Parlare con mamma e scoprire che ciò che mi ha confessato papà fosse vero è stata una pugnalata dritta al petto. Ho vissuto sapendo che fosse solamente mio padre il malvagio della storia, che la colpa fosse unicamente sua e che mia madre fosse la vittima indiscussa di quella situazione.
Ho sempre messo lei al primo posto e cercato di essere un buon figlio affinché stesse bene, affinché stesse tranquilla e pensasse meno a quella dolorosa perdita, ma pare che l'egoismo sia una caratteristica fissa di questa dannata famiglia.È stata egoista. È stato egoista.
Nessuno dei due ha pensato a noi figli, ma solo a loro stessi. Hanno preferito farsi la guerra a vicenda e la guerra, com'è noto, lascia morti e feriti alle sue spalle. Mio fratello è morto ed io sono qui, in questa terra, ferito e arrabbiato con tutto e con tutti.Mi ritrovo nuovamente a bere nel locale in cui ho ritrovato mio padre, ad affogare le mie pene in un maledetto bicchiere di liquore e ad osservare la spensieratezza e l'euforia altrui come se potessi assorbirle e farle mie. Ma no, mi danno solamente fastidio, un'enorme fastidio perché loro sono felici ed io no.
È come se colui che ci plasmati, prima di gettarci in questa gabbia di matti, avesse scelto i suoi preferiti e i suoi odiati: c'è chi è destinato ad essere felice e c'è chi è destinato alla sola sofferenza. Però è anche vero che le vie di mezzo esistono, ma non so se io rientro in questa fascia.«In pena per amore?» nonostante la musica alta e la mia eterna confusione mentale, riesco a sentire la domanda che mi è stata appena posta da una voce maschile che, però, non mi è per niente familiare. Questo luogo dovrebbero chiamarlo "il locale degli incontri improvvisi". «Non prendermi per pazzo, ma ti ho osservato da quando sei entrato.»
Allontano il bicchiere dalla mia bocca umida di alcol e alzando sospettosamente un sopracciglio, esamino la persona che si è seduta affianco a me, in questo divanetto.
Le luci variopinte che si alternano al buio e gli effetti ottici tipici di questi posti caotici non mi offrono la possibilità di decifrare al meglio il suo aspetto. Gli unici dettagli ovvi e inconfondibili sono il colore chiaro dei suoi occhi in contrasto con l'oscurità della sua chioma liscia e il suo fine accento francese.«Perché mi osservavi?»
«Non sei uno di quelli che passa inosservato. Attiri molti sguardi ed hai attirato il mio.»
«Scusa ma non sono in vena di flirtare con persone sconosciute. La vita è già piena di problemi e non ne voglio altri.» dico, terminando la mia bevanda.
Forse dovrei iniziare a camminare con un sacco di carta in testa, almeno nessuno mi noterebbe e probabilmente mi eviterei anche tanti casini, o farmi estrarre questa calamita che attira tutti a me.
«Hai litigato con il tuo fidanzato? O qualcuno ti ha spezzato il cuoricino?»
«Chi ti dice che io sia gay?»
«Forse il fatto che tu sia in un locale prevalentemente frequentato da ragazzi gay? È risaputo!» ironizza con sfacciataggine. La mia espressione si deforma in uno schiocco di dita. Per la miseria, tutto sembra indirizzarmi verso questa strada! «Aspetta, non lo sapevi?»
«No e non mi importa.»
Mi verso altro liquore e proseguo, fregandomene di questa strana presenza di fianco a me.
«Ti spaventa ciò che vedi ad esempio lì in quell'angolo, no?»
Istintivamente volgo il mio sguardo verso il punto in questione e il ritratto di due ragazzi avvinghiati l'uno all'altro in un focoso bacio, che sembra essere un vero e proprio assalto al piacere e alla passione più intensa, mi si presenta davanti, mi colpisce direttamente al cuore e alla mente.
Jimin e i baci che ci siamo scambiati e donati combattono per riavere il loro primato all'interno del mio petto e della mia testa, la quale sto perdendo sempre di più. Abolire dai propri ricordi certe immagini, certe sensazioni è estremamente complicato. E in questo momento lo è ancora di più perché è come se le stessi rivivendo, è come se avessi nuovamente Jimin stretto tra le mie braccia e le sue labbra afrodisiache incastrate alle mie. I suoi baci mi incantavano, mi eccitavano, mi facevano ardere tra le fiamme e infastidivano il mio stomaco.
Che io abbia sentito le cosiddette farfalla nello stomaco? Non lo so.
Che l'alcol stia cominciando a fare il suo affetto? Non lo so nemmeno.So solo che vorrei altri baci e altre mille e soffici carezze.
So solo che vorrei essere desiderato perché non è vero che soltanto le donne devono e vogliono farsi desiderare, anche noi fottuti uomini.
So solo che vorrei riprovare quelle quelle sensazioni: cuore in gola, stomaco fluttuante, pensieri tra la nuvole e fiato corto.
