7. ᴊɪᴍɪɴ

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Fare sesso non è mai stato così fondamentale nella mia vita. Se ho voglia di stare con quella persona sotto quel determinato punto di vista, e se il contesto me lo permette, certamente mi lascio andare e tento di dare e darmi piacere, altrimenti niente, non mi importa. Non è un qualcosa di cui necessito giornalmente per stare bene con me stesso o per sentirmi soddisfatto come uomo.

Che io sappia il sesso occasionale, voluto da entrambi le parti, senza vincoli e sentimenti, non ha mai ucciso nessuno, o almeno questo non è il caso.
Il fatto che io e Taehyung siamo stati insieme qualche ora fa, non ha inciso per niente sulla nostra condotta all'interno del bar, anzi ci ridiamo su e di tanto in tanto ci salta fuori qualche battuta, ma nulla di più.

«Jimin, tavolo dieci» mi richiama Taehyung, passandomi il vassoio che sostiene due ciambelle glassate e due tazze di cioccolata calda. Il tutto emette un profumo dolce che mi sta letteralmente mandando in pappa il cervello. Ho già detto che amo i dolci? Sì, amo da morire i dolci.

Lascio la portata in cima al tavolo dieci e con un cordiale sorriso, mi congedo, avviandomi nuovamente verso il bancone, ma Taehyung non è più da solo. Parla e ride animatamente con altri due ragazzi che credo siano appena arrivati.

Dalla mia postazione, noto che uno dei due ha un tatuaggio sul dorso della mano ed è proprio questo dettaglio che riesce a gelarmi istantaneamente il sangue.

Veste interamente di nero, ormai deduco ami molto questo colore, e un cappello a mo' di pescatore gli copre gran parte del volto, ma la sua mandibola e le sue labbra sono ben visibili ai miei occhi.

Pare che il destino non abbia voglia di spazzarlo via dalla mia vita una volta per tutte. Continua a porlo nel mio cammino, e per tale motivo mi chiedo se ci sarà mai una fine a tutto questo.

Eseguo qualche altro passo e sento Taehyung dire loro di prendere posto. Lui non mi ha ancora visto e spero vivamente che non lo faccia. Sono sicuro che si comporterebbe da idiota, se solo mi vedesse, e non sono in vena di stare ad ascoltare le sue sciocchezze.

«Jiminie, porta questo al tavolo quindici» annuisco, riprendendo in mano l'ennesimo vassoio imbottito di cibo delizioso. Scorgo il numero fra le varie postazioni e quando osservo chi ci è seduto, non posso fare a meno di sbuffare.

Jungkook mi ha già visto e non sembra neanche sorpreso di vedermi. Un sorriso, il solito sorriso e stupido, si impossessa del suo viso, mentre agita la sua mano nella mia direzione.

In un modo o nell'altro, la mia mente ritorna costantemente ai momenti che ho trascorso alle superiori. Lui seduto in mensa, insieme al suo gruppo di amici, mentre io cercavo posto con la mia merenda tra le mani. Ogni tanto ci lanciavamo qualche occhiata, dove io arrossivo, ma quello innamorato ero io e non lui.

«Ecco a voi» consegno l'ordine ai due e cerco di dileguarmi di fretta e furia, ma un paio di dita stringono il mio polso e mi obbligano a fermarmi.

«È da maleducati non salutare chi si conosce, fragolina»

Rimuovo frettolosamente il mio polso dalla sua presa ed esamino la sua espressione, cercando di trovare una giustificazione a questi suoi comportamenti.

Perché è così insistente?

Se esistesse un Oscar per il miglior imbecille dell'anno, Jungkook lo vincerebbe di sicuro. Inoltre, è scientificamente provato che gli imbecilli rimangano tali anche in presenza di altre persone. In questo caso, il suo amico ci fissa e sembra realmente stupito.

«Mangia ciò che hai ordinato e non darmi fastidio, addio» dicendo testuali parole, ritorno al bancone e stavolta mi siedo in uno degli sgabelli.

Ho bisogno di fare una breve pausa e pare che Taehyung si sia accorto di questa mia volontà. Si avvicina, portando con sé un bicchiere d'acqua che bevo in una sola volta. Depura e rinfresca il mio cattivo umore all'istante

«Come conosci Jungkook?» mi chiede inevitabilmente.

«Siamo entrambi di Busan e abbiamo frequentato le stesse superiori» sospiro «Era un mio compagno di classe»

«Capisco»
«Comunque pare che non ci sia un bel rapporto fra di voi, o almeno pare che la sua presenza ti dia molto fastidio»

«Sono soltanto vecchie questioni del passato di cui non mi va di parlare» inglobo il mio labbro fra i denti e poco dopo, i miei occhi ricadono sulla persona fulcro dei nostri discorsi. Stranamente il suo sguardo si trova già su di me.

Jungkook è come la tua canzone preferita: non smette mai di farti effetto, anche quando hai cessato di ascoltarla da un po' di tempo e casualmente te la ritrovi alle orecchie. Gli effetti non sono gli stessi, ma ci sono ancora, non sono spariti del tutto, nonostante questi si siano indeboliti.

«E tu come lo hai conosciuto?» domando, distogliendo lo sguardo da lui.

«Lui è stato il fotografo delle nozze di mio fratello. È molto riconosciuto qui a Seoul, malgrado abbia aperto la sua attività da meno di un anno»

Ciò che ho saputo adesso non mi lascia poi così sbalordito perché ricordo vividamente quanto a lui piacessero le ore di arte, soprattutto quelle dove parlavamo di fotografia, video e robe del genere. Erano le uniche volte in cui lo si vedeva serio e concentrato. Addirittura prendeva appunti, cosa che in classe non faceva quasi mai.

«Scusi, cameriere!» riconosco seduta stante il suo tono di voce provocatorio. Mi trovo costretto a girarmi e ad incamminarmi di nuovo verso il suo tavolo.

Gli altri clienti ci fissano di sottecchi, il bastardo mi ha chiamato ad alta voce di proposito, e non posso soltanto ignorarlo perché è il mio lavoro, primo giorno per l'esattezza, e non voglio subire nessuna lamentela dal signor Kim.

Il ragazzo che era con Jungkook non è più al suo fianco, ma è probabile che sia soltanto andato alla toilette.

«Sto perdendo la pazienza, Jungkook» lo avverto con un'aria abbastanza mite «Ti serve qualcosa?»

«Bei succhiotti»

«Eh?»

«Noto con piacere che tu e Taehyung avete già consumato. Non sapevo fosse gay!» il sarcasmo e il pregiudizio nella sua voce mi infastidisce perché lui non può permettersi di giudicarmi. Proprio lui no.

Jungkook enigma Jeon, dovrebbero chiamarlo.

«Non credo sia affar tuo con chi scopo» la sua mimica facciale si contrae, come se avesse appena capito di aver sbagliato «Penso sia una cosa abbastanza lecita e tu non sei l'unico che può farlo»

«Scommetto che pensavi a me quando scopavi con lui» insinua senza peli sulla lingua ed è snervante, fottutamente snervante «Non a caso hai scelto la persona che più mi somiglia fisicamente»

«Metteti in testa che il mondo non gira intorno a te» dico a denti stretti «Non mi pento di aver fatto sesso con lui, ma di essermi innamorato di te»

𝑷𝒉𝒐𝒆𝒏𝒊𝒙 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora