Partiamo dal presupposto che siamo esseri umani e che, in quanto tali, esseri straordinariamente imperfetti.
Gli esseri umani non sono macchinari programmati.
Una delle poche "massime" con le quali posso affermare essere affine è quella del "imparare sempre dai propri errori". Secondo me, infatti, la vita è fatta di costanti errori. Lo è anche la nostra genetica eppure, bene o male, funzioniamo. Quindi, perché mai dovremmo affannarci come bestie per ricercare un'utopistica perfezione? Cosa vuol dire essere infallibili? Vuol dire non sbagliare mai, fare sempre la scelta giusta, dire e fare e pensare sempre la cosa più corretta. Ma l'essere umano ha dei limiti, sia di scienza che di coscienza. Nessuno di noi ha la vera concezione del male e del bene assoluto.
Ogni giorno viviamo una giornata più o meno uguale all'altra, ma ci sarà sempre qualcosa che ci farà fare nuove esperienze e prendere nuove decisioni. Dal momento che nulla è uguale e immutabile, allora nulla è controllabile.
Mi sto sempre più rendendo conto che io stessa sto diventando maniacale nella progettazione delle cose, senza però accorgermi di quanto realmente sia impossibile. Eppure mi affanno per trovare sempre un modo per sapere esattamente cosa fare, non accorgendomi di quante delusioni io mi rechi da sola. Riempiamo le nostre giornate di aspettative, di seghe mentali, senza più essere capaci di assaporare ciò che stiamo vivendo. È da qui che arriva la costante e deprimente sensazione di fallimento, di non essere mai abbastanza in relazione a qualcosa o qualcuno. Tutto gira intorno alla paura di fallire niente più gira intorno al gusto di vivere. Ci sarà sempre qualcosa che sbaglieremo, solo per il semplice e palese fatto di vivere al mondo con altri miliardi di persone che, per quanto possa sembrare scontato, non lo è affatto.
Tutto quello che ci circonda è in costante mutamento, la nostra vita è un'inarrestabile variante. Siamo immersi nella dinamicità più irrefrenabile che esista. Tutto cambia, dalle scoperte scientifiche, al clima, alla natura; cambiano le nostre cellule, i capelli ingrigiscono e la pelle forma lunghi e profondi solchi chiamate rughe.
Dobbiamo avere il coraggio di progettare di meno e vivere di più.
Anch'io devo imparare, non sono assolutamente qua ad impartire lezioni di vita, sono semplici riflessioni, nulla di più. Ed io penso che la cosa che dobbiamo imparare di più a fare sia proprio sbagliare, fallire. Tutte le volte che sono caduta ho sofferto, a volte tanto, troppo, a volte meno. Ma ogni volta che mi sono rialzata da terra ho capito che i jeans possono essere ricuciti e che le ginocchia sbucciate guariscono. Tutte le volte che ho preso nuove decisioni ero consapevole che, lungo il percorso, mi avrebbero portata a cadere più e più volte. Eppure non riesco a smettere. Mi sto rendendo conto che mi sto riempiendo di cicatrici, quotidianamente, ma vedo anche una maggiore consapevolezza di me stessa. Ho il terrore dei cambiamenti, ho il terrore di camminare da sola, ma ogni volta che lo faccio vedo il mio bagaglio personale crescere sempre di più, diventare sempre più ricco.
Mi accorgo di quante pagine io sia in grado di scrivere e di quante, un giorno, sarò in grado di leggerne. Magari sorridendo, prendendo sotto gamba tutti quei problemi che adesso mi sembrano insormontabili.
Perché ogni caduta, ogni fallimento, è solo una testimonianza del nostro vissuto. Ogni tanto fremo dalla voglia di avere in mano a me il potere di tornare indietro e stracciare via certi avvenimenti, però poi realizzo che se non li avessi fatti non sarei la stessa persona che sono oggi.
Nonostante il mio abisso di incertezze, non ho ancora voglia di fare a meno del vissuto. Anche quando tutto sembra irrimediabilmente perduto. Dobbiamo sentirci liberi di vivere, di non aver paura di alcun giudizio, di tenerci saldo il nostro "noi" interiore da considerare come unica bilancia, unico giudice. Perché siamo qui, volenti o nolenti, attivi e respiranti, pensanti e creatori di emozioni e sentimenti.
Forse, alla fine ne vale la pena.
Forse, ne varrà la pena, un domani.
Forse, quelle cadute sono proprio quel pizzicorio in più che ci serve per essere più forti.
Sbagliare, fallire, è la cosa più giusta che possiamo fare per comprendere, migliorare, convivere con noi stesi e con gli altri... vivere, e basta.
Fallire è giusto.
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●Sonnambulismo Realistico.
PoetryÈ solo una raccolta di pensieri e riflessioni non richieste, magari nemmeno degne di considerazione. Ma esistono e sono le mie. E ho voglia di farvi leggere un po' di me. Mi sono solo detta "Perché no?".