Lui ci riusciva, lui ci riusciva perfettamente a farmi vivere tutto ciò in una sola volta. Nessuno ci era mai riuscito e tantomeno un ragazzo.
Probabilmente è per questo che mi ritrovo allo sbando, quasi al baratro.«Sei la mia condanna a morte.» mormoro tra me e me, mentre continuo a gustare questo dolce e cruento liquore, che mi rammenta follemente il suo sapore, il sapore di Jimin e della sua bocca.
«Ti spaventa quello che vedi?»
«Io ho avuto sempre e solo donne nella mia vita, però da un periodo a questa parte ho un debole enorme per un ragazzo.»
«Non corrisponde il tuo sentimento?»
Nego con un sorriso triste e avvilito.
«No, lui mi ama e forse anche troppo. il problema sono io.»
«Giusto perché tu non sei gay!» esclama in maniera palesemente derisoria.
«Tu non sei nessuno per giudicarmi.» sbotto improvvisamente. «E proprio perché non sei nessuno per me, puoi anche toglierti dai piedi che non sono in vena di balle.» esplicito per ultimo, riprendendo a sorteggiare ciò che mi ha fatto compagnia da quando sono arrivato qui. L'alcol non è mai un buon rimedio, ma a volte e per alcuni rappresenta l'unico modo per trovare sollievo e consolazione.
«È vero, non sono nessuno e neanche ci conosciamo, però mi attrai molto ed io non sono un ragazzo che nasconde i propri interessi a differenza tua.»
Il fatto che i miei sensi siano alterati, e quindi tutto intorno a me diventa più amplificato, mi porta a reagire d'istinto, a seguire quell'impulso malevolo che mi suggerisce di rimetterlo al suo posto.
Non sono mai stato un tipo aggressivo o al quale piaceva fare risse, ma in questo caso lo prenderei a sberle volentieri.La verità dietro la sua struggente e pericolosa ironia brucia violentemente dentro di me, nonostante non sappia neanche chi sia o da dove venga.
«Non mi piace ripetere le cose più di una volta: ti ho detto di toglierti dalle palle.» ringhio come un cane inferocito, strattonando il colletto della sua camicia bianca. «Hai capito?»
«Il tuo alito alcolico è una merda, però santa miseria... È impossibile non provare interesse verso di te.»
«Tu mi conosci, vero? È impossibile che tu stia parlando così ad un fottuto sconosciuto!» alzo la voce, continuando a strattonarlo.
«Oh, cavolo mi hai scoperto!» ride e ride, mentre il mio fastidio aumenta a dismisura. «Tu sei il figlio fotografo dello stilista Jeon Soono ed io il fratello minore di Lucas, l'ex compagno di tuo padre.»
Santo cielo, come ho potuto non accorgermene? Sono quasi identici: occhi chiari, capelli scuri e un viso che può essere paragonato a quello di una bambola di porcellana.
«Capisco, ma come avrai ben capito, non sono interessato. Ho qualcun altro per la testa e ciò mi basta.» lascio andare il suo colletto e mi rimetto composto sul divanetto.
«Non state insieme quindi non c'è niente di male se faccio questo.»
Le sue labbra si catapultano con frenesia sulle mie, cogliendomi totalmente di sorpresa. Preme energicamente la mia nuca verso di lui, come se mi stesse tenendo a bada, e al contempo percepisco la sua lingua che abbatte la mia barriera e accede alla mia bocca. Addento con forza il suo labbro inferiore e sì, finalmente allenta la sua presa. Ne approfitto immediatamente per distanziarmi da lui e bere l'ultima goccia che era rimasta nel bicchiere.
Devo cambiare sapore.«Dove volevi arrivare con questo?»
«Porca puttana, sei veramente innamorato di quel ragazzo perché un altro, al posto tuo, avrebbe ceduto e ora non saremmo di certo qui a parlare.»
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𝑷𝒉𝒐𝒆𝒏𝒊𝒙 | 국민
Fiksi PenggemarDove Jimin si trova a dover convivere con il ragazzo al quale, qualche anno prima, si era dichiarato, Jungkook; ᴋᴏᴏᴋᴍɪɴ //ᴊɪᴋᴏᴏᴋ ᴏᴍᴏꜱᴇꜱꜱᴜᴀʟᴇ *ɴᴏɴ ᴄɪ sᴀʀᴀɴɴᴏ sʜɪᴘ sᴇᴄᴏɴᴅᴀʀɪᴇ, ᴇ ᴘᴇʀ ᴛᴀʟᴇ ᴍᴏᴛɪᴠᴏ ᴠɪ ᴄʜɪᴇᴅᴏ ᴄᴏʀᴛᴇsᴇᴍᴇɴᴛᴇ ᴅɪ ɴᴏɴ ɪɴsᴜʟᴛᴀʀᴇ ʟᴇ ᴄᴏᴘᴘɪᴇ ᴇᴛᴇʀᴏ ᴄ...