17. ᴊɪᴍɪɴ

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Se c'è una cosa che adesso desidero fare con tutto me stesso, è quella di potermi gettare tra le braccia di Jungkook e restare lì finché il mio cuore non dirà basta, non puoi più continuare così. Devi finirla e rimetterti in sesto. Devi riprendere in mano la tua vita.

Pensavo che tutto fosse terminato, che quei tre anni di distanza fossero serviti a qualcosa, che quello stupido innamoramento, o forse infatuazione, fosse scomparso, ma mi rendo conto che il me e i sentimenti di allora sono ancora qui.
Controllare i miei impulsi, le mie fottute sensazioni è un compito arduo, seriamente arduo.

Il modo in cui i suoi occhi hanno reso polvere la mia intera figura, è stato come ricevere centinaia di baci ovunque sulla mia pelle, di quelli che aumentano le fiamme dentro di te, facendole divenire alte e pericolose, di quelli che ti creano un'enorme dipendenza. Vorrei le sue labbra sulle mie ora e per sempre.
Vorrei tanto, forse troppo, ma non ottengo mai nulla da lui.

Probabilmente ha ragione quando dice che dovrei spostare la mia attenzione su qualcun altro, ma a parole è facile dire ogni cosa.
I fatti sono tutt'altro.

«Jimin, fissa l'obbiettivo e non distrarti. È l'ultimo scatto su» sbuffa Jungkook, avvicinandosi a me con la fotocamera fra le mani. È così dannatamente attraente che la mia mente vola alto, molto in alto.

È una maledetta tortura averlo così vicino e non poterlo neanche sfiorare minimamente. Rimanere concentrato, non abbandonandomi a determinati pensieri, è una vera e propria sfida. Questo servizio fotografico in sé è una maledetta tortura.

L'unica cosa che mi scuote, che mi riporta nel mondo reale, è l'arrivo improvviso di Taehyung sul set, il quale agita immediatamente la sua mano nella mia direzione ed io gli sorrido. Con tutta onestà, mi solleva, mi fa piacere il fatto che lui sia qui per me. Non ci conosciamo ancora così bene, ma lo apprezzo già come persona e soprattutto come collega di lavoro. È bello, gentile, carismatico, bravo a letto e anche un po' stronzo, ma purtroppo è come se quell'idiota etero possedesse le chiavi del mio cuore. Non apre a nessuno se non a lui stesso. È snervante, proprio come la volta ed ultima in cui mi recai da uno psicologo per cercare una soluzione ai miei problemi.

Ero convinto che quella donna potesse darmi delle risposte efficaci ed esaustive o prescrivermi qualche medicina per il mal d'amore, ma non è successo niente.

«Qual è il tuo problema?»

«L'amore e tutta la merda che contiene al suo interno. L'amore non corrisposto è una fottuta merda. Fa male come una pugnalata al cuore. Non sto bene, santo cielo! Sa come risolverlo? Esiste una cura? Una pillola per contrastarlo?»

«Non esiste una cura materiale all'amore non corrisposto, signor Park Jimin. La cura di sé stesso è semplicemente lei stesso. Deve riuscire a trovare la forza e il coraggio che vivono dentro di lei e usare entrambi per superare questo momento di difficoltà. È lei stesso la cura del suo male perché l'amore è questo. Va e viene, c'è e non c'è, appare e svanisce, può far bene e anche male. È così»

Non appena concludo l'ultimo faticoso scatto, evito lo sguardo confuso di Jungkook e corro da Taehyung che mi riceve con un breve ma caloroso abbraccio. Quando ci separiamo, noto che i suoi occhi fissano ciò che c'è intorno a noi come se si stesse assicurando che nessuno ci stia osservando.

«Non ti chiederò il motivo per cui sei venuto. Ti dirò soltanto che mi fa piacere vederti qui» la risposta che ottengo mi lascia irrimediabilmente di stucco. Senza che io potessi prevederlo, le sue labbra si posano frettolosamente sulle mie. Il palmo della sua mano copre ciò che di bello accade tra le nostre bocche, ma non sento le farfalle nello stomaco, non sento nulla di speciale.
Sono così arrabbiato con me stesso.
Sono così arrabbiato che vorrei che qualcuno mi prendesse a sberle e pugni in faccia. Perché. Perché. Mi chiedo perché io debba ancora pendere dalla bocca di quell'idiota che non sarà mai mio.

«A cosa si deve questo bacio, Taehyungie?» deglutisco, abbozzando un piccolo sorriso.

«Scusa, ma non ho saputo resistere né alle tue labbra né all'idea di venirti a vedere, anche perché la faccia che ha fatto Jungkook-ssi è stata epica!» le sue risate colmano il mio fragile udito come il ronzio fastidioso di un insetto ed il mio unico pensiero è Kook adesso. Inevitabilmente provo a scorgere il suo viso e in pochi secondi lo ritrovo incastrato al mio, anche se a distanza. Così serio, ma ciò nonostante, così impegnato a lanciarmi occhiate infuocate che mi rizzano le carni.
Ho voglia di piangere.
Non ha senso tutto questo.
Non ha senso la maniera in cui mi osserva, la maniera in cui il suo corpo mi trasmetta la rabbia che lo sta avvolgendo e il fatto che io, da una parte, mi stia sentendo in colpa.
Non ha completamente senso.
«Jiminie, stai bene? Scusami tanto, non avrei dovuto farlo così all'improvviso. Scusami davvero» Taehyung accarezza delicatamente le mie guance e nello stesso modo io lo allontano.

«Dammi un momento, solo un momento»

Mi dileguo all'istante, nascondendomi dietro il grande van che ha trasportato ogni cosa, dagli abiti agli accessori, per questo stupido servizio fotografico. Ora come ora, credo che accettare questo incarico sia stata un scelta sbagliata perché avrei dovuto, dovrei, devo, stare alla larga da tutto ciò che ha a che fare con lui e il suo mondo, il quale non coincide con il mio.

Sono un emerito deficiente, uno stupido che sente ancora il peso di un amore unilaterale, di un qualcosa che non ha né capo né coda, che non è mai iniziato. Sembra un paradosso, ma non è nient'altro che la realtà. Come posso far evaporare tutto questo impiccio che è situato dentro di me? Come posso farlo sparire? Forse dovrei recarmi a Medjugorje e chiedere un miracolo alla Madonna, ma so che esistono situazione ben più gravi di uno sciocco amore non corrisposto.

Due giovani e squillanti risate, una palesemente femminile e l'altra maschile, si fanno sempre più prossime e frantumano, in una frazione di secondo, il mio momento di tristezza che diviene, da lì a poco, un vero e proprio fosso di amarezza, gelosia e pura ira.
Non pensavo fosse così merda e così stronzo da farmi assistere ad una delle sue casuali limonate con una ragazza. Lo fa davanti ai miei occhi, conoscendomi e sapendo tutto ciò che ho passato a causa dei miei sentimenti nei suoi confronti, e nel posto in cui avrei voluto trovare un po' di pace. Lo ha fatto apposta, ne sono certo.

Ma il mio cuore, malgrado io sappia questo, continua dolorosamente a sgretolarsi come polvere nel deserto. Fa male. Mi sta prosciugando lentamente. I suoni salivali di quell'orribile bacio mi danno alla testa. Ho lo stomaco sottosopra e un nodo ferreo intrappolato nella gola che non mi permette di respirare con regolarità. Non piangerò.
Vorrei gridargli in faccia quanto male mi stia recando, ma non riesco a pronunciare nessuna parola perché sono troppo indaffarato nel fissare quelle bocche unite e danzanti.

A voltarsi per prima verso di me è senza ombra di dubbio Jungkook. Inumisce le sue labbra con la lingua, che anteriormente insinuava nella bocca di quella tipa, e poi mi sorride rabbioso, falsamente sorpreso dalla mia presenza in quel medesimo punto.

«Non pensavo fossi anche tu qui, fragolina! La prossima volta staremo più attenti»

Lo odio.
Lo odio da morire.

Ingoio con forza il groppo in gola e mi accosto difronte a lui, ma non guarderò quei suoi occhi maledetti che mi fanno cadere ogni santa volta ai suoi piedi.

«Ti scongiuro, continua a farmi vedere queste scene» sussurro «Almeno proverò così tanto ribrezzo nei tuoi riguardi che questi cazzo di sentimenti, che mi torturano da troppo tempo ormai, finiranno finalmente nel dimenticatoio, se ne andranno finalmente a puttane!»

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𝑷𝒉𝒐𝒆𝒏𝒊𝒙 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora