Merito di Soffrire

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Salve a tutti! Questa storia la pubblicai tempo fa su un'altra piattaforma ma wattpad mi incuriosiva. Spero possa piacere anche perché ho strutturato un sequel avvincente. Bene vi lascio alla lettura! 



POV JASPER

Alice si comportava in modo alquanto strano da qualche giorno, cercava di stare sempre lontana dagli altri e a volte persino da me quando ne aveva l'occasione; era pervasa da un continuo senso di malinconia e ne soffriva parecchio...lo sentivo. Tuttavia non riuscivo ad identificarne la causa e di solito ero brillante nel farlo. Più che in tutti, in lei, riuscivo sempre a cogliere le cause dei più sottili cambiamenti di umore; ora però potevo soltanto continuare a percepirne la sofferenza. Ma in fondo cosa ti aspettavi? Mi ero domandato un migliaio di volte... aveva da poco scoperto le dinamiche della sua vita da umana, del suo passato, dell'abominevole supplizio a cui la vita stessa l'aveva sottoposta! Era logico che si sentisse così!

Lei era lì, accanto alla finestra, scrutava l'orizzonte, ma chissà, sembrava persa nei suoi pensieri o forse proiettata in uno dei tanti scenari futuri.

"Alice..." sussurrai appena il suo nome ma lei si voltò immediatamente, un sorriso raggiante le illuminò il volto seppure per una breve frazione di secondo; da quando avevo notato quella nube di nostalgia, lei riusciva a spazzarla via soltanto incrociando il mio sguardo, dandomi un bacio, stringendosi a me, ma tutta quella sofferenza era sempre lì, in procinto di scagliarsi contro di lei e il mio potere diveniva inutile.

"oggi il tempo è davvero orrendo!. Eravamo soli nel salotto e al dire il vero non sapevo affatto dove si erano cacciati gli altri ma meglio così.

"Già..." disse lei e tornò a fissare la finestra sconsolata, le andai vicino e le cinsi le spalle dandole teneri baci sul collo,

"Jazz...mi fai il solletico!" emise un risolino;

"Su avanti...parla..." divenne seria all'improvviso e mi colse alla sprovvista,

"Come?" si girò verso di me e con un'espressione irresistibile mi accarezzò la guancia destra,

"Lo so che vuoi dirmi qualcosa...da un paio di giorni ci stai rimuginando su...l'ho visto..." pronunciando quelle ultime parole si morse il labbro.

"Perchè lo fai?" le chiesi confuso,

"Fare cosa?"

"Ogni volta che dici di aver avuto una visione ti mordi il labbro, oppure abbassi gli occhi e lo sento Alice...." l'afferrai, tremava,

"Lo sento...l'odio che provi per te stessa, per le tue visioni..." si divincolò e mi voltò le spalle,

"Amore devi smetterla di colpevolizzarti, tu non hai fatto niente di male." rimase immobile,

"Ascoltami... capisco quanto sia dura e difficile accettare il proprio passato, di certo solo tu conosci l'atroce dolore che hai dovuto sopportare...ma una piccola parte lo avverto anch'io Alice, e so che ti sta bruciando dentro ancora adesso, devi ..." non riuscivo a proseguire, come potevo dirle di accettarlo e andare avanti? Che tutto sarebbe stato lenito dal tempo se non sarebbe stato così? Certo il mio passato era stato orribile ma non così misterioso e atroce come e il suo e solo grazie a lei lo avevo ormai accantonato. Restammo qualche secondo in silenzio, lei sempre immobile,poi parlò:

"Devo cosa? Dimmi,cosa dovrei fare?" si voltò, gli occhi lucidi, lo sguardo dritto su di me,

" Devi solo smettere di prendertela con te stessa, non è giusto che tu soffra ancora."

NON SO PIU' CHI SONO (an Alice Cullen's story)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora