Filo rosso

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Debole, è così che mi sento. Disarmato, questa è la parola che descrive come mi sento quando sono vicino a lei. Quando si tratta di lei divento dannatamente vulnerabile. Non è un privilegio questo che posso avere.
<<Apri Gabriel!>> urla Linda battendo sulla porta. Mi alzo. Apro, mi guarda in cagnesco. E' in pigiama, deve aver dormito di sotto. Sposta lo sguardo su Jessica, distesa sul mio letto, svegliata dai forti colpi alla porta.
<<Vattene!>> le dice facendole il segno di uscire.
<<Non penserai veramente di potermi ordinare di andarmene?>> dice Jessica sollevandosi e mettendosi a sedere sul letto. Linda è paonazza. Le conviene andare via perché Linda la farà fuori.
<<Vai>> dico a Jessica, lei sbuffa, prende le sue cose e se ne va sbattendo la porta.
<<Mi sono appena svegliata Gabriel, ieri ho bevuto ma giurerei di aver visto Sole correre via dalla festa e subito dopo di lei Bianca. Dimmi che sbaglio per favore>> mi dice sedendosi su una sedia e guardando male il letto sul quale poco fa c'era Jessica. 
<<Ci siamo baciati>> le confesso. Come ho potuto abbassare così la guardia? Era lì, di fronte a me, bellissima, mi guardava e io non ho potuto resistere. E' stato impossibile. Mi sono reso conto che ero completamente sottomesso a lei, completamente impotente. E' stato devastante per me. Non sono riuscito a trattenermi.
<<Ma quindi..quindi tu le piaci!>> mi dice Linda alzandosi di scatto dalla sedia.
<<Si insomma lei non ti avrebbe mai baciato se tu non le piacessi. Ne sono certa, non è come le altre ragazze, non come le sciacquette che frequenti. Se lo ha fatto è perché le piaci! Certo, mi era balenato per la testa ma devo ammettere che non è facile decifrarla. Pazzesco>> dice Linda andando avanti e indietro per la stanza. Certo che lei non è come le altre ragazze, non avrei tutte queste difficoltà altrimenti. Lei è altro, molto altro, troppo quasi. Ha un potere su di me che nessuno ha. Dannazione.
<<Le ho detto che mi piace Jessica>> confesso alla mia migliore amica. Lei si blocca nel bel mezzo della stanza, mi guarda, diventa rossa in faccia, spalanca gli occhi e dice
<<Tu non stai bene Gabriel, sei un idiota. Un idiota di prima categoria. Ma ti rendi conto di cosa hai fatto? Ti rendi conto che l'hai persa così?>> prende fiato e mi guarda in attesa di una risposta. Lo so che l'ho persa. Ho visto i suoi occhi. Un attimo prima una splendida luce e un attimo dopo nulla, buio totale. L'ho allontanata. In quell'istante, lì di fronte a lei, avrei voluto dirle che non era vero, che lo dicevo solo per respingerla da me, per buttarla fuori dalla mia vita. Ma non ho fatto niente del genere, l'ho guardata negli occhi, l'ho vista soffrire e l'ho lasciata uscire da quella porta, dalla mia vita. Sono andato a letto con Jessica, solo per smettere di pensare a lei, solo per toglierla dalla mia testa. Ma non ne sono stato capace. E' dentro la mia testa fin da quella prima volta sulla spiaggia.
<<Non so più cosa fare con te..te ne stai lì, zitto, a pensare a lei e nonostante questo la tratti come una qualunque>> mi dice Linda sedendosi accanto a me. Una qualunque, vorrei tanto che fosse una qualunque. Vorrei che quel breve bacio non mi avesse fatto quel effetto. Vorrei che non mi avesse tolto così il fiato. Vorrei che scomparisse dalla mia testa. Vorrei avere le forze di soffocare il ricordo di lei dentro di me. 
<<Dobbiamo andare a casa>> le dico perché non ho più voglia di parlare di questo. Anzi, vorrei parlarne per ore ma è qui che sta il problema. Prima smetto di parlarne, prima me la tolgo dalla testa. Linda prende un grande respiro, si alza ed esce dalla stanza.
Prima di andare a casa io e Linda passiamo in biblioteca. Mi serve un libro per un esame e voglio lavorarci sta sera. Mi devo tenere impegnato. Lo prendo mentre Linda mi aspetta all'entrata. Questo posto mi ricorda Sole. E' pazzesco come questo posto che per anni ha accolto i miei pensieri e che mi ha sempre riportato a brutti ricordi, ora accolga un mio bel ricordo. L'unico bel ricordo. Sole non è entrata solo nella mia testa, ha pervaso anche tutto quello che mi circonda. Anche la strada per venire qui, l'intero campus mi riporta a lei. Cosa mi ha fatto?
Esco e vedo Linda impegnata a guardare qualcosa. Seguo il suo sguardo e vedo Sole. E' di fronte all'entrata dell'Università e vicino a lei c'è quel ragazzo che le sta sempre appiccicato. Ricordo ancora quando li ho visti seduti insieme al bar dell'Università. Le avevo detto che non le avrei fatto da tutor, l'avevo trattata male. Quando l'ho vista con lui non ci ho visto più. Non avevo mai provato quella sensazione. Ho sentito il bisogno di allontanarla da lui. Ho sentito il bisogno di stare con lei. Ricordo come mi aveva guardato. Era arrabbiata e irritata. Bellissima. Assume un'espressione buffa quando si arrabbia. Mi manca quella espressione.
<<Guardala, la stai perdendo>> mi dice Linda, senza distogliere lo sguardo. Lo so. Sole sorride. E' così raro vederla sorridere. Ha un sorriso bellissimo, lieve, fragile, quasi mai accompagnato dagli occhi. Gli occhi stanno sempre per conto loro, non credo di averla vista ancora sorridere con gli occhi. La vedo sorridere ancora. Provo rabbia perché non sono io quello che la sta facendo ridere in questo momento. Ma non è quello che ho deciso di fare? Non è quello che voglio? Quel ragazzo, così pulito ed educato, fa sicuramente più per lei. Devo accettarlo. Accenna un altro sorriso. Quando lo fa è lo spettacolo più bello che ci sia.
<<E' bellissima>> dico, senza rendermi conto, ad alta voce.
<<Si è molto bella>> si limita a dire Linda. Mi fa cenno di andare. La guardo per un'ultima volta e poi seguo Linda.
La mamma ha decorato tutta la casa. Ha preparato il pranzo e ha fatto una torta per Linda. Spero non si sia affaticata troppo. Non la smetteva di farle gli auguri, le ha fatto anche un regalo. Tommaso l'ha abbracciata, le ha detto che le vuole bene e poi le ha dato dei soldi. Linda è una spendacciona. Però non è viziata, Tommaso non la accontenta sempre e lei non chiede mai. Giordano le ha fatto gli auguri e le ha dato un disegno dei suoi. Giordano vuole molto bene a Linda, in fin dei conti siamo cresciuti tutti e tre insieme. Hanno un bel rapporto e Linda è uno dei pochi essere umani a cui rivolge la parola.
<<Ragazzi a tavola!>> dice Tommaso. Giordano poggia il suo libro sul tavolino del soggiorno e poi va in cucina. Linda spegne la tv, mi prende sotto braccio e mi trascina con lei.
<<E' tutto buonissimo!>> dice Linda rivolgendosi a mamma.
<<Grazie tesoro>> risponde lei allargando il sorriso. E' molto serena oggi, sono contento.
<<Mi è giunta voce che ieri c'era mezzo stadio alla tua piccola festicciola>> dice Tommaso virgolettando piccola festicciola e guardando Linda. Gli scappa un sorriso, non riesce proprio ad arrabbiarsi con la figlia. Sorrido anche io. Non so cosa farei senza Linda.
<<Ehm si, la situazione mi è sfuggita un po' di mano. Però abbiamo ripulito tutto e nessuno ha rotto niente>> dice lei guardandomi. Beh dire che nessuno ha rotto niente è un eufemismo. C'erano pezzi di vetro ovunque sta mattina.
<<Va bene, mi fido della mia piccola peste>> dice Tommaso sorridendo a Linda. Tommaso è un uomo buono. Ama Linda alla follia. Vuole bene a Giordano e Giordano, nonostante non lo dimostri sempre, gli vuole bene. Ricordo che quando eravamo piccoli ci portava tutte e tre allo zoo, al mare, in montagna, ovunque. Ha sempre cercato di riparare dove altri avevano ferito e distrutto nonostante fosse un uomo distrutto anche lui. Ha dovuto crescere Linda da sola, la madre è morta quando lei era molto piccola. Non sono mai riuscito a vederlo come un padre nonostante non mi abbia mai dato motivo per non vederlo in quel modo. Anzi, ci veniva a prendere a scuola, ci comprava le cose, ci faceva regali. Però non si può riempire dei buchi, non si può rimpiazzare nessuno, nemmeno un mostro. Non si può dimenticare e non si può far finta che certe persone non siano esistite nella tua vita. Non l'ho fatto io e non l'ha fatto nemmeno Giordano, nonostante allora avesse solo 6 anni. A 6 anni puoi vedere tanta oscurità e puoi non capirne il significato. Questo non è stato il caso di mio fratello. Lui ha sempre capito tutto. Quando siamo arrivati qui, ha avuto tanti incubi, non si è mai scordato il passato. E' stato difficile per lui aprirsi ad un altro uomo. Tommaso è stato bravo a pazientare e alla fine si è fatto volere bene. Gli voglio bene, non lo dico mai e non penso lo dirò mai, ma lui protegge la mia famiglia ed è il padre di Linda. Non posso non tenere a lui. 
Entro in camera, apro il cassetto e tiro fuori il regalo di Linda. Tanti ricordi attraversano la mia mente. Linda è seduta sul mio letto. La guardo e glielo passo.
<<Tanti auguri Linda>> le dico e vedo i suoi occhi riempirsi di lacrime alla vista di quel piccolo quaderno che tiene in mano.
<<Ma questo è..questo è il nostro..>> mi dice non riuscendo a parlare. E' un quaderno molto piccolo con la copertina nera, più piccolo di una mano. Io e Linda, quando eravamo piccoli, ci scrivevamo le nostre paure, andavamo nel nostro posto preferito, lo aprivamo e ne parlavamo insieme. Era il nostro modo di affrontare i nostri incubi.
<<Pensavo che fosse andato perduto Gabriel. Grazie, è un bel ricordo nonostante il suo contenuto. E' sempre stato un nostro segreto, una cosa nostra, grazie veramente>> mi dice asciugandosi gli occhi. Ci tengo a quel quaderno, nasconde tante cose che mi riguardano, ma so che Linda ci teneva molto. So che se lo ha lei è come se lo avessi io allo stesso tempo. Mi fido di lei come non mi fido di nessun'altro e tutte le cose che ci sono scritte le sa.
<<Andiamo>> mi dice lei prendendomi per un braccio e so dove mi vuole portare.
Ci sediamo sulla nostra roccia in mezzo al verde. Da piccoli venivamo sempre in questo posto. Non è lontano da casa. Si trova nel boschetto sotto le montagne dietro casa nostra.
<<Ti ricordi come abbiamo scoperto questo posto? Avevo litigato con una mia amica a scuola e mi ero messa a piangere. Ero scappata da scuola e tu mi avevi seguita. Camminavamo lungo la strada dietro casa nostra e ad un tratto abbiamo deciso di entrare in questo piccolo boschetto. Camminavamo e tu cercavi di farmi ridere. Poi siamo arrivati qui, abbiamo visto questo grande sasso e abbiamo cercato di salirci. Ricordo che non ci siamo riusciti fino a quando non abbiamo compiuto 15 anni>> dice e le scappa una risata. Le parole di Linda mi riportano alla mente quel giorno. Ero fuori in giardino in ricreazione, avevo visto Linda correre fuori dalla scuola piangendo. Le volevo bene e quella visione mi aveva fatto stare male. Avevo deciso di correrle dietro.
<<Ricordi che papà si era anche arrabbiato perché non riuscivano a trovarci?>> mi chiede e quasi avevo dimenticato quel momento. Forse quella è stata l'unica volta che ho visto Tommaso veramente arrabbiato. Ci aveva sgridato, non solo Linda, anche me. Non capivo il motivo per cui fosse così anche nei miei confronti. Ma probabilmente era solo preoccupato per la possibile reazione di mia madre che non stava bene quel giorno. Quel giorno gli ho anche detto che non era mio padre e che non poteva darmi ordini. Sono stato crudele e ingiusto. Non è sempre stato semplice, Tommaso ha dovuto sopportare tante cose, non ho mai avuto un carattere semplice. Ricordo però che non mi ha mai sgridato, non mi ha mai fatto mancare niente e quando comprava qualcosa per Linda portava dei regali anche a me e Giordano. Si è occupato della salute della mamma e non le doveva niente. Sono solo vecchi amici eppure lui si è fatto in quattro per lei e per due ragazzini che non erano nemmeno suoi figli. Oggi lo rispetto. Glielo devo. Ha cercato di regalarci un po' di serenità, era troppo tardi si, ma lo ha fatto comunque. 
<<E' sempre stato il mio posto preferito questo>> dico e lei sorride. Venivamo qua per leggere il nostro quaderno. Ricordo tutti i nostri discorsi, ricordo le lacrime di Linda ad ogni mio racconto. Ricordo il fiorire della nostra amicizia durante gli anni a seguire e ricordo che questo è sempre stato il posto in cui venivamo quando volevamo stare da soli. Noi e le nostre paure.
<<Questo è anche il mio posto preferito Gabriel, in fondo ci siamo conosciuti qui, ci siamo voluti bene qui, lo porterò sempre nel mio cuore>> mi dice guardandomi negli occhi e portandosi il quadernetto al petto.
<<Sono venuto qui l'altro giorno>> le confesso. Mi guarda e capisce subito il momento esatto al quale mi riferisco. Quando ho raccontato a Sole della mamma, quando ci siamo guardati e quando le nostri mani si sono sfiorate. Ho capito che mi ero cacciato in un guaio più grande di me e delle mie possibilità. L'avevo lasciata in biblioteca, ero uscito fuori e stavo venendo qui. Linda mi aveva trovato, aveva cominciato a farmi domande perché aveva visto Sole strana. Io l'avevo mandata via in malo modo e poi sono arrivato alla roccia.
<<Gabriel..>> mi dice triste lei. Lo so.
<<La porti ancora con te?>> mi chiede e io tiro fuori la molletta lilla di Sole. Lei sorride. La guardo, la maneggio e il ricordo di quel giorno si fa vivo dentro di me. Era il mio ventesimo compleanno, circa una settimana prima dell'inizio dell'Università. Linda aveva proposto di andare al lago e di fare un giro. Giordano era venuto con noi, ci teneva tanto. Al ritorno dal lago, la sera, eravamo passati accanto a questa lunga spiaggia piena di gente. Non sapevamo di cosa si trattasse. Linda voleva assolutamente vedere. Dal nulla ci siamo ritrovati in mezzo a questa festa. Sembrava un ritrovo prima dell'inizio della scuola. Linda era andata in bagno. Ad un certo punto mi ero girato e avevo visto lei. Un solo sguardo e la tempesta mi investì. Indossava un vestito lilla e due mollette dello stesso colore sui suoi capelli color cioccolato. Bellissima. Quella ragazza, uscita fuori dal nulla, mi aveva rapito. Poi l'avevo vista poggiare il bicchiere su un tavolo, allontanarsi e correre veloce verso la spiaggia. Avevo notato che le era caduta una molletta sulla sabbia. Mi sono avvicinato e l'ho raccolta. Non so perché. Non so perché avere quell'oggetto fosse così importante per me. Giordano aveva visto tutta la scena.
<<Ricordo quando tornando dal bagno a quella festa sulla spiaggia, ti avevo visto con questa in mano. Eri come in un mondo a se stante. Non capivo. Giordano era silenzioso. Tu non parlavi..>> dice. Ho raccontato a Linda tutto solo qualche giorno dopo, solo quando avevo capito che non riuscivo a togliermela dalla testa, solo quando l'immagine di lei mi tormentava l'anima durante il  giorno e la notte.
<<Quando mi hai raccontato di lei ero sconvolta. Insomma tu che ti interessavi ad una ragazza, tu che non ti staccavi mai da questa molletta, tu che eri sempre come assente. Avevo capito fin da subito che c'era qualcosa sotto, che forse ti eri preso una cotta per lei. Ma chi si sarebbe aspettato che quella stessa ragazza, che pensavamo non avresti rivisto più, fosse la nostra Sole, arrivata nella nostra Università, nella mia stanza, qualche giorno dopo. E' pazzesco..>> dice Linda. La 'nostra Sole'. Non sarà mai la mia Sole. Ricordo quando l'avevo vista in quel corridoio. Non riuscivo a credere a miei occhi. Come era possibile che quella ragazza fosse capitata proprio lì, in quell'Università, in quel corridoio, in stanza con la mia migliore amica? Non riuscivo a capacitarmene. La ragazza che avevo visto, che avevo sognato, alla quale avevo pensato per giorni, compariva nella mia vita dal nulla.
<<La vita vuole prendersi gioco di me..>> dico alla mia migliore amica. Non ci sono altre spiegazioni.
<<No Gabriel, la vita ti ha messo sulla strada la cosa che potrebbe renderti felice. L'ho capito fin da subito quando mi hai detto che era lei. Era tutto talmente palese, la stessa ragazza che ti era entrata nella testa compariva nella nostra stessa Università e addirittura nella mia stessa camera. E' destino Gabriel>> dice lei guardandomi negli occhi come se volesse rimarcare il concetto. Vorrei che questo destino di cui tanto parla fosse stato un po' più gentile con me.
<<E' il filo rosso Gabriel, nonostante tu ti opponga, nonostante le traversie e i problemi, due persone destinate a stare insieme, staranno insieme. E' il filo rosso del destino>> mi dice convinta. Al diavolo il destino allora.
<<Mi torturano pensieri che non voglio fare Linda, immagini che non voglio vedere>> confesso. Sto vivendo un incubo. Vivo ossessionato da una cosa sbagliata.
<<Nulla accade per sbaglio, ogni cosa, ogni coincidenza, ogni avvenimento succede per un motivo. Hai sofferto tanto nella tua vita Gabriel, ti sei costruito un muro per proteggerti da ogni sentimento che possa farti vacillare. Non sarai mai felice così. Perché non vuoi essere felice?>> mi chiede triste.
<<Perché non posso permettermi di essere debole, lo sai in che situazione ci troviamo io, mia mamma e Giordano. Come potrei farla entrare nella mia vita senza esporla a rischi? Come potrei stare con lei e allo stesso tempo badare alle persone che amo? Mi sento dannatamente debole quando sto vicino a lei. Abbassa ogni mia difesa, mi disarma completamente Linda. Non riesco a pensare a niente quando sto con lei, tutto diventa meno importante, tutto Linda e non può succedere. Ci sono cose più importanti di me, del destino, della felicità>> lasciar perdere non è segno di debolezza, voglio essere abbastanza forte da rinunciare a lei. Voglio dimostrarmi di essere ancora capace di fregarmene, di essere ancora in piedi come prima.
<<Quindi solo per paura di essere più vulnerabile del solito non ti vuoi permettere di essere felice?>> mi chiede Linda.
<<Non 'solo' Linda. La vulnerabilità è tutto, è una pistola scarica, è caos, è debolezza. Ti fa perdere la bussola, ti sposta da quello che è il tuo obiettivo nella vita, da quello che è il tuo compito, il mio compito>> dico a lei, ma ancora prima a me stesso. Ho bisogno di ricordare certe cose prima a me stesso.
<<Nessuno è forte abbastanza da stare lontano dalla persona che ama Gabriel. Tu forse vuoi sminuire questo sentimento, vuoi convincerti di poter combattere e di poter vincere contro un qualcosa che ormai è radicato nel tuo cuore. La perderai questa battaglia Gabriel, l'hai già persa>> mi dice guardandomi negli occhi.
<<Non hai nemmeno il coraggio di ammettere ad alta voce quello che provi. Pensi che anche questo sia un modo efficace di far tacere, pensi che se non lo dici ad alta voce scomparirà prima o poi. Menti a te stesso e stai cercando di spegnere un fuoco con le mani. Ti brucerai e basta, ti farai del male Gabriel>> dice e vedo una lacrima rigarle il viso.
<<Non voglio nascondere niente Linda>> dico abbattuto. Cosa devo nascondere? Lo so che mi sono innamorato di lei. Dannazione.
<<Voglio solo continuare a fare quello che ho fatto in questi anni. Mi sono sempre bruciato e sono ancora qui, di fronte a te. E' meglio che mi faccia male io piuttosto che Giordano o Sole o tu>> dico e vedo la sua espressione cambiare. Lo so che si rende conto anche lei della gravità della mia situazione, lo so che in fondo sa che quello che dico non è una stronzata.
<<Da domani comincerà le sue lezioni, non starà più con noi, non la vedrò più, non così spesso almeno>> le ricordo e nonostante io sappia che è la cosa giusta, non riesco a non pensare che mi mancherà vederla a lezione. Mi mancherà come l'aria.
<<Te lo ricordi che sta in stanza con me vero? Che mi piace e che ci voglio essere amica>> mi dice guardando il polso. Noto un braccialetto nuovo.
<<Me lo hanno regalato lei e Bianca. Mi piacciono. Lo sai che ho tanti amici ma che nessuno di loro lo considero veramente tale. Con loro due, con Sole, sto bene. Le ho raccontato della mamma una notte, non l'ho raccontato a nessuno eppure mi sono sentita di raccontarlo a lei. Ha qualcosa, qualcosa di inspiegabile. Sta sempre in silenzio ma so che capisce tutto, so che pensa a tante cose, so che ti capisce e che non ti giudica. E' speciale Gabriel, non voglio lasciarla scappare via>> mi dice e le sue parole mi colpiscono più del dovuto. E' pazzesco come Sole sia riuscita ad entrare anche nel cuore della mia migliore amica. Linda è sempre gentile con tutti, sempre cortese e socievole. Ma non si confida con nessuno dei suoi amici se non con me. Se ha raccontato della madre a Sole vuol dire che si è veramente sentita di farlo. E' straordinario. Quella ragazza è straordinaria. Riesce a farti aprire, a farti raccontare i brutti ricordi. Di questo parlo, ha la capacità sovrumana di entrarti dentro, di disarmarti, di denudarti completamente. Non posso permetterlo.
<<Voglio che tu sia sua amica, voglio che tu sia felice Linda. Continua ad esserle amica, ti fa bene, lo vedo. Solo non ne parliamo più. Non voglio più parlarne. Per favore>> la prego e questa volta non dice niente. Questa volta lo accetta, tristemente, ma lo accetta.
<<Starò sempre dalla tua parte Gabriel, farò quello che vuoi, puoi sempre contare su di me, ci sarò sempre>> mi dice accennando un sorriso e io ricambio. 

Le mie parole fanno acqua da tutte le parti. Tutto il contrario di tutto. Mi sento annegare. Amare qualcuno a volte non significa starci insieme. E' così? E' possibile? Tra il dire e il fare c'è di mezzo lei. Sarò in grado di starle lontano? Riuscirò a dimostrarmi di non essere stato scalfito in alcun modo da lei? Riuscirò a darle meno peso? Domani ritornerà tutto come prima? Ritornerò il menefreghista di sempre? Riuscirò ad averla vinta contro il destino? Riuscirò a spezzare il filo rosso che mi lega alla sua anima?

In due il buio fa meno pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora