--- CAPITOLO XLI ---

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D E E P W E B

C A P I T O L O X L I





Quella volta Hoseok di lettere e regali indesiderati e minatori non ne ricevette, ricevette però i soliti messaggi; quelli a cui paradossalmente stava iniziando persino ad abituarsi. Dopo essersi sdraiato sul letto, iniziò a scorrere le nuove notifiche arrivategli con fare svogliato e dopo aver letto il contenuto della maggior parte dei messaggi, si ritrovò a comprendere che il suo persecutore era ancora una volta furente con lui. Questa volta assieme ai messaggi c'erano anche delle foto che immortalavano lui e Yoongi camminare assieme per i negozi, baciarsi davanti al cancello e dirigersi verso la casa del maggiore. Hoseok ingoiò una boccata d'aria quando arrivò ad osservare meglio le ultime foto inviatagli dallo stalker: i pochi gradini che antecedevano l'ingresso alla struttura che ospitava l'appartamento in cui risiedeva Yoongi nella penultima e l'edificio ricco di vetrate in cui questo lavorava, nell'ultima. Spense lo schermo del cellulare quando, dopo aver già intuito cosa quelle foto potessero voler dire, lesse il messaggio il cui testo era mirato proprio a far in modo che non avesse più alcun dubbio al riguardo. Frustrato si portò entrambe le mani contro la fronte indeciso su cosa fare; se avesse chiamato Seokjin, probabilmente questo avrebbe intuito cosa fosse nato tra lui e Yoongi ma se avesse chiamato quest'ultimo, temeva che probabilmente quest'ultimo potesse iniziare a rendersi conto di quanto fosse difficoltosa la loro relazione già dal primo giorno. L'hacker conosceva bene la situazione di Hoseok ma come soggetto esterno, poiché prima di quel momento, le numerose minacce perpetrate da un estraneo non l'avevano mai sfiorato direttamente. Hoseok si sentì nuovamente arrabbiato perché consapevole di essere stato messo nuovamente con le spalle al muro e soprattutto perché si sentiva privato della sua libertà fisica oltre che decisionale. Prima che qualcosa di simile capitasse a lui, aveva sentito storie di questo genere limitandosi a pensare a quanto fossero state sfortunate le vittime che erano finite con l'incontrare persone incapaci di farsi da parte, impossibilitate a ricevere degnamente un rifiuto e a riconoscere il libero arbitrio in qualcun altro. Hoseok aveva imparato a detestare quel genere di persone perché difatti non le comprendeva; aveva scoperto sulla propria pelle quanto fosse dura la prospettiva di dover rinunciare alla persona amata perché non ricambiato ma mai era stato sfiorato dall'idea di fare del male a qualcuno servendosi di un simile pretesto. Incerto e insicuro lo era sempre stato infondo ma anche se riconosceva in sé stesso alcuni dei difetti che immaginava possedesse anche il suo stalker, non era ugualmente disposto a concedere un margine di dubbio a qualcuno capace di arrecare così tanti danni.

In quel momento si sentiva di nuovo debole, inquieto e preoccupato. Avrebbe voluto chiamare qualcuno per distrarsi o anche solo per sfogarsi, i loro nomi vorticavano attorno alla mente di Hoseok ma la paura che potessero finire come Yoongi gli impedì di comporre i numeri per chiedere aiuto ai rispettivi intestatari. E forse era proprio quello uno dei bocconi più amari che le vittime erano costrette ad ingoiare: la consapevolezza di poter chiedere aiuto, che conviveva allo stesso tempo col dubbio di farlo realmente. Hoseok sapeva che lo stalker, attraverso quel tipo di trattamento, mirava ad isolarlo spingendo i suoi affetti alla ripartita perché spinti dalla paura di poter finire anche loro nel mirino, o di spingere ancora Hoseok stesso ad allontanare i propri amici con l'illusione di potersi così proteggere. Il ragazzo sapeva della trappola così come sapeva di non doverci finire perché precedentemente istruito e addestrato da coloro che per primi avevano bussato alla sua porta per chiedergli il permesso di poter muovere i primi concreti passi in sua difesa. Era loro grato, soprattutto a Yoongi e a Seokjin, nonostante il suo amore gli avesse concesso il primo forse inimicandosi il secondo. Ma Hoseok non aveva mai messo in conto che l'attrazione da subito percepita per l'hacker, potesse in così breve tempo diventare ciò che al momento era. Il maggiore aveva provato a mettere in luce, davanti ai suoi occhi ormai innamorati e resi gioiosi anche solo dall'idea di poter ancora osservare il bel viso delicato dell'altro, l'impossibilità di una presunta relazione tra loro proprio in contemporanea alla lavorazione del suo stesso caso ma Hoseok non l'aveva ascoltato, perché troppo impaziente, e perché troppo desideroso di sentire il proprio amore ricambiato attraverso un abbraccio o un bacio svolazzante e soffice. La notte scorsa aveva accampato scuse e pretesti per passare buona parte del tempo adagiato contro il petto e tra le braccia del maggiore, col viso infilato nell'incavo del collo per poterne meglio sentire il buon odore; un odore che se possibile, al risveglio era diventato ancora più familiare e confortante. Il giovane si voltò sul fianco lasciando cadere il cellulare accanto alle sue gambe, prima di stringersi nelle spalle per attutire un po' il freddo che da qualche istante aveva iniziato a sentire e per addormentarsi, con l'unico scopo di allontanare i pensieri che altrimenti, lo avrebbero certamente sopraffatto.



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