Soffocare

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La sabbia scorre inesorabile. La mano si avvicina su una schiena nuda. L'uomo nero fa 'tic, tac' e ride.
'Tic, tac Gabriel!' ripete nel penombra.
<<NO, NO! NON TOCCARLO>> urlo a squarciagola ma nessuno mi sente, nessuno mi vede. Ultimo granello, ultima speranza. La mano si avvicina, la cenere cade.
'Tempo scaduto' dice l'uomo nero. 
<<NO, PER FAVORE NO!>> urlo più forte che posso. Mi sveglio di soprassalto.
<<SOLE!>> urla la mamma, entra correndo nella stanza. Si avvicina al letto e si siede. Sento il viso bagnato, le gambe tremolanti. Paura, ho paura.
<<Parla Sole, per favore>> dice ma a nulla valgono le sue richieste.
<<E' da una settimana che sei qui e non so nemmeno il motivo, non parli con nessuno. Parla con me per favore>> dice invano. La vedo piangere. Avvicino la mano e le asciugo il viso. Non dico niente. Mi distendo e lei fa lo stesso abbracciandomi. Sento una sensazione di vuoto che mi assale unita ad un nodo alla gola che non mi permette di respirare. Mi sento di soffocare, pur continuando a vivere. Che sensazione orribile.
Una settimana. Una settimana da quando mi sono ritrovata qui, da quando sono fuggita qui. Incubi. Di nuovo incubi. Una settimana di incubi. Incubi terribili, più terribili di prima che mi trascinano con forza in fondo all'abisso. La realtà è un incubo, il sogno è un incubo. Non dormo e vedo immagini orribili, dormo e vedo immagini orribili. Non c'è pace. Momenti che confondono realtà con il sogno. Buio. Di nuovo buio, dentro e fuori. Non trovo spiragli di luce in mezzo a tanta oscurità. Dolore. Di nuovo dolore. Dolore in mezzo alle costole. Fatica a respirare. Scappare? Come? Dove? Cambio cella, ma rimango sempre prigioniera della mia testa.
Mi alzo, prendo le mie cose ed esco di casa. Solita routine da quando sono qui. La realtà è che mi sento soffocare, ma uscire non aiuta, mi manca aria ovunque, ma non voglio far star male le persone a cui voglio bene. La vedo la sofferenza negli occhi della mamma e in quelli di Daniel. Rivedono la stessa Sole di qualche anno fa. Mi dirigo al solito posto. L'unico posto che, nonostante sia quello che mi riporta alla mente più ricordi, non riesco a fare a meno di raggiungere. Il telefono squilla. Bianca. E' l'unica persona che ho sentito. Le ho raccontato tutto. Ha pianto. Ha paura. Ha ragione ad avere paura. Ha sempre avuto ragione ad averne. Mi aveva avvertito in qualche modo.
<<Pronto..>> dico cercando di tirare fuori la voce.
<<Sole?>> dice lei dall'altra parte.
<<Si>> sussurro quasi.
<<Senti, so che non vuoi sapere nulla di quello che succede qui, ma lui..>> dice ma non voglio lasciarla finire di parlare.
<<Per favore Bianca, non voglio>> dico con tutta la forza che ho.
<<Va bene.. è che vorrei essere lì con te, è brutto qui senza di te>> dice e sento che sta per mettersi a piangere.
<<Lo sai Bianca..>> dico e sento le guance bagnarsi.
<<Si, lo so>> dice lei.

Animum debes mutare, non caelum. Diceva Seneca. Così dannatamente vero. L'animo deve mutare, non il cielo. Cambiare luogo non aiuta ad essere più sereni, anzi. Tutto così diverso, ma allo stesso tempo tutto così uguale. Sono scappata da lui, ma lui è qui, in tutto ciò che vedo perché nei miei occhi c'è lui e questo non si può cancellare. Cammino e rivedo dopo due mesi questi posti e in me nulla è cambiato, ma tutto è cambiato perché c'è lui, perché c'è lui nel mio cuore, perché c'è lui nella mia pelle, perché c'è lui nelle mie ossa. E' dentro di me e io non sono capace di farlo uscire fuori. Ovunque guardo vedo lui, ogni posto mi riporta alla mente lui, anche se in questi posti lui non è mai stato.
Mi siedo sulla sabbia e guardo il mare. Diverso mare. Stesse sensazioni. Stesso profumo. Stessi ricordi. Mancano solo le sue braccia intorno a me e Dio solo sa quanto mi mancano le sue mani. Il telefono squilla. Yuri. Yuri..
<<Pronto Sole?>> dice con voce triste.
<<Pronto..>> cerco di dire.
<<Dove sei?>> chiede e io scoppio in lacrime perché risentirlo dopo una settimana mi riporta alla memoria tutto ciò che ho lasciato.
<<Sole?>> dice preoccupato. Cerco di ricompormi. Ma non riesco a rispondere.
<<Mandami la tua posizione, arrivo subito>>dice.
<<Sono a casa Yuri, ci vogliono almeno due ore >> dico con voce rotta. Cosa vuole fare?
<<Mandami la posizione>> dice e poi stacca. Non vorrà veramente venire qui? Gli mando la posizione.

In due il buio fa meno pauraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora