50. ᴊᴜɴɢᴋᴏᴏᴋ

1.8K 170 26
                                    

«Credi che lui abbia visto e ascoltato la tua dolce confessione?» mi chiede Adrien, varcando la porta del mio camerino senza un minimo di preavviso. Avrei dovuto assicurarmi che la porta fosse ben chiusa prima di iniziare a cambiarmi, ma fortunatamente ho addosso ancora i pantaloni. «Che bel tatuaggio.»

«Avresti dovuto bussare prima di entrare.» gli ricordo. «Hai dimenticato le buone maniere a quanto vedo.»

Il volteggio della chiave che serra la porta è ciò che il mio udito capta in seguito, ma tale atto non mi agita. Non c'è motivo per cui io debba agitarmi. Attraverso la specchiera, noto il suo sguardo insistente sulla mia schiena nuda, precisamente sul mio tatuaggio, e di passo io ho l'occasione di vederlo chiaramente in volto, alla luce.
È la fotocopia identica di suo fratello maggiore, solamente un po' più "ragazzino": occhi oceanici e magnetici, chioma mora e ondulata e un fisico longilineo, ricoperto da un pantalone nero aderente e una camicetta bianca posta all'interno di essi. Non posso negare la sua bella e sensuale apparenza, ma in me non suscita nulla.

Jimin, invece, possiede il potere di stravolgere letteralmente ogni cosa dentro di me, anche solo con un'occhiata fugace.
È un uragano di sensazioni.

«Quando parti?»

«Domani sera.» rispondo, voltandomi verso di lui. «Perché sei entrato?»

«Pensavo fossimo diventati amici dopo la chiacchierata di ieri sera in quel locale...» Adrien pare tentennare, ma c'è poca naturalità nel suo attuale comportamento. È evidente che non sia venuto da me per un'altra chiacchierata.

«È vero, ma tu sei venuto qui – in questo preciso istante – per qualcosa che io non posso darti.» il desiderio sessuale è palese tra le sue pupille dilatate e le gote lievemente arrossate. «Dovresti uscire. Devo finire di cambiarmi.» lo informo, dandogli di nuovo le spalle.

Ma un certo calore circonda la mia vita e mi accorgo di avere le sue braccia totalmente avvinghiate al mio corpo. La sua testa, invece, riposa contro le mie scapole.

«Stanotte non ho smesso di pensarti neanche un secondo, Jeon. Non so quale incantesimo tu mi abbia fatto.» ritiro in maniera immediata le sue mani dalla mia vita e i nostri occhi tornano a scontrarsi. Qualche intoppo deve pur succedere in questa mia vita dolce e amara. «Sono cosciente del fatto che tu sia innamorato di un altro-»

«Proprio perché sai che nella mia vita c'è qualcun altro dovresti starmi lontano. Una volta rientrato a Seoul, non credo che ritornerò qui. E se mai dovesse capitarmi un'altra occasione, sarà sicuramente per lavoro e non per altro.» cerco di spiegargli, ma sembra che non abbia intenzione di ascoltarmi o che non riesca ad ascoltarmi.
È sotto effetto di alcol?

Lecca volgarmente le sue labbra, delineandole con lentezza come se volesse mostrarmi il disegno perfetto che esse formano, per poi gettarmi le braccia al collo. Il suo tentativo di seduzione non mi passa di certo inosservato. È chiaro come l'aria tesa e strana che si respira in questo fottuto camerino.

«Allora facciamo in modo che la tua ultima notte qui sia speciale.»

«C'è un altro ragazzo nella mia vita e in più, non mi provochi nulla.»

«Ah no?» intuivo che avrebbe agito in questa maniera, mettendomi in una situazione di bilico tra l'eccitazione dovuta alle sue improvvise carezze sul mio sesso e il sentimento intenso che provo per Jimin, il quale mi induce ad immaginare che sia lui stesso a toccarmi in questo modo e in questo momento. Anelo affinché sia lui, ma è solo la mia testa. «Ti provoco qualcosa allora.» sussurra beffardo vicino al mio orecchio.

«Credi che sia stato tu con la tua apparenza a farmi eccitare o il fatto che tu mi stia toccando il pene?» domando, estraendo con poca pazienza la sua mano dal mio pantalone. «Sei sicuramente ubriaco o sotto effetto di qualche altra roba perché altrimenti non mi spiego cosa tu stia cercando di fare.» pongo le distanze tra il suo ed il mio corpo e vado alla ricerca della mia felpa.

𝑷𝒉𝒐𝒆𝒏𝒊𝒙 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora