Quando Draco aprì gli occhi, quella mattina, lo fece con nella testa il sorriso di Hermione Granger, ultimo rimasuglio del sogno che lo aveva accompagnato quella notte.
Sbuffò e si passò una mano sul viso. Se non altro, adesso che ne avevano parlato, si sentiva sicuro dei suoi sospetti: era tutto frutto di un incantesimo, non stava diventando pazzo... o forse sì, ma sempre a causa dell'incantesimo, quindi non era colpa sua.
Erano trascorsi i tre giorni concordati con la Granger, e quel pomeriggio, qualche ora prima di cena, si sarebbero rivisti nell'aula vuota del secondo piano. Il pensiero gli aggrovigliò lo stomaco e lui si rannicchiò in posizione fetale.
Era stata la scelta giusta parlare, dopotutto? Non che fosse stata esattamente una scelta... Se solo non fosse stato così stupido da leggere il biglietto, se solo avesse avuto la forza di volontà necessaria per spezzare l'incantesimo e gettare via quei maledetti cioccolatini!
Era stata una vera fortuna che la Granger avesse accettato di aiutarlo, però. Prima di tutto, l'aver accettato significava che avrebbe tenuto la bocca chiusa, ma al di là di questo, a Draco non dispiaceva averla come alleata in una situazione simile. Era la strega più brillante della sua età - o almeno questo era ciò che amavano ripetere fino allo sfinimento i suoi amichetti Grifondoro - e il titolo doveva pur significare qualcosa.
Per una volta, l'odio che provavano l'uno per l'altra si era rivelato utile. La Granger poteva fingere di essere pronta a tutto per risolvere quel problema, ma la verità era che preferiva non si sapesse in giro tanto quanto lui.
Oh, se si fosse diffusa la voce, Draco non voleva neanche immaginarlo. Già vedeva i sorrisetti sardonici degli altri Serpeverde, le occhiate assassine di Pansy e dei Grifondoro, e sospettava che perfino Tassorosso e Corvonero si sarebbero uniti al divertimento collettivo.
Come se non bastasse, tutto questo impallidiva quando il suo pensiero andava oltre la scuola, a Villa Malfoy, ai suoi genitori: sentiva su di sé il gelido sguardo di suo padre, quello pieno di vergogna di sua madre...
Draco fu riscosso dai primi suoni del dormitorio: uno sbadiglio, il fruscio di una delle tende che veniva scostata, i primi passi attutiti dalle pantofole.
«Buongiorno», la voce di Blaise.
«'Giorno», quella di Nott.
I grugniti inintelligibili di Tiger.
Draco nascose la testa sotto al cuscino e chiuse gli occhi. La prima lezione del giorno era Pozioni, insieme ai Corvonero.
♠
Draco si diresse all'aula con mezz'ora di ritardo, ma la trovò vuota. La poca luce che riusciva a filtrare dalle serrande abbassate delineava la cattedra sgombra e le file ordinate di banchi e sedie - esclusa quella che aveva rovesciato quattro giorni prima.
Si lasciò sfuggire un verso di frustrazione e si sedette, tamburellando con le dita sulla superficie liscia del banco più vicino.
Deve anche farmi aspettare?
Evidentemente sì.
Sbuffò e alla fine, vinto dalla noia, estrasse la bacchetta e la puntò al centro della stanza. Il professor Vitious aveva insegnato loro alcune variazioni degli incantesimi più famosi.
«Si basano su principi simili», aveva detto, «e sono importanti perché la tecnica della variazione ci ha donato alcuni degli incantesimi più utili o semplicemente affascinanti che conosciamo».
A quanto pareva, la sua idea di "utile e affascinante" era stata distorta dalla vecchiaia, perché, tra tutti quelli che avrebbe potuto illustrare, aveva scelto una variazione dell'incantesimo Lumos.
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Somnium Afficio (Dramione)
FanfictionUna boccetta di Amortentia, una ciocca di capelli troppo ricci per appartenere a Daphne Greengrass, una sala comune semivuota e due parole: «Somnium Afficio». Questo è tutto ciò che serve a Theodore Nott e Blaise Zabini per mettersi nei guai, mentre...