"Attaccate per errore"

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"Naj vieni sediamoci qui fuori."

"Sì, eccomi Bionda"

Ci sediamo in una panchina fuori dall'ospedale, l'aria fresca mi entra nelle narici insieme al profumo dolciastro di Maggie seduta accanto a me. I suoi capelli vengono portarti via dal venticello che si scontra sui nostri visi. Fresco e limpido, come il cielo. È pomeriggio e le nuvole viaggiano per lo spazio ricoprendo il sole che ci illumina gli occhi.

"Andiamo a casa"

"Cosa?"

"Andiamo a casa, ti devi riposare."

"No, Naj. È probabile che Teo venga operato e tu non ci sei."

"Maggie, mi hai aiutata e ora devi riposare. Mi chiameranno quando lo dovranno operare. Ma ora andiamo"

Si vede che è stanca, non vuole ammetterlo. Apprezzo il suo gesto ma non voglio che si senta obbligata.

"Dai Bionda, vado a prendere la macchina, aspettami qua."

"Va bene"

La macchina è vicina all'entrata, parcheggiata accanto ad un altro mezzo che mi sembra familiare..

"Ivan?"

"Najwa! Allora? Come sta Teo?"

"Meglio, lo devono operare ma non è niente di rischioso."

"Per fortuna, se non riesci a partecipare alla riunione dimmelo."

"No. Io partecipo."

Senza che ribatta entro in macchina e mi avvio verso Maggie, ancora in piedi ad aspettarmi davanti alla panchina.

"C'è Ivan, ti saluta."

"Oh, grazie (?)"

Appena arriviamo a casa mi infilo sotto la doccia bollente. I miei pensieri affogano nell'acqua che scorre e scivola sulla piattaforma schioccando come piccoli fuochi d'artificio.
Mi avvolgo nel mio asciugamano e mi guardo allo specchio. I miei occhi sono stanchi e malandati. I miei capelli ancora annodati in quello chignon che tengo da stamattina.

"Najwa, non abbiamo pranzato. Cosa vuoi per cena?"

"Bistecca?"

"Perfetto metto la griglia fuori, raggiungimi quando finisci!"

"Certo"

Mi infilo una felpa calda con i pantaloncini del pigiama e scendo. Maggie è in giardino a cucinare la carne. Indossa una mia felpa e suoi capelli sono raccolti in una coda scombinata.
Ha le cuffiette e ascolta la musica, balla e non si accorge che io mi trovo dietro di lei. La abbraccio da dietro stringendola forte a me, appoggio la mia testa sulla sua spalla e lei tiene le mie mani incrociate con le sue.

"È pronta."

"Di già?"

"Beh ci sei stata un'oretta per sistemarti."

Sorrido e mi stacco da lei. Il suo profumo è ancora impresso su di me. Il suo sguardo, il suo tocco, la sua pelle liscia. Mi spaventa tutto ciò che provo per lei.
Riesco a malapena a mangiare un po' di carne e il mal di testa si fa sentire. Mi siedo sul divano con Maggie accanto a me.
Inizio a ripensare a tutto quello che è successo oggi. Dall'ospedale, alla litigata con Maggie, all'incontro con Ivan, alla doccia, fino a questo momento.

"Najwa, stai tranquilla. Andrà tutto bene."

"Lo so ma è il mio istinto materno, ho paura di perdere mio figlio, l'esserino che ho tenuto in pancia nove mesi..capito?"

"Ci sono io con te"

I suoi occhi si incatenano con i miei e di colpo le nostre labbra si ritrovano incollate. L'ho baciata. Non ho voluto esagerare. Un bacio a stampo, che per lei non sarà stato niente, ma per me è stato tutto. Faccio un movimento indietro per staccarmi ma le sue mani mi prendono i fianchi energicamente ritirandomi verso di lei.
Non voglio che lei pensi che io sia una di quelle che vogliono solo relazione fisica. Non voglio sembrare vistosa, lei per me è speciale. Ma evidentemente è lei quella che vuole esagerare. Inizia a cercare la mia lingua e a tenermi la testa con la mano tra i miei capelli.
Dopo qualche secondo mi stacco e il suo viso diventa rosso, l'imbarazzo inizia a crescere sempre di più in entrambe. Il cuore inizia a battermi all'impazzata e la mia faccia si fa bollente. Il respiro inizia a farsi veloce e a balzi mi si blocca in gola. Mi sento la testa pesante, piena di pensieri e pentimenti che quasi me la fanno scoppiare.

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