Crepa

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Non ho mai potuto scegliere come e quando crescere, ho dovuto farlo, all'improvviso, da un giorno all'altro. Con dolore e senza controllo ho dovuto crescere in fretta. Non ho potuto prendermela con calma, non ho deciso io, non ho deciso proprio niente. Sono cose che capitano, c'è a chi va così. La vita a volte ti costringe a diventare qualcosa che di natura non sei. La mia mi ha reso freddo verso qualunque cosa che può rendermi vulnerabile. Non c'è posto per la vulnerabilità nella mia vita. Ho imparato a far finta di niente con gli altri, a trattare tutto con ironia e distanza, a intraprendere le vie più facili e comode per non ricadere nella debolezza che da piccolo mi ha fatto abbassare la guardia per troppo tempo. Non si può essere deboli quando c'è il bisogno di essere forti per altri. Ad essere stronzi non si sbaglia mai. Ho creato una corazza, un muro verso il mondo esterno. Un muro che credevo perfetto fino a poco tempo fa. Fino a quando non è entrata lei nella mia vita. Mi sono accorto che non regge poi benissimo questo muro se basta una singola persona per crearci una crepa. Eppure ne sono passate di persone nella mia vita, nessuno però ha avuto questo potere su di me. Nessuno mi ha tolto il fiato come lei, nessuno mi ha fatto dannare così, nessuno mi ha tolto il sonno, nessuno mi ha fatto sentire così debole, di nuovo dopo tanto tempo. Non posso permetterlo, non posso farlo, non per me ma per mamma, per Giordano, per lei. Alcune cose non sono nel nostro destino, a prescindere da quanto le vogliamo. La felicità semplicemente non è per tutti.
Mi alzo e vado a farmi una doccia. Chiudo gli occhi e vedo lei. La vedo sempre, non riesco a toglierla dalla testa. Dannazione. Bellissima. Due occhi verdi tra le nuvole. Due occhi che hanno sofferto, due occhi forti ma fragili. Me ne sono accorto fin dalla prima volta, ho capito subito che conosceva il significato del dolore. Gli occhi più profondi sono quelli che hanno sofferto di più. Due occhi che non dovrebbero più soffrire, due occhi che non posso contaminare con i miei problemi, due occhi che non mi meritano e che non merito.
Esco dalla doccia. Oggi è più dura del solito.
La porta si spalanca, Linda entra e sbatte la porta dietro di lei. Ci siamo.
<<Potevo essere nudo>> le dico per farla sorridere un po', so già cosa vuole dirmi. Ho perso il conto delle volte che abbiamo parlato sempre delle stesse cose, sempre di lei.
<<Sta' zitto Gabriel>> mi dice lei arrabbiata. Prendo un grande respiro e mi siedo.
<<Per quanto ancora pensi di andare avanti così?>> mi chiede mettendosi a braccia incrociate davanti a me.
<<Linda..>> dico sospirando. Sono sfinito, non so quante altre volte dovrò dirle le stesse cose.
<<Smettila Gabriel, smettila di fare così>> mi prega lei prendendosi una sedia e sedendosi davanti a me. Sa che non posso farlo.
<<Non posso e lo sai>> dico alla mia migliore amica. Lo sa accidente. Lo dice come se fosse un gioco da ragazzi per me.
<<Quindi cosa hai intenzione di fare? Continuare a baciare quell'altra davanti a lei nei corridoi? Continuare a spassartela con chiunque per togliertela dalla testa? Continuerai a dirti che è giusto così?>> mi chiede gridando. Avevo deciso che baciare Jessica era la cosa giusta da fare per allontanarla da me. L'ho fatto nel corridoio vicino alla sua camera, nel corridoio dove lei mi ha visto per la prima volta. Lei non vorrà mai un ragazzo che si comporta così. Ho dovuto farlo dopo la biblioteca. Non potevo essere gentile con lei come avevo deciso di fare, non potevo permetterle di avvicinarsi a me come è successo. Non dovevo raccontarle della mamma, non dovevo avvicinarmi così a lei. Ho sbagliato.
<<Gabriel!>> mi richiama Linda.
<<Continuerò a fare il necessario>> dico abbattuto. Cos'altro posso fare? Non posso stare con lei.
<<Ah si? Allora perché ieri l'hai cercata per tutta la scuola? Perché quando non l'hai trovata sei venuto da me e mi hai chiesto di chiamarla? Perché l'hai aspettata in camera mia e quando non l'hai vista arrivare mi hai chiesto di andare da Bianca?>> grida lei. Perché l'ho fatto? Perché è dannatamente difficile starle lontano. Perché sono pazzo di lei. Perché non so come ha reagito a quella scena, non so cosa ha pensato. Ho visto solo che se n'è andata, non so per quale motivo, non so se per me, non lo so. Non so come stava e avevo solo il bisogno di vederla. Solo per un secondo. 
<<Lo sai che è difficile per me>> le dico e la vedo addolcirsi.
<<Se è così difficile allora dovresti capire che non è la cosa giusta da fare. La allontani così..>> mi dice sapendo benissimo che è quello il mio obiettivo. Voglio evitare il peggio, non voglio che si innamori di me. Non voglio che mi faccia entrare nella sua vita, non voglio che si affezioni a me perché io non riesco a starle vicino e ad essere solo un amico per lei. O tutto o niente e il tutto non è contemplabile.
<<Non sono fatto per lei Linda, non posso complicarle la vita, non posso metterla a rischio, non posso proteggere anche lei>> dico sperando che possa finalmente capire.
<<Mi hai raccontato tutte quelle cose Gabriel, la prima volta che l'hai vista, le tue sensazioni, me ne hai parlato per ore. Ti ho visto sereno per la prima volta. Ti sei avvicinato a lei, poi hai cominciato a trattarla male, poi ti sei ricreduto, poi hai ricominciato. Non riesci a gestirla questa cosa, lo stai facendo male. La allontani ma poi la cerchi. Ti autodistruggi così>> mi dice e so che ha ragione. Mi è più difficile di quanto pensassi tenerla lontana. Ma non mi preoccupo per me stesso, ce la farò io. Non posso permettermi di trascinarla nella mia vita. Non può accadere.
<<Vorrei solo che tu non ti punissi sempre, vorrei che tu ti permettessi di essere felice>> dice lei asciugandosi una lacrima che le è scesa sul viso. Mi fa male vederla così. Linda è una delle poche persone che amo con tutto il mio cuore. Mi avvicino a lei e le asciugo il viso.
<<Magari posso dirle qualcosa, aiutarti. Non so come comportarmi con lei, ti ho detto, mi guarda, mi chiede e vuole sapere..>> mi propone Linda.
<<No, ti prego. Ti ho già detto mille volte di lasciar stare. Fai finta di niente. Non parlarle di me>> dico, andrebbe solo a complicare le cose e a rendermi tutto ancora più difficile.
<<Lo sai che sta sera verrà qui? Cosa hai intenzione di fare?>> mi chiede.
<<Ci sarà Jessica..>> le ricordo e mi ricordo.
<<Sei impossibile Gabriel>> dice lei sbuffando <<Vado di sotto ad organizzare le cose per sta sera>> dice e se ne va. So che mi vuole bene, so che vorrebbe il meglio per me. Un giorno capirà che è questo il meglio per tutti.
Mi ritrovo di fronte alla casa di Tommaso, il padre di Linda. Ogni volta non riesco a non ripensare alla prima volta che ci ho messo piede. Avevo 13 anni e Giordano, mio fratello, 6. Scappavamo e ci siamo ritrovati qui. Tommaso era un amico di infanzia di mia madre e ci ha accolti. Ricordo ancora la sua espressione quando ci ha visti sulla soglia della porta. La mamma piangeva con Giordano in braccio, io ero nel mio mondo. Tommaso non ha fatto domande, almeno non davanti a noi. Ricordo di essere entrato in questo grande soggiorno, bellissimo, grande come lo era casa nostra prima. La mamma mi aveva lasciato Giordano vicino ed era andata in cucina a parlare con Tommaso. Ricordo che era mattina e che la mamma ha parlato per molto tempo con lui. Ricordo la prima volta che ho visto Linda, una ragazzina minuta con i capelli biondi seduta sul tappetto del soggiorno con un libro di medicina in mano. Non ho mai avuto amici, non mi sono mai interessato a queste cose. Ma quella ragazzina aveva qualcosa che mi piaceva, qualcosa che solo dopo avrei capito e che mi avrebbe avvicinato a lei. Infilo la chiave nella porta ed entro.
La mamma è impegnata nella sua serra come sempre, Giordano legge un libro sul tavolino sotto un albero. Mi fermo alla soglia del giardino ad osservarli un po'. Ora sono tranquilli, dopo una vita di dolori e sofferenze, sono tranquilli. Non puoi capire quanto profonda sia una pozzanghera fino a quando non ci finisci dentro. Non puoi capire quanto dura sia una situazione fino a quando non la provi sulla tua pelle. Guardandoli da lontano nessuno penserebbe mai a quello che hanno passato. Eppure io riesco a vedere ancora oggi, nonostante l'apparente spensieratezza di entrambi, il dolore. La mamma ha sempre avuto gli occhi tristi e a causa della sua malattia li ha ancora tristi oggi. La mamma e Giordano non hanno dimenticato, hanno deciso di andare avanti e di non pensarci. La mamma lo ha dovuto fare per noi; Giordano era piccolo, è stato più facile forse. Credo che lui mascheri molte cose. Credo che nasconda i suoi veri pensieri in modo da far stare bene la mamma. Ora tocca a me vegliare su di loro, ci sarò sempre io e non dovranno preoccuparsi di nulla. Questa casa non è lontana dall'Università ma per comodità io e Linda abbiamo deciso di trasferirci nei dormitori. Tommaso ritorna ogni sera, la mamma e Giordano non sono mai soli. Io vengo spesso qui, mi sento più tranquillo.
Giordano mi vede, poggia il libro sul tavolo, salta giù dalla sedia e mi corre incontro.
<<Ciao fratellone>> mi dice abbracciandomi. Giordano è l'unico, insieme a Linda, a cui permetto di abbracciarmi. E io sono l'unico che abbraccia.
<<Ciao Gio, allora dimmi, che hai fatto oggi?>> gli chiedo prendendolo per mano e portandolo al tavolo. Si siede e comincia a mostrarmi il suo libro. Frankenstein. Uno dei libri che ho lasciato in questa casa. Uno dei miei preferiti. Giordano ha solo 13 anni, ma è molto intelligente. Legge molto, libri da adulti e poco adatti alla sua età, ma dice che sono questi che gli piacciono di più. Io e Giordano abbiamo un bel rapporto, da piccolo aveva tanti incubi e voleva sempre che fossi io a venire a dormire con lui. Gli voglio tanto bene. Sta sempre per le sue, legge, disegna. Non è un bambino socievole. In questo ci assomigliamo molto. Ci diciamo tutto, quando parlo con lui, non mi sembra di parlare con un ragazzino di 13 anni. Ho sempre voluto instaurare un rapporto paritario con lui, è intelligente, è cresciuto anche lui troppo in fretta, ha visto cose che i bambini della sua età non vedono. A volte ho la sensazione che capisca più cose di quanto vorrebbe mostrare, che mi vorrebbe dire più cose di quante me ne dice.
<<Sei triste?>> mi chiede lui. Faccio no con la testa. Non voglio mai preoccuparlo troppo, ma so che sono un libro aperto per lui.
<<Sei triste per Sole?>> mi chiede lui facendosi più triste. Sorrido.
<<Linda dice che stai facendo lo stupido>> mi dice abbassando gli occhi verso il libro.
<<Linda parla troppo>> gli dico.
<<Può essere, ma dice sempre cose giuste>> mi dice guardandomi negli occhi. Ha ragione anche lui. Linda è l'unica persona che ho lasciato entrare nella mia vita. Sono cresciuto con lei, abbiamo passato tante cose insieme. Sappiamo tutto uno dell'altro e purtroppo non riesco a nasconderle niente.
<<Parlami un po' di lei>> mi chiede. Me lo chiede sempre. Non so perché voglia sentirmi parlare di Sole.
<<Perché me lo chiedi sempre? L'hai già vista>> gli ricordo.
<<Mi piace quando parli di lei..>> mi dice lui e rimango interdetto. Decido di non indagare oltre, credo mi farebbe male.
<<A volte c'è ma non c'è veramente, non con la mente almeno. E' spesso tra le nuvole e non se ne accorge nemmeno. Sempre altrove, lo sguardo perso, qualche sogno nella testa..>> dico ripensando alla mia ragazza tra le nuvole. Chi sa a cosa pensa ogni volta. Mi fa sorridere. Ricordo quando, durante una lezione, si era messa a disegnare dei fiorellini sui bordi del quaderno. Era così immersa nei suoi pensieri, così bella. L'ho fissata per tutto il tempo. Non riuscivo a staccare gli occhi. Non penso che si renda nemmeno conto di quanto sia bella e di quanto lo sia ancora di più quando è assorta tra i suoi pensieri. Bella da togliere il fiato.
<<Sembra speciale>> mi dice Giordano continuando a tenere la testa china sul libro. Lo è. Sorrido.
<<Per questo mi piace sentirti parlare di lei>> mi dice indicando il mio sorriso. Nemmeno me ne ero accorto.
<<Oh, ciao tesoro>> mi saluta la mamma interrompendoci. Non mi ero nemmeno accorto che era arrivata.
<<Ciao>> mi alzo e le do un bacio sulla guancia. La vedo affaticata e le prendo dalle mani il grosso sacco di terra che teneva in mano. Le avrò detto mille volte di non fare da sola queste cose.
<<Mi raccomando domani non dimenticarti di venire che festeggiamo il compleanno di Linda>>mi dice. Domenica la passiamo sempre insieme di solito io e Linda. Questa domenica festeggeremo qui a casa il suo compleanno. Oggi ha deciso di festeggiare in dormitorio e domani qui in famiglia.
Pranzo con mamma e Giordano. Linda non è venuta, sarà impegnata ad organizzare la festa o ce l'avrà su con me, cosa molto probabile. Il pomeriggio accompagno la mamma a comprare delle cose per il compleanno di Linda. Vuole addobbare la casa. Mamma vuole bene a Linda e Linda vuole bene alla mamma. Non l'ha mai vista come una mamma, lei aveva la sua mamma. L'ha sempre vista come un'amica. Durante le superiori le chiedeva un sacco di consigli, usciva a fare shopping con lei. Tommaso era felice perché con il nostro arrivo, a suo dire, Linda era rinata. 

Sono le 20. Linda mi ha chiamato. E' stata tutto il giorno nel mio dormitorio, si era già portata i vestiti dietro e si è sistemata in camera mia. Mi ha detto di aver sentito Sole per telefono, che le è sembrata strana e che si stava preparando per arrivare. Mi metto la prima cosa che mi capita sotto l'occhio nella mia stanza nella casa di Tommaso e mi dirigo al mio dormitorio. Non so cosa succederà sta sera, come farò a starle lontano. Ho una gran voglia di vederla ma allo stesso tempo so che non potrò guardarla. E' difficile quando vuoi una cosa ma sai di non poterla avere. 

<<Gabriel!>> mi chiama Jessica, in piedi di fronte al dormitorio. Mi pareva di averle detto di venire più tardi. Jessica è carina e a volte anche simpatica. Ma non mi importa granché di lei, anzi a dire la verità, non me ne importa proprio nulla. Me ne sono fatte tante negli anni sotto lo sguardo di disapprovazione di Linda. Non me ne importava di nessuna, forse per quello era così facile. Nessuna di loro mi ha colpito come Sole. Quelli occhi, quella camminata, quei capelli, lei mi ha stregato..nessuno ci era mai riuscito. Nell'istante in cui mi chiedo come tenerla fuori, senza accorgermene, è già dentro la mia testa, ancora e ancora.

In due il buio fa meno pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora