ammesso che un altro irrefrenabile impulso non mi faccia venire voglia di schiantarmi sulla torta al cioccolato.-
- Ma cos'è, ubriaco?- chiese Potter tornando in sala da pranzo.
- Ma che ne so...si sarà rollato una canna col vischio.- ironizzò Draco sarcastico.
Durante il resto della cena l'argomento Mangiamorte e Katrina non venne più toccato, Edward risparmiò le battute per momenti migliori, visto che si pregustava il giorno in cui avrebbe urlato a quella manica di cretini "IO VE L'AVEVO DETTO!" e i componenti dell'Ordine fecero in modo di intrattenere Duncan per tutto il resto della serata, evitando così che il suo esaurimento nervoso peggiorasse a vista d'occhio.
Ci pensarono Sirius, Malocchio e Mundungus a mandarlo sul brillo andante ed era quasi mezzanotte quando l'allarme magico di tutta la palazzina si mise a suonare impazzito. Harry e gli altri corsero all'ingresso con le bacchetta sguainate ma trovarono solo...si, solo un demone puro che spense quel baccano con uno schiocco di dita.
- Mamma!- cinguettarono Degona e Tom, correndo ad abbracciare Lucilla.
Gli Auror tirarono un sospiro...e poi tutti i maschi di casa Black ebbero il modo di rifarsi gli occhi per un anno di fila.
Inutile negarlo. Nessuna donna poteva reggere il confronto con lei. Nessuna.
Era eterea, irreale. Meravigliosamente bella. Una dea.
La sua pelle bianca risaltava con l'abito nero, intarsiato in filigrane lucenti e perle. Le stesse perle nere che le ornavano il collo. Le spalle scoperte mostravano il giglio bianco che le ornava il seno sinistro...e se ne innamorarono tutti.
- Lucilla!- Harry e gli altri andarono subito a salutarla, abbracciandola forte, esattamente come Sirius, Remus e tutti i componenti dell'Ordine. Solo Tristan rimase indietro.
Col cuore che batteva forte e l'animo del ragazzino che si era innamorato di lei a soli undici anni, rimase sulla porta del salotto con le gambe molli, l'animo avvolto in un rogo.
- Muoviti, stupido.-
Si volse appena verso suo fratello, sorridendo. Accidenti a Jess. Lo pescava sempre in adorazione totale.
E anche quando furono seduti tutti insieme, quando fra auguri e abbracci ripresero il feeling di un tempo, lui non sapeva fare altro che guardarla in silenzio. Guardava la padrona del suo cuore...e sua figlia, in braccio a lei.
Gli occhi bianchi di Lucilla lo trovarono in mezzo a tutti quei visi...e per un lungo attimo, nemmeno lei vide nessun altro. Poi però la sua attenzione fu tutta per Degona e Tom, da cui non si staccò per tutta la sua visita.
- Allora mamma?- Tom era eccitatissimo - Come mai sei già qua?-
- Caesar mi ha fatto scappare per un'oretta, poi devo tornare all'ordine.- rispose con la sua voce dolce e flautata, seduta accanto al fuoco - La riunione si è dimostrata più complicata del previsto.-
- Dai, racconta!- la incitò Harry, passandole un bicchiere di vino - Quanti sono?-
- In tutto? Direi duecento, ma molti non sono venuti.-
- Così pochi?- Milo sollevò un sopracciglio stranito - Vi credevo molti di più.-
- Anche io. Ma siamo rimasti in pochi a quanto pare. Sono tutti molto ...come dire...- Lucilla esibì un leggero ghigno che fece tremare più di un Auror -...sono tutti molto conservatori. Tutta gente che evita il dialogo e il contatto con gli altri come la peste. Ma alcuni soggetti sono interessanti.-
- Hai conosciuto la famiglia di Dimitri? E quella di Caesar?- le chiese ancora Tom curiosissimo.
- Ahah.- annuì, ricordando subito la bellissima donna che altre non era che la madre di Caesar, avvolta nella luce irreale che le candele di Azay le Rideau, uno dei tanti e magnifici palazzi sull'acqua della Loira, in Francia, in cui era avvenuta la più grande riunione di demoni puri del secolo.
Una donna fantastica, coi capelli simili all'argento e il portamento di un pavone. Al suo fianco il padre di Cameron. Forse più bello perfino di suo figlio, con lo stesso sguardo gelido e indifferente, per non parlare del fratello minore di Caesar, di cui Lucilla non aveva mai sentito parlare. Una sagoma. Altro che Caesar. Leiandros Cameron era un demone giovane, di circa settecento anni, coi capelli scuri del padre di Caesar ma un senso dell'umorismo che a un demone non era certo comune. La famiglia di Demetrius era altrettanto sballata. Demetrius le aveva presentato solo suo padre, suo zio e le sue due sorelle minori, Lady Magdalena e Lady Leda, che erano passate di sfuggita nella sala con un paio di compagni dall'aria bizzarra.
Il resto erano sguardi e visi pressoché di bellezza perfetta e sublime...ma con occhi bianchi vuoti, troppo vecchi, troppo disincantati. Demoni che avevano il mondo in mano, ma vasi di cristallo troppo pregiati che temevano di rompersi.
Era stato un turbinio di abiti magnifici, chiacchiere sottili, voci appena sussurrate.
E Lucilla che per tutta la sua corta vita era stata sempre la più forte, si era ritrovata circondata da esseri talmente potenti da poterla schiacciare con un dito. Per lei, abituata a essere invincibile in un mondo di umani, era stato devastante ma Caesar e Demetrius non l'avevano lasciata un attimo, snobbando vecchi amici e antiche amanti.
Per tutto il tempo aveva solo desiderato la pace e ora, che era accanto a sua figlia, si sentiva bene come non avrebbe mai creduto possibile.
Strinse a sé la piccola Degona, sorridendole e ricevendo un bacetto in cambio.
- Mamma, ti abbiamo fatto un regalo io e Tom!- cinguettò poco dopo la bambina - Però lo devi aprire domani!- aggiunse tutta seria, mentre la Lancaster prendeva dalle mani del piccolo Riddle un pacchetto sicuramente incartato da qualcun altro. Cercò aiuto in Tom ma il maghetto le strizzò l'occhio, rifiutandosi di rovinarle la sorpresa.
Sparse anche lei un po' di regali in giro, fra cui una lente speciale con cui avrebbe Degona avrebbe potuto vederla e parlarle, cosa che mandò in visibilio la bambina e alcuni libri che Riddle le aveva chiesto, secchione come sempre.
Lasciati soli i marmocchi per un po' ai loro regali, Lucilla posò lo sguardo su Hermione che le sedeva davanti.
Aveva un'aria strana...ma la Grifoncina le sorrise comunque.
- Allora? Che tipi sono?-
- I genitori di Caesar?- rise la Lancaster - Due ghiaccioli a prima vista, ma ci ho parlato poco. Molto cortesi comunque. Sua madre vive sulla luna credo e suo padre sembra tanto docile ma a quanto mi ha detto Demetrius, quando perde la pazienza con Leiandros scatena da solo maremoti e terremoti.-
- Leiandros?- ghignò Hermione - Il fratellino di Caesar? Fammi ridere dai! Lo manda al manicomio vero?-
- E' una specie di dandy.- le spiegò la mora - Credo si sia ripassato tutte le donne presenti e Caesar non lo sopporta, ha cercato di tenersi lontano da lui per tutta la sera ma Leiandros lo segue come un cucciolo. Pare abbia molto stima di lui.-
- Hn, sarebbe il primo.- frecciò la strega, scatenando l'ilarità degli altri.
- Ah...mi ha detto di darti questo.- Lucilla parve ricordarsi di qualcosa all'improvviso: schioccò di nuovo le dita e le apparve fra le mani una scatola di legno scuro, che porse poi alla Granger. La ragazza la guardò senza capire. Si trattava di una scatola normale, di legno lucido ma vecchio, con un piccolo lucchetto.
- Regalo di Cameron.- le disse la demone.
- Ma tu guarda...ha detto che non mi faceva niente.- ghignò Hermione, mentre Draco sfrigolava nel suo angolo.
- Mi pare che abbia detto che te lo dava in ritardo per ripicca.- aggiunse Lucilla, che sapeva cos'aveva combinato - Ha detto che è una punizione per oggi pomeriggio.-
Vedendola arrossire vagamente, cosa mai successa visto che la Granger era una piuttosto sicura di sé, i ragazzi pensarono subito a qualcosa di sconcio e infatti lo era, ma non dissero nulla perché la videro spalancare la bocca, all'apertura della scatola. Ne tirò fuori un grosso libro di pelle, con una cinghia a chiusura e delle rune d'argento.
- Oddio...- alitò la Grifoncina, facendosi aria con la mano - Oddio...oddio...questo...-
- Cos'è zia Hermione?- cinguettò Degona curiosa.
- Il Grimario di Caesar .- rise Tom, mezzo sconvolto - Mamma mia Herm! Ma come l'hai convinto?-
- Eh... sapessi...- frecciò Edward in sottofondo, prendendosi dietro una scarpata dalla Granger.
- Complimenti tesoro.- rise la Lancaster - Sono anni che rompi e alla fine l'hai convinto. Devi insegnarmi qualche trucco...- aggiunse maliziosa ed Herm arrossì di nuovo, scoccandole un'occhiataccia - Lucilla, ti prego!-
- Eddai, aprilo!-
Senza farselo ripetere due volte, la strega dagli occhi dorati aprì la cinghia con mano tremante, sentendo la delicata pelle scura del libro liscia e morbida sotto le dita ma quando cercò di aprire la copertina però, non ci riuscì. Era come...incollata. Sbalordita, fece per chiedere spiegazioni quando sulla pelle apparve una scritta marchiata a fuoco dal carattere piuttosto prosaico.
"Ne devi mangiare ancora di pagnotte prima di riuscire ad aprire questo libro! Quando sarà ora si aprirà da solo! E un'altra cosa...resto sempre più furbo di te. C."
- MA TU GUARDA CHE STRONZO!- urlò per tutta la casa, balzando in piedi furibonda.
- Su, su...- Lucilla aveva posato entrambe le mani sulle delicate orecchie di sua figlia, mentre gli altri la guardavano un pelino preoccupati - Dai Hermione. Ci sono i segreti di un demone lì dentro, non puoi pretendere che sia facile da aprire no? E poi lo sai com'è permaloso.-
- Permaloso un corno!- sbraitò la strega, atterrendo i presenti - Adesso me ne torno dritta a casa e lo strangolo!-
- Torna per Santo Stefano.- le ricordò la Lancaster - Basta avere pazienza.-
- L'ho esaurita la mia pazienza con quello lì! E mi prende anche in giro!-
- Ma si può sapere che gli hai fatto per pungolarlo così?- ridacchiò Ron.
- Che vada al diavolo!-
- A quando il matrimonio?- insinuò Jess ridacchiando.
- E smettetela tutti!- sbuffò sempre più imbarazzata - All'inferno lui e i suoi stupidi scherzi! Adesso vado a casa e gli allago il castello! E gli spacco la sua maledetta collezione di spiriti sotto sale!-
- Spiriti sotto sale?- Ron era perplesso - Che roba è?-
- Niente di bello da vedere, te lo garantisco.- lo assicurò Tom.
Andarono avanti ancora a chiacchierare ma quando il pendolo batté l'una, Degona era ormai addormentata fra le braccia di Lucilla. Liz fece per prendergliela e portarla al secondo piano, a letto, ma Tristan la bloccò e fu lui stesso con la Lancaster a portarla a dormire.
Posando la bambina sotto le coperte però non fu bello come Lucilla se l'era immaginato.
L'aveva già fatto in quei mesi, ma stavolta non poteva riposare con lei...e far arrivare l'alba, guardandola dormire come un angelo. Se ne andava di nuovo. Aveva potuto stringerla solo per un'ora.
Rimase in piedi a fissare il corpicino di sua figlia sotto le pesanti coltri di piuma, sentendosi a pezzi.
Non riusciva neanche a sollevare la mano, per carezzarla.
- Non ce la faccio più.-
Ecco, era stato facile dirlo. Sussurrarlo. Era semplice dire la verità. Liberarsi da un peso.
Tristan, al suo fianco, non fiatò. Fissava Degona e non le staccava gli occhi di dosso.
Ma dentro aveva l'inferno.
Per lui non era più facile. Non era mai stato facile. Perché era sempre stata lei a combattere. E lui, un debole essere umano, non aveva mai potuto proteggerla. Nemmeno ora poteva salvarla. Le parole non serviva, la magia nemmeno.
Era inutile.
- Ti amo Tristan.-
Lo stava supplicando di risponderle. Nel suo tono c'era come una preghiera.
Le prese lentamente la mano e se la portò alla bocca. Dopo averle baciato il palmo la prese fra le braccia e socchiuse gli occhi, sentendola tremare. Tremava...ma il suo cuore non batteva. Gl'importava?
No. Non gli era mai importato. Mai. Ricordò all'improvviso un giorno, al secondo anno a Hogwarts.
A dodici anni dopo aver litigato come al solito e averla chiamata mezzosangue, Tristan l'aveva bloccata contro il muro...e aveva appoggiato il capo al suo petto. Era stato strano per lui non sentire veramente battere nulla in quel piccolo petto. Poi però...era accaduto qualcosa. Lucilla aveva tremato, esattamente come in quel momento, e ancora mezzo demone, il suo cuore aveva iniziato a battere di colpo, all'improvviso.
