Incubi

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<<LASCIAMI, NON MI TOCCARE, PER FAVORE, SONO IO, SOLE>> gli grido in faccia cercando di levarlo di dosso con tutta la forza che ho.
<<Sole, svegliati per favore, sono qui vicino a te>> grida, impotente, mia madre.
Mi sfiora, mi accarezza, non si rende conto. Continuo ad urlargli addosso.
<<Sole, sono la mamma, sono qui vicino a te, sei al sicuro>> continua, invano, la mamma.
All'improvviso avvicina la sua mano ai miei pantaloni, sono spaventata, urlo e cerco, impotente, di fargli capire chi sono.
<<Non sono la mamma, sei...>> non riesco a finire la frase, qualcuno mi tira per un braccio.

Mi sveglio di soprassalto, sudata, con le lacrime sul viso. La mamma è qui, piange, come sempre. Non dice niente perché sa che niente mi farebbe stare meglio. Si limita a fare la stessa cosa che fa sempre: si stende vicino a me, mi abbraccia e mi dice che non succederà mai più. 'Non succederà mai più', succede quasi ogni notte invece. La mamma si è addormentata in fretta come sempre. Dovrei sentirmi al sicuro vicino a lei, ma al sicuro non mi sento mai. Il mio peggior nemico sono io, i miei pensieri, la mia testa. Semplicemente io. 'Stai tranquilla, ora ci sono io, ora sei al sicuro' mi dice sempre la mia dolce mamma. Vorrei dirle che non è così, vorrei dirle che ci sono io, i miei pensieri, i miei ricordi e che poi c'è lei. Ma ogni volta faccio la stessa cosa anche io: annuisco, le asciugo le lacrime, la ringrazio e faccio finta di addormentarmi. È più facile così. Per tutti. Come faccio a spiegare ad una persona cosa mi passa per la testa se non lo so nemmeno io? Non capisco mai l'ordine dei miei pensieri, non capisco il come, il quando e il perché inizia e continua il tutto. Questa è la verità. Non c'è un inizio e una fine. È un caos, un circolo vizioso, un cane che si morde la coda. Un loop, difficile da spiegare, difficile da interrompere. Quando mi vengono a trovare i miei incubi non riesco più ad addormentarmi. Comincio ad organizzare la giornata successiva per avere solo qualche ora di tregua. A volte ci riesco, riesco a staccare per un secondo dai miei brutti pensieri, dai miei incubi. Certo, la mia mente non passa a riflettere sulla gioia, sulla felicità...a dire il vero...quasi non conosco i significati di queste parole, ma almeno passa ad un incubo più sopportabile. Si perché anche quando organizzo la mia giornata è un incubo. Sono molto precisa, devo organizzare ogni minima cosa altrimenti esco fuori di testa. Insomma...la mia mente è un labirinto. Uno di quelli difficili, uno di quelli complicati...non uno di quelli carini delle fiere in cui entrare per farti due risate con un'amica, no..

Suona la sveglia in concomitanza con la fine della mia programmazione mentale.
<<Sole, tesoro, hai dormito bene?>> mi chiede la mamma alzandosi dal letto.
<<Si mamma, stai tranquilla>> le dico in modo quasi meccanico. Come sempre. Mi chiedo se se ne sia mai accorta. Ma non importa. Cosa cambierebbe?
So che vorrebbe dirmi altro, ma so anche che non lo farà.
<<Allora vado a preparare la colazione, una bella colazione per tutti>> esordisce lei uscendo dalla stanza.
Guardo il soffitto della mia camera. Questo blu mi ricorda sempre il mio amato mare. Riesce sempre a calmarmi un po'. La mamma lo sa e lo sapeva anche quando ha chiesto a Federico di pitturare il soffitto di questo colore per farmi una sorpresa qualche anno fa. So che la mamma cerca sempre di nascondere il suo dolore, che cerca sempre di fare finta di nulla per farmi capire che nulla di male è accaduto. Lo apprezzo, ma mi dispiace anche per lei. Ha sofferto tanto e, ora che ha ritrovato un po' di serenità, non si merita di soffrire ancora. Non si merita di stare male per colpa mia.

Mi alzo anche io. E' estate, la gente normale dorme fino a tardi. Io preferisco svegliarmi presto per fare più cose durante la giornata. E poi...non sono normale.

Dopo colazione devo correre al lavoro.

Entro in cucina, la tavola è bellissima. Mia mamma ha sempre amato queste cose. Dice sempre che vedere una bella tavola piena e colorata la mattina ti migliora la giornata. Magari fosse così semplice mamma, magari. Un ricordo mi attraversa la mente, un ricordo brutto. Delle mani che rovesciano il tavolo, dei vetri a terra, delle lacrime su un viso.
<<Ciao tesoro, spero tu stia bene>> dice in tono dolce Federico, il compagno di mia mamma svegliandomi dai miei cattivi pensieri mattutini.
<<Sto bene, ho una fame da lupi>> dico cercando di spiaccicare un sorriso e mi siedo a tavola.
<<Sole passami la marmellata per favore>> mi dice Daniel.
Passo la marmellata a mio fratello. Mi guarda con uno sguardo comprensivo. Daniel mi conosce bene. Non viene mai quando ho gli incubi perché sa che lo vuole fare la mamma e sa che dormire con me e addormentarsi abbracciandomi è la sua cura, la sua salvezza. Mio fratello ha solo un anno meno di me e dopo l'estate finirà il liceo, forse se ne andrà a studiare in un'Università lontana. Mi fa male perché, anche se da lontano, so che veglia su di me, so che mi vuole bene e so che mi darebbe sempre quello sguardo di conforto la mattina dopo una notte difficile. Ma allo stesso tempo sarei contenta per lui. Anche lui si merita un po' di felicità.
<<Sole ti sta piacendo il tuo lavoretto estivo?>> mi domanda Federico interrompendo i miei pensieri. Lo sa che mi piace lavorare al canile, lo sanno tutti in questa casa che quel posto per me rappresenta uno dei miei pochi luoghi felici.
<<Si Fede, sono molto contenta>> gli rispondo in tono gentile perché lui é sempre gentile con me, rende felice mia mamma e mio fratello. Ho imparato a volergli bene. Glielo devo.
<<Comunque hai fatto bene ad andare a lavorare lì, anche se lo stai facendo gratis, ma almeno ti servirà per il tuo percorso universitario questa esperienza>> dice Federico.
Tra pochi giorni comincio l'Università e ogni volta che qualcuno nomina questo argomento la mia mente viene pervasa da mille pensieri come se non bastassero quelli che ho già. Però sono contenta perché l'Università rappresenta un nuovo inizio per me. Cambierò città, mi allontanerò dal mio paesino, dai miei vecchi conoscenti, dagli incubi e dai brutti pensieri...o almeno mi piace pensarla così.
<<Non importa se lo sta facendo gratis, l'importante è che le piaccia>> dice la mamma sfoggiando un bel sorriso.
Non mi importa di essere pagata. Io amo gli animali, voglio fare la veterinaria da grande. Ho sempre amato gli animali sin da quando ne ho ricordo. A volte mia mamma, durante le cene di famiglia, si mette a raccontare di quando avevo portato un cane a casa e di come avevo ritrovato il padrone, di quella volta che avevo portato a casa un uccellino con l'ala rotta e di come l'avevo curato o di quella volta che avevo chiamato la polizia da piccola perché avevo visto una donna tirare un calcio al proprio cane. Gli animali e la soddisfazione che mi danno sono una delle poche cose che veramente amo nella mia vita.
<<Mamma, sta sera c'è un enorme falò sulla spiaggia al quale andranno tutti quelli che devono fare l'ultimo anno e quelli che andranno all'Università l'anno prossimo per festeggiare un'ultima volta prima dell'inizio della scuola. Posso andare vero?>> chiede mio fratello alla mamma con quella sua vocina alla quale lei non sa dire di no.
<<Certo, ma stai attento e non bere per favore>> dice lei in tono amorevole.
'Non bere', Daniel non berrebbe mai dopo..
<<Sole tu ci vai?>> mi domanda Federico con fare curioso. Sembra che sappia sempre quando interrompere un mio brutto pensiero.
<<Penso di si>> rispondo accennando un lieve sorriso. La mamma sorride.
I miei vecchi compagni di classe ci vanno. Non ho stretto chi sa quale rapporto con loro. Ho sempre amato il quieto vivere. Mi sono sempre comportata bene. Beh anche perché la maggior parte delle volte sto per i fatti miei. Ma comunque, mi hanno invitata a venire con loro e quindi ci andrò. Sarà un modo per salutare la mia vecchia vita e prepararmi mentalmente a quella nuova.

Dopo la colazione mi alzo e vado in camera a prepararmi. C'è una cosa che mi piace tanto. Il mio stile, come mi vesto. Può sembrare una cosa banale o frivola, è vero, ma non lo è affatto per me. Adoro le mollette, i fiocchi, le gonne e i vestitini. Lo faccio per me, non mi piace farmi guardare. Abbinare le cose...è sempre stato un modo per distrarmi e pensare ad altro. Un modo per calmarmi e per immaginarmi un mondo diverso. Tanti colori fuori...forse un modo per mascherare il nero e il grigio dentro di me.

Prima di uscire passo per la camera di mia mamma e sento lei singhiozzare. Daniel è già uscito per i fatti suoi. Federico non so dove sia. Mi blocco alla soglia della porta, un dolore mi sale su per il petto. Ma all'improvviso, sporgendomi più in avanti, vedo che c'è Federico con lei.

<<Non so più cosa fare. Mi fa male vederla così>> dice piangendo la mamma.
<<Fatti forza tesoro, magari andando all'Università le cose cambieranno>> la rassicura Federico.
<<Come farà da sola in un dormitorio, da sola in una stanza di notte?>> continua lei tra le lacrime.
<<Non vedere solo i lati negativi, magari cambiando città, la vivrà meglio>> risponde lui.
All'improvviso la mamma alza gli occhi verso la porta e mi vede lì, in piedi, imbambolata con le lacrime agli occhi. Non mi ero accorta che stavo piangendo. Dannazione.
<<Tesoro, cosa ci fai qui? Non eri uscita per andare al canile?>> dice lei asciugandosi le lacrime.
Mi rendo conto che mi ha vista, mi giro e torno in camera mia. Stupida Sole, lo sai che la fai stare peggio se piangi così davanti a lei. Come ho fatto a non trattenermi come faccio sempre? Ho sentito il dolore nelle sue parole, ci ho visto oltre ancora una volta. Mi sono passati davanti tutti i momenti brutti trascorsi. Tutte le sue lacrime. Non ce l'ho fatta. La mamma è uno dei miei punti deboli. Non riesco a vederla stare male. Se sta male lei, sto male io.
<<Sole posso entrare?>> mi chiede lei con voce tremante.
<<Si>> mi limito a dirle.
Entra e chiude la porta dietro di lei.
<<Mi dispiace che mi hai vista così. Lo sai che cerco sempre di farmi forte per te, per tuo fratello. Lo sai che non voglio farti preoccupare>> dice lei piangendo.
<<Mamma, dimmi la verità. Sei felice?>> le domando io. Conosco la risposta, so che con Federico è felice. So che è molto più serena di qualche anno fa. Ma voglio che me lo dica comunque, mi fa bene sentirmelo dire, così tra una settimana me ne andrò con il cuore in pace, sapendo di lasciarla in buone mani.
<<Si Sole, certo che sono felice, lo sai. Federico mi rende felice, ci rende felici. Vorrei solo che tu riuscissi a dimenticare certe cose, so che è difficile, ma vorrei che tu fossi un po' più serena>> dice lei e so che l'unica cosa che devo fare è rassicurarla perché altrimenti non riuscirà mai a lasciarmi andare. Perché altrimenti non sarà mai del tutto serena.
<<Sono serena mamma, veramente. Si, gli incubi ci sono, ma non ci posso fare niente. Un giorno se ne andranno>> le rispondo cercando di assumere un tono il più rassicurante possibile.
Non è che non credo in quello che dico. Ci credo, vorrei che fosse così. Voglio veramente dimenticarmi di certe cose e forse l'Università mi aiuterà. So anche che lascerò dietro di me la mamma e Daniel in un casa felice con un uomo che li ama e sarà un problema in meno, un dolore in meno.
<<Voglio che tu sappia che sei al sicuro, che io sono al sicuro, che tuo fratello è al sicuro e che ti vogliamo bene>> dice lei sorridendo.
Ha sempre avuto un bel sorriso la mamma. Ci sono stati momenti in cui non sorrideva mai. Ora invece sorride, ride, scherza e si diverte. Se lo merita.
<<Ti voglio bene anche io mamma, tanto>> le do un bacio, mi alzo e la saluto per poi uscire fuori di casa e correre al canile.

In due il buio fa meno pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora