Vorrei solo che mi lasciassi andare.
Lasciarmi andare da sola, per una strada che non conosco.
Vorrei potermi riappropiare delle mie emozioni, risentirmi viva, riscoprire con gusto qualcosa di ignoto. Riprendere a comprendermi. Avere di nuovo il coraggio di sbagliare di fronte alla novità. Esser capace di guardare qualcuno o qualcosa senza legame al passato; un legame forte ed indissolubile che lascia ogni giorno il segno nei miei giorni.
Non c'è nulla che non riconduce a qualcosa, non c'è nulla che ancora non sappia di te. Certo, tutto ha un sapore diverso ora, ma non ha ancora un sapore così diverso da permettermi di spalancare i portoni e ricominciare.
Perché? Chi sei?
Non comprendo, non ci arrivo proprio a quel gradino in più che mi faccia capire perché ancora ci sia una sorta di legame che non riesca ad estinguersi. Troppi segni poi mi han fatto capire che ci sei ancora tu, nei respiri all'orizzonte, nelle chiacchierate, nei libri aperti o nelle strade che percorro... perfino nei miei silenzi e nei miei momenti di caos, esterni o interiori che siano.
Lasciami andare, lascia andare il ricordo che ho di te, del brivido del tuo tocco sulla pelle, del tuo sguardo incastonato nel mio come una pietra meravigliosa nella montatura perfetta disegnata apposta per essa. Lasciami andare dagli sguardi complici, le risate all'unisono in un'auto umile come noi, d'estate, con lo stereo che passava le hit di quello che sarebbe stato il nostro inizio.
Lasciami andare da quella convinzione che io fossi la tua lei e tu il mio lui.
Lasciami andare, per favore.
Perché non te ne vai? Perché non mi lasci andare? Ma, perché io, non riesco a lasciarti andare?
Non è una lettera d'addio, non è una lettera che non leggerai mai. Non è una lettera. Sto aprendo un rubinetto, un fiume in piena... Sto lottando contro la corrente. Credevo che molte cose mi avessero aiutata a cambiare.
E no, non tornerei indietro, ma se avessi l'opportunità di non far accadere nulla di ciò che è accaduto be', a quel punto me la giocherei meglio. È che le cose non hanno lo stesso sapore, io non ho lo stesso sapore.
Forse, è proprio vero che l'amore non si estingue ma solo che cambia forma. Perché, sai, penso che sia questo che è accaduto... penso solamente che siamo cambiati, che tutto ciò che abbiamo provato sia cambiato, che tutto sia cambiato. Non avremo un'altra opportunità, non ci credo ai ritorni da telefilm. Ma non riesco ancora a credere che ci sia solo suolo arido, non è ciò che percepisco, non è ciò che sento.
Non riesco a spegnerlo, lotto continuamente, ma non vuole spegnersi.
Quel fuoco non vuole spegnersi, quegli occhi continuano a guardarti, e a guardarti in un modo che non mi spiego.
Ancora brucia la bocca dello stomaco quando qualcuno ti dedica attenzione.
Ancora bruciano gli occhi quando penso al passato.
Ancora mi brucia un po' il cuore in quel posto dove tu non ci sei più. In quel posto che superficialmente non è grande a sufficienza da far capire l'abisso che cela. Ancora brucia, fino all'ultimo centimetro della sua profondità. Non riesco ancora ad andare oltre.
Cara me,
Aiutami. Dammi tu le parole che non ho, il coraggio che non trovo, la novità che necessito o, destino, se esisti, se hai deciso qualcosa per noi, metti a posto le cose.
Soffro di vertigini, non riesco a stare sospesa su questa fune ancora a lungo.
Vorrei non aver mai lasciato perdere.
Vorrei che le cose fossero cambiate, che fossimo ancora qua a divorarci gli occhi, le labbra, a consumarci con le nostre vite così simili, con i nostri caratteri così contrapposti. Vorrei fossi ancora qua. Un abbraccio in un giorno di pioggia, un "bentornato a casa", un "buongiorno amore", una carezza in quei capelli ricci o un'espressione stupida dalla porta della cucina. Quella cucina così piccola, ma che sembrava così bella.
L'aperitivo del lunedì al bar sotto casa, le nottate ad aspettarti. I quadri storti. L'albero di Natale rifatto tre volte e quel puntale che non siamo mai riusciti ad erigere insieme, lassù, sulla punta più alta. Le tue maglie in disordine ed il mio berretto sul tavolo. Quella lavatrice sbagliata e quelle sigarette fumate affacciata oltre la tapparella.
Tutte le urla e le lacrime che quei muri hanno visto, hanno sentito. Tutte le risate, i baci e gli abbracci, i consigli dati male, le prese di posizione, i "Ti amo" o "Buon lavoro" sulla porta di casa.
È che certe cose non smetteranno mai di mancare. Ne arriveranno di nuove, ma non smetterà mai di fare male, o semplicemente d'essere presente.
Quella serie tv sul divano, o le tue docce più infinite delle mie. Mi manca sentirti russare a volte.
Spero passi.
Ho bisogno che passi.
Ho bisogno di camminare da sola.
Voglio che tu te ne vada, che smetta di esserci ancora così tanto.
Speravo che questo anno fosse stato migliore, per me, ma sono delusa un'altra volta da questa me così confusionaria ed incapace di dire "addio". Sono incapace di andarmene, incapace di lasciarti andare. Sono incapace, forse, di volere davvero che tu te ne vada.
Sono incapace di sentire di nuovo il sapore delle cose. Niente ha più sapore se tu non ci sei.
Ma devo farci i conti, lo so che non si torna indietro, nel profondo lo so, come so che non passerà mai davvero.
Io lo so.
Preferisco forse un qualcosa di marginale, piuttosto che l'assenza totale.
Devo fare forse più strada di ciò che credevo, o forse devo solo lasciarmi andare ed osare con me stessa e con la novità.
Non so se avrò tempo di guarire, non so se avrò tempo di smettere di amare. Che poi non amo nemmeno più.
È che non ce la faccio, mi sembra davvero di non farcela.
É che, semplicemente, manchi.
Semplicemente passerà.
Semplicemente mi tufferò.
Semplicemente capirò.
Volterò pagina.
Ce la farò.
Prima o poi.
STAI LEGGENDO
●Sonnambulismo Realistico.
PoesíaÈ solo una raccolta di pensieri e riflessioni non richieste, magari nemmeno degne di considerazione. Ma esistono e sono le mie. E ho voglia di farvi leggere un po' di me. Mi sono solo detta "Perché no?".