L'aveva spinto via e da quel momento non gli aveva più permesso di avvicinarsi a lei.
Le aveva fatto battere il cuore una volta. Il suo batteva sempre per lei...e niente sarebbe mai cambiato.
- Ti amo Lucilla.-
Si scostò appena e le carezzò il viso mentre lei per una volta si strinse forte alle sue spalle, fragile e indifesa. Poi lo baciò, affondando la bocca nella sua come le era sempre stato impedito di fare per troppo tempo.
A lungo allacciati, si separarono quando Lucilla doveva ormai andarsene. Quell'ora di paradiso era finita.
La lasciò andarsene, sparirgli fra le braccia come un nuvola di fumo.
In fondo non poteva fare altro. Ma non disperava ancora. Non l'aveva mai fatto e non avrebbe cominciato proprio ora.
Si sedette e accarezzò dolcemente la testolina boccolosa di Degona, sorridendo con gli occhi lucidi.
Era figlia sua. Sua e di Lucilla.
Avrebbe sempre avuto una parte di lei. Sempre.
Alle tre di notte gli avventori si erano ormai dileguati anche se gli ospiti di casa Black erano ancora tutti in salotto, a ridere e chiacchierare come tanto tempo prima.
Harry stava in cucina, a guardare il cielo scuro dall'ampia finestra ma con l'orecchio teso a sentire quelle voci amiche.
Accidenti, ora ce n'era di nuovo una in più.
C'era quella che gli era mancata tanto. Sentiva la risata dolce di Hermione mentre Ron le raccontava qualcosa di buffo.
Era lei, era tornata.
"Non essere troppo felice..."
Ad Harry cadde di colpo la tazza di caffè che si era preparato. Andò a terra in frantumi e lui rimase a fissarla, gelato.
"Andiamo, Harry...lo sai...la felicità non esiste."
Il bambino sopravvissuto sorrise vagamente, inginocchiandosi e cominciando a raccogliere i pezzi, non molto attento a non tagliarsi. Il suo sorriso pigro diventò un lento e sinuoso ghigno perfido, che gl'incendiò gli occhi e la cicatrice.
"Non ti chiedi come mai riesci anche a sentirmi adesso? Eh? Che fine ha fatto l'Occlumanzia, Harry Potter?"
- Harry? Tutto bene?-
- Si, stai tranquilla.- Potter dette un rapido bacio ad Elettra, buttando i pezzi rotto della tazza nella spazzatura.
- Sei sicuro?- Elettra lo fissava attenta e se mai qualcuno avrebbe potuto accorgersi che qualcosa in lui non andava come doveva, quella era proprio la sua ragazza. Solo Elettra avrebbe potuto capire...
"Ti sei mai chiesto perché ti ami, Harry? Perché lei ti ama?"
- Harry, non mi nascondi niente vero?-
- No.- mentì ridendo, sentendosi stranamente innocente - Perché me l'hai chiesto?-
- I ragazzi dicono che sei strano in questo periodo. E io quasi non ti vedo più e ...- non la lasciò finire che le chiuse la bocca con un bacio, stringendola forte e possessivo, annegando anche la voce di Voldemort, la vendetta e l'odio nell'amore che provava per lei.
Basta, doveva smetterla di starlo a sentire. Doveva smetterla di parlare con lui.
Un tempo aveva pensato di essere malato, sbagliato...ad andare a cercare il suo nemico. Ora non sapeva più neanche cosa fosse peccaminoso e cosa lindo. Ora si sentiva come se niente, nato fra lui e Voldemort in quei mesi, potesse essere sbagliato.
"Hai paura Harry?"
No. Io non ho paura.
Non ho mai avuto paura di te.
"E allora per chi hai paura?"
Tom. Harry appoggiò il viso alla spalla di Elettra, inspirando a fondo.
Tom. Voldemort non sapeva di lui. E non avrebbe mai dovuto saperlo. Mai.
O...gliel'avrebbe portato via. Come aveva cercato di portargli via tutti gli altri.
Sirius, Ron, Hermione...no, basta. Non gli avrebbe portato via più nessuno. Il piccolo Tom meno che mai.
"Non hai paura di morire...perché? Perché non hai paura di morire, bambino sopravvissuto..."
Perché non sono un vigliacco come te! Non sono un vigliacco!
Tu hai solo paura che tutto finisca! Hai continuato a vivere come un fantasma perché avevi paura che tutto finisse!
Sei solo un vigliacco!
Continuò a urlarlo forte nella sua testa, raggiungendo gli altri mano per mano con Elettra che però sembrava altrove, esattamente come lui. Anche lì seduto accanto al fuoco, anche lì accanto a quelle persone, ora di colpo voleva tornare a Hogwarts, al Velo. Voleva vederlo.
Voleva lasciarsi convincere da lui che dopo tutto quella loro guerra aveva avuto un senso.
Aveva perso i suoi genitori per un motivo vero? Non per...una vendetta senza senso...
Doveva convincersi che tutte quelle morti attorno a lui avevano avuto un perché. Che Voldemort non era stato solo un folle. Doveva crederlo. Ne aveva bisogno.
Stava male, stava troppo male. C'erano giorni in cui la nausea lo uccideva.
E Tom...coi suoi occhi blu che in lui non vedevano peccato gli davano il colpo di grazia.
Quel bambino amava l'uomo che aveva ucciso il Lord Oscuro.
Amava il ragazzino di sedici anni che aveva trapassato con una spada suo padre.
Non ne era degno. Non sarebbe durata. Non sarebbe potuta durare.
Tom presto l'avrebbe odiato. Tutto sarebbe di nuovo andato in pezzi.
E Voldemort era sempre nella sua testa...ormai ovunque fosse lui lo accompagnava come un'ombra discreta. Se dormiva, dormiva con lui, se respirava era nel suo fiato, che ascoltava era nelle voci dei suoi amici.
Un'ombra. Era sempre stato quello. Un'ombra nella sua vita.
Quel lato oscuro del suo cuore che viveva di ombre e vendetta.
- Sfregiato, fuori.-
Alzò il capo sentendo quell'ordine perentorio di Malfoy. Cosa voleva? Che andasse fuori?
Lo guardò come un alieno ma si alzò comunque dal divano, cercando di tenersi in piedi anche dopo tutto il whisky incendiario che si era scolato con Sirius e Duncan quella sera. Lo seguì docile fuori in giardino ma una volta lì la sua futura cintura di serpente albino lo ignorò palesemente, svaccandosi su una poltrona dell'arredamento del giardino imbacuccato nel suo lungo cappotto nero.
- Ebbene?- lo incalzò Potter.
- Cosa?- Draco si mise una sigaretta in bocca e se l'accese, senza prestargli la minima attenzione.
- Ma sei scemo? Perché mi hai portato fuori?-
- Mi vibrava il bracciale.-
- A me continua a far pernacchie e allora?- sbottò nervoso.
- Senti Potter...se hai i nervi dimmelo subito che vado a prendere la bacchetta.- gli disse serafico, ghignandogli in faccia - Stai facendo preoccupare Elettra e Weasley, te ne accorgi? Quale cazzo è il problema? L'ennesima crisi esistenziale?-
- Malfoy se non le vuoi prendere non ficcarti mai in questo discorso.- lo minacciò duro.
- Oh, che paura.- Draco dette un rapido tiro, continuando a sfidarlo con gli occhi di tempesta - Le tue stranezze sono aumentate da ottobre, lo sai? È da quando che sei andato nel corridoio del terzo piano che sei così.- e ridacchiò, vedendo Harry irrigidirsi - Cos'è, credi che solo Dalton abbia gli occhi e il cervello per collegare due cose in croce? Ti conosco troppo bene Sfregiato. Avanti.-
- Tanto non capiresti.-
- Cosa non capirei?-
Harry distolse lo sguardo - Niente.-
- Dì Potter...ti ho mai giudicato?-
- Come prego?-
- Lo sai che mi diverto a pungolarti ma ti ho mai giudicato io?-
Il moro fece mente locale per la prima volta. No. In effetti Draco gli dava addosso, lo aveva sempre fatto ma non si era mai permesso di giudicarlo in base alle sue scelte. Ok, detestava il suo ficcarsi nei guai, i babbani e i mezzosangue, la sua vendetta e tutti gli Auror che lo seguivano ma non aveva mai bollato le sue scelte.
Che fosse davvero lui l'unico in grado di ...no, no! Scosse il capo, lasciando il biondo a studiarlo attento.
No, nemmeno Draco avrebbe mai potuto accettare che Voldemort per lui fosse diventato un'ossessione.
Nemmeno Draco.
Quello era un segreto che avrebbe dovuto portarsi nella tomba. Proprio come il suo odio.
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I Bracciali Del Destino |Dramione|
Fanfiction...E dopo quattro anni dall'aver lasciato il nido protettivo di Hogwarts, alla porta di Harry Potter si ripresenta un Riddle che sconvolgerà la vita a lui e a Draco, legati indissolubilmente da una maledizione che li porterà alle soglie di un'altra...