42. ᴊɪᴍɪɴ

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«Non ci posso ancora credere che mi trovo dall'altra parte del mondo. Non sono mai uscito fuori Parigi prima d'ora!»

Juyeon è talmente entusiasta di essere arrivato qui a Seoul che riesce a contagiare il mio umore instabilità con il suo dolce sorriso. Quando eravamo a Parigi non ho mai visto sorridere il suo bellissimo volto, mentre adesso pare che abbia continuamente voglia di farlo.
Ci ha preso gusto e non posso che esserne felice. Almeno lui.

«Sai, questa non è la mia città natale. Io sono nato a Busan, però anche qui mi sento a casa.» confesso, prendendo un gran bel respiro e incanalando nei miei polmoni l'aria di questa caotica metropoli che mi era mancata.
I sentimenti di estraneità e smarrimento sono finalmente scomparsi.

«Ora che ci penso, hai conosciuto Jungkook a Busan?» fa mente locale. «Anche lui è nato lì.»

«Sì.» come potrei cancellare quei tempi dalla mia memoria?
«Ci siamo conosciuti in terzo superiore. Lui si è trasferito nella mia scuola in quell'anno e da lì eccoci fino ad oggi.» sbuffo, rammentando ognuno di quei vecchi ricordi.
«A quell'epoca la mia vita andava a gonfie vele: avevo una ragazza e un bel gruppetto di amici. Poi, non so come, la mia esistenza ha dato un'enorme giro di trecentosessanta gradi e mi sono ritrovato solo e innamorato di un ragazzo che neanche mi calcolava di striscio. Una bella merda, non credi?»

«Sì, proprio una bella merda!»

Ride sia lui che io perché d'altronde piangere sul latte versato non ha alcun senso. E trascinando le nostre valigie colme delle nostre essenze, ci dirigiamo verso lo stop dei taxi per aspettarne uno, dato che di quelli che dovrebbero essere presenti non c'è traccia. «Io ho avuto soltanto una relazione, segreta ovviamente, ed è stata con un ragazzo che mi aveva assicurato fosse gay e innamorato di me, ma successivamente mi ha lasciato per una ragazza.»

«Direi una bella merda anche questa!»

Siamo un disastro d'amore, ma l'incantevole e calda giornata di sole con cui Seoul ci ha accolti non merita di ascoltare e di essere rovinata dal racconto delle nostre disavventure amorose: è tempo di pensare ad altro.

«Ti va se cambiamo discorso?»

«Direi di-»

Il clacson squillante di un costoso suv nero suona alle nostre spalle, interrompendo così la nostra conversazione. Non appena pongo la mia attenzione sull'auto, colui che è alla guida schiaccia il suo occhio nella mia direzione e sorride in maniera sfacciata. Mi era mancato anche lui.

«Che c'è, Park? Non te lo aspettavi?»

«Sincero? No, non me lo aspettavo.» dichiaro, mentre un sorriso spontaneo si fa spazio sul mio viso.

Taehyung immerge le dita tra la sua setosa chioma di capelli castani, fissandomi di sottecchi, per poi riportare ambe le mani intorno al volante. Se me lo chiedessero, risponderei che potrei metterci anche la mano sul fuoco riguardo al fatto che lui sia un seduttore nato.

«Jimin, il ragazzino mezzosangue viene pure con noi?» mi chiede di punto in bianco con la sua solita ironia, riferendosi palesemente a Juyeon che non esita a controbattere dopo una simile affermazione.

«Primo coglione della giornata incontrato. Avanti il prossimo!» esclama il moro ed io non posso fare a meno di ridere, anche se in maniera esagerata, perché la faccia di Taehyung è realmente epica.
Come si suol dire: Colpito e affondato.

«Kim, ti sei messo contro la persona sbagliata.» ghigno maleficamente. «Juyeon ha un bel caratterino, nonostante abbia soltanto diciassette anni.»

«Caratterino o non caratterino, entrate in macchina che per la cronaca le auto non possono sostare qui. Pagare multe non è tra i miei desideri al momento.» afferma, girovagando con lo sguardo intorno a sé, forse preoccupato per la sicurezza del luogo.

𝑷𝒉𝒐𝒆𝒏𝒊𝒙 | 국민Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora