41. ᴊɪᴍɪɴ

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Stanotte l'insonnia è stata la mia fedele compagna, non mi ha lasciato solo neanche per un momento. Poco prima avevo aiutato Juyeon a fare le valigie – suo padre non ha esitato nemmeno un secondo a dire sì difronte la sua allettante richiesta – e poi avevamo prenotato il volo. Dopodiché si è addormentato e pareva molto sereno, mentre io non così tanto. Sono rimasto per un po' seduto contro il margine della finestra a fare i conti con la mia mancanza di sonno e il caos all'interno del mio petto.

Un caos enorme.

Ho fumato una sigaretta e mentre lo facevo, pensavo e contemplavo la bellezza luminosa della mezzaluna che ha fatto da testimone oculare alla mia lunga nottata. Non mentirò: stanotte ho sofferto particolarmente la sua assenza, forse perché è davvero finita o forse perché non c'è stata una notte in cui lui non abbia dormito avvinghiato a me da quando siamo arrivati in questa fottuta casa.
Mi riempiva di baci e di carezze ed è risaputo che rompere le proprie abitudini è complicato.
Eh sì, sapeva proprio come farmi sognare! Ma le luci dell'alba ci hanno colto alla sprovvista nel bel mezzo del nostro sogno più bello.
Che sciocco.

Ho avuto modo di parlare anche con Taehyung, tramite messaggio, per informarlo sulla situazione venutasi a creare, ma ad un certo punto di questa nottata infinita ho notato un ragazzo incappucciato uscire di fretta dalla porta di casa. Mi è servito relativamente poco per riconoscerlo. Jungkook e i suoi modi di fare li riconoscerei perfino tra mille persone ammucchiate.
È poi uscito dal cancello più grande e dopo pochi secondi ha iniziato a correre, ma non credo perché stesse scappando da qualcuno o da qualcosa, ma per alleviare il nervosismo e lo stress probabilmente.

L'egoismo non mi è mai appartenuto e perciò non lo biasimo perché so che anche per lui sarà difficile tutto questo, ma è pur vero che mettere costantemente la sofferenza altrui al primo posto nella propria vita non è un bene.

Arrivi ad un punto in cui ti rendi conto di aver dimenticato te stesso per aiutare gli altri ed io l'ho fatto.
Ho dimenticato me stesso più e più volte e me ne pento.
Mi sono auto-distrutto con le mie mani a causa della mia stessa tossicità.

Io ho continuato a cedere difronte a lui quando non dovevo.
Io l'ho sempre saputo, ma ho continuato a fingermi cieco per non vedere la realtà.
Io non sono stato capace di voltare pagina e iniziare un nuovo libro.
Io non ho amato me stesso.
Io non sono riuscito a prendere una sola decisione giusta.
Io ho la colpa.
Depurare la mia anima da questa tossicità sarà uno dei miei obbiettivi d'ora in poi.

«Jimin, il taxi è arrivato. Dobbiamo sistemare le valigie nel bagagliaio.» mi avvisa Juyeon, svegliandomi dalla mia eccessiva ed estenuante attività di pensiero. Ogniqualvolta che la mia mente comincia a pensare è sempre la stessa storia: mi perdo totalmente ed è come se qualcuno mi stesse trasportando in un altro mondo non terreno.

Sbatto ripetutamente le palpebre, rivedendo in modo chiaro il salotto di questa casa che non ha saputo né apprezzarmi né accogliermi.
Mi alzo dal divano in cui mi ero seduto ad attendere l'arrivo del taxi e prendo sotto mano, per l'ennesima volta, il manico del mio trolley.

Oltre noi, è presente unicamente la madre di Jungkook che da quando siamo scesi in salotto, non ha proferito parola. Ma la sua indifferenza mi è indifferente a sua volta. Mi dispiace più per Juyeon: suo padre – colui che si definisce suo padre – non è neanche venuto salutarlo, nessun gesto di affetto.
Che ribrezzo.

«Tu sei pronto?» chiedo titubante e impalato sul mio posto.

È come se volessi ancora temporeggiare perché lui non è qui con me. Mi guardo intorno quasi disperato, sperando di trovare il suo sguardo, un ultimo ed eterno sguardo prima di andare, ma niente.
E forse è meglio così.

𝑷𝒉𝒐𝒆𝒏𝒊𝒙 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora