Sei

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Il padre di Kay non aveva un bungalow, ma una tenda, era veramente enorme ma era una tenda, color crema, per terra vecchi tappeti prevalentemente rossi, c'era un letto e una parte intera della tenda era allibita ad armadio, divisa dal resto dell'ambiente da un telo bianco, c'era un tavolo al centro con una fruttiera, e tanti tanti libri sulle varie librerie.

Ero appena entrata, accanto a me c'era Kay, non sapevo dove andare quindi mi aveva accompagnato fino a lì, la tenda sembrava vuota quando eravamo entrati, eppure avevo la sensazione che ci fosse qualcuno.

-Io ti lascio, ci vediamo dopo.- mi disse Kay. Non feci in tempo a rispondere che era già sparito.

-Ti chiederai come mai ti ho chiesto di venire qui.- una voce proveniente da Dio solo sa dove mi fece saltare in aria. -Scusa non volevo spaventarti.- da un angolo sbucò una figura, gli occhi color del ghiaccio, i capelli corvini pettinati all'indietro, portava un maglioncino nero e dei pantaloni dello stesso colore. -A differenza di mio figlio sono sensibile al sole. Volevo evitare di fare la fine di una fetta di bacon.- scherzò lui. Dimostrava una trentina d'anni, e aveva un sorriso gentile e caloroso. -Mi chiamo Balthazar Mills e gestisco questo posto.- mi porse la mano.

-Io sono Lilith Smith.- gliela strinsi.

-Hai preso il cognome da tua madre.-

-Si, emh... non ho mai conosciuto mio padre quindi... ma lei come conosce mia madre?-

-Ti prego dammi del tu. Erin ha passato qui la sua giovinezza.-

-Mia madre è stata qui?-

-Non lo sapevi?-

-So veramente poco sulla vita di mia madre a dirla tutta.-

-A dire la verità non ti ho chiamato per parlare di Erin.-

-Allora per quale motivo?-

-So che una ragazza ti ha chiamato "bomba ad orologeria bipolare".- come lo sapeva? -Sai il perché di questo soprannome?-

-Sinceramente no.- risposi sincera. Non capivo perché la ragazza mi avesse detto della bipolare, capivo la bomba ad orologeria... dopotutto sarei stata in grado di lanciarla via con un solo gesto della mano poco prima, e se non fosse stato per Hardin probabilmente lo avrei fatto. Ma la storia del bipolarismo non la capivo.

-Presto lo capirai.- rispose lui. -Ho chiamato un mio vecchio amico, arriverà a giorni. Jackson potrà aiutarti a gestire meglio i tuoi poteri e tutto il resto.-

-Non ho bisogno di un insegnate di Hogwarts, so come usare i miei poteri.-

-Non ho dubbi, ma una volta che sarà qui capirai perché l'ho chiamato.-

-Come vuole. Ma sa che io non ho intenzione di rimanere qui, vero?-

-Ho fatto delle ricerche su di te Lilith Smith. Nessun certificato di nascita. Tutti i tuoi documenti risalgono ad una stessa data. Il 15 marzo del 2006. Il giorno nel quale, secondo la documentazione, tua madre ti ha abbandonato davanti ad un orfanotrofio. Lì hai dovuto fornire te i dati dei tuoi documenti, inclusa la data di nascita. 31 ottobre 2002. Da quel momento in poi sei passata da una casa famiglia all'altra, non hai amici a parte Lara Collins. Lilith non hai niente a cui tornare se non un'amica alla quale per tutta la tua vita hai nascosto la tua vera natura, qui puoi essere te stessa, ci sono molti ragazzi come te, che hanno perso i genitori da piccoli e si sentono a casa solo qui, perché fuori da qui dovrebbero fingersi qualcuno che non sono e scappare da coloro che gli danno la caccia.-

-Vedo che ha fatto i compiti. Ma sa una cosa, sulla carta non c'è scritto chi è Lara per me, quella ragazza per me è una cazzo di sorella, mi è stata accanto quando non avevo nessuno e io ho fatto lo stesso con lei, non posso abbandonarla e non lo farò.-

-Non si tratta di abbandonare una tua amica, Lilith. Se la situazione fosse invertita lei ti starebbe abbandonando è vero. Ma Lara non ha solo te, ha altri amici, un ragazzo, una famiglia. Senza di te starà bene, e te starai meglio qui.-

Calò il silenzio per qualche secondo. Non aveva tutti i torti. Io non avrei potuto vivere senza Lara, ma lei poteva vivere benissimo senza di me. Avrei perso la mia migliore amica è vero. Ma ne avrei sofferto più io di lei. -Ci posso pensare?-

Balthazar sorrise. -Prenditi tutto il tempo che ti serve.-

-C'è altro?-

-No, puoi andare.-

Mi alzai e uscii dalla tenda ben arredata. Avevo bisogno di una sigaretta. Girai un drum alla velocità della luce e me lo accesi. Mi sedetti su di un tronco mozzato e cominciai a fumare per gestire meglio i miei pensieri. Mia madre era stata lì, magari si era anche seduta sullo stesso esatto tronco dove mi ero seduta io, pensavo a mia madre, e pensavo a Lara. La mia migliore amica. Quella che c'era sempre stata per me. A qualunque costo. Sempre. E io ora l'avevo abbandonata. Non lo avevo ancora fatto, sarei potuta tornare a casa in qualsiasi momento, ma restare lì poteva essere una buona idea. Avrei imparato qualcosa in più sulle streghe e sulle altre creature delle quali fino al giorno prima ignoravo l'esistenza. Magari Balthazar avrebbe potuto parlarmi di mia madre, dopotutto aveva detto che aveva passato qui la sua infanzia.

-Hey, Biondina, tutto bene?- mi chiese Kay, era appena sbucato dal nulla e si sedette accanto a me.

-Più o meno...- risposi tra un tiro e l'altro.

-A me sembra di no.-

Buttai la cicca a terra. -Tuo padre mi ha appena detto che se voglio posso rimanere qui, che a breve arriverà un suo amico che mi "darà una mano a gestire i miei poteri" e che mia madre ha passato qui la sua infanzia, quindi perdonami se non sto bene.-

-Scusami tu, ma non capisco cosa ci sia di sbagliato in queste tre cose.- Kay davvero sembrava non capire l'ovvio.

-Primo. Sono turbata perché vorrei rimanere qui, ma non voglio lasciare la mia amica e la mia casa, ma tuo padre mi ha fatto notare che in realtà non ho una casa e che probabilmente io tengo di più a Lara di quanto lei tenga a me. Due. Non ho bisogno di qualcuno che mi aiuti a gestire i miei poteri, sono perfettamente in grado di farlo da sola, dopotutto lo faccio da diciassette anni. Terzo. Non ho contatti con mia madre da quando ho quattro anni e ora vengo a sapere ne tuo padre la conosceva e che ha passato molto tempo qui, quindi probabilmente non è l'unico a conoscerla... ma perché ne parlo con te?-

-Perché hai bisogno di sfogarti. E per questo ora verrai con me.- rispose Kay alzandosi dal tronco.

-Dove?-

-Oggi è il compleanno di un amico. Mi accompagni alla sua festa. Ma prima ti serve un cambio d'abito.- Kay mi porse la mano. Effettivamente i jeans strappati e il top pieno di piedate non erano il massimo.

Supernatural - The Freaks' circusDove le storie prendono vita. Scoprilo ora