Ci rivedremo, ci ritroveremo.

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Ho sempre vissuto di sera, di notte, almeno da quando ho avuto l'età per farlo. Da quando ho cominciato a consumare le mie birrette con gli amici, che poi sono diventati cocktail, che poi ciò che bevevo è diventato il mio lavoro, la mia relazione amorosa, il mio giro primario di amicizie; da quando ho perso e rinnovato rapporti, da quando ho trovato un piccolo posticino nel mondo trovando un lavoro che mi desse qualcosa tra le tante cose che desideravo dalla vita, mai avrei pensato di ritrovarmi a fronteggiare un momento del genere.
Da quando sono diventata figlia sapevo che tutto il lavoro dei miei genitori avrebbe comportato rischi; da quando sono diventata sorella sapevo che avrei avuto qualcuno di poco più piccolo di me per il quale avere cure; ma, ora, in questo tedioso momento, capisco mai più di prima quanto la vita di tutti noi sia a rischio. E parlo solamente del mio nucleo familiare che, però, realmente, è la verità che tutto il paese onesto vive. E ribadisco il fattore "onesto" della personalità.
Mi fa rabbia vedere chi ha niente da perdere e molto da buttare, comportarsi da egoista, quasi a sfregio (o senza il quasi) della vita altrui. Vedo un egoismo dilagante, logorante, della società in cui vivo. Quel posto in cui essere me stessa l'ho perso per la seconda volta e, per la seconda volta, mi trovo in attesa che prima o poi arriveranno tempi migliori. Alla mia età, giovane come sono, spaventa. Gettavamo tutti quanti delle basi per un futuro da crearsi o per un futuro da alimentare, già partito ma da conservare. Eppure, oggi, ci ritroviamo nuovamente tutti quanti posti davanti ad un nuovo inizio sperando che il domani non ci riveli una fine che è già fin troppo dietro l'angolo, ma che si cerca di non alimentare a suon di nervoso, paura e malumore.
Mai avrei pensato di sentirmi così smarrita, così in pericolo; mai avrei pensato di poter, un giorno, essere il tramite di un potenziale pericolo per le persone che amo. La mia famiglia viene prima di tutto, certo,  ma detesto venir meno agli abbracci, ai baci, ai tasselli fondamentali di un futuro lavorativo cominciato appena cinque anni scarsi fa.
Mai avrei pensato di ritrovarmi giovane donna e sanitariamente responsabile come adesso.
Ci sono giorni in cui mi sembra che debba finire tutto, giorni in cui la speranza per il domani è più forte che mai, giorni in cui proprio non so come sto, ma giorni in cui so che andrà meglio, che ce la faremo tutti.
Ho sempre vissuto di notte perché ho sempre amato confrontarmi con pochi e con il poco silenzio, che a volte, spesso, è stato così tanto da donarmi nuovi inizi. Ho sempre vissuto la notte per l'immenso mondo che rivela, e per colpa di pochi ma sufficienti a creare disagio, mi tocca stare in poltrona ad attendere che tutto si salvi. Perché la colpa è, sì, di chi ci governa, ma anche e soprattutto di coloro che vivono i propri giorni senza riguardo e rispetto.
Quindi, in nome di figlia, sorella, amica, individuo spaventato e ristoratrice che in sei mesi ha visto disoccupazione, riassunzione, e dopo tredici giorni di lavoro pure la cassa integrazione, mi sento di ammettere quanta rabbia, sfiducia e sconforto io provi in questo momento.
A difesa del mio lavoro non posso che dire di non far parte della categoria "untori", ma di far parte di una delle categorie più fortemente colpite a livello di strada, di routine, perché di parlare di medici e di morti sinceramente non me la sento, perché quella è una categoria degna del primo posto del podio riguardo a perdite, responsabilità, meriti... nel semplice resto fra le categorie più colpite, dopo artigiani e chi più ne ha più ne metta.
Amo ciò che mi è stato dato, detesto ciò che mi è stato tolto. Ma ce la faremo, alzeremo la testa. E il mio non è il classico becero ottimismo, è solo una realtà, perché andremo avanti. Andremo avanti come popolo, come ristoratori, ma soprattutto andremo avanti come vite umane.
Vorrei non mi venisse tolta anche la possibilità di sperare in un domani migliore, nella salvezza dei miei familiari e dei miei amici, nella salvezza di me stessa come individuo terrorizzato e in difficoltà.
Vorrei che tutto andasse meglio, e credo che così sarà, ma bisogna accettare quel che ci viene messo davanti, con i pro ed i contro.
Voglio essere adulta, voglio essere pronta, voglio imparare.
Caro mio bar, ti aspetto con ansia, aspetto con ansia di poter vivere di nuovo ad un bancone, da cliente o da lavoratrice che sia, tornerò. E torneremo tutti.
Ringrazio mia madre per non essere rientrata al lavoro pensando alla sua vita come parte lesa e non egoista; ringrazio coloro che perdono la vita per salvarci e coloro che perdono la vita sperando che l'abbiano vissuta a pieno; ringrazio mio padre per l'attenzione che presta nel suo, ringrazio i miei amici e colleghi per avere spirito e forza di continuare, e ringrazio me stessa per la voglia che ho di ripartire migliore di prima.
L'unica cosa davvero oggettiva che posso permettermi il lusso di raccomandare è: ci vengono imposte tre regole fondamentali, sarebbe il caso di rispettarle per il bene di tutti, nostro, dei nostri familiari e affetti e di coloro che lavorano. Lasciamo a chi sta male davvero l'onore di essere curato senza andarci a cercare il male con le nostre stesse mani. Se non si fanno sacrifici la vita non va avanti, in nessun ambito. Non ci costa nulla una mascherina indossata, un distanziamento rispettato o un coprifuoco; sono solo i primi passi per la salvezza.
Cerchiamo d'essere coscienziosi e rispettosi e, prima o poi, ne usciremo.
Noi delle piccole piazze, dei bar ammassati perché pur di star senza il nostro lavoro che amiamo ci stipiamo gomito a gomito; noi della movida, noi dei caruggi, noi mugugnoni, noi così aperti e così rispettosi... noi, noi tutti, le regole le rispettiamo; noi, noi tutti, abbiamo gente che amiamo in pericolo; noi, noi tutti, diamo valore a regolamenti e vite umane; noi, noi tutti, facciamo quei pochi o tanti sacrifici per il bene di coloro con i quali viviamo e conviviamo, di coloro che amiamo ed odiamo, di coloro che rispettano e condannano.
Non è questione di "pisciare più lungo degli altri", non è questione di sfide o prese di posizione, è questione di riuscire ad andare avanti. Oggi si chiude alle 18, magari da domani chiuderemo proprio, ma magari tra un anno saremo con la testa fuori dal mare che ci affoga.
Abbiamo rispetto per la vita, chè oggi più che mai è una fortuna.
Ci rivedremo, ci ritroveremo.

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